4 settembre 2020

Il flauto magico (8) - "Du feines Täubchen nur herein"

Scritto da Christian



Il primo sguardo che gettiamo all'interno del castello di Sarastro sembra confermare tutto quello che i racconti delle Tre Dame e della Regina ci avevano lasciato intendere: Pamina, di cui facciamo finalmente la conoscenza in carne e ossa (dopo averla incontrata solo nel ritratto e attraverso il racconto della madre), è alla mercé di un crudele aguzzino, il moro Monostatos, che intima ai suoi schiavi di incatenarla. Un dialogo fra i tre schiavi che precede questa scena (ma che talvolta è rimosso dalle rappresentazioni, o al limite abbreviato) aggiunge alcuni particolari: Pamina ha tentato la fuga, ma Monostatos l'ha ricatturata.

È in questo momento che fa la sua apparizione Papageno, evidentemente inviato da Tamino in ricognizione. Penetrando nel castello da una finestra (come dice il libretto) o da una botola (come spesso mostrano gli allestimenti), l'uccellatore si trova di colpo di fronte al carceriere, e il risultato è esilarante: ciascuno dei due scambia l'altro per un demonio! Non dimentichiamo infatti che Papageno è vestito di penne e di piume, mentre Monostatos ha la pelle nera, e dunque entrambi hanno un aspetto decisamente particolare e insolito (si tratta inoltre dei due personaggi comici dell'opera, anche se ciascuno lo è a modo proprio, e dunque è normale che appaiano bizzarri e insoliti). Spaventati, si chiedono pietà a vicenda prima di fuggire in direzioni opposte. Per fortuna Papageno mostrerà di avere un po' più di sale in zucca ("Al mondo esistono anche uccelli neri, perché dunque non uomini neri?") e tornerà subito indietro per liberare Pamina.

Il terzetto comincia come un duetto concitato fra Monostatos e Pamina (mentre i tre schiavi non cantano: si tratta di ruoli soltanto parlati), per poi rallentare con l'ingresso di Papageno e trasformarsi in un altro duetto fra i due uomini. Da notare che i versi che l'uccellatore rivolge a Pamina ("Schon Madchen jung und fein, viel weisser noch als Kreide") sarebbero, secondo Charles Osborne, una citazione di "una canzone viennese popolare del 1791".

Del personaggio di Monostatos (o semplicemente Monostato in italiano), figura minore ma assai complessa, parleremo più a lungo in seguito, ma già adesso si possono accennare alcune questioni "problematiche". Non mi riferisco tanto al suo essere di pelle scura (che corrisponde a un cliché del teatro dell'epoca: è parente per esempio del turco Osmin, il sorvegliante de "Il ratto del serraglio", benché il modello principale sia probabilmente un personaggio del racconto "Adis un Dahy" contenuto nelle raccolte di fiabe "Dschinnestan" curate da Christoph Martin Wieland fra il 1786 e il 1789), anche se tale aspetto può cozzare con una visione moderna e politically correct (soprattutto quando a interpretare la parte è un attore bianco con il volto dipinto, nella tradizione del blackface). Il vero problema è come si possa spiegare la presenza di un così crudele carceriere, incline alla violenza e alla sopraffazione, per non parlare dei veri e propri schiavi di cui è al comando, in quello che ci verrà presentato come il regno della saggezza e della ragione, dove dovrebbero regnare soltanto pace, armonia e fratellanza.

È una delle apparenti contraddizioni (un'altra, per esempio, è il fatto che siano le Tre Dame, e dunque la Regina della Notte, a fornire a Tamino e Papageno gli strumenti magici nonché l'aiuto dei Tre Fanciulli) di un libretto che sembra improvvisato man mano che si procede, accatastando situazioni tipiche di fiabe e avventure per poi sterzare, nel secondo atto, sul tema dell'iniziazione morale e del dualismo fra giorno e notte (e Monostatos, in quanto "nero", non può che appartenere alla notte, anche se abita nel regno della luce). Non ci stupiremo troppo, dunque, quando nel finale tradirà Sarastro per unirsi alle forze della Regina Astrifiammante. Lo farà per vari motivi: perché punito dal suo padrone alla fine del primo atto, ma soprattutto perché concupisce Pamina (come vediamo sin da questa sua prima scena). Per ora, però, la presenza di un carceriere "cattivo" serve per continuare a farci credere che Sarastro sia effettivamente malvagio, come ne sono convinti Tamino e Papageno.

In realtà le contraddizioni di cui sopra si superano se pensiamo che il mondo non si divide rigorosamente in bianco e nero: come ci mostra il taijitu (il simbolo del tao, che rappresenta il concetto di yin e yang), nel bene c'è una punta di male e viceversa. E così dal regno oscuro della notte provengono il flauto magico e i Tre Fanciulli (e Papageno, che viveva lì), mentre nel regno della luce risiede anche Monostatos e c'è la schiavitù.

