30 ottobre 2020

Il flauto magico (21) - "Ach, ich fühl's"

Scritto da Christian

L'aria di Pamina, "Ach, ich fühl’s, es ist verschwunden!" ("Ah, lo sento, [la felicità] è svanita!") è uno dei brani più tragici e toccanti che Mozart abbia mai composto. Non a caso è scritta in sol minore, la tonalità che il genio salisburghese riservava proprio alle partiture con cui voleva trasmettere un profondo senso di lamento e di tragedia (esempi celebri sono il quartetto per piano n. 1, il quintetto per archi n. 4, e le sinfonie n. 25 e 40, che peraltro sono le uniche due sinfonie da lui composte principalmente in una chiave minore). In essa Pamina esprime tutto il proprio dolore per l'apparente disinteresse di Tamino nei suoi confronti, visto che il giovane – sottoposto, a insaputa di lei, alla prova del silenzio – improvvisamente la ignora, senza risponderle o rivolgerle la parola (anzi, le fa cenno di andare via!).

Si tratta naturalmente di un equivoco, non risolto nemmeno da Papageno, che nel frattempo è impegnato ad ingozzarsi con le cibarie recategli poco prima (altrimenti non avrebbe avuto remore a chiarire la situazione alla povera fanciulla: in seguito commenterà – con una certa dose di ironia involontaria – "Hai visto, Tamino? anch’io so tacere quando è necessario"), e reso ancora più tragico dal fatto che in teoria a essere messi alla prova sarebbero i due uomini. E invece è Pamina a soffrire: più tardi, nella scena con i Tre Fanciulli "Bald prangt, den Morgen zu verkünden", la vedremo decisa a mettere in atto addirittura un proposito di suicidio.

Il brano, lento e bellissimo, sembra quasi di impostazione "bachiana": Mozart lascia infatti la linea melodica alla sola voce del soprano, mentre l'orchestra si limita a punteggiare il tema in sottofondo (provate a sentire l'accompagnamento orchestrale da solo!)

Questa straordinaria esplosione di dolore, disperata anche nel suo ritegno, è espressa in una linea vocale di grande semplicità e in un accompagnamento in sordina, con l'orchestra che commenta e consola solo in quattro battute di postludio, con una frase di grande dolcezza.
(Charles Osborne)
L'aria ha caratteri singolarmente oscuri. Scavando nella rappresentazione del dolore, mostra l'aspetto più tipicamente tedesco dell'ispirazione mozartiana, con un'evidenza che non ha riscontro nelle opere precedenti se non nell'aria di Constanze «Traurigkeit ward mir zum Lose» del Ratto dal serraglio. Alcuni giri di frase ricordano irresistibilmente il melodizzare di Bach, in particolare quei percorsi un po' labirintici nello scavo del dolore che il compositore traccia nelle arie delle Passioni. Anche nell'aria di Pamina, come in quella di Tamino, assistiamo a un progressivo slittare entro le zone più segrete dell'animo, alla ricerca di ciò che la parola non è in grado di esprimere, e solo la musica può rendere, attraverso il libero volo del vocalizzo e lo strisciare melodico dei cromatismi.
(Paolo Gallarati)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede ("Tamino, wollen wir nicht speisen?").

PAPAGENO
Tamino, wollen wir nicht speisen? -
(Tamino bläst auf seiner Flöte)
Blase du nur fort auf deiner Flöte, ich will meine Brocken blasen. - Herr Sarastro führt eine gute Küche. -
(Die Flöte schweigt)

PAMINA
(freudig)
Du hier? - Gütige Götter! - Ich hörte deine Flöte - und so lief ich pfeilschnell dem Tone nach. - Aber du bist traurig? - Sprichst nicht eine Silbe mit deiner Pamina?

TAMINO
(seufzt)
Ah!
(winkt ihr fortzugehen)

PAMINA
Wie? Ich soll dich meiden? liebst du mich nicht mehr?

TAMINO
(seufzt)
Ah!
(winkt ihr wieder fort)

PAMINA
Ich soll fliehen, ohne zu wissen warum? - Tamino, holder Jüngling, hab’ ich dich beleidigt? - Liebst du mich nicht mehr?
(Tamino seufzt)
Papageno, sage du mir, sag, was ist meinem Freund?
(Papageno hat einen Brocken in dem Mund, hält mit beiden Händen die Speisen zu, winkt fortzugehen)
Wie? - auch du? - Erkläre mir wenigstens die Ursache eures Stillschweigens.

PAPAGENO
St!
(er deutet ihr fortzugehen)

PAMINA
O, das ist mehr als Kränkung - mehr als Tod!
(Pause)
Liebster, einziger Tamino! -

PAPAGENO
Tamino, non vogliamo mangiare?
(Tamino suona il flauto)
Continua pure a suonare il tuo flauto, io voglio suonare i miei bocconi. Il Signor Sarastro ha una buona cucina. -
(Il flauto tace)

PAMINA
(lieta)
Tu qui? - Dèi benevoli! - Ho udito il tuo flauto - e così sono corsa dietro al suo suono, veloce come una freccia. - Ma tu sei triste? - Non dici una sillaba alla tua Pamina?

TAMINO
(sospira)
Ah!
(le fa cenno di andare via)

PAMINA
Come? Ti devo evitare? Non mi ami più?


TAMINO
(sospira)
Ah!
(le fa cenno di nuovo di allontanarsi)

PAMINA
Devo fuggire, senza sapere perché? - Tamino, caro giovane! ti ho offeso? - Tu non mi ami più?
(Tamino sospira)
Papageno, dimmi tu, dimmi, cosa è successo all’amico mio?
(Papageno ha un boccone in bocca, tiene il cibo con entrambe le mani, fa segno di andare via)
Come? Anche tu? - Spiegami almeno il motivo del vostro silenzio.


PAPAGENO
St!
(le indica di andarsene)

PAMINA
Oh, questo è più di un’offesa, più della morte!
(pausa)
Carissimo, unico Tamino! -

Clicca qui per il testo ("Ach, ich fühl’s, es ist verschwunden").

PAMINA
Ach, ich fühl’s, es ist verschwunden!
Ewig hin der Liebe Glück! -
Nimmer kommt ihr Wonnestunden
Meinem Herzen mehr zurück!
Sieh Tamino! diese Tränen,
Fließen Trauter dir allein!
Fühlst du nicht der Liebe Sehnen -
So wird Ruh’ im Tode sein! -
(ab)
PAMINA
Ah lo sento, è svanita!
Andata per sempre la felicità dell’amore!
Non tornerete ore di gioia
Mai più al mio cuore!
Guarda Tamino! queste lacrime
Scorrono, caro, solo per te.
Se tu non senti il desiderio d’amore -
Allora la quiete sarà nella morte! -
(esce)


Clicca qui per il testo del recitativo che segue ("Nicht wahr, Tamino, ich kann auch schweigen").

PAPAGENO
(ißt hastig)
Nicht wahr, Tamino, ich kann auch schweigen, wenn’s sein muß. - Ja, bei so einem Unternehmen, bin ich Mann. -
(Dreimaliger Posaunenton. - Tamino winkt Papageno, daß er gehen soll)
Gehe du nur voraus, ich komm schon nach.
(Tamino will ihn mit Gewalt fortführen)
Der Stärkere bleibt da!
(Tamino droht ihm und geht rechts ab; ist aber links gekommen)
Jetzt will mir’s erst recht wohl sein lassen. - Da ich in meinem besten Appetit bin, soll ich gehen. - Das laß’ ich wohl bleiben! - Ich ging’ jetzt nicht fort, und wenn Herr Sarastro seine sechs Löwen an mich spannte.
(Die Löwen kommen heraus, er erschrickt)
O Barmherzigkeit, ihr gütigen Götter! - Tamino, rette mich! die Herren Löwen machen eine Mahlzeit aus mir.

PAPAGENO
(mangia in fretta)
Hai visto, Tamino? Anch’io so tacere quando è necessario. Sì, in un’impresa del genere so essere un uomo.
(Triplice suono di tromboni. - Tamino fa segno a Papageno che deve andare)
Vai avanti tu, io verrò giusto dopo.
(Tamino vuole portarlo via con la forza)
Il più forte rimane qua!
(Tamino lo minaccia e parte da destra, ma era venuto da sinistra)
Voglio prima spassarmela come si deve. Ora che sono nel mio migliore appetito, devo andarmene? - Io lascio perdere tutto! - Adesso non me ne vado, nemmeno se il Signor Sarastro mi trascina con i suoi sei leoni.
(Escono i leoni, egli si spaventa)
Oh misericordia, dèi clementi! - Tamino, salvami! i signori leoni fanno di me un pasto.





Kathleen Battle (1991)


Anna Moffo (1958)


Gundula Janowitz (1963)


Elisabeth Grümmer (1956)


Lucia Popp (1981)


Barbara Bonney (1987)

Dorothea Röschmann (2003)


Andrea Rost (1995)



Johanna Matz interpreta Anna Gottlieb, la prima Pamina,
in una scena dal film "Mozart" (1955) di Karl Hartl

26 ottobre 2020

Il flauto magico (20) - "Seid uns zum zweitenmal wilkommen"

Scritto da Christian

i Tre Fanciulli tornano in scena, a bordo della loro "macchina volante coperta di rose", per rincuorare Tamino e Papageno, ancora sottoposti alla prova del silenzio, e recare loro cibo e bevande, oltre che per restituire gli strumenti magici (il flauto e i campanelli) che gli erano stati tolti. Dal testo di questo breve e agile terzetto, sembra quasi che i Genietti siano ora al servizio di Sarastro, loro che inizialmente erano stati indicati come guide dalla Regina. In realtà, come abbiamo visto e come vedremo ancora, essi sono spiriti "al di sopra delle parti", il cui unico scopo è quello di consigliare i nostri eroi e guidarli verso la saggezza, come testimoniano le loro parole anche in questa occasione: incoraggiano il principe Tamino a non arrendersi ("La meta è vicina!") ed esortano il povero Papageno a una maggiore disciplina ("Zitto e taci!").

