31 agosto 2020

Il flauto magico (7) - "Hm! Hm! Hm! Hm!"

Scritto da Christian



Uscita di scena la Regina della Notte, anche Tamino esce dal suo mondo solenne e incantato per tornare di colpo nella realtà più comica e prosaica, come suggerisce l'inizio del brano che segue, costituito dai versi quasi onomatopeici ("Hm! Hm! Hm! Hm!") emessi da Papageno. Il quale, lo ricordiamo, era stato lasciato dalle Tre Dame con un lucchetto d'oro alla bocca: gli "Hm!", doppiati dai fagotti, sono infatti i mugolii che il povero uccellatore è costretto ad emettere quando cerca di parlare con le labbra serrate. Questo elemento è però solo uno dei tanti ingredienti di un quintetto lungo e musicalmente bellissimo, che fonde in sé diversi stili (da quello comico e popolare legato a Papageno, appunto, ad altri più lirici e magicamente suggestivi) e soprattutto che ha fra le sue caratteristiche quella di portare avanti la storia, introducendo muovi elementi come lo stesso flauto magico che da il titolo all'opera: svolge cioè il compito che in altre opere del periodo era lasciato di solito ai recitativi (mentre i numeri cantati si limitavano a esporre i pensieri interiori e i sentimenti dei personaggi). Drammaturgicamente segna anche la conclusione di tutta la parte introduttiva dell'opera, quella ambientata al di fuori del regno di Sarastro. Protagonisti ne sono Tamino, Papageno e le Tre Dame: è da notare come anche nel secondo atto avremo un quintetto in un certo senso simmetrico a questo, con gli stessi personaggi sulla scena ("Wie? Wie? Wie?").

I tentativi di Papageno di comunicare si alternano con l'ennesima ammissione di impotenza di Tamino, che lamenta di non poter far niente per lui ("Io non posso far altro che compiangerti, perché sono troppo debole per aiutarti!"). Per fortuna fanno ritorno le Tre Dame, che gli tolgono il lucchetto, spiegandogli che la Regina gli ha concesso la grazia, a patto che prometta di non mentire più. Segue un breve momento in cui tutti e cinque recitano, come auspicio e a beneficio del pubblico, la lezione morale. Nel film di Ingmar Bergman, momenti come questo vengono (ironicamente) sottolineati facendo reggere agli attori dei cartelli con le frasi in questione da esporre agli spettatori.

Bekämen doch die Lügner alle
Ein solches Schloß vor ihren Mund:
Statt Haß, Verleumdung, schwarzer Galle
Bestünde Lieb’ und Bruderbund!
Se a tutti i bugiardi si mettesse
Un tale lucchetto sulla bocca:
Invece di odio, calunnia e rabbia nera,
Ci sarebbe amore e fratellanza!
Che simili inni alla verità e alla fratellanza provengano dalle Tre Dame, che nel secondo atto passeranno invece al "lato oscuro" nel ruolo di subdole ingannatrici, può lasciare perplessi. Ma ancor più il fatto che siano proprio loro a consegnare a Tamino, per conto della Regina e per aiutarlo nella sua missione, il "flauto magico" che dà il titolo all'opera. Questo è molto più che un semplice "oggetto magico", è un meraviglioso strumento musicale di cui per ora non sappiamo ancora nulla, se non quello che ci viene qui detto: "Il flauto magico ti proteggerà, ti sosterrà nelle maggiori sventure. Con questo puoi ritenerti onnipotente, puoi mutare le passioni umane. Il triste diverrà lieto, l’amore conquisterà lo scapolo". Lo vedremo presto all'opera, più di una volta, e nel secondo atto verremo anche a conoscenza della sua origine.

Non appeno finito di tessere le lodi del flauto, Papageno decide che per lui è giunta l'ora di prendere congedo. Ma le Tre Dame gli comunicano che la Regina gli ordina di accompagnare Tamino nella sua missione. L'uccellatore, mosso dal senso pratico e dall'istinto di conservazione, rifiuta senza mezzi termini ("Sarastro mi farà spennare, arrostire", spiega, insistendo curiosamente nel paragonarsi a un uccello quando poco prima questo stesso paragone, avanzato da Tamino, l'aveva fatto infuriare). E a convincerlo non basta nemmeno la rassicurazione che "il principe ti proteggerà". Anzi: da uomo del popolo, Papageno non ha alcuna stima né fiducia nei potenti ("Che se ne vada al diavolo, il principe. La mia vita mi è cara. E alla fine, mi gioco la testa, egli se la svignerà come un ladro").

Per cambiare idea, Papageno ha bisogno di un proprio equivalente del flauto magico. Le Dame consegnano allora anche a lui uno strumento fatato, un glockenspiel, strumento a lamine metalliche o a campanelli, che in alcune versioni è equiparato a un carillon. Quello di Papageno è d'argento, anche per distinguerlo dal flauto di Tamino che invece è d'oro, e a sua volta è dotato di poteri magici, come vedremo in seguito. Soddisfatto del dono ricevuto, che dovrebbe garantirgli un'adeguata protezione, l'uccellatore cambia opinione e accetta di accompagnare il principe nel suo viaggio pericoloso.

È il momento di salutarsi. Ma come trovare la strada per il castello di Sarastro? L'ultimo "dono" delle Tre Dame (e dunque della Regina della Notte) ai nostri eroi è, ancora una volta, un elemento positivo. Si tratta dei Tre Fanciulli, o Genietti (Drei Knaben in originale), saggi spiriti che li guideranno nel loro viaggio, anche nel ruolo di consiglieri. Se l'origine del flauto magico ci sarà chiarita in seguito, da dove provenga il glockenspiel e chi siano veramente i Fanciulli sono questioni che rimarranno avvolte nel mistero della favola e del mito. La loro introduzione, in ogni caso, rappresenta uno dei momenti musicalmente più suggestivi dell'opera. Il tempo sembra per un attimo fermarsi, e quando le Dame ricominciano a cantare ("Tre fanciulli, giovani, belli, leggiadri e saggi, vi sorvoleranno nel vostro cammino") il tono si fa elevato: "In questo incantato annuncio in 'sottovoce' sul pizzicato degli archi e l'impasto timbrico di clarinetti, fagotti e corni che la musica di Mozart giunge a toccare il sublime androgino", scrive Francesco Attardi. Il contrasto con il modo comico con cui era iniziato il quintetto raggiunge qui il suo massimo livello. Possiamo percepire una particolare qualità mistica e soprannaturale che ritroveremo ogni volta che appariranno i Tre Genietti.

