28 settembre 2020

Il flauto magico (14) - "O Isis und Osiris"

Scritto da Christian

L'aria di Sarastro (accompagnato dal coro dei sacerdoti) "O Isis und Osiris", uno dei brani per basso profondo più affascinanti nella storia della musica lirica, ha una qualità tutta particolare, degna della sua natura sacrale e religiosa. Si tratta infatti di una preghiera che il sacerdote innalza alle divinità affinché proteggano la "nuova coppia" (ovvero Tamino e Pamina), donando loro coraggio e saggezza.

Iside e Osiride, naturalmente, sono due fra le più importanti divinità egizie, e il loro mito parla di morte e rinascita. Il fatto che Sarastro e i sacerdoti li venerino (più avanti, sempre nel secondo atto, ci sarà un altro brano corale che inizia con le stesse parole, "O Isis und Osiris, welche Wonne!", da non confondere con questo) lascia pensare che la storia si svolga proprio nell'antico Egitto. In realtà (nonostante la parola "egizio" compaia alcune volte nel libretto, ma solo per descrivere lo stile di scenografie e costumi) siamo in un luogo immaginario e universale, e il riferimento ai miti egizi è, appunto, un richiamo a simboli e archetipi a essi legati, tornati prepotentemente in auge nel settecento e in particolare nell'ambiente massonico. In un post di Marisa che pubblicheremo su questo blog più avanti, analizzeremo più in dettaglio cosa significa il mito di Iside, in particolare, nell'economia del "Flauto magico".

Nel frattempo, non deve stupire la capacità di Mozart di spaziare, nell'arco di una stessa opera, dai momenti più buffi e triviali (come quelli con protagonisti Papageno e Monostatos) ad altri più solenni e spirituali: ne aveva già dato prova, in fondo, nei lavori precedenti, anche in quelli più inaspettati (ripensiamo alle arie della Contessa ne "Le nozze di Figaro", per esempio, oppure al terzetto "Soave sia il vento" in "Così fan tutte"). Qui, però, supera sé stesso con un brano degno delle migliori antologie di musica sacra o corale. Il passaggio "So lohnt der Tugend kühnen Lauf", per esempio, è uno di quei momenti musicalmente magici e irripetibili, magistralmente sottolineato dalla regia di Kenneth Branagh, che nel suo film del 2006 – in cui l'aria è cantata in inglese – lo fa accompagnare da uno zoom all'indietro che allarga lo sguardo dal tempio dei sacerdoti (qui un cimitero di guerra) all'intero mondo circostante, ancora in preda al caos e alla distruzione (vedi la clip qui sotto, al minuto 4:20).


dal film "Il flauto magico" (2006) di Kenneth Branagh
René Pape (Sarastro)

L'aria di Sarastro («O Isis und Osiris») è una preghiera di grande bellezza e maestà, permeata di calore umano che libera la musica da ogni sospetto di religiosità. (Non fu Bernard Shaw che disse che le due arie di Sarastro erano la sola musica che egli riusciva ad immaginare scaturire dalla voce di Dio?). Alla fine di ciascuna delle due stanze dell'aria, il coro dei sacerdoti ripete sommessamente l'ultima frase di Sarastro un'ottava sopra e l'effetto è di una serenità radiosamente soprannaturale.
(Charles Osborne)
Di fronte al polo negativo di Astrifiammante sta il luminoso sole della verità, Sarastro. (...) Le sue parole scendono affettuosamente paterne nel cuore degli ascoltatori ed ammoniscono con dolcezza a seguire la via della giustizia e della bontà: i Sacerdoti secondano cotesto senso con il lungo respiro di una musica che ha lo spirito e la forma di un solenne corale. Pagine tra le più alte di tutta l'opera mozartiana coteste che definiscono l'animo di Sarastro.
(Mario Labroca)
Riguardo al testo di questo brano, il librettista Emanuel Schikaneder si ispirò a un'invocazione a Iside quasi identica che appare nel "Sethos" dello scrittore francese Jean Terrasson, un romanzo che aveva riscosso molto successo in tutta Europa, rendendo "popolari" i misteri egizi, e che era stato nuovamente tradotto in tedesco pochi anni prima, nel 1777-78. Oltre che per l'aria di Sarastro, Schikaneder vi prese spunto per l'ambientazione generale dell'opera e per alcuni momenti della trama (il serpente della scena iniziale, le prove iniziatiche attraverso l'acqua e il fuoco, il duetto dei Due Armigeri).

Clicca qui per il testo del brano ("O Isis und Osiris").

SARASTRO
O Isis und Osiris, schenket
Der Weisheit Geist dem neuen Paar!
Die ihr der Wandrer Schritte lenket,
Stärkt mit Geduld sie in Gefahr.

CHOR
Stärkt mit Geduld sie in Gefahr.

SARASTRO
Laßt sie der Prüfung Früchte sehen.
Doch sollten sie zu Grabe gehen,
So lohnt der Tugend kühnen Lauf,
Nehmt sie in euren Wohnsitz auf!

CHOR
Nehmt sie in euren Wohnsitz auf!
SARASTRO
O Iside e Osiride, procurate
Lo spirito di saggezza alla nuova coppia!
Voi che guidate il passo al viandante,
Rinvigoriteli indulgenti nel pericolo.

CORO
Rinvigoriteli indulgenti nel pericolo.

SARASTRO
Fate che vedano i frutti della prova;
Ma se dovessero andare alla tomba,
Allora premiate l’audace percorso di virtù,
Accoglieteli nella vostra dimora!

CORO
Accoglieteli nella vostra dimora!





Kurt Moll (Sarastro)
dir: James Levine (1991)


Franz Josef Selig (Sarastro)
dir: Colin Davis (2003)


Martti Talvela (1970)

László Polgár (1989)


Concludo ricordando come temi e argomenti religiosi non devono sembrare strani se associati alla massoneria:
La Massoneria in Austria si è presentata in una forma molto particolare: innanzitutto era un fenomeno prettamente culturale e intellettuale, fortemente dominato dalle istanze illuministe, non aveva un fondamento anticlericale ma si proponeva come “prolungamento laico” della Chiesa, traendo da questa la gran parte dei suoi principî morali, in particolar modo i due principî cardine, la virtù e la fratellanza (...). Difatti l’ingresso di Mozart nella Massoneria non è dettato da utilitarismo ma da profonda convinzione (altrimenti non avrebbe scritto "Il Flauto Magico"!) in una vita imperniata su sentimenti di amicizia, fratellanza e uguaglianza, frutto del suo essere «viandante cosmopolita». Testimone di questa profonda convinzione è un nuovo genere di musica che coltivò appunto dalla sua adesione alla loggia "Zur Wohltätigkeit", la musica massonica: brevi brani strumentali e vocali per le riunioni della loggia oppure cantate per organico variabile. La musica massonica costituisce un unicum nella produzione mozartiana: lo stile asciutto, l’economia dei mezzi, il tono sereno e quasi naïf delle parti solistiche, rimanda molto alla liederistica di Schubert. Inutile dire che lo stile solenne dei cori, permeato da una ritualità quasi cerimoniale, è vicinissimo a quello dei brani “sacerdotali” dello "Zauberflöte", tanto che i due capolavori che Mozart produsse in questo genere (Eine kleine Freymaurer-Kantate KV 623 e la straordinaria Mauerirsche Trauermusik KV 477) possono essere lecitamente considerati un laboratorio di prova di quella straordinaria avventura dell’anima che è "Il flauto magico".
(Luca Fialdini)

Una scena dal film "(Non) dimenticate Mozart" (1985) di Miloslav Luther.