Il trio allegretto per i tre Fanciulli («Seid uns zum zweitenmal wilkommen») è agilmente grazioso, con la semplice linea vocale adornata da una delicata, danzante figurazione per i violini.
(Charles Osborne)

Clicca qui per il testo ("Seid uns zum zweitenmal willkommen").

(Die drei Knaben kommen in einem mit Rosen bedeckten Flugwerk. In der Mitte steht ein schöner bedeckter Tisch. Der eine hat die Flöte, der andere das Kästchen mit Glöckchen.)

DIE DREI KNABEN
Seid uns zum zweitenmal willkommen,
Ihr Männer in Sarastros Reich!
Er schickt, was man euch abgenommen,
Die Flöte und die Glöckchen euch.
Wollt ihr die Speisen nicht verschmähen,
So esset, trinket froh davon! -
Wenn wir zum dritten Mal uns sehen,
Ist Freude eures Mutes Lohn!
Tamino, Mut! - Nah ist das Ziel!
Du, Papageno! schweige still!
(Unter dem Terzett setzen sie den Tisch in die Mitte und fahren auf.)

(I tre fanciulli giungono su una macchina volante coperta di rose. Al centro si trova una bella tavola apparecchiata. L’uno ha il flauto, l’altro la cassettina coi campanelli.)

I TRE FANCIULLI
Siate i benvenuti per la seconda volta,
Voi uomini, nel regno di Sarastro -
Egli invia ciò che vi era stato tolto:
Il flauto e i campanelli ecco a voi.
Vogliate non sdegnare queste vivande,
Mangiatene, bevetene in allegria! -
Quando ci vedremo per la terza volta,
La gioia sarà ricompensa al vostro coraggio!
Tamino, animo! - La meta è vicina! -
Tu, Papageno! zitto e taci!
(Durante il terzetto pongono la tavola al centro e s’alzano in volo.)





dir: Iván Fischer (2001)


dir: Wolfgang Sawallisch (1983)


dir: James Levine (1991)



Prima dell'apparizione dei Tre Fanciulli, però, c'è una lunga scena con recitativo di una certa importanza, visto che introduce (sia pure sotto false spoglie) quella Papagena che era stata promessa come compagna al nostro simpatico uccellatore.

Nonostante l'ammonimento del sacerdote che gli fa da "tutor" nel suo percorso di iniziazione, Papageno proprio non sa stare zitto: interpella Tamino in continuazione (che ovviamente non gli risponde, se non con l'invito a tacere), si lamenta della situazione, si mette a canticchiare, e infine afferma di avere sete. A questo punto fa la sua comparsa "una donna vecchia e brutta", che gli reca una grossa coppa. Pur deluso perché non si tratta di "né più né meno che acqua", Papageno la beve e comincia a discorrere con la vecchia, immemore dell'ordine di non proferire parola. Le domanda quanti anni abbia ("18 anni e 2 minuti", è la sorprendente replica) e se abbia un fidanzato, ricevendo una risposta affermativa. Ridendo, l'uccellatore chiede ulteriori dettagli: se questo innamorato sia più giovane di lei ("Non proprio, è circa dieci anni più vecchio") e come si chiami. Quando la vecchia gli dice che il suo nome è Papageno, e che si tratta in effetti proprio di lui, ovviamente rimane basito e si spaventa. Si ode un forte tuono e, prima di potergli svelare il proprio nome, la vecchia scompare di corsa.

L'intera scena sembra solo una punizione comica per non aver saputo rimanere in silenzio. Ma naturalmente, siamo solo all'inizio: la vecchia tornerà in una scena successiva, quando Papageno sarà ulteriormente messo alla prova, e ci sarà rivelato che si tratta in effetti della giovane Papagena, opportunamente (o magicamente?) trasformata. Un tema, quello del travestimento da brutta e vecchia, assai comune nelle fiabe: basti pensare alla strega di Biancaneve. Qui, almeno, l'acqua che la donna porge a Papageno non è avvelenata come la famosa mela!

Clicca qui per il testo del recitativo ("Hier seid ihr euch beiden allein überlassen").

(Tamino und Papageno werden ohne Säcke von den zwei Priestern hereingeführt.)

SPRECHER
Hier seid ihr euch beiden allein überlassen. - Sobald die röchelnde Posaune tönt, dann nehmt ihr euren Weg dahin. - Noch einmal, vergeßt das Wort nicht: Schweigen. -
(ab)

ZWEITER PRIESTER
Papageno, wer an diesem Ort sein Stillschweigen bricht, den strafen die Götter durch Donner und Blitz. Leb wohl!
(ab)

(Tamino setzt sich auf eine Rasenbank.)

PAPAGENO
(nach einer Pause)
Tamino!

TAMINO
(verweisend)
St!

PAPAGENO
Das ist ein lustiges Leben! - Wär’ ich lieber in meiner Strohhütte, oder im Wald, so hört’ ich doch manchmal einen Vogel pfeifen.

TAMINO
(verweisend)
St!

PAPAGENO
Mit mir selbst wird’ ich wohl sprechen dürfen; und auch wir zwei können zusammen sprechen, wir sind ja Männer.

TAMINO
(verweisend)
St!

PAPAGENO
(singt)
La la la - la la la! - Nicht einmal einen Tropfen Wasser bekommt man bei diesen Leuten; viel weniger sonst was. -

(Ein altes häßliches Weib kommt aus der Versenkung, hält auf einer Tasse einen großen Becher mit Wasser.)

PAPAGENO
(sieht sie lang an)
Ist das für mich?

WEIB
Ja, mein Engel!

PAPAGENO
(sieht sie wieder an, trinkt)
Nicht mehr und nicht weniger als Wasser. - Sag du mir, du unbekannte Schöne! werden alle fremde Gäste auf diese Art bewirtet?

WEIB
Freilich, mein Engel!

PAPAGENO
So, so! - Auf diese Art werden die Fremden auch nicht gar zu häufig kommen. -

WEIB
Sehr wenig.

PAPAGENO
Kann mir’s denken. - Geh Alte, setze dich her zu mir, mir ist die Zeit verdammt lange. - Sag du mir, wie alt bist du denn?

WEIB
Wie alt?

PAPAGENO
Ja!

WEIB
18 Jahr und 2 Minuten.

PAPAGENO
18 Jahr und 2 Minuten?

WEIB
Ja!

PAPAGENO
Ha ha ha! - Ei du junger Engel! Hast du auch einen Geliebten?

WEIB
I, freilich!

PAPAGENO
Ist er auch so jung wie du?

WEIB
Nicht gar, er ist um 10 Jahre älter. -

PAPAGENO
Um 10 Jahre ist er älter als du? - Das muß eine Liebe sein! - Wie nennt sich denn dein Liebhaber?

WEIB
Papageno!

PAPAGENO
(erschrickt, Pause)
Papageno? - Wo ist er denn, dieser Papageno?

WEIB
Da sitzt er, mein Engel!

PAPAGENO
Ich wär’ dein Geliebter?

WEIB
Ja, mein Engel!

PAPAGENO
(nimmt schnell das Wasser und spritzt sie ins Gesicht)
Sag du mir, wie heißt du denn?

WEIB
Ich heiße -
(Starker Donner; die Alte hint schnell ab)

PAPAGENO
O weh!

(Tamino steht auf, droht ihm mit dem Finger)

PAPAGENO
Nun sprech’ ich kein Wort mehr!

(Tamino e Papageno vengono introdotti senza cappuccio dai due sacerdoti.)

ORATORE
A questo punto sarete lasciati soli. - Non appena il trombone risuona, allora riprenderete il vostro cammino. - Ancora una volta, non dimenticate il precetto: silenzio.
(esce)

SECONDO SACERDOTE
Papageno, chi in questo luogo rompe il suo silenzio, gli dèi lo puniscono con tuoni e fulmini. Addio!

(esce)

(Tamino si siede sopra un sedile erboso.)

PAPAGENO
(dopo una pausa)
Tamino!

TAMINO
(rimproverandolo)
St!

PAPAGENO
Che bella vita allegra! - Fossi piuttosto nella mia capanna di paglia o nel bosco, così ogni tanto sentirei certamente un uccello fischiettare.

TAMINO
(rimproverandolo)
St!

PAPAGENO
Con me stesso potrò ben parlare; ed anche fra noi due possiamo parlare insieme, in fondo siamo uomini!

TAMINO
(rimproverandolo)
St!

PAPAGENO
(canta)
La la la - la la la! - Neppure una goccia d’acqua si può avere da questa gente; men che meno qualcos’altro.

(Una donna vecchia e brutta giunge dalla botola, tiene su un vassoio una grossa coppa con acqua.)


PAPAGENO
(la guarda a lungo)
È per me?

DONNA
Sì, angelo mio!

PAPAGENO
(la guarda di nuovo, beve)
Né più e né meno che acqua. - Dimmi, bella sconosciuta! tutti gli ospiti forestieri vengono accolti in questa maniera?

DONNA
Naturalmente, angelo mio!

PAPAGENO
Bene! - Allora i forestieri non verranno certo di frequente. -

DONNA
Molto poco.

