20 settembre 2020

Il flauto magico (12) - "Es lebe Sarastro!"

Scritto da Christian



La gioia di Papageno e Pamina per essersi liberati di Monostatos e dei suoi schiavi dura poco: un coro in lontananza annuncia l'imminente arrivo di Sarastro con tutto il suo seguito. Alla disperazione dell'uccellatore ("Oh, fossi un topolino, come vorrei nascondermi! Fossi piccolo come una chiocciola, striscerei nella mia casina. Bambina mia, cosa diremo ora?"), la ragazza replica con fierezza: "Die Wahrheit!". Ovvero: "Diremo la verità, anche se fosse una colpa!".

Giunge dunque Sarastro, "su un carro trionfale, tirato da sei leoni" (così dice il libretto), alla guida di un grande corteo che canta in suo onore. Ancora non sappiamo cosa aspettarci da lui: proprio come Tamino nella scena precedente, siamo confusi e incerti sulla reale natura dell'uomo che la Regina della Notte ha accusato di crudeltà ma che a quanto pare molti altri seguono come un modello di saggezza. Non appena questi scende dal carro, Pamina si prostra davanti a lui in ginocchio, chiedendo pietà ("Herr, ich bin zwar Verbrecherin!") e giustificando il suo tentativo di fuga per via delle attenzioni non gradite da parte di Monostatos.

Un coro fuori scena annuncia l'arrivo imminente di Sarastro ed inizia la terza sezione del Finale. Quando Papageno, temendo per la propria vita, chiede a Pamina che cosa dovranno dire a Sarastro, la risposta coraggiosa di lei, «Die Wahrheit...», si articola su frasi che combinano la semplicità e la naturalezza dei ritmi e delle inflessioni della parola con la memorabilità della grande musica. (Questa caratteristica di declamazione melodica è quello che Verdi lodava in Rossini, quando citava come esempio la frase «Signor, giudizio, per carità» nel «Barbiere di Siviglia».) La bellezza espressiva e l'adeguatezza drammatica di frase dopo frase di questo genere, fanno dello Zauberflöte qualcosa di più di un'opera semplicemente molto bella. Come «Fidelio», è anche un'affermazione degli aspetti più elevati della natura umana. Questa semplicità ispirata che sentiamo pervadere le parole di Tamino, di Pamina, e adesso di Sarastro, non teme alcun esame, ma è immediatamente riconoscibile e il Finale dell'Atto I ne offre moltissimi esempi.
(Charles Osborne)


Sarastro, dunque. Ne abbiamo sentito parlare tanto, ma lui compare solo adesso, sul finire del primo atto. Il nome è forse ispirato a quello di Zoroastro (ovvero Zarathustra), mistico del primo millennio a.C., fondatore dello zoroastrismo. Giungeremo poi a conoscerlo meglio, ma già qui si pone come esempio di saggezza e guida spirituale, davanti al quale persino Pamina china il capo, riconoscendone in qualche modo l'autorità. Lui la rassicura, usa parole calme e comprensive, afferma di essere al corrente del suo amore per Tamino (anche se non lo ha ancora incontrato!), ma spiega anche di non poterle concedere la libertà. ("Doch geb’ ich dir die Freiheit nicht": e con quel "doch", su cui si sofferma un attimo e poi ripete una seconda volta, la sua voce cavernosa raggiunge una nota molto bassa, quasi a distinguerlo in tutto dalla Regina della Notte che invece viaggiava sulle note più alte: i due sono proprio come il giorno e la notte!).

A Pamina che manifesta il proprio amore per la madre e chiama in causa il "dovere filiale", Sarastro replica che "Un uomo deve guidare i vostri cuori, poiché senza di lui suole ogni donna deviare dalla via che le è propria". Si tratta di uno dei passaggi che hanno fatto accusare "Il flauto magico" di sessismo e di misoginia. Sono accuse che hanno senso se giudichiamo il libretto con la sensibilità odierna, dove secoli di progresso sociale e pensiero "politicamente corretto" ci hanno abituati a dare per scontate cose che non sempre lo sono state (basta guardare a romanzi o film di nemmeno un secolo fa, persino ai primi film a cartoni animati della Disney, per trovare situazioni o personaggi che appaiono oggi non proprio edificanti!).

