L'uomo, pur dicendo che il futuro è imprevedibile e posto “sulle ginocchia degli dei”, ha sempre cercato un modo per poter gettare uno sguardo su ciò che lo aspetta. Basta dare un'occhiata ai tanti volumi scritti su questo argomento (o anche visitare alcuni siti internet) per rendersi conto degli innumerevoli espedienti escogitati a tal proposito – dai pellegrinaggi ai templi di Apollo per ascoltare l'arcano dalle sue Sibille alle moderne consultazioni di sedicenti maghi – e dell'universalità e del perdurare del fenomeno. Già in Erodoto, il primo grande storiografo, troviamo testimoniata la consuetudine da parte di ogni re, generale o uomo di comando, di consultare un oracolo (Delfi, Dodona, Olimpia o altri) prima di ogni impresa o spedizione guerresca per scrutare il favore degli dei. Il problema era interpretare il verdetto, perché la Pizia a Delfi, o chi per essa negli altri templi, si esprimeva in modo oscuro e molto ambiguo ("sibillino", si dirà poi, per alludere ad un linguaggio oscuro) e spesso il significato delle parole profetiche si capiva solo dopo, a cose fatte...
Le compagne di Carmen sono spensierate, e nel fondo dei loro più nascosti desideri può ben esserci ancora spazio per l'illusione di un amore gratuito e liberatorio o di una ricchezza piovuta come regalo. Ma Carmen no: lei è troppo smaliziata, troppo consapevole che i giochi pericolosi possono finire in tragedia, eppure non può, nemmeno per gioco, pensare di cambiare i foschi presentimenti che si affacciano. Non è da lei né pregare né compiacere qualcuno, nemmeno se il tutto può volgere a suo danno. È troppo orgogliosamente attaccata ad una concezione di libertà (il confine tra libertà, capriccio e intestardimento è labile) che non prevede alcun patteggiamento, a costo anche della vita, e, nonostante le ripetute affermazioni di libertà, crede di non poter fare niente per modificare quello che, stando così le cose, si va preparando. La sua libertà è quindi molto limitata e prevale il fatalismo, una concezione del destino già scritta in cielo:
Invano, per evitar risposte amare,Ma non ci appelliamo forse sempre al destino quando non siamo in grado o non vogliamo tener conto del contesto e diciamo “sono fatto così”, scaricando ogni responsabilità al cielo o a chi per esso? Dove va a finire, allora, il nostro orgoglioso vanto di possedere il “libero arbitrio”? Mirabilmente Dante riassume questo atteggiamento in due terzine, nel XVI canto del Purgatorio, per bocca di Marco Lombardo:
Invano tu mischierai,
A nulla serve, le carte son sincere
E non mentiranno!
Se nel libro di lassù la tua pagina è fortunata,
Mischia e taglia senza paura,
La carta sotto le tue dita lieta si girerà,
Annunciandoti felicità!
Ma, se devi morire, se la parola tremenda
è scritta dalla sorte,
Ricomincia venti volte, la carta impietosa
Ripeterà: la morte!...
Ancora! Ancora! Sempre la morte!
Voi che vivete ogni cagion recate
pur suso al cielo, pur come se tutto
movesse seco di necessitade.
Se così fosse, in voi fora distrutto
libero arbitrio, e non fora giustizia
per ben letizia, e per male aver lutto.
