Riconosciuto Figaro, Almaviva esce dal proprio nascondiglio e si palesa. Anche il barbiere lo riconosce (era stato al suo servizio, prima di aprire la propria bottega a Siviglia), tanto che lo chiama “Eccellenza”, ma il Conte gli spiega di non volere che nessuno sappia il suo nome e il suo rango. Segue un lunghissimo recitativo in cui si spiegano tutte le premesse e i presupposti dell'intera vicenda: fra il termine della cavatina del barbiere e l'inizio del numero musicale successivo, a seconda dell'allestimento, possono trascorrere anche sette-otto minuti! Se l'opera fosse stata composta anche solo qualche anno più tardi, l'intera sequenza sarebbe stata senza dubbio accompagnata almeno in parte dall'orchestra (e nel secondo atto ci sarà una situazione simile, verso il finale). Si confronti, invece, con alcuni momenti (come il lungo finale del primo atto) dove l'accompagnamento orchestrale non viene mai meno. Uno dei pochi difetti della struttura musicale del “Barbiere” sta proprio nell'essere un po' squilibrata fra recitativi e momenti cantati.
Comunque: dopo essersi scambiati i convenevoli (Almaviva chiama Figaro “buona lana”, termine ironico che in questo contesto significa “briccone, birbante”), il Conte spiega al barbiere i motivi del suo soggiorno a Siviglia: “Al Prado vidi un fior di bellezza, una fanciulla figlia d'un certo medico barbogio che qua da pochi dì s'è stabilito. Io, di questa invaghito, lasciai patria e parenti, e qua men venni. E qua la notte e il giorno passo girando a que' balconi intorno”. Queste poche linee di dialogo ci spiegano dunque tutti i presupposti della vicenda, rivelandoci al contempo alcune curiosità: a quanto pare, Bartolo e Rosina risiedevano a Madrid (dove si trova, appunto, il Museo del Prado) prima di trasferirsi a Siviglia. E allora, evidentemente, a Rosina era concesso di uscire di casa, per esempio per recarsi al museo, a differenza di adesso (come vedremo, è ormai una vera e propria reclusa). Infine, notiamo come il Conte veda al museo una ragazza sconosciuta e subito se ne innamori, accorrendo a corteggiarla senza sapere praticamente nulla di lei. Va bene, la cosa è romantica, ma è anche un forte indizio della natura “leggera” e volatile del personaggio in fatto di donne: non stupirà dunque troppo che nel sequel dell'opera, “Le nozze di Figaro”, faticherà a restare fedele...
A sua volta Figaro mette Almaviva al corrente della situazione: il dottor Bartolo non è il padre di Rosina, ma soltanto il suo tutore. Evidentemente orfana, la ragazza abita nella casa del medico in attesa di sposarsi. E proprio Bartolo, nonostante l'età avanzata, aspira a diventarne il marito: non certo per amore, ma per impadronirsi legalmente della sua dote. Così lo descrive il barbiere: “È un vecchio indemoniato avaro, sospettoso, brontolone; avrà cent'anni indosso e vuol fare il galante: indovinate? Per mangiare a Rosina tutta l'eredità s'è fitto in capo di volerla sposare”. Ci è subito chiaro che Bartolo sarà il principale antagonista della vicenda, l'ostacolo sulla strada della storia d'amore fra il Conte e Rosina. In una normale farsa, sarebbe un personaggio comico a tutto tondo, il vecchio fanfarone e brontolone di cui prendersi gioco perché, pur appartenendo al passato, cerca di tenere il passo dei giovani (ne vediamo una traccia quando si lamenta del gusto musicale odierno: “Barbaro gusto! secolo corrotto!”). Ma Sterbini e Rossini gli donano a tratti anche un'aura oppressiva, intimidatoria, facendone una figura non del tutto ingenua e da prendere seriamente in considerazione.