È vero, passaggi come quello appena citato sembrano difficili da giustificare, ma resta il fatto che – come vedremo nel secondo atto – l'opera non esita a presentare Pamina come un personaggio degno e coraggioso: anzi, il successo di Tamino si avrà soltanto quando lei scenderà in campo al suo fianco durante le prove, facendoci capire se se una donna non è completa senza l'uomo, anche il contrarrio può essere vero. E infatti numerosi altri versi del libretto celebreranno l'unione fra uomini e donne che produce qualcosa di più grande di entrambi, basti citare il precedente duetto fra Papageno e Pamina che si concludeva con le parole "Mann und Weib, und Weib und Mann, reichen an die Gottheit an" ("L’uomo con la donna e la donna con l’uomo / s’innalzano fino alla divinità"). Non che una donna da sola, poi, non possa avere potere, autorità o essere fonte di una naturale "saggezza" (pensiamo alla Regina della Notte). E più avanti Marisa ci parlerà in un suo post del mito di Iside, divinità femminile venerata da Sarastro e dai sacerdoti, nonché degli aspetti duplici (positivi e negativi) insiti nel femminile e nella figura materna.

In realtà siamo semplicemente di fronte a un curioso, ricco e a tratti contraddittorio mix di elementi diversi: la cultura antica e pre-illuministica, che riservava agli uomini i posti di maggior prestigio e metteva spesso le donne in secondo piano; i riti di iniziazione (modellati su quelli della massoneria), anch'esso un mondo quasi esclusivamente maschile; gli stereotipi del teatro popolare; gli archetipi delle fiabe (come il principe e la fanciulla da salvare); le esigenze narrative di una trama che il librettista Schikaneder ha forse un po' improvvisato, trovandosi ora a dover giustificare in qualche modo la prigionia di Pamina e a dover spiegare il motivo per cui Sarastro non la lascia libera (altrimenti la storia finirebbe troppo facilmente!)...

Per lo stesso motivo può sembrare problematico che Sarastro, dipinto da qui in avanti come un uomo buono, saggio e illuminato, possa consentire che nel suo regno esista la schiavitù, o addirittura che abbia messo Pamina nelle mani proprio di Monostatos, il più crudele e vile dei suoi sottoposti. Forse che, talmente preso dalle questioni "spirituali", non si curi di quelle più pratiche? Oppure giustifichiamo il tutto dicendo che è una fiaba? O ancora avevano ragione la Regina e le Tre Dame, quando lo definivano "un potente demone maligno", con "il potere di mutarsi in ogni forma immaginabile"?. Più avanti lo stesso Sarastro spiegherà che "In queste sacre mura, dove l’uomo ama l’uomo, non può nascondersi nessun traditore, perché il nemico viene perdonato". Di sicuro stiamo intravedendo sempre più perché "Il flauto magico", nonostante la bellezza della musica, sia sempre stata un'opera problematica dal punto di vista del testo per molti spettatori e critici, e perché è così facile leggerlo sotto diverse luci, interpretandone i contenuti in numerosissimi modi diversi. Il che non ha fatto altro che mantenerne alta la popolarità fino ai giorni nostri, ispirando e suggerendo gli allestimenti e le letture più disparate.



Genia Kühmeier (Pamina), Christian Gerhaher (Papageno), René Pape (Sarastro),
Burkhard Ulrich (Monostatos), Paul Groves (Tamino)
dir: Riccardo Muti (2006)

Ma torniamo a quello che accade sul palco. All'improvviso fa irruzione Monostatos con Tamino, da lui catturato (fuori scena). Pamina e il principe, per la prima volta l'una di fronte all'altro, si "riconoscono" ("È lui!" "È lei!") e si abbracciano dichiarandosi amore. Ricordiamo che Tamino si era innamorato di lei guardandone solo il ritratto, e lei addirittura soltanto sapendo della sua esistenza! È come se i due fossero "destinati" ad amarsi. Monostatos accorre a separarli, vantandosi davanti a Sarastro di averne sventato la fuga. Si aspetta un premio, ma il sacerdote, dopo averlo illuso, lo punisce invece con "settantasette frustate sotto i piedi". Nel suo regno, dunque, oltre alla schiavitù sono tollerate anche le punizioni corporali! Va beh, si tratta del "cattivo" Monostatos, quindi è tutto ok. Mentre il moro viene portato via, la folla inneggia alla saggezza di Sarastro, che "premia e punisce in eguale misura".