© James Glossop | Scottish Opera

Il quintetto si conclude infine con la partenza di Tamino e Papageno, che salutano ripetutamente e dolcemente le Tre Dame: "So lebt wohl! Wir wollen gehn; Lebt wohl, lebt wohl, auf Wiedersehn!" (la partitura e l'intreccio delle voci può evocare forse un altro celebre "addio" mozartiano, il quintetto "Di scrivermi ogni giorno" dal "Così fan tutte"). Stiamo abbandonando il dominio lunare della Regina della Notte: il resto dell'opera si svolgerà in quello solare di Sarastro.


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Ist's denn auch Wirklichkeit, was ich sah?").

TAMINO
Ist's denn auch Wirklichkeit, was ich sah?
Oder betäubten mich meine Sinnen?
O ihr guten Götter, täuscht mich nicht! oder ich unterliege eurer Prüfung.

TAMINO
È realtà quel ch'io vidi?
O m'ingannarono i miei sensi?
Oh buoni dèi, non illudetemi! o io soccombo alla vostra prova.

Clicca qui per il testo del brano ("Hm! Hm! Hm! Hm!").

PAPAGENO
(mit dem Schloß vor dem Maul, winkt traurig darauf)
Hm! hm! hm!

TAMINO
Der Arme kann von Strafe sagen,
Denn seine Sprache ist dahin!

PAPAGENO
Hm! hm! hm!

TAMINO
Ich kann nichts tun, als dich beklagen
Weil ich zu schwach zu helfen bin!

PAPAGENO
Hm! hm! hm!

ERSTE DAME
(zu Papageno)
Die Königin begnadigt dich,
Entläßt die Strafe dir durch mich. -
(nimmt ihm das Schloß vom Maul weg)

PAPAGENO
Nun plaudert Papageno wieder!

ZWEITE DAME
Ja plaudre - lüge nur nicht wieder!

PAPAGENO
Ich lüge nimmermehr, nein, nein!

DIE DREI DAMEN
Dies Schloß soll deine Warnung sein!

PAPAGENO
Dies Schloß meine Warnung sein!

ALLE
Bekämen doch die Lügner alle
Ein solches Schloß vor ihren Mund:
Statt Haß, Verleumdung, schwarzer Galle
Bestünde Lieb’ und Bruderbund!

ERSTE DAME
(zu Tamino)
O Prinz, nimm dies Geschenk von mir,
Dies sendet unsre Fürstin dir.
(gibt ihm eine goldene Flöte)
Die Zauberflöte wird dich schützen,
Im größten Unglück unterstützen.

DIE DREI DAMEN
Hiemit kannst du allmächtig handeln,
Der Menschen Leidenschaft verwandeln,
Der Traurige wird freudig sein,
Den Hagestolz nimmt Liebe ein.

ALLE
O so eine Flöte ist mehr
Als Gold und Kronen wert,
Denn durch sie wird Menschenglück
Und Zufriedenheit vermehrt.

PAPAGENO
Nun, ihr schönen Frauenzimmer -
Darf ich? - so empfehl ich mich?

DIE DREI DAMEN
Dich empfehlen kannst du immer,
Doch bestimmt die Fürstin dich,
Mit dem Prinzen ohn’ Verweilen
Nach Sarastros Burg zu eilen.

PAPAGENO
Nein, dafür bedank’ ich mich.
Von euch selbsten hörte ich,
Daß er wie ein Tigertier.
Sicher ließ’ ohn’ alle Gnaden
Mich Sarastro rupfen, braten,
Setzte mich den Hunden für.

DIE DREI DAMEN
Dich schützt der Prinz, trau ihm allein,
Dafür sollst du sein Diener sein.

PAPAGENO
(für sich)
Daß doch der Prinz beim Teufel wäre.
Mein Leben ist mir lieb.
Am Ende schleicht, bei meiner Ehre,
Er von mir wie ein Dieb. -

ERSTE DAME
(gibt ihm ein stahlnes Gelächter)
Hier nimm dies Kleinod, es ist dein!

PAPAGENO
Ei! ei! was mag darinnen sein?

DIE DREI DAMEN
Darinnen hörst du Glöckchen tönen!

PAPAGENO
Werd’ ich sie auch wohl spielen können?

DIE DREI DAMEN
O ganz gewiß! ja ja gewiß!

ALLE
Silberglöckchen, Zauberflöten
Sind zu eurem/unserm Schutz vonnöten!
Lebet wohl! wir wollen gehn!
Lebet wohl - auf Wiedersehn!
(alle wollen gehen)

TAMINO
Doch schöne Damen saget an…

TAMINO UND PAPAGENO
Wo man die Burg wohl finden kann?

DIE DREI DAMEN
Drei Knäbchen, jung, schön, hold und weise
Umschweben euch auf eurer Reise.
Sie werden eure Führer sein,
Folgt ihrem Rate ganz allein.

TAMINO UND PAPAGENO
Drei Knäbchen, jung, schön, hold und weise
Umschweben euch auf unsrer Reise?

ALLE
So lebt wohl! wir wollen gehn;
Lebt wohl, lebt wohl, auf Wiedersehn!
(alle ab)

PAPAGENO
(indica triste il lucchetto sul muso)
Hm! hm! hm!


TAMINO
Il poveretto può ben parlare di punizione,
Visto che gli è svanita la parola!

PAPAGENO
Hm! hm! hm!

TAMINO
Io non posso far altro che compiangerti,
Perché sono troppo debole per aiutarti!

PAPAGENO
Hm! hm! hm!

PRIMA DAMA
(a Papageno)
La Regina ti concede la grazia,
Tramite me ti condona la colpa.
(gli toglie il lucchetto dal muso)

PAPAGENO
Ora Papageno può nuovamente chiacchierare!

SECONDA DAMA
Sì, chiacchiera pure! Solo non mentire!

PAPAGENO
Non mentirò mai più, no, no!

LE TRE DAME
Questo lucchetto ti sia d’ammonimento!

PAPAGENO
Questo lucchetto mi sia d’ammonimento!

TUTTI
Se a tutti i bugiardi si mettesse
Un tale lucchetto sulla bocca:
Invece di odio, calunnia e rabbia nera,
Ci sarebbe amore e fratellanza!

PRIMA DAMA
(a Tamino)
Oh Principe, accetta da me questo dono,
Te lo manda la nostra Sovrana.
(gli dà un flauto d’oro)
Il flauto magico ti proteggerà,
Ti sosterrà nelle maggiori sventure.