Nella sua breve apparizione al balcone in compagnia del tutore, anche Rosina comincia a mettere in mostra le proprie qualità: è di temperamento deciso e intraprendente, sa bene quel che vuole (“Tutto è disposta a fare, per rompere le sue catene, la sventurata Rosina”) ed è pronta ad osare per ottenerlo. Al pari di Figaro, è piena di idee e di risorse: lo vedremo più avanti, ma anche già ora da come riesce a far giungere nelle mani del Conte (per adesso soltanto uno sconosciuto che ha notato aggirarsi sotto le sue stanze, evidentemente interessato a lei) un biglietto in cui gli chiede informazioni sul suo conto e sulle sue intenzioni: fa credere a Bartolo che si tratti dello spartito di una nuova aria musicale, tratta da un fantomatico melodramma chiamato “L'inutil precauzione”, il cui titolo si riferisce ironicamente ai tentativi dello stesso tutore di tenere a bada la fanciulla. Vedremo più avanti che in effetti Rosina (come ogni ragazza di buona famiglia che si rispetti) prende lezioni di musica e di canto. Suo maestro (citato al termine del recitativo) è Don Basilio, prete (probabilmente gesuita) dalla natura pettegola e intrigante, pronto a tutto pur di accattivarsi le simpatie dei potenti e di intascare qualche soldo. “È un solenne imbroglion di matrimoni, un collo torto, un vero disperato, sempre senza un quattrino”, lo descrive Figaro.
Una curiosità di natura musicale: durante la lettura del biglietto di Rosina, scompare il basso continuo che accompagna di solito i recitativi secchi, e la voce del Conte perde ogni intonazione melodica: questa era una consuetudine del melodramma che si trascinerà a lungo (si pensi, per esempio, al momento in cui Violetta, nella “Traviata”, recita la lettera di Germont: “Teneste la promessa...”). Quando i personaggi leggono dei testi scritti, la musica sparisce del tutto, come per precipitarli fuori dalla finzione scenica e dentro la realtà. Un altro esempio all'interno del “Barbiere” lo troveremo nel finale del primo atto, al momento in cui Bartolo si appresta a recitare il contenuto del suo “biglietto d'esenzione” (“Con la presente il dottor Bartolo, eccetera, esentiamo...”).
Per il momento Bartolo esce di casa, dopo aver dato disposizioni alla servitù di non aprire a nessuno. A questo punto il Conte – che ha spiegato di non voler far sapere il suo nome e il proprio rango nemmeno a Rosina, per assicurarsi che la ragazza ricambi il suo amore in modo disinteressato e non per via delle sue ricchezze – accetta il consiglio di Figaro di presentarsi nuovamente a lei tramite una canzone (in Beaumarchais e Paisiello il suggerimento di cantare – sulla melodia della "Inutil precauzione"! – veniva dalla stessa Rosina). Questa volta, però, lo farà senza la pomposità dell'orchestra o la ricercatezza del testo della precedente serenata (che, nota Michele Girardi, era “ricca di metafore auliche ma ben poco adatta a conquistare il cuore e l’animo della sua innamorata”), ma con “una canzonetta, così, alla buona”, con l'accompagnamento spagnoleggiante della chitarra di Figaro (in alcuni allestimenti suona lo stesso barbiere, in altri direttamente Almaviva).
Tanto ricca ed elaborata risultava la linea melodica della cavatina (accompagnata da una sostanziosa cornice orchestrale), tanto semplice e toccante è la melodia di questa canzone in due strofe accompagnata dalla chitarra, il cui andamento sillabico è interrotto solo sporadicamente da sobri ornamenti. […] Il travestimento del Conte è dunque qui, prima ancora che scenico, musicale: fa parte del gioco drammatico (sempre sorvegliatissimo e mai banale) il fatto che sul cuore di Rosina abbia assai più efficacia questa semplice canzone che la sfarzosa cavatina di apertura, e soprattutto la constatazione che, almeno in prima battuta, costei si innamori non tanto del Conte, ma del suo mascheramento.(Stefano Piana)
