L'identificazione di Turandot con l'antica principessa è totale e l'odio verso lo stupratore viene agito come bisogno di vendetta, includendo tutti gli uomini con una logica di generalizzazione (un uomo è stato violento = tutti gli uomini sono violenti) tipica dei complessi molto profondi.
Se ci fermiamo solo a una lettura psicologica personale (ponendo l'oltraggio ricevuto da Lou-Ling come uno stupro subito da Turandot in un passato lontano, nell'infanzia, e collocato dallo spostamento ancora più indietro e su un'antenata in cui lei si riconosce), il comportamento di Turandot, per quanto ingiusto e odioso, è già spiegato: si tratta di un antico trauma (meglio se sessuale, secondo i canoni freudiani), una precoce e profonda ferita narcisistica, da cui parte un progetto terribile di vendetta, progetto che diventa lo scopo di tutta una vita, tanta è la frustrazione subita e la rabbia accumulata. Sappiamo che le umiliazioni e i traumi, quanto più sono antichi e profondi, tanto più attivano comportamenti patologici, e che la rabbia narcisistica è veramente distruttiva e duratura.
Seguendo questa chiave di lettura, anche Liù acquista un nuovo significato: essa è quella parte della coscienza femminile che ha aderito al nuovo sviluppo senza sentirsi spodestata ed estraniata, ma che può – anche all'interno del patriarcato – perseguire il proprio obiettivo e cercare in esso la propria realizzazione. Certo è che spesso questa aderenza la pone al servizio dell'uomo e dei suoi bisogni: rimane una schiava. È come se, grosso modo, ci fossero state due linee di sviluppo nel femminile: una parte verginale che si oppone, cova rancore e cerca di vendicarsi del maschile in vario modo (invidia del pene, competitività, svalutazione...), e una parte che ha trovato un adattamento e un senso, soprattutto grazie al sentimento. Turandot e Liù possono quindi rappresentare due linee divergenti di sviluppo del femminile, opposte tra loro, che entreranno in conflitto in modo drammatico per far finalmente emergere una "nuova donna": la nuova Turandot.
In Turandot possiamo riconoscere dei chiari aspetti di Atena, la dea vergine che presiede allo sviluppo del pensiero e dell'ingegno: ma mentre la dea è amica degli eroi (Ulisse, Perseo) e li aiuta nelle loro imprese, la principessa (in reazione al trauma subito) è posseduta da un Animus prevaricatorio e competitivo, che congela l'eros e indirizza il suo odio vendicativo verso gli uomini. Anche Artemide, la dea direttamente identificata con la luna, è costellata nel personaggio di Turandot e la strenua difesa della verginità riecheggia il crudele comportamento nei confronti di Atteone, che aveva osato contemplare la casta dea della natura selvaggia mentre si bagnava nuda in un fiume con le sue ninfe. E qui il discorso si allargherebbe alla nemesi che colpisce l'uomo quando con il suo incauto comportamento "profana" la natura incontaminata, argomento molto importante e di un'attualità sconvolgente, che in questa sede posso solo accennare. Chissà, forse questi spunti possono germogliare altrove...
Queste dinamiche valgono sia a livello personale (quante donne si ritrovano ad agire una parte di rabbia e di competitività distruttiva verso l'uomo, rendendo molto difficile, se non impossibile, la relazione?) sia a livello più ampio, e le ritroviamo socialmente in atto nel bisogno (a volte esasperato e di violenta ribellione) di superare i vecchi modelli patriarcali imposti al femminile, che volevano la donna sottomessa ai bisogni della famiglia, concedendo a essa approvazione solo come madre e moglie devota, o come alternativa in fondo analoga: infermiera, crocerossina e simili... (Liù, insomma).
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TURANDOTIn questa reggia, or son mill'anni e mille,
un grido disperato risonò.
E quel grido, traverso stirpe e stirpe
qui nell'anima mia si rifugiò!
Principessa Lou-Ling, ava dolce e serena
che regnavi nel tuo cupo silenzio
in gioia pura, e sfidasti inflessibile e sicura
l'aspro dominio, oggi rivivi in me!
LA FOLLA
Fu quando il Re dei Tartari
le sette sue bandiere dispiegò.
TURANDOT
Pure nel tempo che ciascun ricorda,
fu sgomento e terrore e rombo d'armi.
Il regno vinto! E Lou-Ling, la mia ava,
trascinata da un uomo come te,
come te straniero, là nella notte atroce
dove si spense la sua fresca voce!
LA FOLLA
Da secoli ella dorme
nella sua tomba enorme.
TURANDOT
O Principi, che a lunghe carovane
d'ogni parte del mondo qui venite
a gettar la vostra sorte,
io vendico su voi, su voi quella purezza,
quel grido e quella morte!
Mai nessun m'avrà!
L'orror di che l'uccise vivo nel cuor mi sta!
No, no! Mai nessun m'avrà!
Ah, rinasce in me l'orgoglio di tanta purità!
Straniero! Non tentar la fortuna!
Gli enigmi sono tre, la morte è una!
CALAF
No, no! Gli enigmi sono tre,
una è la vita!
LA FOLLA
Al Principe straniero offri la prova ardita,
o Turandot! Turandot!
Maria Callas | Joan Sutherland |
Birgit Nilsson | Eva Marton |
Ghena Dimitrova | Angela Gheorghiu |
Il vero centro nevraligico, asse portante di tutta Turandot, tanto dal punto di vista musicale che teatrale: quando vedremo una messa in scena che lo riveli?
RispondiEliminaSicuramente hai colto nel segno: i sentimenti di frusrazione e di sopraffazione più sono lontani e repressi più danno origine a rabbia e bisogno di rivalsa.
RispondiEliminaSperiamo che l'imminente rappresentazione di Riccardo Chailly per L'EXPO faccia finalmente onore a Turandot e non la rappresenti solo come "crudele" e terribile sanguinaria, ma riesca a tirare fuori tutto il dolore e la nostalgia d'amore che sono congelati in lei.