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FRASQUITA ET MERCÉDÈS Mêlons! Coupons! Rien, c’est cela! Trois cartes ici… Quatre là! Et maintenant, parlez, mes belles, de l’avenir, donnez-nous des nouvelles; dites-nous qui nous trahira, dites-nous qui nous aimera! Parlez, parlez! FRASQUITA Moi, je vois un jeune amoureux qui m’aime on ne peut davantage. MERCÉDÈS Le mien est très riche et très vieux, mais il parle de mariage. FRASQUITA Je me campe sur son cheval, et dans la montagne il m’entraîne. MERCÉDÈS Dans un château presque royal, le mien m’installe en souveraine! FRASQUITA De l’amour à n’en plus finir, tous les jours, nouvelles folies! MERCÉDÈS De l’or tant que j’en puis tenir, des diamants, des pierreries! FRASQUITA Le mien devient un chef fameux, cent hommes marchent à sa suite! MERCÉDÈS Le mien, en croirai-je mes yeux? Oui… il meurt! Ah! je suis veuve et j’hérite! FRASQUITA ET MERCÉDÈS (reprise) Parlez encor, parlez, mes belles, etc. (Elles recommencent à consulter les cartes.) MERCÉDÈS Fortune! FRASQUITA Amour! CARMEN Voyons, que j’essaie à mon tour. (Elle se met à tourner les cartes.) Carreau, pique… la mort! J’ai bien lu… moi d’abord. Ensuite lui…pour tous les deux la mort! En vain pour éviter les réponses amères, en vain tu mêleras; cela ne sert à rien, les cartes sont sincères et ne mentiront pas! Dans le livre d’en haut si ta page est heureuse, mêle et coupe sans peur, la carte sous tes doigts se tournera joyeuse, t’annonçant le bonheur. Mais si tu dois mourir, si le mot redoutable est écrit par le sort, recommence vingt fois, la carte impitoyable répétera: la mort! (tournant les cartes) Encor! encor! Toujours la mort. FRASQUITA ET MERCÉDÈS Parlez encor, parlez mes belles, etc. CARMEN Encore! le désespoir! Toujours la mort! |
FRASQUITA E MERCÉDÈS Mischiamo! Tagliamo! È semplice! Tre carte qui… Quattro là! E ora, belle mie, parlate del futuro, dateci qualche notizia; diteci chi ci tradirà, diteci chi ci amerà! Parlate! Parlate! FRASQUITA Io vedo un giovane innamorato che di più non potrebbe amarmi. MERCÉDÈS Il mio è molto ricco e molto vecchio, ma parla di matrimonio. FRASQUITA Salgo sul suo cavallo, e mi porta sulla montagna. MERCÉDÈS Nel suo castello quasi reale, il mio mi fa vivere come una regina! FRASQUITA Amore all’infinito, tutti i giorni, nuove follie! MERCÉDÈS Oro tanto quanto posso tenerne, diamanti, pietre preziose! FRASQUITA Il mio diventa un condottiero famoso, cento uomini marciano al suo seguito. MERCÉDÈS Il mio, non credo ai miei occhi! Sì… muore! Ah! Sono vedova e posso ereditare! FRASQUITA E MERCÉDÈS (ripresa) Parlate, ancora, parlate, belle mie, ecc. (Ricominciano a consultare le carte.) MERCÉDÈS Fortuna! FRASQUITA Amore! CARMEN Vediamo, voglio provare a mia volta. (Si mette a girare le carte.) Quadri, picche… la morte! Ho letto bene… Prima io. Poi lui… la morte, per entrambi! Invano per evitare le risposte amare, invano mescolerai; non serve a niente, le carte sono sincere e non mentiranno! Nel libro del cielo se la tua pagina è felice, mescola e taglia senza paura, la carta sulle tue dita si girerà lieta, annunciandoti la gioia. Ma se devi morire, se la parola spaventosa è scritta dalla sorte, anche se ricominci venti volte, la carta impietosa ripeterà: la morte! (girando le carte) Ancora! Ancora! Sempre la morte. FRASQUITA E MERCÉDÈS Parlate ancora, parlate, belle mie, ecc. CARMEN Ancora! Che disperazione! Sempre la morte! |
Cheryl Kanfoush (Frasquita), Axelle Gall (Mercédès), Elena Obraztsova (Carmen)
dir: Carlos Kleiber (1978)
Elizabeth Caballero (Frasquita), Sandra Piques Eddy (Mercédès), Elina Garanča (Carmen)
dir: Yannick Nézet-Séguin (2009)
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