11 settembre 2017

Così fan tutte - Riepilogo

Scritto da Christian

Ecco l'elenco di tutti i post pubblicati su "Così fan tutte":

- Introduzione
- Ouverture

Atto I
- Terzetti: "La mia Dorabella capace non è" – "È la fede delle femmine" – "Una bella serenata"
- Duetto: "Ah, guarda, sorella"
- Aria: "Vorrei dir, e cor non ho"
- Quintetto e duettino: "Sento, oh Dio, che questo piede" – "Al fato dàn legge"
- Coro: "Bella vita militar!"
- Quintetto: "Di scrivermi ogni giorno"
- Terzettino: "Soave sia il vento"
- Recitativo e aria: "Ah, scostati!" – "Smanie implacabili"
- Aria: "In uomini, in soldati"
- Sestetto: "Alla bella Despinetta"
- Recitativo e aria: "Temerari!..." – "Come scoglio"
- Aria e terzetto: "Non siate ritrosi" – "E voi ridete?"
- Aria sostituita: "Rivolgete a lui lo sguardo"
- Aria: "Un'aura amorosa"
- Finale I/1: "Ah, che tutta in un momento" – "Si mora, sì, si mora"
- Finale I/2: "Eccovi il medico" – "Dove son?" – "Dammi un bacio, o mio tesoro"

Atto II
-Aria: "Una donna a quindici anni"
-Duetto: "Prenderò quel brunettino"
-Duetto con coro: "Secondate, aurette amiche"
-Quartetto: "La mano a me date"
-Duetto: "Il core vi dono"
-Recitativo e aria: "Barbara! Perché fuggi?" – "Ah, lo veggio, quell'anima bella"
-Recitativo e aria: "Ei parte... senti..." – "Per pietà, ben mio, perdona"
-Recitativo e aria: "Il mio ritratto!" – "Donne mie, la fate a tanti"
-Recitativo e aria: "In qual fiero contrasto" – "Tradito, schernito"
-Aria: "È amore un ladroncello"
-Duetto: "Fra gli amplessi in pochi istanti"
-Andante: "Tutti accusan le donne"
-Finale II/1: "Fate presto, o cari amici" – "Benedetti i doppi coniugi" – "E nel tuo, nel mio bicchiero"
-Finale II/2: "Miei signori, tutto è fatto" – "Bella vita militar!"
-Finale II/3: "Sani e salvi agli amplessi amorosi" – "Fortunato l'uom che prende ogni cosa per buon verso"

- La saggezza di Mozart

(Poster di Mark Stutzman)

4 settembre 2017

Così fan tutte (34) - La saggezza di Mozart

Scritto da Marisa

Solo il tempo rende giustizia ai veri capolavori, e alcune opere, inizialmente sottovalutate, continuano a crescere e ad essere sempre più amate sfidando le mode e i gusti legati ai capricci dell'epoca. È stato il caso di “Così fan tutte”, ma anche – in misura minore, perché la loro grandezza è stata riconosciuta praticamente subito dopo l'iniziale insuccesso – della “Carmen” o della “Traviata”, per citarne qualcuna. In esse è indubbiamente cruciale il ruolo della musica, che per sua natura è la più sfuggevole e misteriosa di tutte le arti, in grado di trasformare qualsiasi contenuto, sottraendolo alle contingenze e alla cronaca per elevarlo ad un piano “universale” e renderlo quindi archetipico.

Questo non vuol dire che i contenuti non siano importanti. Sappiamo bene quanta ricerca e quanto impegno abbiano messo i maggiori compositori nell'individuare argomenti affini alla loro sensibilità e librettisti in grado di rendere i testi adatti ad essere rappresentati musicalmente, intervenendo anche personalmente nel guidare la stesura e nel modificare le parole. Wagner, che non ne ha trovati di soddisfacenti, ha scritto da solo i testi delle proprie opere proprio per creare una perfetta unione tra parole e musica, un mondo perfettamente circolare e autonomo. Non possiamo ignorare infatti che l'opera lirica nasce e deve la sua peculiare grandezza proprio al fatto di essere una forma d'arte unica e complessa in cui il testo, la teatralità e la musica devono fondersi per creare spettacolo, un'atmosfera in grado di catturare tutti i sensi dello spettatore e fornire, come già il teatro greco, un modello su cui poter anche rispecchiarsi, formarsi ed educarsi emotivamente.

Alcune collaborazioni sono in questo particolarmente felici, e sicuramente la coppia Mozart–Da Ponte è tra le più riuscite. Ma nel caso di “Così fan tutte”, il libretto si è rivelato già all'inizio fonte di imbarazzo e vero e proprio intralcio al successo dell'opera. Sicuramente la lunga dimenticanza di questo capolavoro è dovuta al fatto di essersi fermati a una lettura superficiale e letterale di un testo catalogato frettolosamente “vanesio e frivolo”. E con esso, anche la musica di Mozart è stata sottovalutata in un'epoca dove il moralismo ha fatto il suo ritorno cercando di cancellare la libertà e la leggerezza dell'epoca dei lumi.

