Vedremo in un post successivo il grande significato della notte in tutte le sue valenze, sia positive che negative, di elementi simbolici che fanno da contraltare al mondo solare e diurno dei romani. Concentriamoci ora sull'esortazione di Oroveso, capo della sua gente e padre di Norma, di andare sul colle ad aspettare il sorgere della luna per cogliere il segnale di un possibile momento favorevole, stabilito dal dio Irminsul, ad iniziare la rivolta contro l'invasore romano. La rabbia è tanta e non mancano il coraggio e il desiderio di ricacciare il nemico da dove è venuto, ma bisogna aspettare il permesso degli dei e il loro aiuto in tale impresa. Senza il loro benestare, ogni sforzo umano è non solo inutile ma anzi distruttivo perché destinato a ritorcersi contro. Oroveso li apostrofa “druidi”, ma in realtà si tratta di guerrieri, pronti ed impazienti a combattere. I druidi erano invece sacerdoti, i “sapientissimi della quercia”, come il loro stesso nome indica, e costituivano la classe superiore del clero organizzata in una sorta di confraternita con potere giudiziario, detentori dei segreti della scienza e consiglieri del re. A loro esclusivamente spettava l'onore (e non quindi ad una sacerdotessa come Norma) di recidere con un falcetto d'oro il sacro vischio, pianta quanto mai sacra perché simbolo di vita oltre la morte, presenza del divino nella natura e garanzia dell'immortalità dell'anima.
Irminsul, di cui parla Oroveso, in realtà non è un vero dio, ma un simbolo sacro, una colonna, stilizzazione dell'albero cosmico, forse l'equivalente di Yggdrasill, il frassino sacro ad Odino, pilastro del mondo, nella mitologia norrena. Quello più famoso è stato abbattuto da Carlo Magno nel 772, per sradicare completamente i resti dei culti pagani, presso la fortezza sassone di Eresburg.
La culla dei celti è probabilmente la regione situata tra il Reno e la Boemia. Essi parlavano una lingua indoeuropea i cui resti sono il gaelico d'Irlanda e di Scozia e il bretone del Galles e della Bretagna. A partire dal V secolo a.C., i celti avevano conosciuto una notevole espansione, grazie ad un eccellente uso del ferro, fino ad occupare la Spagna, la Gallia, l'Italia del nord, l'Austria, l'Ungheria e la Romania. Attraverso la Grecia e la Bulgaria, arrivarono fino all'Asia Minore dove fondarono il regno di Galazia, introducendovi anche il loro linguaggio. Verso il 385 a.C. conquistarono anche Roma (il primo famoso sacco di Roma!) con il leggendario Brenno, ma a poco a poco, dopo la riscossa, i Romani occuparono la maggior parte dei loro territori e i celti praticamente conservarono solo le isole britanniche, dove erano passati già dal V secolo in ondate successive. I celti non hanno mai formato una nazione né un impero (e forse questa mancanza di un centro di potere forte li ha resi non idonei a mantenere le loro conquiste) ma avevano una forma di pre-urbanesimo ed erano organizzati in tribù. Ciò nondimeno, in tutta la storia dell'Europa antica esiste un indubbio sostrato celtico. Purtroppo di questi antichi resti e soprattutto dei simboli celtici (la svastica, simbolo solare, e il sacro Irminsul, albero e pilastro del mondo) si sono impadroniti i nazisti per il loro uso perverso.
Nonostante il tentativo di minimizzare l'umiliazione subita da Roma nel sacco del 385 a.C. con le leggende delle oche capitoline e del coraggio dell'indomito Furio Camillo (rispetto all'avidità di Brenno che cercava solo l'oro), nell'orgoglio romano è sempre rimasta una ferita con la conseguente necessità di demonizzare e screditare i nemici, cosa che del resto fa ogni vincitore, cercando anche di distruggerne l'identità imponendo i propri costumi e le proprie tradizioni religiose.
Clicca qui per il testo di "Ite sul colle, o Druidi".
(Foresta sacra de' Druidi. In mezzo la quercia d'Irminsul, al piè della quale vedesi la pietra druidica che serve d'altare. Colli in distanza sparsi di selve. È notte; lontani fuochi trapelano dai boschi. Al suono di marcia religiosa diffilano le schiere de' Galli, indi la processione de' Druidi. Per ultimo Oroveso coi maggiori Sacerdoti.)OROVESO
Ite sul colle, o Druidi,
Ite a spiar ne' cieli
Quando il suo disco argenteo
La nuova Luna sveli!
Ed il primier sorriso
Del virginal suo viso
Tre volte annunzi il mistico
Bronzo sacerdotal!
DRUIDI
Il sacro vischio a mietere
Norma verrà?
OROVESO
Sì, Norma, sì verrà.
DRUIDI
Verrà, verrà.
OROVESO
Sì, sì.
DRUIDI
Dell'aura tua profetica,
Terribil Dio, l'informa!
Sensi, o Irminsul, le inspira
D'odio ai Romani e d'ira,
Sensi che questa infrangano
Pace per noi mortal, sì!
OROVESO
Sì. Parlerà terribile
Da queste quercie antiche,
Sgombre farà le Gallie
Dall'aquile nemiche,
E del suo scudo il suono,
Pari al fragor del tuono,
Nella città dei Cesari
Tremendo echeggerà!
OROVESO E DRUIDI
Luna, t'affretta sorgere!
Norma all'altar verrà!
O Luna, t'affretta!
(Si allontanano tutti e si perdono nella foresta; di quando in quando si odono le loro voci risuonare in lontananza.)
Giorgio Giuseppini (Oroveso)
dir: Lu Jia (2014)
Nicola Moscona (Oroveso) dir: Arturo Toscanini (1945) | Cesare Siepi (Oroveso) dir: Richard Bonynge (1970) |
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