A questo punto Sarastro ordina agli altri sacerdoti di condurre Tamino e Papageno nel tempio per essere sottoposti alla prova: ma prima dovranno essere "purificati". Cosa questo significhi, lo scopriremo ben presto. il primo atto si conclude con il coro che inneggia a "virtù e giustizia", due qualità che – come canta il corteo – possono consentire ai mortali di ergersi alla pari delle divinità.


Clicca qui per il testo del brano ("Es lebe Sarastro!").

CHOR
(von innen)
Es lebe Sarastro! Sarastro lebe! -

PAPAGENO
Was soll das bedeuten?
Ich zitt’re, ich bebe! -

PAMINA
O Freund! nun ist’s um uns getan!
Dies kündigt den Sarastro an!

PAPAGENO
O wär’ ich eine Maus,
Wie wollt’ ich mich verstecken! -
Wär’ ich so klein wie Schnecken
So kröch’ ich in mein Haus! -
Mein Kind, was werden wir nun sprechen?

PAMINA
Die Wahrheit! die Wahrheit,
Sei sie auch Verbrechen! -

(Ein Zug von Gefolge; zuletzt fährt Sarastro auf einem Triumphwagen heraus, der von sechs Löwen gezogen wird.)

CHOR
Es lebe Sarastro! Sarastro soll leben!
Er ist es, dem wir uns mit Freuden ergeben!
Stets mög’ er des Lebens als Weiser sich freun. -
Er ist unser Abgott, dem alle sich weihn.
(Dieser Chor wird gesungen, bis Sarastro aus dem Wagen ist.)

PAMINA
(kniet)
Herr, ich bin zwar Verbrecherin! -
Ich wollte deiner Macht entfliehn. -
Allein die Schuld liegt nicht an mir!
Der böse Mohr verlangte Liebe,
Darum, o Herr, entfloh ich dir! -

SARASTRO
Steh auf, erheitre dich, o Liebe;
Denn ohne erst in dich zu dringen,
Weiß ich von deinem Herzen mehr,
Du liebest einen andern sehr.
Zur Liebe will ich dich nicht zwingen,
Doch geb’ ich dir die Freiheit nicht.

PAMINA
Mich rufet ja die Kindespflicht,
Denn meine Mutter...

SARASTRO
...steht in meiner Macht,
Du würdest um dein Glück gebracht,
Wenn ich dich ihren Händen ließe. -

PAMINA
Mir klingt der Muttername süße.
Sie ist es..

SARASTRO
...und ein stolzes Weib. -
Ein Mann muß eure Herzen leiten,
Denn ohne ihn pflegt jedes Weib
Aus ihrem Wirkungskreis zu schreiten.

MONOSTATOS
Na, stolzer Jüngling; nur hieher!
Hier ist Sarastro, unser Herr.

PAMINA
Er ist’s, ich glaub’ es kaum.

TAMINO
Sie ist’s, es ist kein Traum.

BEIDE
Es schling mein Arm sich um ihn/sie her!
Und wenn es auch mein Ende wär’!

ALLE
Was soll das heißen?

MONOSTATOS
Welch eine Dreistigkeit!
Gleich auseinander,
Das geht zu weit!
(trennt sie; - kniet)
Dein Sklave liegt zu deinen Füßen,
Laß den verwegnen Frevler büßen!
Bedenk, wie frech der Knabe ist!
Durch dieses seltnen Vogels List
Wollt’ er Paminen dir entführen,
Allein, ich wußt’ ihn aufzuspüren.
Du kennst mich! - Meine Wachsamkeit -

SARASTRO
Verdient, daß man ihr Lorbeer streut!
He, gebt dem Ehrenmann sogleich...

MONOSTATOS
Schon deine Gnade macht mich reich!

SARASTRO
...nur sieben und siebenzig Sohlenstreich’.

MONOSTATOS
(kniet)
Ach Herr, den Lohn verhofft’ ich nicht!

SARASTRO
Nicht Dank! es ist ja meine Pflicht!
(Monostatos wird fortgeführt)

ALLE
Es lebe Sarastro, der göttliche Weise,
Er lohnet, und strafet in ähnlichem Kreise.

SARASTRO
Führt diese beiden Fremdlinge
In unsern Prüfungstempel ein,
Bedecket ihre Häupter dann -
Sie müssen erst gereinigt sein.

(Zwei bringen eine Art Sack und bedecken die Häupter der beiden Fremden.)

CHOR
Wenn Tugend und Gerechtigkeit
Den Großen Pfad mit Ruhm bestreut,
Dann ist die Erd’ ein Himmelreich
Und Sterbliche den Göttern gleich.