Ma finalmente anche “Così fan tutte” ha avuto il suo giusto riconoscimento perché, come abbiamo già detto, è solo il tempo che alla lunga seleziona i veri capolavori. Ed ora possiamo godere sempre di più della sua particolare “grazia” e scoprirne i significati più profondi nascosti dietro tanta leggerezza.

Sì, perché un ascolto ripetuto ed attento dell'opera permette di entrare, come attraverso una porta segreta, in un mondo molto più ricco e altamente significativo di quello che un primo incontro superficiale “ri-vela”. E mai come in questo caso il termine “rivela” è corretto, perché un primo ascolto disattento non fa che tenere nascosto e quindi ri-coprire con un velo quel significato sfuggente e profondo che si apre solo agli “iniziati”, a quelli cioè che hanno la pazienza e l'amore per penetrare dentro una conoscenza quasi esoterica, da acquisire con l'intelligenza del cuore e che la musica – riascoltata come vibrazione dell'anima – permette. La musica di Mozart è il veicolo privilegiato, la vera guida che ci permette non di ignorare il libretto, come alcuni vorrebbero, ma di trascenderlo ed approdare ad un livello talmente alto e sublime da guardare la vicenda con amorevole distacco, senza mai perderla di vista o svalutarla, e trarne la “quintessenza”, che si rivela (e questa volta è una “epifania” e manifestazione) sempre più autentica perla di saggezza, valida per ogni tempo, una vera e propria “educazione sentimentale”, il giusto modo di affrontare e vivere la relazione d'amore, da cui nasce il modello per ogni relazione, iniziando da quella con sé stessi (il “conosci te stesso” di antica sapienza delfica), necessità e problema cruciale di tutta la vita.

La lezione della musica di Mozart è apparentemente molto semplice, ma si tratta di una falsa semplicità, o meglio di quella semplicità che è aderenza alla vita e che è la cosa più ardua da conquistare perché comporta il difficile lavoro di mettersi davanti alla vita come è nella sua essenza, uscendo dalle sovrastrutture, dai pregiudizi, dalle illusioni, idealizzazioni e da tutte quelle proiezioni che deformano la realtà e ci rendono ciechi ed infelici perché prima o poi la vita irrompe con la sua realtà che, se ignorata per troppo tempo, finisce per travolgerci in un mare di delusioni e risentimenti.

Con infinita grazia e simpatia Mozart ci accompagna ad accettare gli altri per quello che sono, ad amarli senza cadere nella trappola dell'idealizzazione che, lungi dall'aumentarne il valore, li imprigiona in un ruolo stereotipato e li deforma e immobilizza ad “icona” da venerare imponendo loro la perfezione pur di assicurarci il diritto infantile di non venire mai traditi.

La perfetta simmetria dei ruoli maschili e femminili, pur con le sottili ma importanti differenze dei personaggi che Christian ha evidenziato, pone inoltre fine alla lotta tra i sessi, lotta quanto mai attuale e mai sopita, fonte di continue tragedie ed incomprensioni.

Ed è proprio la musica a condurci alla pacificazione con la serenità e la leggerezza piena di benevolenza con cui Mozart accompagna i quattro giovani inesperti e persino i due mentori nel sostenere le varie tesi, anche quando le parole di Don Alfonso o di Despina possono sembrare crudeli e svalutative rispetto al sesso opposto. La musica non svaluta mai e non prende in giro, scherza con grazia e sdrammatizza ogni eccesso isterico di sentimentalismo e ogni pretesa narcisistica di amore incondizionato. Uomini e donne sono fondamentalmente uguali, soggetti alle stesse debolezze e alle stesse illusioni; come non esiste la donna angelicata, la dea, così non può esistere il principe azzurro, il cavaliere perfetto sempre al servizio e in adorazione della sua dama. Per tutti poi c'è un punto di rottura che è meglio non provocare...

Don Alfonso, l'anziano e bonario filosofo, istruisce Ferrando e Guglielmo impartendo loro una lezione di vita pratica, facendoli passare attraverso un'esperienza, un'accelerazione di vita che nessuna lezione teorica può sostituire. E solo alla fine arriva l'insegnamento verbale, a significare la necessità, dopo ogni esperienza, di prenderne coscienza e di riconoscerne la validità, integrandola come nuovo orientamento della coscienza. Despina, depositaria della saggezza popolare, si incarica invece di aprire gli occhi a Fiordiligi e Dorabella, ingenue ragazze prigioniere di un mondo dorato e illusorio. Tra i due mentori, nobile e colto il primo, giovane e ignorante la seconda, c'è una profonda complicità e corrispondenza, a significare che la saggezza si può ottenere con l'esperienza e lo studio, ma anche con la semplice osservazione della vita e l'intelligenza naturale. Il “Vecchio Saggio” e l'”Anima” popolana, per dirla con termini junghiani.