PAPAGENO
Posso immaginarmelo. - Su, vecchia, siediti qui accanto a me, il tempo mi è maledettamente lungo. - Dimmi dunque, quanti anni hai?

DONNA
Quanti anni?

PAPAGENO
Sì.

DONNA
18 anni e 2 minuti.

PAPAGENO
18 anni e 2 minuti?

DONNA
Sì!

PAPAGENO
Ah ah ah! - Che giovane angioletto! Hai anche un amante?

DONNA
Oh, certo!

PAPAGENO
È anche lui giovane come te?

DONNA
Non proprio, è circa 10 anni più vecchio. -

PAPAGENO
Circa 10 anni più di te? - Deve essere un bell’amore! - E come si chiama il tuo innamorato?

DONNA
Papageno!

PAPAGENO
(si spaventa, pausa)
Papageno? - E dove si trova, questo Papageno?

DONNA
Siede qui, mio angelo!

PAPAGENO
Io sarei il tuo innamorato?

DONNA
Sì, angelo mio!

PAPAGENO
(prende veloce l’acqua e gliela spruzza in viso)
Dimmi, e tu come ti chiami?

DONNA
Mi chiamo...
(Forte tuono. La vecchia esce velocemente zoppicando)

PAPAGENO
Ahimè!

(Tamino si alza, minaccia col dito)

PAPAGENO
Ora non dirò più una parola!

22 ottobre 2020

Il flauto magico (19) - "In diesen heil'gen Hallen"

Scritto da Christian

Partita la Regina della Notte, Pamina si dispera, indecisa sul da farsi. Si palesa allora Monostatos, che ha assistito a tutta la scena, ricattandola: se non ricambierà il suo amore, racconterà a Sarastro del progetto di omicidio ai suoi danni. Ma a questo punto fa il suo ingresso proprio il gran sacerdote, che caccia via Monostatos e tranquillizza Pamina, spiegandole di sapere già tutto. E alla ragazza che lo supplica di non vendicarsi di sua madre, Sarastro replica con un'aria in cui spiega che "in queste sacre sale non si conosce la vendetta".

All'aria della Regina "Der Hölle Rache", caratterizzata da note molto acute, segue dunque un brano che, al contrario, raggiunge frequenze estremamente basse. Il contrasto non potrebbe essere maggiore, e sicuramente Mozart e Schikaneder si sono divertiti nel collocare uno dopo l'altro due brani così diversi, non solo musicalmente ma anche nei contenuti. Tanto era il furore e l'ira che prorompevano dall'aria della Regina, tanta è la calma e la compassione (paterna) che vengono veicolate da quella di Sarastro, lenta e solenne, che illustra qui (per usare le parole di Osborne) la sua "filosofia cristiano-umanistica": "in queste sacre mura, dove l'uomo ama l'uomo, non può nascondersi nessun traditore, perché il nemico viene perdonato". Frasi che forse ci spiegano anche il motivo per il quale Sarastro tollera la presenza del malvagio Monostatos nel proprio regno, cosa che fino ad ora ci aveva lasciato perplessi.

Il regno di Sarastro è quello della luce. La sua figura s'identifica con quella del sole, che illumina con i suoi raggi la notte delle tenebre dove si annidano l'ignoranza, l'intrigo, la superstizione. [...] È sorprendente come Mozart riesca a produrre un senso di sfolgorante luminosità attraverso la voce del basso profondo che, più scende a pescare le note nelle regioni oscure del pentagramma, più irradia il calore dell'affetto, della tranquillità, della calma interiore.
(Paolo Gallarati)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Morden soll ich?").

PAMINA
(mit dem Dolch in der Hand)
Morden soll ich? - Götter! das kann ich nicht. - Das kann ich nicht!
(steht in Gedanken)
Was soll ich nun?

MONOSTATOS
Dich mir anvertrauen!
(nimmt ihr den Dolch)

PAMINA
(erschrickt und schreit)
Ha!

MONOSTATOS
Warum zitterst du? vor dem ausgedachten Mord?

PAMINA
(schüchtern)
Du weißt also? -

MONOSTATOS
Alles. - Ich weiß sogar, daß nicht nur dein, sondern auch deiner Mutter Leben in meiner Hand steht. - Du hast also nur einen Weg, dich und deine Mutter zu retten.

PAMINA
Der wäre?

MONOSTATOS
Mich zu lieben!

PAMINA
(zitternd, für sich)
Götter!

MONOSTATOS
(freudig)
Nun Mädchen! - Ja, oder nein!

PAMINA
(entschlossen)
Nein!

MONOSTATOS
(voll Zorn)
Nein? - Ha so stirb!
(er ergreift sie bei der Hand)

PAMINA
Monostatos, sieh mich hier auf meinen Knien! - schone meiner!

MONOSTATOS
Liebe oder Tod! - Sprich! dein Leben steht auf der Spitze.

PAMINA
Mein Herz hab’ ich dem Jüngling geopfert.

MONOSTATOS
Was kümmert mich dein Opfer. - Sprich! -

PAMINA
(entschlossen)
Nie!

MONOSTATOS
So fahr denn hin!
(Sarastro hält ihn schnell ab)
Herr, mein Unternehmen ist nicht strafbar; man hat deinen Tod geschworen, darum wollt’ ich dich rächen.

SARASTRO
Ich weiß nur allzuviel. - Auch würde ich dies schwarz Unternehmen mit höchster Strenge an dir bestrafen, wenn nicht ein böses Weib den Dolch dazu geschmiedet hätte. - Geh! -

MONOSTATOS
(im Abgehen)
Jetzt such’ ich die Mutter auf, weil die Tochter mir nicht beschieden ist.
(ab)

PAMINA
Herr, strafe meine Mutter nicht! Der Schmerz über meine Abwesenheit -

SARASTRO
Ich weiß alles. - Weiß, daß sie in unterirdischen Gemächern des Tempels herumirrt und Rache über mich und die Menschheit kocht; - allein, du sollst sehen, wie ich mich an deiner Mutter räche. -
PAMINA
(con il pugnale in mano)
Io dovrei commettere un assassinio? - Dèi! nol posso. - Nol posso!
(rimane pensosa)
Che fare, ora?

MONOSTATO
Affidarti a me!
(le prende il pugnale)

PAMINA
(si spaventa e grida)
Ah!

MONOSTATO
Perché tremi? per il progettato assassinio?

PAMINA
(impaurita)
Tu sai dunque? -

MONOSTATO
Tutto. - Io so anche che non solo la tua, ma anche la vita di tua madre è in mano mia. - Tu hai dunque solo una strada, per salvare te e tua madre.


PAMINA
Che sarebbe?

MONOSTATO
Amarmi!

PAMINA
(tremando, fra sé)
Dèi!

MONOSTATO
(felice)
Ebbene, fanciulla! - Sì, o no!

PAMINA
(risoluta)
No!

MONOSTATO
(pieno d’ira)
No? - Ah, dunque muori!
(l’afferra per la mano)

PAMINA
Monostato, guardami qui in ginocchio! - risparmiami!


MONOSTATO
Amore o morte! Parla! La tua vita è all’estremo.


PAMINA
Il mio cuore l’ho offerto a quel giovane.

MONOSTATO
Cosa m’importa della tua offerta - parla!

PAMINA
(risoluta)
Mai!

MONOSTATO
Allora, addio!
(Sarastro rapido lo trattiene)
Signore, la mia impresa non è riprovevole; si è giurata la tua morte, perciò volevo vendicarti.


SARASTRO
So fin troppo. - E punirei questa nera impresa col più grande rigore verso di te, se una donna malvagia non avesse a ciò forgiato il pugnale. - Va’!


MONOSTATO
(uscendo)
Ora faccio visita alla madre, visto che la figlia non mi è destinata.
(esce)

PAMINA
Signore, non punire mia madre! Il dolore per la mia assenza -

SARASTRO
So tutto. - So che vaga nei luoghi sotterranei del Tempio e trama vendetta contro me e l’umanità: - ma tu vedrai come mi vendico di tua madre.

Clicca qui per il testo di "In diesen heil’gen Hallen".

SARASTRO
In diesen heil’gen Hallen
Kennt man die Rache nicht!
Und ist ein Mensch gefallen,
Führt Liebe ihn zur Pflicht.
Dann wandelt er an Freundes Hand
Vergnügt und froh ins bessre Land.
In diesen heil’gen Mauern,
Wo Mensch den Menschen liebt -
Kann kein Verräter lauern,
Weil man dem Feind vergiebt.
Wen solche Lehren nicht erfreun,
Verdienet nicht ein Mensch zu sein.
SARASTRO
In queste sacre sale
Non si conosce la vendetta!
E se un uomo è caduto,
L’amore lo conduce al dovere.
Condotto da mano amica, camminerà poi
Contento e lieto in terra migliore.
In queste sacre mura,
Dove l’uomo ama l’uomo,
Non può nascondersi nessun traditore,
Perché il nemico viene perdonato.
Chi non onora tali insegnamenti,
Non merita di essere un uomo.





László Polgár (1989)


Kurt Moll (1991)


René Pape (2006)


Giorgio Tadeo (1965)


Franz Crass (1964)

Günter Wewel (2000)



masterclass di Joyce DiDonato

16 ottobre 2020

Il flauto magico (18) - "Der Hölle Rache"

Scritto da Christian



Proprio mentre Monostatos si avvicina furtivo, Pamina viene risvegliata dall'improvviso arrivo della madre, la Regina della Notte, che si manifesta magicamente all'interno del regno di Sarastro (benché fuori dal tempio), esprimendo tutta la propria ira per l'affronto che le è stato fatto. Di fronte alla figlia confusa e spaventata, che le comunica che Tamino ha scelto di consacrarsi agli iniziati, Astrifiammante rivela (anche a noi spettatori) alcuni retroscena della vicenda: il padre di Pamina, prima di morire, ha consegnato volontariamente ai sacerdoti, che lui stimava, "il settemplice Cerchio del Sole", il simbolo di potere che lei stessa ambiva a possedere. La ragazza cerca di mediare fra le due parti, supplicando la madre di poter comunque "amare il giovane come iniziato". Ma la Regina non intende sentire ragioni, e le intima di uccidere di persona Sarastro con un pugnale affilato che le consegna. Se fallirà, sarà ripudiata per sempre ("So bist du meine Tochter nimmermehr!").


