Il brano (preceduto da un intenso e struggente recitativo accompagnato, "In quali eccessi, o numi"), fu scritto da Mozart il 30 aprile del 1788, giusto una settimana prima della recita viennese (che avvenne il 7 maggio), appositamente per il celebre soprano Caterina Cavalieri che interpretava in quell'occasione la parte di Elvira. Come l'animo del personaggio oscilla fra amore e desiderio di vendetta, anche la musica è oscillante e ondeggiante, con la parte vocale caratterizzata da un largo uso della coloratura. Pare che fu proprio la Cavalieri a sollecitare il compositore a inserire una "aria di bravura" per mettere in scena il proprio talento. Come nel caso dell'analoga aria aggiuntiva di Don Ottavio, "Dalla sua pace", poco importa se questi brani sembrano rallentare l'azione drammatica: è giusto offrire una pausa allo spettatore in attesa che la vicenda riprenda a pieno ritmo con la successiva, fondamentale, scena del cimitero.
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DONNA ELVIRAIn quali eccessi, o numi,
in quai misfatti orribili, tremendi,
è avvolto il sciagurato!
Ah, no, non puote tardar l'ira del cielo,
la giustizia tardar!
Sentir già parmi la fatale saetta
che gli piomba sul capo!
Aperto veggio il baratro mortal...
Misera Elvira,
che contrasto d'affetti in sen ti nasce!
Perché questi sospiri? E queste ambasce?
Mi tradì, quell'alma ingrata:
infelice, oddio! mi fa.
Ma, tradita e abbandonata,
provo ancor per lui pietà.
Quando sento il mio tormento,
di vendetta il cor favella;
ma se guardo il suo cimento,
palpitando il cor mi va.
Kiri Te Kanawa
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