La presa in giro è invece riservata non alle persone e ai sentimenti, ma ai ruoli ufficiali (notaio e medico), alla gonfia prosopopea di chi si identifica con il proprio ruolo con ottusità fino a diventare una vera e propria caricatura. E quanti di questi falsi saggi ci sono tuttora sempre in giro...

Tutta l'opera costituisce un percorso di formazione e di educazione al Sentimento: da una situazione fondamentalmente adolescenziale, ancora ancorata alle fantasie di onnipotenza e narcisisticamente rispecchiantesi nella pretesa di essere insostituibili, ad un approdo maturo che tiene conto dell'individualità dell'altro, delle sue debolezze e dei suoi pregi e, soprattutto, che insegna ad educare la propria capacità di amare attraverso le prove della lontananza e della separazione.

Parafrasando la celebre frase di Kennedy nel suo discorso di insediamento (“Non chiederti cosa lo Stato può fare per te, ma cosa tu puoi fare per lo Stato”), direi che Mozart ci suggerisce: “Non chiederti quanto l'altro ti ama e ti è fedele, ma quanto tu sei disposto ad amare ed investire nel sentimento”. E questa è autentica saggezza!

Il valore individuale nel riconoscimento della fragilità e dell'unicità inizia solo quando si rinuncia all'idealizzazione propria e dell'altro che, lungi dal garantire l'autenticità, uniforma tutti nello stereotipo. E la musica di Mozart rende benissimo questa trasformazione perché fin quando Ferrando e Guglielmo, ma ancor di più Fiordiligi e Dorabella, sono prigionieri del falso innamoramento basato sull'idealizzazione, le loro voci si confondono e cantano all'unisono. E solo nella prova e nel dolore cominciano a differenziarsi e rendersi riconoscibili in melodie con accenti più personali. La generalizzazione presente nel titolo “Così fan tutte” e che ritroviamo nell'aria di Figaro “Aprite un po' quegli occhi”, quando si crede tradito, o ancora ne “La donna è mobile” del Duca di Mantova del “Rigoletto” di Verdi, con la facile filosofia che nasce solo dalla proiezione della propria leggerezza, è sempre segno di immaturità, di risentimento svalutativo o di incapacità di assumersi una responsabilità personale nei confronti del sentimento; ma Mozart parte da lì per condurci ben oltre. Con infinita pazienza e amorevolezza, attraverso una musica che parla all'anima, ci conduce alla scoperta del sentimento che nasce dal superamento della frustrazione, un vero e proprio percorso iniziatico, la “scuola degli amanti”, come indica il sottotitolo. E non sarebbe male proporre nei corsi di preparazione al matrimonio di lavorare intensamente, magari con l'aiuto di qualche esperto della musica di Mozart, proprio su quest'opera... Quante tragedie si eviterebbero!

Il momento della separazione assume qui un'importanza del tutto particolare, un vero e proprio spartiacque tra la fase adolescenziale piena di illusioni e la maturità che costringe alla perdita dell'innocenza, e il sublime canto di saluto e di augurio (il terzetto “Soave sia il vento”) raggiunge un vertice difficilmente superabile nell'alludere allo struggente bisogno di mettersi sotto la protezione divina per una iniziazione tanto dolorosa ma necessaria, vero viaggio pieno di pericoli. Lungi dall'arroganza di pretendere di essere al di sopra di ogni sospetto, la preghiera ci pone nella posizione “creaturale”, soggetti alle stesse leggi della natura, unica condizione che ci rende tutti uguali e fratelli nelle fragilità (si può così trasformare la generalizzazione “Così fan tutte” dal fare all'essere, per approdare ad una più ampia conoscenza umana del “Così siam tutti”), bisognosi sempre dell'aiuto della grazia divina per superare le tempeste della vita, prove difficili che prima o poi arrivano e che formano il carattere.

L'invito a non giudicare, a non condannare e a perdonare agisce in profondità su tutti gli ascoltatori attenti, perché è la musica che non giudica, non condanna e perdona, e scende nelle nostre anime pacificando e purificando proprio come avveniva con il sublime perdono della Contessa nelle “Nozze di Figaro”. Ed è questa vibrazione profonda, carica di benedizione, che consacra Mozart come un vero “angelo consolatore” e lo rende dispensatore di autentico balsamo per le ferite dell'anima.