«D’onde lieta uscì» è il primo saggio completo di "musica della memoria" nella Bohème: la linea vocale si snoda sul tema di Mimì nella prima sezione, nella seconda («Ascolta, ascolta») la melodia è contrappuntata da echi del Quartiere latino e della prima aria, nelle due sezioni che evocavano gli aspetti più semplici della sua personalità – «Sola mi fo il pranzo da me stessa» e «Mi piaccion quelle cose», uno spunto che risentiremo ancora in un momento chiave del finale. [...] I tre temi richiamati in queste poche battute ci mostrano come Mimì viva già nel ricordo, e solo nell’ultima sezione la voce s’innalza in uno slancio lirico appassionato («Se vuoi»), ma è un’impennata che si spegne in un sussurro presago della fine: la cuffietta, quotidiano pegno d’amore, è quasi come il ritratto che nella "Traviata" Violetta porge ad Alfredo prima di morire. Guardiamo con maggiore attenzione a questo oggetto che ricompare ora, dopo aver scoperto una delle tante esche emotive che la musica è nascostamente in grado di offrire alla nostra sensibilità. Puccini passa enarmonicamente dalla tonalità di Re, in cui venivano ricordati i precedenti oggetti, a La: la rottura è lieve, ma suggerisce il senso di un’esitazione, come di chi rammenti improvvisamente qualcosa. Mimì menziona la cuffietta con la frase che aveva usato nel quadro precedente; questo motivo futile che ripiega su se stesso, perfetta traduzione in musica della lingua di tutti i giorni, prepara e amplifica lo slancio melodico che proietta verso l’acuto la voce del soprano. Un gesto di puro lirismo che segna la momentanea rottura del quotidiano. [...] Da questo momento l’oggetto, e insieme a lui l’emozione che genera il suo ricordo, è fissato per sempre nella nostra memoria, proprio perchè non lo vediamo, ma udiamo quale passione possa scatenare grazie a quella frasettina associata in un unico afflato a un’estesa, emozionante melodia.(Michele Girardi)
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MIMÌ(affettuosamente)
D'onde lieta uscì
al tuo grido d'amore,
torna sola Mimì
al solitario nido.
Ritorna un'altra volta
a intesser finti fior.
Addio, senza rancor.
- Ascolta, ascolta.
Le poche robe aduna che lasciai
sparse. Nel mio cassetto
stan chiusi quel cerchietto
d'or e il libro di preghiere.
Involgi tutto quanto in un grembiale
e manderò il portiere...
- Bada, sotto il guanciale
c'è la cuffietta rosa.
Se... vuoi... serbarla a ricordo d'amor!...
Addio, senza rancor.
Mirella Freni
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