Il romanzo originale di Dumas, "La signora delle Camelie", collocava la morte della protagonista nell'ultimo giorno dell'anno: lo spostamento deciso da Verdi e dal librettista Piave (da ricordare che la prima rappresentazione de "La traviata" al teatro La Fenice di Venezia fu programmata proprio a Carnevale, il 6 marzo 1853) contribuisce ad amplificare il contrasto fra l'infelicità della protagonista e la felicità superficiale, gaudente e un po' ipocrita del mondo esterno, in maniera non dissimile da quanto si era già visto negli atti precedenti attraverso la messa in scena delle feste mondane, dei brindisi, del gioco, delle danze delle zingarelle e dei toreri.
La centralità del contesto parigino nella Traviata verdiana emerge anche nel già citato Baccanale del "bue grasso" la cui sonorizzazione, insolitamente dettagliata, rinvia a un luogo arcicaratteristico del carnevale della capitale francese di quegli anni. [...] Solo inforcando gli occhiali deformanti del "Verdi-contadino" o della "volgarità-di-Verdi" si può affermare che il Baccanale "non può essere il carnevale di Parigi ma piuttosto un carnevale paesano, con la banda [e può darsi che qualcosa di simile il Verdi abbia udito a Busseto o alle Roncole]" (Alfredo Bonaccorsi, 1951).
Una prova e contrario (se ce ne fosse bisogno) della pariginità del "bue grasso" è un articolo pubblicato nella "Gazzetta musicale di Milano" il 28 dicembre 1859 che – intitolato appunto Il baccanale del Bue grasso a Milano – esalta la festa così come si svolge nella capitale francese e si augura "che, per il prossimo futuro carnevale, si debba anche a Milano celebrare la baldoria del Bue grasso". Una festa che dovette apparire a Verdi non propriamente entusiasmante, a giudicare dal modo in cui la fa intervenire nell'ultimo atto della Traviata; secondo Berlioz, quello del "bue grasso" è uno di quegli spettacoli "che fanno dell'uomo soi-disant civilisé il più vile e il più atroce degli animali malvagi". Nel carnevale 1852, i parigini provarono un certo stupore (e forse Verdi con loro) nel vedere il carro del "bue grasso" tappezzato di manifesti pubblicitari. Nonostante l'ascendente antico, all'inizio del Secondo Impero il corteo del "bue grasso" appare più sotto il segno della Modernità che della Tradizione. Così, è nel giusto il parigino Camille Bellaigue, quando sottolinea (nel 1911) la "ricerca dell'attualità" nell'opera di Verdi, scagliandosi "contro le rappresentazioni Luigi XIII o Luigi XV della contemporaneissima Traviata. Qui [nel Baccanale] è la strada dell'epoca nostra, del nostro Parigi quasi di ieri; nel fango, nella neve di febbraio o di marzo, ecco il carnevale che la nostra infanzia ha conosciuto, e nulla è più sinistro che udirlo scorrere, grossolano, ignobile, da dietro le imposte chiuse e grigie della camera di morte". Altro che "contadino delle Roncole"; altro che naïf.
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CORO DI MASCHERELargo al quadrupede
sir della festa,
di fiori e pampini
cinto la testa.
Largo al più docile
d'ogni cornuto,
di corni e pifferi
abbia il saluto.
Parigini, date passo
al trionfo del Bue grasso!
L'Asia, né l'Africa
vide il più bello,
vanto ed orgoglio
d'ogni macello.
Allegre maschere,
pazzi garzoni,
tutti plauditelo
con canti e suoni.
Parigini, date passo
al trionfo del Bue grasso!
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