LE TRE DAME
Con questo puoi ritenerti onnipotente,
Puoi mutare le passioni umane,
Il triste diverrà lieto,
L’amore conquisterà lo scapolo.

TUTTI
Ah, un tale flauto vale
Più di oro e corone,
Perché con lui s’accrescerà
La fortuna dell’uomo e la felicità.

PAPAGENO
Ora, belle figliole -
Mi è concesso dunque di salutarvi?

LE TRE DAME
Sempre ti è concesso di salutare,
Ma la Sovrana ti comanda
Col Principe senza indugio
Di correre al castello di Sarastro.

PAPAGENO
No, grazie tante.
Da voi stesse ho udito
Ch’egli è una tigre.
Certamente senza tanti complimenti
Sarastro mi farà spennare, arrostire,
E mi cucinerà per i suoi cani.

LE TRE DAME
Ti proteggerà il Principe, fìdati solo di lui,
Perciò sarai il suo servitore.

PAPAGENO
(tra sé)
Che se ne vada al diavolo, il Principe.
La mia vita mi è cara.
E alla fine, mi gioco la testa,
Egli se la svignerà da me come un ladro.

PRIMA DAMA
(gli porge uno strumento d’acciaio)
Ecco, prendi questo gioiellino, è tuo!

PAPAGENO
Oh! oh! cosa potrà mai esserci dentro? -

LE TRE DAME
Sentirai dentro i campanelli!

PAPAGENO
Saprò poi suonarli anch’io?

LE TRE DAME
Oh sicuro! sì, sì, certo!

TUTTI
Campanelli d’argento e flauto magico
Sono necessari alla vostra/nostra protezione!
Addio! dobbiamo andare!
Addio - arrivederci!
(tutti fanno per andarsene)

TAMINO
Un momento, belle dame, ditemi…

TAMINO E PAPAGENO
Come si fa a trovare il castello?

LE TRE DAME
Tre fanciulli, giovani, belli, leggiadri e saggi,
Vi sorvoleranno nel vostro cammino.
Saranno le vostre guide,
Seguite esclusivamente i loro consigli.

TAMINO E PAPAGENO
Tre fanciulli, giovani, belli, leggiadri e saggi,
Ci sorvoleranno nel nostro cammino?

TUTTI
Dunque addio! dobbiamo andare;
Addio, addio, arrivederci!
(escono tutti)






Simon Keenlyside (Papageno), Paul Groves (Tamino),
Adina Nitescu (Prima Dama), Petra Lang (Seconda Dama), Lioba Braun (Terza Dama)
dir: Riccardo Muti (1995)


Manfred Hemm (Papageno), Francisco Araiza (Tamino),
Juliana Gondek (Prima Dama), Mimi Lerner (Seconda Dama), Judith Christin (Terza Dama)
dir: James Levine (1991)


Detlef Roth, Piotr Beczala (Tamino),
Cécile Perrin (Prima Dama), Helene Schneiderman (Seconda Dama), Hélène Perraguin (Terza Dama)
dir: Ivan Fischer (2001)


Christian Gerhaher (Papageno), Paul Groves (Tamino),
Inga Kalna (Prima Dama), Karine Deshayes (Seconda Dama), Ekaterina Gubanova (Terza Dama)
dir: Riccardo Muti (2006)


Hermann Prey, Stuart Burrows, Hetty Plümacher, Hanneke Van Bork, Yvonne Minton
dir: Georg Solti (1969)


Thomas Allen, Jerry Hadley, Petra Maria Schnitzer, Gabriele Sima, Julia Bernheimer
dir: Charles Mackerras (1991)


Gerald Finley, Michael Schade, Susan Roberts, Carola Guber, Maria Jonas
dir: John Eliot Gardiner (1995)

Georg Tichy, Herbert Lippert, Julia Faulkner, Waltraud Winsauer, Anna Gonda
dir: Michael Halász (1997)

25 agosto 2020

Il flauto magico (6) - "O zittre nicht"

Scritto da Christian



La Regina della Notte, dopo Papageno, è il personaggio più caratteristico e popolare del "Flauto Magico". Merito non solo delle suggestioni della sua figura, a partire da questo nome così evocativo, Königin der Nacht (regna davvero sulla notte? è dunque più una divinità che una reale sovrana?), ma anche delle due arie che Mozart le dedica, una per ciascun atto, brani meravigliosi, virtuosistici e tremendamente difficili, che non lasciano indifferente nemmeno lo spettatore più a digiuno di musica lirica. Se nella seconda e più celebre, "Der Hölle Rache", la Regina si rivolge con ira e furore alla figlia Pamina, mostrando il suo lato oscuro e vendicativo, questa prima uscita sulla scena è invece indirizzata a Tamino, l'altro suo aspirante "erede" ("mein lieber Sohn", ovvero "mio caro figlio", è il modo in cui gli si rivolge), al quale si mostra invece fragile, compassionevole e colma di amore materno. Almeno all'apparenza, perché il suo arrivo in scena è in realtà accompagnato da tuoni minacciosi (il libretto specifica "un violento, impressionante accordo di note"), tanto che la Regina deve subito rassicurare Tamino ("O zittre nicht", "Non tremare"), e che lasciano intendere il carattere oscuro e pericoloso del personaggio, anche se finora è stato presentato in chiave positiva. Per questi motivi, il mutamento di ruolo nel secondo atto (quando diventerà l'antagonista) non sarà così imprevisto o campato per aria come molti critici del libretto spesso insinuano.

Una delle specialità del teatro popolare di Schikaneder, d'altronde, era proprio l'utilizzo di macchinari ed effetti speciali per stupire il pubblico. Ne abbiamo già un avuto esempio nella prima scena dell'opera, con il mostruoso serpente. Ed è quello che avviene anche in questa occasione: l'apparizione di Astrifiammante non è quella di una comune mortale: essa è una forza della natura, e come tale deve essere presentata. Le didascalie recitano: "I monti si squarciano e la scena si trasforma in una splendida sala. La Regina siede su un trono, adornato di stelle trasparenti". Il bozzetto del pittore e architetto Karl Friedrich Schinkel per un allestimento del 1815 è particolarmente celebre in tal senso.