CORO
(dall’interno)
Evviva Sarastro! Sarastro viva! -

PAPAGENO
Cosa significa questo?
Io tremo, io fremo! -

PAMINA
Oh amico! Ora è finita per noi!
Si annuncia l'arrivo di Sarastro!

PAPAGENO
Oh, fossi un topolino,
Come vorrei nascondermi! -
Fossi piccolo come una chiocciola,
Striscerei dentro alla mia casina! -
Bambina mia, cosa diremo ora?

PAMINA
La verità! La verità,
Fosse anche un delitto!

(Corteo del seguito; da ultimo esce Sarastro su un carro trionfale, tirato da sei leoni.)


CORO
Evviva Sarastro, Sarastro viva!
A lui con gioia ci sottomettiamo!
Possa sempre rallegrarsi di una vita saggia. -
Egli è il nostro idolo, cui tutti si consacrano.
(Questo coro viene cantato fino a che Sarastro è sceso dal carro.)

PAMINA
(in ginocchio)
Signore, sì, è vero, sono colpevole! -
Io volevo sfuggire al tuo potere. -
Solo che la colpa non è mia!
Quel moro malvagio pretendeva amore;
Per questo, o Signore, son fuggita da te! -

SARASTRO
Alzati, rasserénati, o cara:
Poiché, sin prima di interrogarti,
Io so ancor più del tuo cuore,
Che tu ami un altro con passione.
Io non ti voglio costringere all’amore,
Tuttavia non ti concedo la libertà.

PAMINA
Mi chiama però il dovere filiale,
Poiché mia madre...

SARASTRO
...è in mio potere.
Perderesti la tua felicità,
Se io ti lasciassi alle sue mani. -

PAMINA
Il nome materno mi suona dolce.
Lei è...

SARASTRO
...una donna superba. -
Un uomo deve guidare i vostri cuori,
Poiché senza di lui suole ogni donna
Deviare dalla via che le è propria.

MONOSTATO
Ebbene, superbo giovane; ora eccoci!
Questo è Sarastro, il nostro Signore.

PAMINA
È lui, lo credo appena.

TAMINO
È lei, non è un sogno.

A DUE
Il braccio mio si stringa intorno a lui/lei,
E fosse anche la mia fine!

TUTTI
Che significa ciò?

MONOSTATO
Che sfacciataggine!
Separatevi subito,
Questo è troppo!
(li separa; - s’inginocchia)
Il tuo schiavo giace ai tuoi piedi,
Fa’ che l’audace scellerato sia punito!
Considera quanto è sfrontato il ragazzo!
Con l’astuzia di questo strano uccello
Ti voleva rapire Pamina.
Ma io sono riuscito a braccarlo.
Tu mi conosci! - il mio vigilare -

SARASTRO
Merita che lo si sparga d’allori;
Olà! Date subito a questo galantuomo...

MONOSTATO
Già la tua benevolenza mi fa ricco!

SARASTRO
...settantasette frustate sotto i piedi.

MONOSTATO
(s’inginocchia)
Ahimè, Signore, non speravo in tale ricompensa.

SARASTRO
Nessun ringraziamento! è solo il mio dovere!
(Monostato viene condotto via)

TUTTI
Evviva Sarastro, il saggio divino,
Egli premia e punisce in eguale misura.

SARASTRO
Conducete questi due forestieri
Nel nostro Tempio della Prova;
Poi coprite i loro capi -
Essi devono prima essere purificati.

(Due uomini prendono una specie di sacco e coprono il capo dei due forestieri.)

CORO
Quando virtù e giustizia
Cospargono di gloria il cammino dei grandi,
Allora la terra è un regno celeste,
E i mortali eguagliano gli dèi.






Dorothea Röschmann (Pamina), Matti Salminen (Sarastro), Uwe Peper (Monostatos),
Piotr Beczala (Tamino), Detlef Roth (Papageno)
dir: Iván Fischer (2001)


Kathleen Battle (Pamina), Kurt Moll (Sarastro), Heinz Zednik (Monostatos),
Francisco Araiza (Tamino), Manfred Hemm (Papageno)
dir: James Levine (1991)


Evelyn Lear, Franz Crass, Friedrich Lenz,
Fritz Wunderlich, Dietrich Fischer-Diskau
dir: Karl Böhm (1964)

Edith Mathis, José van Dam, Heinz Kruse,
Francisco Araiza, Gottfried Hornik
dir: Herbert von Karajan (1980)