Diana Damrau (2003)

Ed eccoci qui. La seconda aria della Regina della Notte è senza alcun dubbio il brano più famoso di tutto il "Flauto magico", celebre per la sua estrema difficoltà: la voce del soprano richiede un'incredibile agilità nella parte di coloratura e un'estensione nel registro sovracuto non certo alla portata di tutte le interpreti. Mozart la compose appositamente per Josepha Hofer, sua cognata (era la sorella maggiore di sua moglie Constanze), che interpretò la parte in occasione del debutto dell'opera. Il furore e il desiderio di vendetta che prorompono dal testo e dalla musica sono espressione, prima ancora che del personaggio, in generale degli istinti e della natura, caratteristiche connotate al regno (femminile) della Regina della Notte, che si contrappone a quello più razionale e illuminato del tempio (maschile) della saggezza di Sarastro. Anche se oggi il brano sembra brillare di originalità e di vita propria, in realtà si rifà in parte ad alcuni stilemi dell'opera seria ben stabiliti all'epoca, gli stessi che connotano gli altri numeri cantati dalla Regina e dalla stessa Pamina. Certo, però, che il genio di Mozart lo riveste di un particolare fascino musicale.
Il male, in una forma ancora più terribile, viene espresso con la seconda aria della Regina della notte («Der Hölle Rache Kocht in meinem Herzen») una brillante "aria di vendetta" del genere della vecchia opera seria, in cui la minacciosa coloratura porta la cantante fino al fa nell'ottava alta e l'implacabile movimento in avanti della musica in re minore sembra accentuare l'ossessivo odio della Regina nei confronti di Sarastro; Il lancinante staccato è come una serie di crudeli pugnalate.
(Charles Osborne)
[Alla Regina della Notte] Mozart affida il registro acutissimo del soprano di coloratura, gorgheggiante come un usignolo meccanico in vocalizzi aguzzi come gelide ramificazioni di ghiaccio. La voce più alta della gamma vocale, di solito luminosa e scintillante, produce, qui, un senso di astrale freddezza nella misura in cui quel canto brilla, come una lama tagliente, nel firmamento notturno che lo incornicia. Lo stile [...] è quello dell'opera seria italiana: niente di nuovo, quindi, sul piano strettamente linguistico. Ma nuova è la facoltà di caricare il belcanto di tale intensità espressiva, dando alla Regina un aspetto che nessun altro personaggio potrebbe usurpare, tanto è specifico, personalizzato, preciso.
(Paolo Gallarati)
Curiosità: una registrazione di quest'aria (cantata da Edda Moser, con la direzione di Wolfgang Sawallisch) è stata inviata nello spazio, insieme ad altri esempi di musica terrestre, tramite la navicella Voyager 1, lanciata nel 1977. Speriamo che gli eventuali alieni la gradiscano! Quanto al "settemplice cerchio solare" (il termine "settemplice", ovvero composto da sette strati sovrapposti, ci ricorda naturalmente lo scudo di Aiace nell'"Iliade"), introdotto in questa occasione ma non più citato in seguito nel libretto, esso ha tutte le caratteristiche del "MacGuffin", espressione con cui il regista Alfred Hitchcock si riferiva a qualcosa di estrema importanza per i personaggi di una storia, ma in realtà pretestuoso e inessenziale per gli spettatori. Ma il numero sette è altamente simbolico (come abbiamo già raccontato), anche se la massoneria preferiva il tre.


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Zurücke!").

(Die Königin kommt unter Donner aus der mittleren Versenkung, und so, daß sie gerade vor Pamina zu stehen kommt.)

KÖNIGIN
Zurücke!

PAMINA
(erwacht)
Ich Götter!

MONOSTATOS
(prallt zurück)
O weh! -
(steht ganz still)

PAMINA
Mutter! Mutter! meine Mutter! -
(sie fällt ihr in die Arme)

KÖNIGIN
Verdank es der Gewalt, mit der man dich mir entriß, daß ich noch deine Mutter mich nenne. - Wo ist der Jüngling, den ich an dich sandte?

PAMINA
Ach Mutter, der ist der Welt und den Menschen auf ewig entzogen. - Er hat sich den Eingeweihten gewidmet.

KÖNIGIN
Den Eingeweihten? - Unglückliche Tochter, nun bist du auf ewig mir entrissen. -

PAMINA
Entrissen? - O fliehen wir, liebe Mutter! Unter deinem Schutz trotz’ ich jeder Gefahr.

KÖNIGIN
Schutz? Liebes Kind, deine Mutter kann dich nicht mehr schützen. - Mit deines Vaters Tod ging meine Macht zu Grabe.

PAMINA
Mein Vater -

KÖNIGIN
Übergab freiwillig den siebenfachen Sonnenkreis den Eingeweihten.

PAMINA
Liebe Mutter, dürft’ ich den Jüngling als Eingeweihten denn nicht auch ebenso zärtlich lieben, wie ich ihn jetzt liebe? - Mein Vater selbst war ja mit diesen weisen Männern verbunden; er sprach jederzeit mit Entzücken von ihnen, preiste ihre Güte - ihren Verstand - ihre Tugend. - Sarastro ist nicht weniger tugendhaft. -

KÖNIGIN
Was hör’ ich! - Du, meine Tochter, könntest die schändlichen Gründe dieser Barbaren verteidigen? - Siehst du hier diesen Stahl? - Er ist für Sarastro geschliffen. Du wirst ihn töten und den mächtigen Sonnenkreis mir überliefern.

PAMINA
Aber liebste Mutter! -

KÖNIGIN
Kein Wort!

(La Regina giunge fra tuoni dalla botola centrale, in modo da venirsi a trovare proprio davanti a Pamina.)

REGINA
Indietro!

PAMINA
(svegliatasi)
Oh dèi!

MONOSTATO
(rimbalza indietro)
Ahimè! -
(rimane completamente immobile)

PAMINA
Madre! madre! madre mia! -
(le cade fra le braccia)

REGINA
Lo si deve alla violenza con la quale ti hanno sottratta a me, se io ancora mi chiamo tua madre. - Dov’è il giovane che ti ho inviato?

PAMINA
Ah madre, è tolto per sempre al mondo e agli uomini. - Egli è consacrato agli iniziati.


REGINA
Agli iniziati? - Figlia infelice, così mi sei sottratta per sempre. -

PAMINA
Sottratta? - Oh fuggiamo, cara madre! Sotto la tua protezione resisto a qualsiasi pericolo.

REGINA
Protezione? Cara figliola, tua madre non può più proteggerti. - Con la morte di tuo padre il mio potere è svanito.

PAMINA
Mio padre -

REGINA
Consegnò volontariamente agli iniziati il settemplice Cerchio del Sole.

PAMINA
Cara madre, non potrei allora amare il giovane come iniziato, altrettanto affettuosamente quanto lo amo ora? - Mio padre stesso era invero legato a questi uomini saggi; parlava continuamente di loro con entusiasmo, lodava la loro bontà - la loro intelligenza - la loro virtù. - Sarastro non è meno virtuoso. -

REGINA
Cosa sento! - Tu, mia figlia, saresti capace di difendere i princìpi abbietti di questi barbari? - Vedi qui questo acciaro? - È stato affilato per Sarastro. Tu lo ucciderai e mi consegnerai il potente Cerchio del Sole.

PAMINA
Ma madre carissima! -

REGINA
Non una parola!

Clicca qui per il testo di "Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen".

KÖNIGIN
Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen,
Tod und Verzweiflung flammet um mich her!
Fühlt nicht durch dich Sarastro Todesschmerzen,
So bist du meine Tochter nimmermehr!
Verstoßen sei auf ewig, verlassen sei auf ewig,
Zertrümmert sei’n auf ewig alle Bande der Natur,
Wenn nicht durch dich Sarastro wird erblassen! -
Hört, Rachegötter, - hört! der Mutter Schwur! -

REGINA
La vendetta dell’inferno ribolle nel mio cuore,
Morte e disperazione m’infiamman tutt’intorno!
Se Sarastro non patisce le pene della morte,
Tu non sei più mia figlia!
Sii per sempre ripudiata, per sempre abbandonata,
Distrutti sian per te tutti i legami naturali,
Se Sarastro non impallidirà a causa tua! -
Udite, dèi della vendetta - udite! il giuramento di una Madre! -





Cristina Deutekom (1971)


Luciana Serra (1991)


Edda Moser


Lucia Popp (1964)

Roberta Peters (1964)


La popolarità dell'aria è tale che su YouTube si possono trovare centinaia di versioni... particolari: rivisitazioni rock, metal (anche in francese o in italiano), jazz o accompagnate dall'ukulele; cantata da bambini, ragazzi, uomini adulti, con voce di basso (!) o a due voci; arrangiamenti per piano, violoncello, chitarra classica, chitarra elettrica, flauti, ottoni o theremin; e naturalmente versioni strumentali ideali per il karaoke.

il brano è stato utilizzato frequentemente anche in pubblicità (esempi qui e qui) e, ovviamente, al cinema:


scena dal film "Amadeus" (1984) di Miloš Forman


scena dal film "Sweet sixteen" (2002) di Ken Loach


scena dal film "Mangia prega ama" (2010) di Ryan Murphy


confronto fra 40 soprani che cantano la coloratura

Nella compilation qui sopra, dopo una serie di ottimi soprano, a 6:42 appare Florence Foster Jenkins (seguita da altre sue imitatrici). Si tratta della "peggior cantante di tutti i tempi", come è stata definita da fonti autorevoli. La sua (edificante) storia è stata narrata recentemente anche in due film, "Florence" (2016) e "Marguerite" (2015), dai quali sono tratte le clip che seguono. Attenzione alle orecchie!


scena dal film "Florence" (2006) di Stephen Frears


scena dal film "Marguerite" (2005) di Xavier Giannoli

La scena cambia: ci spostiamo in un giardino all'aperto, dove Pamina sta riposando sotto un pergolato di fiori, alla luce della luna. Il moro Monostatos si avvicina, la ammira e dichiara apertamente il suo amore per lei. E dopo aver rivendicato con veemenza il proprio diritto ad amare, in una breve aria chiede alla luna stessa il permesso di poter baciare la ragazza mentre dorme ("E se ti dovesse dare fastidio, allora chiudi gli occhi").