Una curiosità: nella prima rappresentazione a Vienna del 1791, uno dei tre schiavi era interpretato da Karl Ludwig Giesecke, collaboratore stabile di Schikaneder come attore, librettista e poeta che, secondo alcuni commentatori, potrebbe aver partecipato alla stesura del libretto dell'opera (o esserne addirittura l'unico e vero autore, una tesi che oggi è però poco accreditata).


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Ha! ha! - Pst! - Was soll denn das Lachen?").

(Zwei Sklaven tragen, so bald das Theater in ein prächtiges ägyptisches Zimmer verwandelt ist, schöne Pölster nebst einem prächtigen türkischen Tisch heraus, breiten Teppiche auf, sodann kommt der dritte Sklave.)

DRITTER SKLAVE
Ha, ha, ha!

ERSTER SKLAVE
Pst, pst!

ZWEITER SKLAVE
Was soll denn das Lachen?

DRITTER SKLAVE
Unser Peiniger, der alles belauschende Mohr, wird morgen sicherlich gehangen oder gespießt. – Pamina! – Ha, ha, ha!

ERSTER SKLAVE
Nun?

DRITTER SKLAVE
Das reizende Mädchen! – Ha, ha, ha!

ZWEITER SKLAVE
Nun?

DRITTER SKLAVE
Ist entsprungen.

ERSTER UND ZWEITER SKLAVE
Entsprungen? -

ERSTER SKLAVE
Und sie entkam?

DRITTER SKLAVE
Unfehlbar! – Wenigstens ist's mein wahrer Wunsch.

ERSTER SKLAVE
O Dank euch, ihr guten Götter! ihr habt meine Bitte erhört.

DRITTER SKLAVE
Sagt' ich euch nicht immer, es wird doch ein Tag für uns scheinen, wo wir gerochen, und der schwarze Monostatos bestraft werden wird.

ZWEITER SKLAVE
Was spricht nun der Mohr zu der Geschichte?

ERSTER SKLAVE
Er weiß doch davon?

DRITTER SKLAVE
Natürlich! Sie entlief vor seinen Augen. – Wie mir einige Brüder erzählten, die im Garten arbeiteten, und von weitem sahen und hörten, so ist der Mohr nicht mehr zu retten; auch wenn Pamina von Sarastros Gefolge wieder eingebracht würde.

ERSTER UND ZWEITER SKLAVE
Wieso?

DRITTER SKLAVE
Du kennst ja den üppigen Wanst und seine Weise; das Mädchen aber war klüger, als ich dachte. – In dem Augenblicke, da er zu siegen glaubte, rief sie Sarastros Namen: das erschütterte den Mohren; er blieb stumm und unbeweglich stehen – indes lief Pamina nach dem Kanal und schiffte von selbst eine Gondel dem Palmenwäldchen zu.

ERSTER SKLAVE
O wie wird das schüchterne Reh mit Todesangst dem Palaste ihrer zärtlichen Mutter zueilen.

MONOSTATOS
(von innen)
He, Sklaven!

ERSTER SKLAVE
Monostatos' Stimme!

MONOSTATOS
He, Sklaven! Schafft Fesseln herbei! –

DIE DREI SKLAVEN
Fesseln?

ERSTER SKLAVE
(läuft zur Seitenthüre)
Doch nicht für Pamina? O ihr Götter! da seht, Brüder, das Mädchen ist gefangen.

ZWEITER UND DRITTER SKLAVE
Pamina? Schrecklicher Anblick!

ERSTER SKLAVE
Seht, wie der unbarmherzige Teufel sie bei ihren zarten Händchen faßt. – Das halt' ich nicht aus.
(geht auf die andere Seite ab)

ZWEITER SKLAVE
Ich noch weniger. –
(auch dort ab)

DRITTER SKLAVE
So was sehen zu müssen, ist Höllenmarter.
(ab)

(Due schiavi, non appena la scena è mutata in una sontuosa sala egizia, portano fuori bei cuscini, insieme ad uno splendido tavolo turco, e stendono tappeti; poi giunge il Terzo schiavo.)

TERZO SCHIAVO
Ah, ah, ah!

PRIMO SCHIAVO
Sst, sst!

SECONDO SCHIAVO
Che c'è da ridere? –

TERZO SCHIAVO
Il nostro aguzzino, quel moro che origlia tutto, domani verrà sicuramente impiccato o impalato. – Pamina! – Ah, ah, ah!

PRIMO SCHIAVO
Ebbene?

TERZO SCHIAVO
Quella fanciulla deliziosa! Ah, ah, ah!

SECONDO SCHIAVO
E allora?

TERZO SCHIAVO
È fuggita.

PRIMO E SECONDO SCHIAVO
Fuggita?

PRIMO SCHIAVO
E ce l'ha fatta?

TERZO SCHIAVO
Sicuro! – O almeno lo spero veramente.

PRIMO SCHIAVO
Oh grazie a voi, dèi clementi! avete esaudito la mia preghiera.

TERZO SCHIAVO
Non ve lo dicevo sempre che sarebbe arrivato per noi il giorno in cui noi saremmo stati vendicati e il nero Monostatos verrà punito?