Con un'introduzione orchestrale dai toni drammatici e "sinistri", che Mozart intendeva far corrispondere "all'effetto visivo della terrificante apparizione della Regina", l'aria deriva stilisticamente da quelle dell'opera seria italiana più che dal Singspiel tedesco: eppure è dotata di un'immediatezza e una semplicità che non possono non emozionare anche orecchie meno abituate a quei rigidi stilemi. Si comincia con una sorta di recitativo (in si bemolle maggiore), in cui la Regina si rivolge teneramente a Tamino, chiedendogli conforto. Segue una parte più lenta e lamentosa, in sol minore, nella quale viene rievocato il rapimento di Pamina da parte di "un essere malvagio" ("Ein Bösewicht"), contro il quale la stessa Astrifiammante non ha potuto far nulla ("Denn meine Hilfe war zu schwach", "il mio aiuto era troppo debole"). Ma a colpire, naturalmente, è soprattutto la coloratura finale, quella in cui la Regina riacquista improvvisamente fierezza e baldanza per invitare Tamino ad andare al salvataggio della principessa ("Du, du, du wirst sie zu befreien gehen", "Tu andrai a liberarla").

L'aria formale in due parti rivela l'ambiguità del carattere della Regina, perché il larghetto d'apertura è un lamento commovente, mentre l'allegro ha uno scintillio di ghiaccio che ci dovrebbe preparare alla sua manifesta malevolenza nell'Atto II. La coloratura è stranamente inumana sia nella sua rigidità sia nelle altezze vertiginose (fino al fa del soprano nell'ottava alta) a cui ascende. Questo, insieme con l'aria della Regina della notte dell'Atto II, è l'uso della coloratura più drammatico in tutte le opere di Mozart e, saremmo tentati di dire, di chiunque altro.
(Charles Osborne)
Mozart scrisse le arie della Regina della Notte avendo ben in mente chi ne sarebbe stato il primo interprete, ovvero sua cognata Josepha Hofer (la sorella maggiore di sua moglie Constanze). Hofer era nota per la sua tessitura vocale, ed era dunque in grado di eseguire brani molto impegnativi e che da allora sono diventati veri banchi di prova per molti soprano. Ne parleremo magari più in dettaglio quando ci occuperemo della seconda aria, ma vale la pena segnalare come l'intenzione del compositore non era soltanto quella di mettere in mostra le capacità virtuosistiche dell'interprete, ma di presentare la ricchezza di sfumature (e le contraddizioni) del personaggio della Regina della Notte, che si presenta al tempo stesso potente e debole, terribile e compassionevole, dominatrice ed afflitta. Se la descrizione del rapimento è quasi commovente, con la disperata lotta di Pamina e della stessa Astrifiammante accompagnata dalla "qualità elegiaca" di oboi, fagotti e viole, la conclusione ci comunica invece la grandiosità e la forza del personaggio: in Mozart, infatti, la coloratura è spesso sinonimo di fiera risoluzione, come anche nei casi di Fiordiligi e Donna Anna. A questo aggiungiamo quando già detto: la Regina della Notte non è un personaggio come gli altri, è una forza della natura, e dunque anche il suo canto deve distinguersi per un livello di difficoltà "ultraterreno".



"So sei sie dann auf ewig dein" ("Allora sarà tua per sempre"):
la parola "dann" viene prolungata per ben 13 battute e una trentina di secondi!

I passaggi invece in cui una figura così forte come la Regina si presenta debole e fragile (un aspetto comunque che potrebbe benissimo far parte di lei) ci sembrano ovviamente finalizzati al volver persuadere il principe a intraprendere la missione di soccorso. E forse non ce ne sarebbe nemmeno stato bisogno: dopo aver visto il ritratto di Pamina e udito le parole delle Tre Dame, Tamino era già pienamente convinto ad andare a salvarla. Aggiungiamoci poi che, come in ogni fiaba che si rispetti, è quasi scontato attendersi che il principe vada a salvare la principessa (per poi sposarla), e dunque i presupposti (e le parole delle Dame e della stessa Regina) si sposano perfettamente ocn le aspettative del pubblico. Il tema della figlia rapita, naturalmente, è molto comune nelle fiabe e nei miti (basti pensare a quello di Kore/Persefone, di cui ci parlerà Marisa in un post più avanti).

Concludo facendo notare come in questa scena non ci sia un vero dialogo fra la Regina e Tamino. Il principe è forse troppo scosso e impressionato per rivolgere alla sovrana anche una sola parola. A parlare è dunque soltanto lei. E quando se ne va, terminata l'aria e affidato l'incarico, l'intera scena ritorna alla sua forma precedente, mentre Tamino resta a interrogarsi sulla meraviglia cui ha appena assistito.

Clicca qui per il testo di "O zittre nicht, mein lieber Sohn".

KÖNIGIN
O zittre nicht, mein lieber Sohn,
Du bist unschuldig, weise, fromm -
Ein Jüngling so wie du, vermag am besten,
Dies tiefbetrübte Mutterherz zu trösten.

Zum Leiden bin ich auserkoren,
Denn meine Tochter fehlet mir -.
Durch sie ging all mein Glück verloren:
Ein Bösewicht entfloh mit ihr.
Noch seh’ ich ihr Zittern
Mit bangem Erschüttern,
Ihr ängstliches Beben,
Ihr schüchternes Streben.
Ich mußte sie mir rauben sehen,
Ach, helft! - war alles, was sie sprach
Allein vergebens war ihr Flehen,
Denn meine Hilfe war zu schwach.

Du wirst sie zu befreien gehen,
Du wirst der Tochter Retter sein!
Und werd’ ich dich als Sieger sehen,
So sei sie dann auf ewig dein.

REGINA
O non tremar, mio caro figliolo,
Tu sei puro, saggio, devoto
Un giovane come te saprà al meglio
Confortar questo cuor materno afflitto.

Al dolore sono stata eletta,
Da che la mia figliola mi è lontana -.
Con lei se n’è andata ogni mia felicità:
Un malvagio fuggì portandola via.
Ancora vedo il suo tremare
D’impressionante terrore,
I suoi palpiti impauriti,
I suoi sforzi atterriti.
Dovevo vedermela rapire,
Ah, aiutatemi! - è tutto ciò che disse
Ma inutile fu il suo supplicare,
Poiché il mio aiuto era troppo debole.

Tu andrai a liberarla,
Tu sarai il salvatore di mia figlia
E se ti rivedrò trionfatore,
Allora lei sarà tua per sempre.