Pur trattandosi di un personaggio minore, al tempo stesso antagonista e macchietta comica, Monostatos è una figura complessa e ricca di sfumature. Oggi, in tempi di political correctness, c'è chi ritiene inaccettabili alcuni aspetti discriminatori legati al colore della sua pelle. In realtà, come abbiamo già detto, si tratta di un caratteristico "personaggio tipo" (o "stock character", per dirla all'inglese) come ce n'erano molti nel teatro e nella letteratura europea (basti pensare, per rimanere in ambito mozartiano, al turco Osmin de "Il ratto del serraglio"). Monostatos è cattivo, certo, per come ci è stato presentato. Ma è un cattivo fondamentalmente innocuo, mai malvagio o veramente pericoloso, tanto che anche Sarastro (a parte punirlo occasionalmente) non si preoccupa più di tanto che possa circolare in libertà all'interno del proprio regno. Lo stesso Mozart, nella sua partitura, non gli dà mai "gravità di accenti, anzi scherza con lui fino a farcelo apparire comico nel suo zelo interessato per Sarastro, nella sua avversione a Tamino, nel suo amore per Pamina" (Mario Labroca).

Quanto al colore della sua pelle: il termine "moro" (che deriva dal latino maurus, che indicava inizialmente gli abitanti della Mauretania, regione nordafricana corrispondente agli attuali Marocco e Algeria) era usato per riferirsi specificatamente alle popolazioni musulmane di origine berbera che avevano occupato parte dell'Europa (la penisola iberica e la Sicilia), ma anche più in generale (come in questo caso) a un individuo dalla pelle scura. Alcuni passaggi del libretto, che fanno riferimento diretto a questo aspetto ("E io dovrei astenermi dall'amore, perché un uomo nero è brutto? [...] Bianco è bello!"), potrebbero sembrare razzisti. In realtà siamo di fronte a uno dei più classici canoni di bellezza, che vanno al di là dell'appartenenza a un'etnia. Pamina è bella perché bianca, nel senso che ha la pelle pallida, lunare appunto (è la figlia della Regina della Notte, dopo tutto!), e tale carnagione, soprattutto nelle donne, è sempre stata associata alla fragilità e alla bellezza. Si pensi per esempio a Biancaneve, chiamata così perché aveva la pelle "bianca come la neve". E la stessa Pamina, quando Papageno l'aveva vista per la prima volta, era stata descritta "più bianca ancor del gesso". Chi lavora nei campi, sempre sotto il sole, è ovviamente abbronzato o ha la pelle bruciata. Chi è di nobile origine (una principessa, appunto) e può permettersi di curare il proprio aspetto, al contrario, è chiaro. Tale canone estetico è tuttora molto diffuso nei paesi dell'Estremo Oriente come la Cina o il Giappone, dove le donne addirittura si sbiancano la pelle con appositi cosmetici per risultare più attraenti e si proteggono dai raggi del sole con un ombrello estivo, a differenza dell'Occidente dove, dalla metà del ventesimo secolo in poi, lo status symbol è diventato quello di poter permettersi di andare in vacanza al mare e poi sfoggiare un'abbronzatura per dimostrarlo.

Vorrei infine sottolinare un passaggio dell'aria di Monostatos. Quando il moro dice

Ist mir denn kein Herz gegeben,
Bin ich nicht von Fleisch und Blut?
Non mi è dunque stato dato alcun cuore,
Non sono anch’io di carne e sangue?
non ci ricorda forse le parole di Shylock nel celebre monologo de "Il mercante di Venezia" di Shakespeare?
Hath not a Jew eyes? Hath not a Jew hands, organs, dimensions, senses, affections, passions; fed with the same food, hurt with the same weapons, subject to the same diseases, healed by the same means, warmed and cooled by the same winter and summer as a Christian is? If you prick us, do we not bleed? If you tickle us, do we not laugh? If you poison us, do we not die? And if you wrong us, shall we not revenge?
Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, statura, sensi, affetti, passioni? Non si nutre anche lui di cibo? Non sente anche lui le ferite? Non è soggetto anche lui ai malanni e sanato dalle medicine, scaldato e gelato anche lui dall'estate e dall'inverno come un cristiano? Se ci pungete non diamo sangue, noi? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate non moriamo? E se ci fate torto, non ci vendicheremo?
Tanto basta per sollevare Mozart e Schikaneder (come Shakespeare prima di loro) dalle accuse di razzismo, e dimostrare come abbiano voluto farci provare empatia anche per un personaggio come Monostatos: una figura piccola, meschina, cattiva, eppure in grado di smuoverci e commuoverci, e persino di farci comprendere – sia pure per un momento – i suoi sentimenti e il suo punto di vista.
La breve ed agile aria, simile ad una canzone, che Monostatos canta mentre si avvicina alla dormiente Pamina, è un bel pezzo di caratterizzazione musicale; sebbene sia piuttosto semplice melodicamente, il suo movimento pressante, senza pause, sempre in pianissimo, trasmette un senso di furtività accresciuto dall'insolito timbro dell'ottavino che raddoppia i primi violini. Questa è la sola comparsa dell'ottavino nello Zauberflöte.
(Charles Osborne)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Ha, da find’ ich ja die spröde Schöne!").

(Das Theater verwandelt sich in einen angenehmen Garten; Bäume, die nach Art eines Hufeisens gesetzt sind; in der Mitte steht eine Laube von Blumen und Rosen, worin Pamina schläft. Der Mond beleuchtet ihr Gesicht. Ganz vorn steht eine Rasenbank. Monostatos kommt, setzt sich nach einer Pause.)

MONOSTATOS
Ha, da find’ ich ja die spröde Schöne! - Und um einer so geringen Pflanze wegen wollte man meine Fußsohlen behämmern? - Was war denn eigentlich mein Verbrechen? - daß ich mich in eine Blume vergaffte, die auf fremden Boden versetzt war? - Und welcher Mensch würde bei so einem Anblick kalt und unempfindlich bleiben? - Bei allen Sternen! das Mädchen wird noch um meinen Verstand mich bringen. - Das Feuer, das in mir glimmt, wird mich noch verzehren.
(er sieht sich allenthalben um)

(La scena si muta in un piacevole giardino; alberi, che sono disposti a ferro di cavallo; nel mezzo si trova un pergolato di fiori e rose, in cui Pamina riposa. La luna illumina il suo volto. Sul davanti si trova un sedile erboso. Giunge Monostato, si siede dopo una pausa.)


MONOSTATO
Ah, ecco che trovo qui la bella ritrosa! - E per causa di un fiorellino così piccolo si volevan percuotere le mie piante dei piedi? - Qual era poi di fatto il mio delitto? - che avevo perso la testa per un fiore trapiantato in suol straniero? - E quale uomo rimarrebbe freddo e insensibile a una vista siffatta? - Per tutte le stelle! questa fanciulla mi farà di nuovo perdere la testa. - Il fuoco che arde in me mi consumerà ancora.

(si guarda intorno ovunque)

Clicca qui per il testo del brano ("Alles fühlt der Liebe Freuden").

MONOSTATOS
Alles fühlt der Liebe Freuden,
Schnäbelt, tändelt, herzt und küßt -
Und ich sollt’ die Liebe meiden,
Weil ein Schwarzer häßlich ist!
Ist mir denn kein Herz gegeben,
Bin ich nicht von Fleisch und Blut? -
Immer ohne Weibchen leben
Wäre wahrlich Höllenglut.
Drum so will ich, weil ich lebe,
Schnäbeln, küssen, zärtlich sein! -
Lieber guter Mond, vergebe,
Eine Weiße nahm mich ein.
Weiß ist schön - ich muß sie küssen.
Mond! verstecke dich dazu! -
Sollt’ es dich zu sehr verdrießen,
O so mach’ die Augen zu.
(er schleicht langsam und leise hin)
MONOSTATO
Chiunque prova le gioie dell’amore,
Scherza, amoreggia, accarezza, bacia -
Ed io dovrei astenermi dall’amore,
Perché un uomo nero è brutto!
Non mi è dunque stato dato alcun cuore,
Non sono anch’io di carne e sangue? -
Vivere sempre senza una donnetta
Sarebbe davvero il fuoco dell’inferno!
Perciò, poiché vivo, io voglio
Amoreggiare, baciare, essere affettuoso! -
Cara buona luna, perdona,
Una bianca m’ha conquistato!
Bianco è bello - io devo baciarla.
Luna! cèlati perciò! -
Se questo ti dovesse seccare troppo,
Oh, allora chiudi gli occhi.
(si avvicina strisciando, lento e sommesso)





Sergio Bertocchi (Monostatos)
dir: Riccardo Muti (1995)


Uwe Peper (Monostatos)
dir: Iván Fischer (2001)


Franz Grundheber (Monostatos)
dir: Horst Stein (1971)


Peter Bronder (Monostatos)
(2021)

8 ottobre 2020

Il flauto magico (16) - "Wie? Wie? Wie?"