La serenata è un genere musicale en plein air. Giardini, piazze e strade ne sono lo scenario. La strada cittadina è anche luogo deputato all’incontro e alla mescolanza tra i ceti sociali e favorevole dunque allo scambio di prodotti materiali o immateriali, come la musica. Le serenate del “Barbiere di Siviglia” (da Beaumarchais a Rossini), verosimilmente testimoniano di questo tipo di incontro facendo di un topos teatrale-musicale un punto centrale del contratto di alleanza che si stipula talvolta tra i personaggi di rango elevato e i loro collaboratori di estrazione popolare. Questo contratto viene suggellato addirittura da uno scambio di abiti e di ruoli (come in “Don Giovanni” e “Le nozze di Figaro”). Nel “Barbiere di Siviglia” non c’è reciproco travestimento tra il Conte e Figaro ma è comunque il mascheramento di Almaviva a ingannare Rosina e a costringere il «signor contino» a destreggiarsi tra versi improvvisati e accompagnamento musicale. Il contratto tra i due uomini (in tutte le versioni a partire da quella di Beaumarchais) è invece chiaramente sancito da un gesto spontaneo del barbiere-musico: il prestito della chitarra, lo strumento che, anche ai tempi di Rossini, era simbolo di ibridazione sociale.Il Conte si presenta dunque come Lindoro, giovane “amoroso e sincero” ma povero (è soltanto il primo dei tre travestimenti che il facoltoso nobile metterà in atto nel corso dell'opera). Il nome (che curiosamente Rossini aveva già utilizzato tre anni prima per un personaggio de “L'Italiana in Algeri”) comunica la sensazione di “lindo, pulito”, ma cela dentro di sé anche un riferimento alle ricchezze del nobiluomo, con quell'“oro”. (E a ben vedere, col senno di poi, “ricco non sono” non è l'unica bugia, visto che negli anni a venire anche l'anima "fida e costante" non si rivelerà tale). La situazione ci pare molto simile a quella del "Don Giovanni" di Mozart in cui il protagonista, a sua volta sotto una falsa identità, intonava una serenata "semplice" ma estremamente dolce e toccante ("Deh, vieni alla finestra") fingendosi il proprio servo Leporello per conquistare il cuore di una fanciulla. Comunque, tanto basta a Rosina, evidentemente tutt'altro che avida, per confermare il proprio interesse: la ragazza comincia a cantare a sua volta, sulla stessa melodia, ma è interrotta dall'improvviso arrivo di qualcuno nella sua stanza (probabilmente la serva Berta), che la costringe a ritirarsi dal balcone. A questo punto Almaviva – in piena tempesta sentimentale – chiede a Figaro di aiutarlo a entrare nella casa per parlare direttamente alla ragazza, promettendogli in cambio una ricca ricompensa in denaro (il giusto stimolo per spingerlo a dar sfoggio della sua capacità inventiva!).(Serena Facci)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Ah, ah! che bella vita!").
FIGARO
Ah, ah! che bella vita!
Faticar poco, divertirsi assai,
e in tasca sempre aver qualche doblone
gran frutto della mia riputazione.
Ecco qua: senza Figaro
non si accasa in Siviglia una ragazza:
a me la vedovella
ricorre pel marito: io, colla scusa
del pettine di giorno,
della chitarra col favor la notte,
a tutti onestamente,
non fo per dir, m'adatto a far piacere,
oh che vita, che vita! Oh che mestiere!
Orsù, presto a bottega.
CONTE (avanzandosi)
(È desso, o pur m'inganno?)
FIGARO (scorgendo il Conte)
(Chi sarà mai costui?)
CONTE
(Oh, è lui senz'altro!)
Figaro!
FIGARO
Mio padrone...
(riconoscendo il Conte)
Oh, chi veggo! Eccellenza!
CONTE
Zitto, zitto, prudenza!
Qui non son conosciuto,
né vo' farmi conoscere. Per questo
ho le mie gran ragioni.
FIGARO
Intendo, intendo,
la lascio in libertà.
CONTE
No, no...
FIGARO
Che serve?
CONTE
No, dico: resta qua;
forse ai disegni miei
non giungi inopportuno.
Ma cospetto, dimmi un po', buona lana,
come ti trovo qua? Poter del mondo!
Ti veggo grasso e tondo.
FIGARO
La miseria, signore!
CONTE
Ah birbo!
FIGARO
Grazie.
CONTE
Hai messo ancor giudizio?
FIGARO
Oh! e come. Ed ella,
come in Siviglia?
CONTE
Or te lo spiego. Al Prado
vidi un fior di bellezza, una fanciulla
figlia d'un certo medico barbogio
che qua da pochi dì s'è stabilito.
Io, di questa invaghito,
lasciai patria e parenti, e qua men venni.
E qua la notte e il giorno
passo girando a que' balconi intorno.