Diana Damrau (2003)


Luciana Serra (1991)


Natalie Dessay (1994)


Sabine Devieilhe (2013)


Désirée Rancatore (2001)


Cristina Deutekom (1968)

Sumi Jo (1990)



confronto fra 20 diversi soprano nella coloratura finale

21 agosto 2020

Il flauto magico (5) - "Dies Bildnis ist bezaubernd schön"

Scritto da Christian

Non appena Papageno comincia a prendersi il merito di aver sconfitto il grande serpente, fanno ritorno le Tre Dame che lo puniscono per le sue bugie, chiudendogli la bocca con un lucchetto d'oro (dopo avergli propinato acqua e pietre, al posto di vino e pan di zucchero, in cambio degli uccelli che ha catturato). Spiegano poi a Tamino di essere le damigelle della Regina della Notte, di averlo salvato loro dal mostro, e di dovergli consegnare, da parte della loro sovrana, il ritratto della figlia di lei, Pamina. Di fronte alla bellezza del volto nel ritratto, il principe si perde nella sua contemplazione.

Si tratta dell'unica aria di Tamino in tutta l'opera, nonché uno dei pochi brani celebri per tenore scritti da Mozart, che com'è noto preferiva i baritoni o i bassi (ricordiamo giusto le due arie di Don Ottavio nel "Don Giovanni" e quella di Ferrando nel "Così fan tutte"). Come tale, è stata talvolta eseguita in concerti e recital anche da interpreti che di solito non frequentano il repertorio mozartiano.

Dolce, lenta e romantica, l'aria è capace di trasmettere una serenità d'animo che identifica dunque l'amore non con la passione fisica ma con "qualcosa di eterno e sublime, una sorta di comunanza spirituale". Musicalmente non sembra nemmeno appartenere allo stesso genere della precedente cavatina di Papageno: siamo dalle parti dell'opera seria italiana, più solenne e sofisticata. Da notare come la bella frase melodica iniziale non ricompaia più nel proseguio dell'aria, e dunque ha l'effetto di "esprimere quell'indimenticabile e irripetibile momento dell'amore a prima vista" (per usare le parole del musicista britannico Spike Hughes). Un amore unico e ideale, degno di una fiaba.

L'aria di Tamino, ardente espressione di amore, è un miracolo di forma e certamente non meno notevole nella sua combinazione di ardore romantico e di compostezza interiore, spirituale. Quello che Tamino esprime non è la prima passione fisica giovanile, anche se egli è un giovane, ma una profondità matura di sentimento, ciò che si potrebbe quasi chiamare la condizione "ideale" dell'amore, distinta da quella "reale". La frase di apertura dell'aria, basata su una semplice scala discendente è un esempio di quello straordinario multum in parvo che spesso incontriamo in Verdi. In effetti la sua somiglianza con l'inizio di «Caro nome» in Rigoletto in cui Gilda esprime un sentimento simile, è straordinaria. La musica dello «Zauberflöte» è scritta con una stupefacente varietà di stili, con elementi tratti alla vecchia opera seria, come anche dalla canzone popolare e dalla musica religiosa.
(Charles Osborne)
Nella Bildnisarie Tamino ammira il ritratto di Pamina e, folgorato dalla bellezza di quel volto, sente il suo cuore riempirsi di una strana agitazione, che brucia come una fiamma. «Devo chiamarla amore? ... Cosa farei? Tutto estasiato la stringerei a questo petto infuocato, e così sarebbe eternamente mia». La linea musicale fluisce libera, sfrangiandosi, quasi come un arioso, attraverso giochi elastici di tensione e distensione melodica. La stessa regolarità metrica del testo è lasciata cadere, il canto, dapprima sillabico, si abbandona progressivamente a dolci melismi, tutte le volte che Tamino, espresso un pensiero, s'attarda a considerarlo e quasi a ricamarci su. Ebbrezza contemplativa, auscultazione di sé, certezza, incertezza, romantica tensione, lieve demenza d'amore e appagamento nella vagheggiata felicità futura si susseguono, sino ad un'apoteosi di intima estasi, in un poetico caleidoscopio di stati d'animo. Ma, nonostante il realistico divenire dei suoi sentimenti, Tamino è diverso dai personaggi delle opere italiane; egli abita regioni di fìaba e l'orchestra ce lo conferma, nella sua stretta parentela con la linea del canto: non propone, infatti, materiale autonomo, ma raccoglie o anticipa la linea vocale in un gioco di echi e pre-echi che accompagnano, con commossa dolcezza, le fluttuazioni dell'animo. Quanto basta per conferire al personaggio una qualità psicologica, senza tradirne, però, il carattere fiabesco, sottratto alla tensione lacerante delle forze che attraversano la vita reale.
(Paolo Gallarati)
L'idea che un eroe si innamori a prima vista di una fanciulla guardandone solo il ritratto non è nuova nelle fiabe e in letteratura, ma quasi sicuramente Schikaneder si ispirò a una fiaba contenuta delle raccolte "Dschinnestan" pubblicate da Christoph Martin Wieland a Vienna fra il 1786 e il 1789, dunque poco prima della realizzazione del "Flauto magico". Una di queste storie, "Neangir und seine Brüder" ("Neangir e i suoi fratelli"), presenta una situazione simile e contiene frasi e parole identiche a quelle dell'aria di Tamino.


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Papageno!").

DIE DREI DAMEN
(drohen und rufen zugleich)
Papageno!

PAPAGENO
Aha! das geht mich an. - Sieh dich um, Freund!

TAMINO
Wer sind diese Damen?

PAPAGENO
Wer sie eigentlich sind, weiß ich selbst nicht. - Ich weiß nur so viel, daß sie mir täglich meine Vögel abnehmen und mir dafür Wein, Zuckerbrot und süße Feigen bringen. - Hier, meine Schönen, übergeb’ ich meine Vögel.

ERSTE DAME
(reicht ihm eine schöne Bouteille Wasser)
Dafür schickt dir unsre Fürstin heute zum ersten Mal statt Wein reines, helles Wasser.

ZWEITE DAME
Und mir befahl sie, daß ich, statt Zuckerbrot, diesen Stein dir überbringen soll. - Ich wünsche, daß er dir wohl bekommen möge.

PAPAGENO
Was? Steine soll ich fressen?

DRITTE DAME
Und statt der süßen Feigen hab’ ich die Ehre, dir dies goldene Schloß vor den Mund zu schlagen.
(Sie schlägt ihm das Schloß vor. - Papageno hat seinen Scherz durch Gebärden)

ERSTE DAME
Du willst vermutlich wissen, warum die Fürstin dich heute so wunderbar bestraft?
(Papageno bejaht es)

ZWEITE DAME
Damit du künftig nie mehr Fremde belügst.