Scritto da Christian

Non sono Pamina e Papagena, tuttavia, le prime donne che si pongono davanti a Tamino e Papageno, impegnati nella prova del silenzio. A manifestarsi dentro la stanza buia, da una botola sottoterra, sono infatti le Tre Dame, le damigelle della Regina della Notte, che cercano di spingerli a infrangere il loro voto e a fuggire con loro da "questo luogo di terrore". A un Tamino fermo e risoluto nella propria disciplina si contrappone un Papageno che dimostra una totale mancanza di autocontrollo, tanto che il principe deve rimproverarlo a più riprese, intimandogli di rimanere in silenzio.

Evidenti i richiami al precedente quintetto che, nel primo atto, vedeva come protagonisti gli stessi personaggi ("Hm! Hm! Hm! Hm!"). In quell'occasione Papageno sfoggiava un lucchetto sulla bocca che gli era stato imposto proprio perché parlava troppo (o meglio, perché diceva bugie). La cosa curiosa era che in quel caso l'insegnamento proveniva dalle Tre Dame che, stavolta, vestono il ruolo delle antagoniste. E adesso che Papageno non ha più il lucchetto, sarebbe stato meglio se ce l'avesse! Altra curiosità sta nel fatto che entrambi i quintetti cominciano nei primi versi con la ripetizione di un singolo fonema, caratteristica che ritroveremo anche in un successivo duetto con Papageno protagonista ("Pa-pa-pa-pa-").

Nel tentativo di convincere i due uomini a fuggire con loro, le Tre Dame accusano i sacerdoti di Sarastro di nutrire "falsi sentimenti, e che "si dice che chi giura per la loro confraternita venga precipitato all’inferno". Tamino replica: "Chiacchiere, riportate da donne e ideate da ipocriti". Secondo Osborne, si tratta di "allusioni contemporanee: la scena "permette a Schikaneder e a Mozart di protestare pubblicamente contro le accuse che venivano allora lanciate contro la massoneria", accuse alle quali la gente comune come Papageno poteva facilmente credere. Nel testo dell'intero brano è inoltre ormai evidente lo scontro aperto fra il mondo maschile e quello femminile: in quanto parte di quest'ultimo, anche la Regina della Notte è ormai spogliata, agli occhi di Tamino, di ogni autorevolezza ("Ella è una donna, ragiona da donna!").

Come capita spesso con il linguaggio dell'opera (si pensi al "Barbiere di Siviglia" di Rossini, con i suoi "Piano pianissimo / senza parlar" o "Zitti zitti, piano piano"), i personaggi che esprimono la necessità di restare in silenzio lo fanno paradossalmente cantando ad alto volume e ripetendo più volte questo concetto. Qui addirittura il brano si conclude con i personaggi che intonano all'unisono l'ennesima "massima morale":

Von festem Geiste ist ein Mann,
Er denket, was er sprechen kann!
Di animo forte è quell’uomo
che pensa prima di parlare!
L'irruzione dei sacerdoti fa sprofondare le Tre Dame nella botola da cui erano provenute. Tamino e Papageno (quest'ultimo ancora terrorizzato, dopo essersi gettato a terra impaurito) vengono dunque nuovamente incappucciati e fatti proseguire nel loro percorso di iniziazione, in attesa di incontrare Pamina e Papagena.

Clicca qui per il testo del recitativo che precede ("He, Lichter her! Lichter her!").

PAPAGENO
He, Lichter her! Lichter her! - Das ist doch wunderlich, so oft einen die Herrn verlassen, sieht man mit offenen Augen nichts.

TAMINO
Ertrag es mit Geduld, und denke, es ist der Götter Wille.

PAPAGENO
Ehi, luce qui! Fate luce! - È proprio strano, ogni qualvolta quei signori ci abbandonano, non si vede più nulla con gli occhi spalancati.

TAMINO
Sopporta con pazienza, e pensa che è il volere degli dèi.

Clicca qui per il testo del brano ("Wie? Wie? Wie?").

DIE DREI DAMEN
(aus der Versenkung)
Wie? wie? wie?
Ihr an diesem Schreckensort?
Nie! nie! nie!
Kommt ihr wieder glücklich fort!
Tamino, dir ist Tod geschworen!
Du, Papageno, bist verloren!

PAPAGENO
Nein, nein, nein, das wär’ zu viel!

TAMINO
Papageno, schweige still!
Willst du dein Gelübde brechen,
Nichts mit Weibern hier zu sprechen?

PAPAGENO
Du hörst ja, wir sind beide hin!

TAMINO
Stille, sag’ ich - schweige still!

PAPAGENO
Immer still und immer still!

DIE DREI DAMEN
Ganz nah ist euch die Königin,
Sie drang im Tempel heimlich ein! -

PAPAGENO
Wie? was? Sie soll im Tempel sein?

TAMINO
Stille, sag’ ich - schweige still! -
Wirst du immer so vermessen
Deiner Eidespflicht vergessen? -

DIE DREI DAMEN
Tamino, hör’! Du bist verloren!
Gedenke an die Königin!
Man zischelt viel sich in die Ohren
Von dieser Priester falschem Sinn!

TAMINO
(für sich)
Ein Weiser prüft und achtet nicht,
Was der gemeine Pöbel spricht.

DIE DREI DAMEN
Man sagt, wer ihrem Bunde schwört,
Der fährt zur Höll’ mit Haut und Haar.

PAPAGENO
Das wär’ der Teufel! Unerhört!
Sag an, Tamino, ist das wahr?

TAMINO
Geschwätz, von Weibern nachgesagt,
Von Heuchlern aber ausgedacht.

PAPAGENO
Doch sagt es auch die Königin!

TAMINO
Sie ist ein Weib, hat Weibersinn!
Sei still, mein Wort sei dir genug,
Denk deiner Pflicht und handle klug.

DIE DREI DAMEN
(zu Tamino)
Warum bist du mit uns so spröde?
(Tamino deutet bescheiden, daß er nicht sprechen darf)
Auch Papageno schweigt - so rede! -

PAPAGENO
(zu den Damen, heimlich)
Ich möchte gerne - woll -

TAMINO
Still!

PAPAGENO
Ihr seht, daß ich nicht soll!

TAMINO
Still!

TAMINO UND PAPAGENO
Daß du/ich nicht kanns/kann das Plaudern lassen,
Ist wahrlich eine Schand’ für dich/mich!

DIE DREI DAMEN, TAMINO UND PAPAGENO
Wir/Sie müssen sie/uns mit Scham verlassen:
Es plaudert keiner sicherlich!
Von festem Geiste ist ein Mann,
Er denket, was er sprechen kann!

(Die drei Damen wollen gehen; - die Eingeweihten von innen)

PRIESTER
Entweiht ist die heilige Schwelle!
Hinab mit den Weibern zur Hölle!

(Donner, Blitz und Schlag, zugleich zwei starke Donner)

DIE DREI DAMEN
O weh! o weh! o weh!
(sie stürzen in die Versenkung)

PAPAGENO
(fällt zu Boden)
O weh! o weh! o weh!

(Dann fängt der dreimalige Akkord an)

LE TRE DAME
(dalla botola)
Come? come? come?
Voi in questo luogo di terrore?
Mai! mai! mai!
Ne uscirete felicemente!
Tamino! la morte ti è assicurata!
Tu, Papageno! sei perduto!

PAPAGENO
No, no, no, sarebbe troppo.

TAMINO
Papageno, taci, zitto!
Vuoi infrangere il tuo voto,
Di non parlare a donna alcuna?

PAPAGENO
Tu ben odi, noi siamo entrambi perduti!

TAMINO
Zitto, ti dico - taci, zitto!

PAPAGENO
Sempre zitto e sempre zitto!

LE TRE DAME
La Regina vi è ben vicina,
È penetrata nascostamente nel Tempio! -

PAPAGENO
Come? Cosa? Lei sarebbe nel Tempio?

TAMINO
Zitto, io dico - taci, zitto!
Sarai sempre così temerario
Da trascurare il dovere del tuo giuramento?

LE TRE DAME
Tamino, ascolta! Tu sei perduto!
Pensa alla Regina!
Si sussurra molto in giro
Dei falsi sentimenti di questi sacerdoti.

TAMINO
(tra sé)
Un saggio non prende in considerazione
Ciò che dice la plebe comune.

LE TRE DAME
Si dice che chi giura per la loro confraternita
Venga precipitato all’inferno a capofitto.

PAPAGENO
Sarebbe il diavolo! Inaudito!
Di’, Tamino, è vero?

TAMINO
Chiacchiere, riportate da donne
E ideate da ipocriti.

PAPAGENO
Ma lo dice anche la Regina.

TAMINO
Ella è una donna, ragiona da donna!
Sta’ zitto, la mia parola ti sia sufficiente.
Pensa al tuo dovere e agisci da intelligente.