FIGARO
A que' balconi? un medico? Oh cospetto!
Siete ben fortunato;
sui maccheroni il cacio v'è cascato.
CONTE
Come?
FIGARO
Certo. Là dentro
io son barbiere, parrucchier, chirurgo
botanico, spezial, veterinario,
il faccendier di casa.
CONTE
Oh che sorte!
FIGARO
Non basta. La ragazza
figlia non è del medico.
È soltanto la sua pupilla!
CONTE
Oh, che consolazione!
FIGARO
Perciò... Zitto!
CONTE
Cos'e?
FIGARO
S'apre il balcone.
(Si ritirano sotto il portico.)
ROSINA (dal balcone)
Non è venuto ancor. Forse...
CONTE
Oh, mia vita!
Mio nume! mio tesoro!
Vi veggo alfine, alfine...
ROSINA (estraendo un biglietto)
Oh, che vergogna!
Vorrei dargli il biglietto.
BARTOLO (apparendo al balcone)
Ebben, ragazza? Il tempo è buono.
Cos'è quella carta?
ROSINA
Niente, niente, signor: son le parole
dell'aria dell'Inutil Precauzione.
CONTE
Ma brava, dell'Inutil Precauzione.
FIGARO
Che furba!
BARTOLO
Cos'è questa
Inutil Precauzione?
ROSINA
Oh, bella! è il titolo
del nuovo dramma in musica.
BARTOLO
Un dramma! Bella cosa! sarà al solito
un dramma semiserio,
un lungo, malinconico, noioso,
poetico strambotto!
Barbaro gusto! secolo corrotto!
ROSINA (lasciando cadere il biglietto)
Oh, me meschina! l'aria m'è caduta.
(a Bartolo)
Raccoglietela presto.
BARTOLO
Vado, vado.
(Si ritira.)
ROSINA (verso il Conte)
Ps! Ps!
CONTE
Ho inteso.
(Raccoglie il foglio.)
ROSINA
Presto.
CONTE
Non temete.
(Si nasconde.)
BARTOLO (uscendo sulla via)
Son qua.
Dov'è?
ROSINA
Ah, il vento l'ha portata via.
Guardate.
BARTOLO
Io non la veggo.
Eh, signorina, non vorrei...
(Cospetto! Costei m'avesse preso...!)
In casa, in casa,
animo, su! A chi dico?
In casa, presto.
ROSINA
Vado, vado. Che furia!
BARTOLO
Quel balcone io voglio far murare.
Dentro, dico.
ROSINA
Ah, che vita da crepare!
(Rosina si ritira dal balcone. Bartolo rientra in casa.)
CONTE
Povera disgraziata!
Il suo stato infelice
sempre più m'interessa.
FIGARO
Presto, presto:
vediamo cosa scrive.
CONTE
Appunto. Leggi.
FIGARO (Legge il biglietto.)
"Le vostre assidue premure hanno eccitata la mia curiosità.
Il mio tutore è per uscir di casa;
appena si sarà allontanato, procurate con qualche mezzo ingegnoso
d'indicarmi il vostro nome, il vostro stato e le vostre intenzioni.
Io non posso giammai comparire al balcone senza l'indivisibile compagnia del mio tiranno.
Siate però certo che tutto è disposta a fare, per rompere le sue catene, la sventurata Rosina."
CONTE
Sì, sì, le romperà. Su, dimmi un poco:
che razza d'uomo è questo suo tutore?
FIGARO
È un vecchio indemoniato avaro,
sospettoso, brontolone; avrà cent'anni indosso
e vuol fare il galante: indovinate?
Per mangiare a Rosina
tutta l'eredità s'è fitto in capo
di volerla sposare. Aiuto!
CONTE
Che?
FIGARO
S'apre la porta.
(Si ritirano in fretta. Bartolo esce di casa.)
BARTOLO (parlando verso la porta)
Fra momenti io torno;
non aprite a nessun. Se Don Basilio
venisse a ricercarmi, che m'aspetti.
(Le mie nozze con lei meglio è affrettare.
Sì, dentr'oggi finir vo' quest'affare.)
(Parte.)
CONTE
Dentr'oggi le sue nozze con Rosina!
Ah, vecchio rimbambito!
