Questa visione della vita (mettere la testa a posto e incanalare le proprie energie in un progetto stabile di relazione) lo pone subito in contrasto con Don Giovanni, la cui filosofia è invece proprio quella di sfarfalleggiare e di cogliere il piacere qua e là (“con questa e quella vò amoreggiar..."), e fa di Masetto il vero portatore di un modello umano, con un progetto che può sembrare mediocre alla luce dello scintillio delle imprese del libertino, ma alla portata dell'impegno e del sentimento dell'uomo comune. Questo progetto sembra fallire, distrutto dall'illusione di Zerlina di aver trovato la via verso una felicità più grande e che la elevi anche socialmente, ma viene ricostruito e reso più concreto e solido dalla stessa Zerlina, pentita e realmente decisa a non perdere più quel Masetto che lei stessa aveva definito “uom d'ottimo core”.
Egli si contrappone a Don Giovanni anche per condizione sociale: è un popolano, un contadino, ed è ben consapevole che di fronte alla nobiltà deve chinare la testa (“Ho capito, signor sì, chino il capo e me ne vò...”). Ma lo fa col cuore pesante, e freme per tutto il tempo che è costretto a subire le prepotenze, covando un desiderio di vendetta che cercherà di realizzare, anche se le circostanze non lo aiutano e fallirà, cosa che in compenso gli procurerà le cure amorevoli di una Zerlina riconquistata.
L'incontro casuale con Don Giovanni in definitiva accelera la maturazione di Masetto, come abbiamo visto quella di Zerlina, e lo trasforma da giovane entusiasta che sta ancora preparandosi a vivere la propria vita come una festa (“per me cominciata non ha...") a uomo che attraverso la gelosia, la frustrazione e la rabbia impara a superare le difficoltà e ritrova un'alleanza con la propria compagna, più solida e collaudata dalla crisi superata.
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