LE TRE DAME
(a Tamino)
Perché sei così scontroso con noi?
(Tamino fa cenno con semplici gesti che non può parlare)
Anche Papageno tace - suvvia, parla! -

PAPAGENO
(alle dame, furtivamente)
Mi piacerebbe - vorr -

TAMINO
Zitto!

PAPAGENO
Voi vedete che non posso!

TAMINO
Zitto!

TAMINO E PAPAGENO
Che tu/io non possa smetterla di chiacchierare,
È veramente una vergogna per te/me.

LE TRE DAME, TAMINO E PAPAGENO
Con vergogna dobbiam/devono lasciarli/ci:
Qui non si parla di sicuro!
Di animo forte è quell’uomo
Che sa quando può parlare!

(Le tre dame fanno per andare; gli iniziati dall’interno)

SACERDOTI
Profanata è la soglia sacra!
All’inferno le donne!

(Tuono, lampo e boato; due forti tuoni contemporaneamente)

LE TRE DAME
Ahimè! ahimè! ahimè!
(sprofondano nella botola)

PAPAGENO
(cade a terra)
Ahimè! ahimè! ahimè!

(Indi il triplice accordo)



Clicca qui per il testo del recitativo che segue ("Heil dir, Jüngling!").

SPRECHER
Heil dir, Jüngling! dein standhaft männliches Betragen hat gesiegt. - Wir wollen also mit reinem Herzen unsere Wanderschaft weiter fortsetzen. -
(er gibt ihm den Sack um)
So! Nun komm.
(ab)

ZWEITER PRIESTER
Was seh’ ich! Freund, stehe auf! wie ist dir?

PAPAGENO
Ich lieg’ in einer Ohnmacht!

ZWEITER PRIESTER
Auf! Sammle dich, und sei ein Mann!

PAPAGENO
(steht auf)
Aber sagt mir nur, meine lieben Herren, warum muß ich denn alle die Qualen und Schrecken empfinden? - Wenn mir ja die Götter eine Papagena bestimmten, warum denn mit so viel Gefahren sie erringen?

ZWEITER PRIESTER
Diese neugierige Frage mag deine Vernunft dir beantworten. Komm! meine Pflicht heischt dich weiterzuführen.
(er gibt ihm den Sack um)

PAPAGENO
Bei so einer ewigen Wanderschaft möcht’ einem wohl die Liebe auf immer vergehen.
(ab)

ORATORE
Salute a te, giovane! la tua condotta ferma e virile ha vinto. - Vogliamo quindi con cuore puro proseguire oltre il nostro viaggio. -
(gli mette il cappuccio)
Ecco! Ora vieni.
(escono)

SECONDO SACERDOTE
Cosa vedo! Amico, àlzati! come stai?

PAPAGENO
Giaccio svenuto.

SECONDO SACERDOTE
Su! Ricomponiti, e sii un uomo!

PAPAGENO
(si alza)
Ma ditemi un po’, cari signori miei, perché io devo provare tutti questi tormenti e spaventi? - Se gli dèi mi hanno davvero destinato una Papagena, perché allora ottenerla attraverso tanti pericoli?


SECONDO SACERDOTE
A questa domanda curiosa può rispondere il tuo raziocinio. Vieni! il mio dovere richiede di portarti avanti.
(gli mette il cappuccio)

PAPAGENO
Con un viaggio così eterno, a uno potrebbe anche passare per sempre la voglia dell’amore.
(escono)





Inga Kalna (Prima Dama), Karine Deshayes (Seconda Dama), Ekaterina Gubanova (Terza Dama), Christian Gerhaher (Papageno), Paul Groves (Tamino)
dir: Riccardo Muti (2006)


dir: Otto Klemperer (1964)


dir: Colin Davis (1984)


dir: Michael Halász (1994)

dir: John Eliot Gardiner (1995)

4 ottobre 2020

Il flauto magico (15) - "Bewahret euch vor Weibertücken"

Scritto da Christian

È notte, da lontano rimbombano tuoni, e comincia l'addestramento di Tamino e Papageno (che è costretto ad accompagnare il principe e a sottoporsi alle stesse prove, pur non essendo evidentemente interessato) per essere ammessi al tempio della saggezza. A seguire il loro percorso di iniziazione, come guide, ci sono due sacerdoti incaricati da Sarastro, che il libretto identifica rispettivamente come "l'Oratore" (la guida di Tamino) e il "Secondo Sacerdote" (quella di Papageno).

Può sembrare strano che Papageno sia stato scelto (anzi, confermato da Sarastro) come compagno di Tamino. I due sono molto diversi, l'uno più razionale e riflessivo e l'altro più legato alla natura e agli impulsi. In effetti anche i loro percorsi iniziatici, come vedremo, prenderanno strade diverse. Entrambi sono comunque uomini dotati di difetti e dunque "perfettibili": fra le idee dell'illuminismo, oltre alla libertà che si oppone all'oscurantismo sociale e politico, c'è proprio quella dell'evoluzione personale.

Dopo averli introdotti "in un ristretto atrio del tempio, dove si vedono resti di colonne e piramidi diroccate", e aver tolto loro il cappuccio, i due sacerdoti rivolgono loro alcune domande rituali. Tamino risponde con sicurezza e decisione, mentre Papageno cerca comicamente di tirarsi indietro. Dopo aver spiegato che non aspira alla saggezza e che si accontenterebbe di dormire, mangiare e bere, viene convinto a prendere parte alle prove con la promessa di un premio allettante anche per lui: una ragazza che Sarastro gli ha tenuto in serbo, affine a lui per colore, abito e persino per nome (Papagena, lo stesso nome che l'uccellatore aveva ipotizzato in un precedente dialogo: "quando penso che Papageno non ha ancora una Papagena..."). Per poterla incontrare, però, dovrà superare le stesse prove che attendono il principe, prima fra tutte quella del silenzio. Anche Tamino, infatti, potrà vedere Pamina ma non dovrà parlarle. E pur esitando di fronte alla prospettiva della morte che lo attende se dovesse fallire ("Rimango scapolo!"), alla fine Papageno accetta.

La prova del silenzio consiste nel restare in meditazione, con annessa la capacità di sottrarsi alle tentazioni delle donne. Il "primo dovere della confraternita", come recitano i sacerdoti nel breve duetto che segue, è infatti quello di saper resistere alle "insidie femminili". Il duettino “Bewahret euch vor Weibertücken” è un brano musicalmente semplice (scritto per tenore e basso, e talvolta trasposto per due piani o flauti) ma accattivante, che Charles Osborne definisce “atipicamente brioso, specialmente se si considera il suo messaggio di ammonimento contro le astuzie delle donne”.


Clicca qui per il testo del recitativo ("Eine schreckliche Nacht!").

(Tamino und Papageno werden vom Sprecher und dem andern Priester hereingeführt; sie lösen ihnen die Säcke ab; die Priester gehen dann ab.)

TAMINO
Eine schreckliche Nacht! - Papageno, bist du noch bei mir?

PAPAGENO
I, freilich!

TAMINO
Wo denkst du, daß wir uns nun befinden?

PAPAGENO
Wo? Ja wenn’s nicht finster wäre, wollt’ ich dir’s schon sagen - aber so -
(Donnerschlag)
O weh! -

TAMINO
Was ist’s?

PAPAGENO
Eiskalt läuft’s mir über den Rücken.
(Starker Donnerschlag)
O weh!

TAMINO
Pfui, Papageno! Sei ein Mann!

PAPAGENO
Ich wollt’, ich wär’ ein Mädchen!
(Ein sehr starker Donnerschlag)
O! O! O! Das ist mein letzter Augenblick.

(Der Sprecher und der andere Priester kommen mit Fackeln.)

SPRECHER
Ihr Fremdlinge, was sucht oder fordert ihr von uns? Was treibt euch an, in unsre Mauern zu dringen?

TAMINO
Freundschaft und Liebe.

SPRECHER
Bist du bereit, sie mit deinem Leben zu erkämpfen?

TAMINO
Ja!

SPRECHER
Du unterziehst jeder Prüfung dich?

TAMINO
Jeder!

ZWEITER PRIESTER
Willst auch du dir Weisheitsliebe erkämpfen?

PAPAGENO
Kämpfen ist meine Sache nicht. - Ich verlang’ auch im Grunde gar keine Weisheit. Ich bin so ein Naturmensch, der sich mit Schlaf, Speise und Trank begnügt; - und wenn es ja sein könnte, daß ich mir einmal ein schönes Weibchen fange -

ZWEITER PRIESTER
Die wirst du nie erhalten, wenn du dich nicht unsern Prüfungen unterziehst.

PAPAGENO
Worin besteht diese Prüfung? -

ZWEITER PRIESTER
Dich allen unsern Gesetzen zu unterwerfen, selbst den Tod nicht scheuen.

PAPAGENO
Ich bleibe ledig!

SPRECHER
Aber wenn du dir ein tugendhaftes, schönes Mädchen erwerben könntest?

PAPAGENO
Ich bleibe ledig!

ZWEITER PRIESTER
Wenn nun aber Sarastro dir ein Mädchen aufbewahrt hätte, das an Farbe und Kleidung dir ganz gleich wäre? -

PAPAGENO
Mir gleich! Ist sie jung?

ZWEITER PRIESTER
Jung und schön!

PAPAGENO
Und heißt?

ZWEITER PRIESTER
Papagena.

PAPAGENO
Wie? - Pa -?

ZWEITER PRIESTER
Papagena!

PAPAGENO
Papagena? - Die möcht’ ich aus bloßer Neugierde sehen.

ZWEITER PRIESTER
Sehen kannst du sie! -

PAPAGENO
Aber wenn ich sie gesehen habe, hernach muß ich sterben?
(Zweiter Priester macht eine zweideutige Pantomime)
Ja? - Ich bleibe ledig!

