Tutti conoscono il breve episodio, riportato dai vangeli di Marco e Matteo, che lega la morte di Giovanni Battista alla richiesta della figlia di Erodiade della sua testa su un piatto d'argento, dopo aver danzato per il tetrarca Erode Antipa, su istigazione della madre. Nei vangeli non compare il nome della principessa giudaica, che conosciamo come Salomè solo attraverso lo storico Flavio Giuseppe. Ecco il passo del vangelo di Marco:
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodiade lo odiava e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re ne fu rattristato; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.Il passo di Matteo (14, 3-11) è analogo, perciò lo omettiamo. Ricordiamo comunque come nell'antichità, presso tutti i popoli, fosse molto frequente mandare a morte i nemici politici e chiunque potesse dare ombra ai potenti, senza destare alcuno scandalo.(Vangelo secondo Marco 6, 17-29)
Flavio Giuseppe, nelle sue “Antichità giudaiche”, riferisce che in seguito Salomè, la principessa giudaica figlia di Erodiade e di Erode Filippo, sposò il tetrarca Filippo e successivamente Aristobulo, re di Calcide, dal quale ebbe tre figli. Siamo quindi ben lungi dalla morte che vediamo rappresentata nel dramma di Wilde e nell'opera di Strauss, a conclusione dell'orrore... Vero è che circolano già dall'antichità leggende su una presunta fine violenta di Salomè, in linea con una punizione degna della legge del più rigoroso contrappasso dantesco, come leggiamo da Wikipedia:
Alcune leggende narrano che Salomè, in realtà, non sarebbe morta in tarda età ma di un'orribile morte prematura. Un documento apocrifo, la Lettera di Erode a Pilato, nella Leggenda Aurea, racconta della morte di una principessa Erodiade (che si vorrebbe identificare con Salomé) quando essa decise di danzare su una pozza d'acqua ghiacciata: mentre era impegnata nella sua danza la lastra di ghiaccio si ruppe facendola sprofondare nelle acque gelide; sua madre tentò di salvarla dai flutti dell'acqua tenendola per il capo, ma questo si staccò, rimanendo in mano alla madre, mentre il corpo rimase nell'acqua.Ma la vera esplosione nell'immaginario collettivo della figura di Salomè inizia in pieno XIX secolo e ha come capostipite letterario Baudelaire, che nel 1857, nel XXVII sonetto della sezione “Spleen et Ideal”, canta la donna amata Jeanne sovrapponendole una figura femminile in cui si riconosce Salomè, in linea comunque con la sua visione molto ambivalente della donna, indifferente e lontana emotivamente, dominatrice e seduttiva, del tutto irresistibile e affascinante, nei suoi sinuosi movimenti di danza: un idolo.(da Wikipedia)
Con le vesti ondeggianti e iridescenti,In questi versi c'è già tutto il fascino dell'oriente, immaginato proiettivamente dagli europei colti di allora come terra di estetiche ed estatiche esperienze lussuriose, dove il femminile appare come la donna innocente e perversa allo stesso tempo, fanciulla e scaltra ammaliatrice, angelo e sfinge: l'archetipo insomma della parte pericolosa dell'eterno femminino che vive nell'inconscio come Sirena, Circe, Elena... e che anche Salomè incarna.
anche quando cammina si direbbe che danzi
come i lunghi serpenti che i sacri giocolieri
agitano in cadenza in cima a dei bastoni.
Con che indifferenza lei si volge,
come la sabbia cupa e l'azzurro dei deserti,
insensibili all'umana sofferenza,
come le lunghe trame delle onde marine!
Che splendidi minerali quei suoi occhi tersi!
È una strana e simbolica natura,
un misto d'angelo inviolato e sfinge antica,
un tutto d'oro, acciaio, luce e diamanti:
ma è un astro inutile! Quel che eterno splende in lei
è fredda maestà di donna sterile!(Charles Baudelaire)
Ricchissima anche la produzione pittorica, da Filippo Lippi a Tiziano, da Caravaggio a Klimt, passando per Henri Régnault (1870) e Franz von Stuck (1906), ammirato da Hitler, ma che trova in Gustave Moreau l'interprete più celebre per le sue numerose raffigurazioni simboliche e visionarie della principessa che esibisce come un sole la testa decapitata, tanto da essere identificato quasi solo come “Il pittore di Salomè”. Numerose anche le produzioni teatrali e cinematografiche che hanno preso spunto dalle opere precedenti, dall'epoca del muto fino a Carmelo Bene. Persino nell'immaginario di Jung, Salomè occupa un posto speciale: nel famoso “Libro Rosso” ha una parte importante nei suoi sogni e immaginazioni attive e compare come una fanciulla cieca in compagnia di Elia vecchio, una delle prime apparizioni dell'anima nel suo stadio immaturo, che si accompagna al Vecchio Saggio... Vedremo i possibili significati di tutte queste varianti nel corso delle nostre riflessioni.
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