Violetta, pur affermando di voler essere sempre libera, è molto più ancorata ad una società che fa valere le sue regole anche alle cortigiane, prostitute dell'alta società, corteggiate ma relegate in un mondo dorato dove non incontriamo le “signore per bene”, le mogli degli uomini che spendono fortune per i loro lussi necessari ad apparire in una certa cornice che serve alla copertura di tutti: signori e mantenute. Che il suo mondo dorato sia una copertura, la sua libertà molto fragile e la sua gioia ostentata e superficiale, costruita sull'apparenza, sono cose di cui lei stessa comincia a rendersi conto, pur volendole negare, al primo richiamo ad un amore diverso, più profondo ed autentico come quello che Alfredo fa balenare.
E la bellezza di tutto il brano musicale si regge proprio sull'irrompere dei sentimenti contrastanti che si scatenano non appena Alfredo dichiara il proprio amore ponendolo su un piano elevatissimo, quasi cosmico (“palpito dell'universo intero...”) a cui Violetta disperava ormai di accedere, abituata alla mercificazione lussuosa del piacere. Per non ripetermi, rimando l'approfondimento di tale dilemma al mio post “Amore o piacere?”.
Violetta sceglierà l'amore e la sua libertà non sarà più il “folleggiar di gioia in gioia”, ma la libertà scelta e faticosamente conquistata di amare un uomo solo, quello che ha risvegliato in lei l'anelito al sentimento più alto e alla voce del cuore, fino al sacrificio. Il rispetto delle convenzioni e della morale del tempo rimane sempre presente in lei, tanto da spingerla (cosa per noi assurda e che ha attirato sul padre il biasimo di tutta la posterità), pur con enorme dolore, ad accogliere la richiesta del “vecchio genitor” ad allontanarsi dalla vita del figlio per non compromettere il buon nome di tutta la famiglia. Il cambiamento di Violetta e la “fedeltà” del tutto nuova per lei ad un uomo, seguendo quella nuova e sublime concezione dell'amore che Alfredo le ha risvegliato, è il tema portante dell'opera verdiana.
La libertà che Carmen rivendica da subito e che manterrà per tutta l'opera è invece chiaramente diversa e molto più simile a quella di Don Giovanni, come abbiamo visto nel post precedente.
Il “Sempre libera” di Violetta allude alla possibilità di continuare una vita di lussi e piaceri, mentre la libertà di Carmen prevede l'innamoramento e l'essere riamata, ma solo come coinvolgimento temporaneo e abbandono alla passione del momento. I giochi erotici di Carmen, come abbiamo elaborato nei post precedenti attraverso la lettura dell'opera, sono sempre retti da Cupido con i suoi strali fioriti e gli occhi bendati, senza accedere mai alla concezione di un Eros più ampio e individuativo in grado di far evolvere tutta la personalità in chiave anche spirituale, trasformando la libido sessuale in vero amore.
Carmen non muore per amore (la sua affermazione di amare Escamillo non è una dichiarazione di un nuovo modo di concepire l'amore) ma solo per sé stessa, per non rinunciare alla sua particolare concezione di libertà (“Carmen è nata libera e libera morirà!”); libertà che non prevede compromessi e non tiene conto di nessun contesto (cosa che le amiche le suggeriscono invitandola a non incontrare Don Josè distrutto) e tantomeno della situazione emotiva degli altri. Ma proprio per questo Carmen è Carmen e ci colpisce continuamente.
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