DRITTE DAME
Und daß du nie dich der Heldentaten rühmst, die andre vollzogen. -

ERSTE DAME
Sag an! Hast du diese Schlange bekämpft?
(Papageno deutet nein)

ZWEITE DAME
Wer denn also?
(Papageno deutet, er wisse es nicht)

DRITTE DAME
Wir waren’s, Jüngling, die dich befreiten. - Zittre nicht! Dich erwartet Freude und Entzücken. - Hier, dies Gemälde schickt dir die große Fürstin; es ist das Bildnis ihrer Tochter - findest du, sagte sie, daß diese Züge dir nicht gleichgültig sind, dann ist Glück, Ehr’ und Ruhm dein Los. - Auf Wiedersehen!
(geht ab)

ZWEITE DAME
Adieu, Monsieur Papageno!
(geht ab)

ERSTE DAME
Fein nicht zu hastig getrunken!
(Sie geht lachend ab. - Papageno hat immer sein stummes Spiel gehabt; Tamino ist gleich beim Empfange des Bildnisses aufmerksam geworden; seine Liebe nimmt zu, ob er gleich für alle diese Reden taub schien.)

LE TRE DAME
(minacciano e gridano insieme)
Papageno!

PAPAGENO
Ecco! questo è per me. - Guardati intorno, amico!

TAMINO
Chi sono queste dame?

PAPAGENO
Chi siano veramente, non lo so neanch’io. - So solo che ogni giorno ritirano i miei uccelli e mi portano in cambio vino, pan di zucchero e fichi dolci. - Ecco qui, mie belle, vi consegno i miei uccelli.

PRIMA DAMA
(gli porge una bella bottiglia d’acqua)
In cambio la nostra Sovrana ti manda oggi per la prima volta, invece di vino schietto, acqua pura.

SECONDA DAMA
E a me ha ordinato, invece del pan di zucchero, di portarti questa pietra. Spero che ti possa essere gradita.

PAPAGENO
Cosa? Dovrei mangiare pietre?

TERZA DAMA
E al posto dei fichi dolci io ho l’onore di chiuderti la bocca con questo lucchetto d’oro.
(Gli mette un lucchetto. - Papageno si esprime a gesti)

PRIMA DAMA
Probabilmente vorrai sapere perché oggi la Regina ti abbia punito in modo così strano.
(Papageno annuisce)

SECONDA DAMA
È perché in futuro tu non menta più agli stranieri.

TERZA DAMA
E non ti vanti mai delle gesta eroiche compiute da altri.

PRIMA DAMA
Di’ un po’! Sei tu che hai combattuto contro questo serpente?
(Papageno fa cenno di no)

SECONDA DAMA
Chi dunque?
(Papageno fa cenno di non saperlo)

TERZA DAMA
Fummo noi, o giovane, a salvarti. - Non temere, ti attendono gioia e soddisfazioni. - Ecco, la grande Sovrana ti invia questo dipinto, è il ritratto di sua figlia se tu trovi, disse, che questi lineamenti non ti sono indifferenti, allora felicità, onore e gloria saranno il tuo destino. Arrivederci!
(parte)

SECONDA DAMA
Adieu, Monsieur Papageno!
(parte)

PRIMA DAMA
Attento a non bere troppo in fretta!
(Parte ridendo. - Papageno avrà sempre proseguito nella sua recita muta. Non appena ricevuto il ritratto, Tamino si è immerso in contemplazione; il suo amore aumenta, sebbene paresse sordo a tutti questi discorsi.)

Clicca qui per il testo di "Dies Bildnis ist bezaubernd schön".

TAMINO
Dies Bildnis ist bezaubernd schön,
Wie noch kein Auge je gesehn.
Ich fühl’ es, wie dies Götterbild
Mein Herz mit neuer Regung füllt.
Dies Etwas kann ich zwar nicht nennen,
Doch fühl’ ich’s hier wie Feuer brennen:
Soll die Empfindung Liebe sein?
Ja, ja die Liebe ist’s allein.
O wenn ich sie nur finden könnte!
O wenn sie doch schon vor mir stünde!
Ich würde - würde - warm und rein -
Was würde ich? - Ich würde sie voll Entzücken
An diesen heißen Busen drücken,
Und ewig wäre sie dann mein!

TAMINO
Questo ritratto è meravigliosamente bello,
Quanto ancora occhio alcuno ha visto mai.
Sento come tale immagine divina
Riempia il mio cuore d’un nuovo sentimento.
Questo qualcosa non so invero come chiamarlo,
Eppure lo sento qui bruciare come fuoco.
Potrebbe tale sensazione essere amore?
Sì, sì, non è che amore.
Oh, se solo la potessi trovare!
Oh, se ella fosse già dinanzi a me!
Io farei - farei - ardente e puro -
Cosa farei? - Tutto estasiato
La stringerei a questo petto infuocato,
E così sarebbe eternamente mia.






Fritz Wunderlich (due versioni, 1960 e 1964)


Paul Groves (1995)


Piotr Beczala (2001)


Francisco Araiza (1991)


Placido Domingo

Jonas Kaufmann



scene dal film "L'enigma di Kaspar Hauser" (1974) di Werner Herzog


Al termine dell'aria, fanno ritorno le Tre Dame, che si erano brevemente assentate (sembra quasi che, per pudore, abbiano voluto lasciare Tamino da solo con il ritratto). Divertente il modo con cui si erano congedate da Papageno, con la Seconda Dama che lo aveva dileggiato alla francese ("Adieu, Monsieur Papageno"). Completando l'una le frasi delle altre (come Qui, Quo e Qua, dove un personaggio inizia a parlare, il secondo prosegue e il terzo porta la frase a conclusione!), spiegano ora al principe che la loro sovrana, la Regina della Notte, avendo udito le sue parole d'amore nei confronti della ragazza raffigurata, ha deciso di chiedere proprio a lui di salvare sua figlia. Pamina, questo è il suo nome, è infatti stata "rapita da un potente demone maligno", con "il potere di mutarsi in ogni forma immaginabile", che la tiene prigioniera in un castello attentamente custodito. Molte di queste informazioni, se prese alla lettera, si riveleranno poi ingannevoli: vanno lette in realtà in chiave simbolica, ma ne parleremo poi.