ZWEITER PRIESTER
Sehen kannst du sie, aber kein Wort mit ihr sprechen; wird dein Geist so viel Standhaftigkeit besitzen, deine Zunge in Schranken zu halten?

PAPAGENO
O ja!

ZWEITER PRIESTER
Deine Hand! Du sollst sie sehen.

SPRECHER
Auch dir, Prinz, legen die Götter ein heilsames Stillschweigen auf; ohne dieses seid ihr beide verloren. - Du wirst Pamina sehen - aber nie sie sprechen dürfen; dies ist der Anfang eurer Prüfungszeit. -

(Tamino e Papageno vengono introdotti dall’Oratore e dall’altro Sacerdote; questi slacciano loro il cappuccio, poi escono.)

TAMINO
Che notte terribile! - Papageno, sei ancora al mio fianco?

PAPAGENO
Oh, sicuro!

TAMINO
Dove pensi che ci troviamo ora?

PAPAGENO
Dove? Eh, se non fosse buio te l’avrei già detto - ma così -
(Tuono)
Ahimè!

TAMINO
Che c’è?

PAPAGENO
Un gelo mi corre lungo la schiena.
(Forte tuono)
Ahimè!

TAMINO
Bah, Papageno! Sii un uomo!

PAPAGENO
Vorrei essere una fanciulla!
(Un tuono molto forte)
Oh! Oh! Oh! Questo è il mio ultimo istante!

(Entrano l'Oratore e l’altro sacerdote con fiaccole.)

ORATORE
Voi, forestieri, cosa cercate o pretendete da noi? Cosa vi spinge a penetrare nelle nostre mura?

TAMINO
Amicizia e amore.

ORATORE
Sei tu pronto ad ottenere ciò combattendo con la tua vita?

TAMINO
Sì!

ORATORE
Ti sottoponi ad ogni prova?

TAMINO
Ad ognuna!

SECONDO SACERDOTE
Vuoi anche tu ottenere combattendo l’amore per la saggezza?

PAPAGENO
Combattere non è cosa per me. - E poi in fondo io non pretendo affatto alcuna saggezza. Io sono una persona semplice, che si accontenta di dormire, mangiare e bere; - e se fosse mai possibile una buona volta che mi pigliassi una bella ragazzina...

SECONDO SACERDOTE
Non la otterrai mai, se non ti sottoporrai alle nostre prove.

PAPAGENO
In che cosa consiste questa prova? -

SECONDO SACERDOTE
Sottometterti a tutte le nostre leggi, senza temere la morte stessa.

PAPAGENO
Io rimango scapolo!

ORATORE
Ma se tu potessi acquisire una fanciulla virtuosa e bella?

PAPAGENO
Io rimango scapolo!

SECONDO SACERDOTE
Ma insomma, se Sarastro avesse serbato per te una fanciulla che fosse proprio uguale a te in colore e abito? -

PAPAGENO
Uguale a me! È giovane?

SECONDO SACERDOTE
Giovane e bella!

PAPAGENO
E si chiama?

SECONDO SACERDOTE
Papagena.

PAPAGENO
Come?- Pa -?

SECONDO SACERDOTE
Papagena!

PAPAGENO
Papagena? - Mi piacerebbe vederla, per semplice curiosità.

SECONDO SACERDOTE
Vederla tu puoi! -

PAPAGENO
Ma quando l’avrò vista, dopo devo morire?

(Il secondo sacerdote fa un gesto ambiguo)

Sì? - Io rimango scapolo!

SECONDO SACERDOTE
Puoi vederla, ma non puoi dire parola con lei; avrà il tuo spirito tanta fermezza da tenerti a freno la lingua?

PAPAGENO
Oh sì!

SECONDO SACERDOTE
Qua la mano! Tu la vedrai.

ORATORE
Anche a te, Principe, gli dèi impongono un salutare silenzio; senza ciò siete entrambi perduti. Tu vedrai Pamina ma non potrai mai parlarle; questo è l’inizio del vostro periodo di prova. -

Clicca qui per il testo del brano ("Bewahret euch vor Weibertücken").

ZWEITER PRIESTER UND SPRECHER
Bewahret euch vor Weibertücken,
Dies ist des Bundes erste Pflicht;
Manch weiser Mann ließ sich berücken,
Er fehlte und versah sich’s nicht.
Verlassen sah er sich am Ende,
Vergolten seine Treu mit Hohn! -
Vergebens rang er seine Hände,
Tod und Verzweiflung war sein Lohn.

SECONDO SACERDOTE E ORATORE
Preservatevi dalle insidie delle donne:
Questo è il primo dovere della confraternita!
Qualche uomo saggio si lasciò incantare,
Sbagliò, e non si era preparato a ciò.
Si vide infine abbandonato,
La sua fedeltà ricambiata con scherno! -
Inutilmente si torse le mani,
Morte e disperazione furon sua ricompensa.






dir: Riccardo Muti (2006)


dir: Karl Böhm (1956)

dir: Yannick Nézet-Séguin (2017)


Come promesso in un post precedente, dobbiamo qui fare chiarezza sulla confusa questione dell'Oratore e dei Sacerdoti. Il libretto, nella forma oggi stabilizzata, oltre al generico coro di sacerdoti che accompagna spesso Sarastro, evidenzia quattro parti soliste: l'Oratore appunto ("Sprecher" in tedesco) e tre sacerdoti, chiamati rispettivamente Primo, Secondo e Terzo Sacerdote (Erster, Zweiter, Dritter Priester). Si tratta di tre ruoli cantati e un ruolo soltanto parlato, ma la distribuzione non è quella che sembrerebbe più naturale (ovvero il ruolo parlato all'Oratore e quelli cantati ai Tre Sacerdoti, similarmente alle Tre Dame o ai Tre Fanciulli). In effetti il Primo Sacerdote ha cantato nella lunga scena del primo atto in cui Tamino giungeva alle porte del tempio. In questo duetto, invece, cantano l'Oratore e il Secondo Sacerdote (che accompagneranno rispettivamente Tamino e Papageno in tutto il corso delle loro prove). Al Terzo Sacerdote sono state riservate soltanto poche battute (parlate) dopo la marcia che ha aperto il secondo atto. Le cose, già complicate, lo diventano di più se pensiamo che per lungo tempo, nella pratica degli allestimenti, veniva identificato come l'Oratore colui che accoglieva Tamino davanti al tempio nel primo atto (il musicologo Branscombe fa notare come sia la partitura autografa sia la prima edizione del libretto indicano genericamente il personaggio come “ein alter Priester”, “un vecchio Sacerdote”, mentre la parola “Sprecher” non viene mai usata da Mozart nella partitura).

È probabile che, nelle intenzioni originali, il Primo Sacerdote fosse quello che interloquisce con Tamino nel primo atto, mentre il Secondo e il Terzo fossero le due guide che seguono il percorso di iniziazione di Tamino e Papageno nel secondo atto, diventati poi rispettivamente l'Oratore e il Secondo Sacerdote nella pratica esecutiva. Da dove nasce questa confusione?
Non è certo quali parti fossero effettivamente cantate e quali parlate dagli attori designati come Sacerdoti. La locandina [della prima rappresentazione] recita:

Non ci sono testimonianze che Winter, che era il direttore di scena (“Inspizient”) del teatro, fosse un cantante: nel “Wiener Theater-Almanach für das Jahr 1794” (che copre la stagione successiva a quella della première, ovvero 1792-3) è identificato come interprete di “gesetze Rollen”, vale a dire personaggi minori o di mezza età. Questo suggerisce che gli fu affidato uno dei ruoli puramente parlati, probabilmente quello dell'Oratore nella prima scena dell'atto secondo. (…) Il fratello maggiore di Schikaneder, Urban (nato nel 1746), un basso, è chiamato “Primo Sacerdote” nella locandina; è probabile che cantò la parte del “vecchio sacerdote” nel primo atto. Il dialogo nella terza scena del secondo atto è affidato allo “Sprecher, und der andere Priester” (“Oratore, e l'altro Sacerdote”); ma dopo la didascalia introduttiva, il secondo è designato come “Zweyter Priester” (Secondo Sacerdote). La confusione è resa peggiore dall'autografo di Mozart, nel quale – in modo ragionevole, anche se fuorviante – nel duetto fra i due Sacerdoti il tenore è chiamato “Primo” e il basso “Secondo”. Per le ragioni già riportate, è improbabile che Winter abbia preso parte a questo duetto; Deutsch identifica “Hr. [Johann Michael] Kistler”, Secondo Sacerdote secondo la locandina, come un tenore, e dunque probabilmente il “Primo Sacerdote” di Mozart nel duetto; e “Hr. Moll”, Terzo Sacerdote sulla locandina, come un basso, e dunque probabilmente il “Secondo Sacerdote” di Mozart. (…) Moll non è nominato fra i cantanti nel “Catalogo” di Mozart, mentre Kistler sì: entrambi avevano lasciato la compagnia all'epoca in cui vennero compilate le liste del “Theater Almanach” del 1794, pertanto non abbiamo ulteriori informazioni da quella fonte. Bisogna presumere che questi due cantanti recitarono anche le parti dei Due Armigeri (non menzionati nella locandina) nel finale dell'atto secondo.
(Peter Branscombe)
Da notare che nel libretto originario era presente un'altra incongruenza (oggi di solito corretta): dopo due scene in cui l'Oratore fa da guida a Tamino, da un certo punto in poi, a metà del secondo atto, egli diventa di colpo la guida di Papageno, ruolo in precedenza affidato al “Secondo Sacerdote”.