SECONDO SCHIAVO
Cosa dice ora il moro di questa storia?

PRIMO SCHIAVO
Ma ne sa qualcosa?

TERZO SCHIAVO
Naturalmente! Lei è fuggita davanti ai suoi occhi. – Secondo quanto mi hanno raccontato alcuni fratelli, che stavano lavorando nel giardino e hanno visto e udito da lontano, il moro non ha più scampo; anche se Pamina venisse nuovamente raggiunta dal seguito di Sarastro.

PRIMO E SECONDO SCHIAVO
Com'è successo?

TERZO SCHIAVO
Conosci quell'enorme pancione e i suoi modi; ma la ragazza è stata più astuta di quanto pensavo. Nell'istante in cui lui pensava di vincere, lei ha gridato il nome di Sarastro: ciò ha fatto tremare il moro; egli è rimasto muto ed immobile – intanto Pamina è corsa verso il canale e si è diretta da sola con una gondola verso il boschetto di palme.

PRIMO SCHIAVO
Oh, come il timido capriolo, impaurito a morte, starà correndo al palazzo della sua affettuosa madre.

MONOSTATOS
(da dentro)
Olà, schiavi!

PRIMO SCHIAVO
La voce di Monostatos!

MONOSTATOS
Olà, schiavi! Portate qui delle catene!

I TRE SCHIAVI
Catene?

PRIMO SCHIAVO
(corre alla porta laterale)
Mica per Pamina? Oh dèi! guardate là, fratelli, la fanciulla è stata catturata.

SECONDO e TERZO SCHIAVO
Pamina? Tremenda visione!

PRIMO SCHIAVO
Guardate come quel diavolo spietato l'afferra per le tenere manine – non posso guardare.
(esce dalla parte opposta)

SECONDO SCHIAVO
Io ancor meno.
(fa lo stesso)

TERZO SCHIAVO
Dover stare così a guardare è una pena d'inferno.
(esce)

Clicca qui per il testo del brano ("Du feines Täubchen, nur herein").

MONOSTATOS
Du feines Täubchen, nur herein.

PAMINA
O welche Marter, welche Pein!

MONOSTATOS
Verloren ist dein Leben.

PAMINA
Der Tod macht mich nicht beben;
Nur meine Mutter dauert mich,
Sie stirbt vor Gram ganz sicherlich.

MONOSTATOS
He Sklaven, legt ihr Fesseln an;
Mein Haß soll dich verderben!
(sie legen ihr Fesseln an)

PAMINA
O laß mich lieber sterben,
Weil nichts, Barbar, dich rühren kann!
(sinkt in Ohnmacht auf ein Sopha)

MONOSTATOS
Nun fort! Laßt mich bei ihr allein.
(die Sklaven gehen ab)

PAPAGENO
(am Fenster von außen, ohne gleich gesehen zu werden)
Wo bin ich wohl! Wo mag ich sein?
Aha! da find’ ich Leute,
Gewagt; ich geh’ hinein.
(geht herein)
Schön Mädchen, jung und rein,
Viel weißer noch als Kreide…

MONOSTATOS UND PAPAGENO
(sehen sich, - erschrickt einer über den andern)
Hu - das ist der Teufel sicherlich.
Hab Mitleid! verschone mich! -
Hu - hu - hu -
(laufen beide ab)
MONOSTATOS
Tu, leggiadra colombella, avvicinati.

PAMINA
Oh, che supplizio, che angoscia!

MONOSTATOS
La tua vita è perduta.

PAMINA
La morte non mi fa tremare;
Solo mia madre mi fa pietà,
Morirebbe sicuramente di pena.

MONOSTATOS
Olà, schiavi! Mettetele le catene!
Il mio odio ti rovinerà!
(le mettono le catene)

PAMINA
Ah, lasciami piuttosto morire,
Giacché nulla, barbaro, ti può commuovere!
(cade svenuta su un sofà)

MONOSTATOS
Ora via! Lasciatemi solo con lei.
(gli schiavi escono)

PAPAGENO
(alla finestra dal di fuori, dapprima senza essere visto)
Dove mi trovo mai! Dove potrei essere?
Aha, ecco gente!
Coraggio, entriamo.
(entra)
Bella fanciulla, giovane e candida,
Più bianca ancor del gesso…

MONOSTATOS E PAPAGENO
(si vedono, si spaventano l’uno dell’altro)
Uh - questo è - il diavolo sicuramente!
Abbi pietà! risparmiami! -
Uh - uh - uh -
(corrono via entrambi)





Heinz Zednik (Monostatos), Kathleen Battle (Pamina), Manfred Hemm (Papageno)
dir: James Levine (1991)


Burkhard Ulrich (Monostatos), Genia Kühmeier (Pamina), Christian Gerhaher (Papageno)
dir: Riccardo Muti (2006)


Uwe Peper (Monostatos), Dorothea Röschmann (Pamina), Detlef Roth (Papageno)
dir: Iván Fisher (2001)