Da notare che Tamino è stato scelto "sulla fiducia", e non perché in precedenza abbia dimostrato chissà quali qualità di fronte al grande serpente. "Se questo giovane, ha detto [la Regina], ha anche tanto coraggio e valore quanto è affettuoso, oh allora mia figlia è sicuramente salva", spiegano le Dame. D'altronde questo è il tipico ruolo dei principi nelle fiabe, quello di salvare le principesse. In ogni caso, un Tamino già pronto a scaldarsi e a partire ("Venite, fanciulle! guidatemi! - Pamina sia salvata! - Il malvagio cada per mia mano; lo giuro sul mio amore, sul mio cuore!") viene interrotto da un tuono che preannuncia l'arrivo della Regina della Notte in carne e ossa.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue ("Schöner Jüngling!").

ERSTE DAME
Schöner Jüngling! - Die Fürstin -

ZWEITE DAME
Hat mir aufgetragen, dir zu sagen -

DRITTE DAME
Daß der Weg zu deinem künftigen Glücke nunmehr gebahnt sei.

ERSTE DAME
Sie hat jedes deiner Worte gehört, so du sprachst; - sie hat -

ZWEITE DAME
Jeden Zug in deinem Gesichte gelesen. Ja noch mehr, ihr mütterliches Herz -

DRITTE DAME
Hat beschlossen, dich ganz glücklich zu machen. - Hat dieser Jüngling, sprach sie, auch so viel Mut und Tapferkeit, als er zärtlich ist, o so ist meine Tochter ganz gewiß gerettet.

TAMINO
Gerettet? O ewige Dunkelheit! Was hör’ ich? - Das Original?

ERSTE DAME
Hat ein mächtiger, böser Dämon hat sie ihr entrissen.

DRITTE DAME
Er hat die Macht, sich in jede erdenkliche Gestalt zu wervandeln; auf solche Weise hat er auch Pamina -

ERSTE DAME
Dies ist der Name der königlichen Tochter, so Ihr anbetet.

TAMINO
O Pamina! du mir entrissen - du in der Gewalt eines üppigen Bösewichts! - Bist vielleicht in diesem Augenblicke schrecklicher Gedanke! O sagt, Mädchen! sagt, wo ist des Tyrannen Aufenthalt?

ZWEITE DAME
Sehr nahe an unsern Bergen lebt er in einem angenehmen und reizenden Tale. Seine Burg ist prachtvoll, und sorgsam bewacht.

TAMINO
Kommt, Mädchen! führt mich! - Pamina sei gerettet! - Der Bösewicht falle von meinem Arm;das schwör’ ich bei meiner Liebe, bei meinem Herzen!
(Sogleich wird ein heftig erchütternder Akkord mit Musik gehört)

TAMINO
Ihr Götter! was ist das?

DIE DREI DAMEN
Fasse dich!

ERSTE DAME
Es verkündet die Ankunft unserer Königin.
(Donner)

DIE DREI DAMEN
Sie kommt! -
(Donner)
Sie kommt! -
(Donner)
Sie kommt!

(Die Berge teilen sich auseinander,und das Theater verwandelt sich in ein prächtiges Gemach.)

PRIMA DAMA
Bel giovane! - La Regina -

SECONDA DAMA
Mi ha incaricato di dirti -

TERZA DAMA
Che la strada verso la tua felicità futura d’ora in poi è spianata.

PRIMA DAMA
Ella ha udito ogni parola che hai detto; ella ha -

SECONDA DAMA
Letto ogni sentimento sul tuo volto. - E ancor più il suo cuore materno -

TERZA DAMA
Ha deciso di farti pienamente felice. - Se questo giovane, ha detto, ha anche tanto coraggio e valore quanto è affettuoso, oh allora mia figlia è sicuramente salva.


TAMINO
Salva? Oh tenebre eterne! Cosa sento? La fanciulla del ritratto?

PRIMA DAMA
L’ha rapita un potente demone maligno.

TERZA DAMA
Oltre al cuore malvagio egli possiede anche il potere di mutarsi in ogni forma immaginabile; in tale maniera anche Pamina -

PRIMA DAMA
Questo è il nome della regale figlia, che adorate.

TAMINO
Oh Pamina! tu rapita a me - tu in potere di un malvagio lussurioso! - Tu forse in questo istante - ah, pensiero orribile!
Oh ditemi, fanciulle! ditemi: dov’è la dimora del tiranno?

SECONDA DAMA
Vive assai vicino ai nostri monti, in una valle incantevole e deliziosa. - Il suo castello è meraviglioso e attentamente custodito.

TAMINO
Venite, fanciulle! guidatemi! - Pamina sia salvata! - Il malvagio cada per mia mano; lo giuro sul mio amore, sul mio cuore!
(S’ode improvvisamente un violento,impressionante accordo di note)

TAMINO
Oh dèi! cos’è mai?

LE TRE DAME
Càlmati!

PRIMA DAMA
Esso annuncia l’arrivo della nostra Regina.
(Tuono)

LE TRE DAME
Ella giunge! -
(Tuono)
Ella giunge! -
(Tuono)
Ella giunge!

(I monti si squarciano e la scena si trasforma in una splendida sala.)



17 agosto 2020

Il flauto magico (4) - "Der Vogelfänger bin ich ja"

Scritto da Christian

Preceduto dal suono della sua siringa (o flauto di Pan, uno strumento legato all'immaginario pastorale che nei paesi di lingua tedesca oggi è anche noto proprio come Papagenopfeife), fa la sua apparizione uno strano individuo con l'abito ricoperto di piume colorate. Si tratta appunto di Papageno, e il canto ci chiarisce già quasi tutto di lui: lavora infatti come "uccellatore" (Vogelfänger, letteralmente "acchiappatore di uccelli").