Ma dimmi or tu! chi è questo Don Basilio?
FIGARO
È un solenne imbroglion di matrimoni,
un collo torto, un vero disperato,
sempre senza un quattrino
Già, è maestro di musica;
insegna alla ragazza.
CONTE
Bene, bene;
tutto giova saper.
FIGARO
Ora pensate della bella Rosina
a soddisfar le brame.
CONTE
Il nome mio
non le vo' dir né il grado; assicurarmi
vo' pria ch'ella ami me, me solo al mondo,
non le ricchezze e i titoli
del conte d'Almaviva. Ah, tu potresti...
FIGARO
Io? no, signore; voi stesso dovete.
CONTE
Io stesso? e come?
FIGARO
Zitto? Eccoci a tiro,
osservate: perbacco, non mi sbaglio.
Dietro la gelosia sta la ragazza;
presto, presto all'assalto, niun ci vede.
In una canzonetta,
così, alla buona, il tutto
spiegatele, signor.
CONTE
Una canzone?
FIGARO
Certo. Ecco la chitarra; presto, andiamo.
CONTE
Ma io...
FIGARO
Oh che pazienza!
CONTE
Ebben, proviamo.
Clicca qui per il testo di "Se il mio nome saper voi bramate".
CONTESe il mio nome saper voi bramate,
dal mio labbro il mio nome ascoltate.
Io son Lindoro
che fido v'adoro,
che sposa vi bramo,
che a nome vi chiamo,
di voi sempre parlando così
dall'aurora al tramonto del dì.
ROSINA (dentro la casa)
Segui, o caro; deh, segui così!
FIGARO
Sentite. Ah! che vi pare?
CONTE
Oh, me felice!
FIGARO
Da bravo, a voi, seguite.
CONTE
L'amoroso e sincero Lindoro,
non può darvi, mia cara, un tesoro.
Ricco non sono,
ma un core vi dono,
un'anima amante
che fida e costante
per voi sola sospira così
dall'aurora al tramonto del dì.
ROSINA
L'amorosa e sincera
Rosina del suo core a Lindo...
(Si ritira dal balcone.)
Clicca qui per il testo del recitativo che segue ("Oh cielo!").
CONTE
Oh cielo!
FIGARO
Nella stanza
convien dir
che qualcuno entrato sia.
Ella si è ritirata.
CONTE (con enfasi)
Ah cospettone!
Io già deliro, avvampo!
Oh, ad ogni costo
vederla io voglio.
Vo' parlarle...
Ah, tu, tu mi devi aiutar.
FIGARO
Ih, ih, che furia!
Sì, sì, v'aiuterò.
CONTE
Da bravo: entr'oggi
vo' che tu m'introduca in quella casa.
Dimmi, come farai?
Via! Del tuo spirito
vediam qualche prodezza.
FIGARO
Del mio spirito?
Bene, vedrò. Ma in oggi...
CONTE
Eh via! t'intendo.
Va là, non dubitar;
di tue fatiche
largo compenso avrai.
FIGARO
Davver?
CONTE
Parola.
FIGARO
Dunque, oro a discrezione?
CONTE
Oro a bizzeffe.
Animo, via.
FIGARO
Son pronto. Ah, non sapete
i simpatici effetti prodigiosi
che, ad appagare il mio signor Lindoro,
produce in me la dolce idea dell'oro.
Luigi Alva (Conte)
dir: Claudio Abbado (1971)
Alfredo Kraus | Ramón Vargas |
Tito Schipa | Juan Diego Flórez |
In una puntata de "I Simpson", Homer canta proprio la serenata di Lindoro:
2 commenti:
Che Rosina romanticamente si innamori del povero, ma bello e innamorato Lindoro è un tema ricorrente nell'opera lirica. Come non pensare a Gilda che si innamora del Duca di Mantova proprio credendolo studente povero? L'inganno che Gilda subirà è molto più grave e tragico che per Rosina...
Nella trattazione del "Rigoletto" ho proprio sottolineato le similitudini della trama con quella de "Il barbiere di Siviglia": certo, una è un'opera buffa e l'altra una tragedia, ma è incredibile come gli spunti siano simili (e nelle "Nozze di Figaro" vedremo come anche il Conte abbia tendenze da donnaiolo!).
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