Per approfondire la figura di Don Giovanni rimando ai miei post sull'opera di Mozart pubblicati su questo stesso blog, in particolare “Il seduttore sedotto” e “Don Giovanni e il dionisiaco”. Qui intendo solamente evidenziare punti di contatto e differenze con Carmen.
Che la loro concezione di libertà sia analoga salta subito all'occhio. Entrambi la esplicitano in vari momenti e quindi sembra assodato che siano veri campioni della libertà e per tali sono stati presi, suggestionati dal loro impeto e dal loro fascino. Carmen invita Don José a seguirla sulla montagna, a diventare disertore e contrabbandiere, proprio in nome della libertà, celebrando la vita sotto le stelle come unica condizione fuori dalle leggi e dagli obblighi sociali degna di una persona coraggiosa che voglia sentirsi veramente libera. Lei stessa sceglie questo tipo di esistenza. Ma la sua libertà va ben oltre e investe tutta la sua vita privata e sentimentale. Già dalla prima apparizione rivendica il diritto di scegliere l'uomo da amare e lasciare a suo piacimento, e infine sfida la morte proprio in nome della libertà: “Carmen è nata libera e libera morirà”.
Non importa se la loro concezione di libertà sia giusta o sbagliata. Sicuramente ce ne sono di più elaborate e democratiche (quelle dei tanti patrioti, intellettuali, filosofi, politici, impegnati a conquistare anche con la vita libertà civili, sociali e democratiche) o di più spirituali (Sant'Agostino, tutti i maestri della grande liberazione attraverso la meditazione) e psicologicamente più complete e impegnative (“Libertà va cercando...” di Dante). Cammini verso una libertà concepita come “libertà da” piuttosto che “libertà di”: libertà dalle passioni e dall'egoismo, dalla paura, dalla schiavitù sia dalle pulsioni istintuali troppo forti che dalle tirannie dei regimi totalitari; è l'opposto della libertà di fare tutto quello che si desidera, quando la volontà è ancora dipendente dai propri piaceri e dall'egocentrismo. Evidentemente la concezione di libertà di Carmen e Don Giovanni appartiene al questo secondo tipo, ma il fatto che essi siano pronti a pagare con la vita tale modello li riscatta e li pone su un piano elevato, quello di chi non cerca scuse, non addebita agli altri le proprie responsabilità e, come tali, li rende esempi di autonomia e li fa uscire dall'infantilismo. Non pentirsi all'ultimo momento solo per evitare la morte (come suggerirebbe Leporello!), non implorare grazia o perdono quando non si è fatto nessun cammino per arrivare a un vero cambiamento è comunque segno di fermezza d'animo e di non opportunismo, coraggio di affrontare le conseguenze di tutto un modo di vivere che non si è disposti a rinnegare. I pentiti dell'ultima ora sono sempre sospetti, a meno che non si tratti di persone del tipo di quelli che Dante colloca nel Purgatorio (per esempio Manfredi), in cui il pentimento – anche se alla fine della vita – sia veramente sentito e accompagnato da profondo dolore, e che comunque sono pronti a pagare lo scotto con anni e anni di “espiazione”.
Paradossalmente però, anche se Carmen vive un amore alla volta, la vediamo circondata da tanti uomini e al centro del loro desiderio (vedi il post sul desiderio mimetico), mentre Don Giovanni, pur desiderandole tutte, ne corteggia una alla volta, cercando accuratamente di tenere l'una all'oscuro dell'altra. Le fughe e i mascheramenti servono anche a questo. Queste caratteristiche sono sicuramente legate a differenze profonde, quasi genetiche, appartenenti a codici seduttivi di genere, secondo cui il maschio cerca di procurarsi la femmina corteggiandola e la femmina sceglie tra i corteggiatori. Anche quando è Carmen a condurre il gioco, fa in modo che sia l'uomo da lei scelto a dichiarare per primo il proprio desiderio, come la vediamo fare con Don José. Ambedue quindi, pur con tutta la loro spregiudicatezza, non si sottraggono a questa linea di comportamento, anzi la evidenziano al massimo, portandola alle estreme conseguenze. Don Giovanni corteggia tutte le donne che incontra e Carmen si fa corteggiare da tutti...
Ma la differenza fondamentale rimane il piano mitico a cui Mozart ha elevato Don Giovanni, che può essere punito solo dal cielo e trascinato agli inferi da una forza superiore, imprendibile dagli umani che pur ci provano (Masetto, Don Ottavio e persino Donna Elvira, che vuol “cavargli il cor”). Carmen invece, pur con tutto il suo fascino di “femme fatale” direttamente collegata ad Eros, rimane una donna vulnerabile, che può essere uccisa dall'amante che si sente tradito, e questo la rende per sempre più umana e commovente, oltre che di una modernità e un'attualità assolute.
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