Papageno è senza dubbio il personaggio più "popolare" dell'opera, in tutti i sensi. Non solo perché è di fatto, e immancabilmente, il preferito dal pubblico, che si tratti di spettatori grandi o piccini che si accostano magari per la prima volta al "Flauto magico", grazie al suo carattere naturale e schietto, ai suoi modi comici, alla sua umanità, ai suoi "difetti", tutte caratteristiche che rendono molto più facile entrare in sintonia con lui piuttosto che con personaggi nobili, eroici o elevati come Tamino o Sarastro. Ma anche (e soprattutto) perché Papageno è il rappresentante dell'uomo comune, un personaggio "semplice" che si preoccupa prima di tutto dei propri bisogni primari, e che non è interessato all'elevazione spirituale, almeno non nei termini che gli vengono proposti dai sacerdoti del Tempio della Saggezza. Già in questo primo brano ci chiarisce qual è la sua massima aspirazione: trovare una brava ragazza che gli faccia da moglie ("Si addormenterebbe al mio fianco, e io la cullerei come un bambino": la dimensione è più infantile che sessuale). A lui tocca, nel corso dell'opera, offrire il punto di vista di chi non desidera essere coinvolto nell'avventura ma soltanto assistervi, magari da lontano. Ha certo un buon cuore, e sarà premiato per questo, ma gli mancano l'indole o le stimmate dell'eroe. Il personaggio si iscrive forse nel solco di una figura contadina tipica del teatro popolare viennese, ovvero l'Hanswurst ("Gian Salsiccia"), nata nel XVI secolo e protagonista di numerose farse eseguite durante le fiere o a Carnevale.

[Papageno è colui] che con la sua semplicità umana dà la misura della irrealtà fiabesca degli altri personaggi. Papageno è il buffo della compagnia, ma è buffo in quanto è stolido, semplice, primitivo, materialista, in un ambiente che ha per pareti la magìa e per soffitto il cielo: là dove tutti si agitano per grossi problemoni, quali la conservazione o la conquista di domini spirituali, Papageno è l'unico che si preoccupa di mangiare e di bere, l'unico che si permette di avere paura, l'unico che dice le bugie, l'unico che cerca di tornare al beato punto di partenza della perfetta quiete. Fra le arie piene di significati e le profonde enunciazioni dei sacerdoti, Papageno lancia le sue canzonette popolaresche, introduce il suo spirito musicale, che potremmo dire realistico, nei concertati spiritualissimi con le damigelle e con gli altri fantastici personaggi del dramma. Idea fissa di Papageno è la ricerca della compagna, della Papagena: e quando finalmente questa gli appare l'esplosione di gioia è proiettata nel futuro della figliolanza; personaggio umano anche per questo, là dove non sappiamo immaginare la prole che potrà nascere dalle ufficialissime nozze di Tamino con Pamina nel tempio del sole.

(Mario Labroca)

"[Die] Zauberflöte" è anche la possente esaltazione del Buon Selvaggio, Papageno, che vive nella «sfera incorrotta dei bisogni primari, tutti naturali e tutti legittimi» e questo elemento chiarisce quale sia effettivamente la grandezza di Mozart in generale e del Flauto Magico in particolare, ossia la capacità di coniugare l’assoluto e l’umano, il supremo e il quotidiano. Come ricorda il filosofo Theodor Adorno, Mozart «non avrebbe riconosciuta la sua grandezza se nei suoi momenti più alti non risplendesse una luce di umanità. L’umanità del distanziarsi dall’essenza umana come per protesta costituisce l’unicità di Mozart».
(Luca Fialdini)

Questa prima aria di Papageno è semplice e orecchiabile: una vera e propria canzone, con tre stanze che musicalmente ripetono la stessa melodia, "con tutta l'immediatezza ed il fascino di un canto popolare, cosa che in pratica è diventata", dice Osborne. Ogni tanto il personaggio suona sulla sua siringa una breve scala di cinque note, che diventa il suo refrain e il suo marchio di riconoscimento, tanto che tale scala sarà utilizzata più volte nel seguito dell'opera anche a fini drammatici (per esempio per segnalare la propria presenza a Tamino, verso la fine del primo atto, o per intervallare la "conta" da uno a tre nel finale del secondo). Nel comporre il brano, Mozart tenne senza dubbio conto delle esigenze sia del pubblico del teatro Auf der Wieden, che si attendeva non tanto (o non solo) musica colta e profonda ma anche brani semplici e popolari, sia dell'interprete del personaggio, lo stesso Schikaneder, che pur essendo uomo di spettacolo non era certo un cantante dotato di qualità virtuosistiche sopra le righe. Il compositore seppe dunque differenziare il proprio lavoro, riservando brani più difficili a chi era in grado di eseguirli (vedi la Regina della Notte) e altri più semplici – ma sempre bellissimi ed efficaci – a chi invece richiedeva un altro tipo di espressione, più comica e immediata. È anche questa ricchezza e varietà di registri a rendere così affascinante e universale "Il flauto magico".



Al termine del brano, Tamino si rivela e segue un lungo dialogo fra i due personaggi, in cui molte cose ci vengono spiegate. Il principe, così attento e fiero della propria genealogia, si stupisce che Papageno ignori persino il nome dei propri genitori e come sia venuto al mondo. L'uccellatore si procura da vivere attraverso il baratto, catturando e vendendo uccelli alla sovrana di quei luoghi, la Regina Astrifiammante (ma non è chiaro se questo sia il suo nome o soltanto un appellativo). Di costei, Tamino (che pure proviene da così lontano da non sapere nemmeno in quale paese ora si trovi) ha già sentito parlare, anche se ignoriamo in quali termini, tanto che la definisce subito "Regina della Notte". Ma il discorso cambia presto direzione: se le didascalie del libretto si erano premurate, in precedenza, di descrivere l'abbigliamento del principe (il famoso abito giapponese/giavanese), che Papageno sia vestito di piume, in modo da somigliare a un uccello, ci viene rivelato soltanto dalle parole di Tamino, che quasi dubita di trovarsi di fronte a un essere umano ("Dalle penne che ti coprono mi sembri..."). Offeso per l'insinuazione, Papageno (che poco prima, alla domanda "Chi sei?", aveva in effetti risposto "Un uomo come te") reagisce con un atteggiamento fintamente minaccioso, magnificando la propria forza. Al punto da spingere Tamino nell'equivoco di credere che sia stato proprio lui a salvarlo dal serpente, che giace morto lì accanto.

Nota: l'arrivo sul palco di Papageno, preceduto dalla sua musica, uomo del "popolo" dall'indole allegra che in un'esuberante cavatina celebra la propria professione e la propria notorietà, mentre un membro della classe aristocratica assiste nascosto sullo sfondo, ricorda quello di un altro famoso personaggio dell'opera lirica: Figaro ne "Il barbiere di Siviglia". Certo, l'opera di Rossini era ancora di là da venire, ma la commedia originale di Beaumarchais, e soprattutto l'adattamento di Giovanni Paisiello (molto popolare in tutta Europa e andato in scena anche a Vienna già dal 1783) erano forse note a Schikaneder, che potrebbe esservisi ispirato. Ma naturalmente, a livello di caratterizzazione, i due personaggi sono ben diversi.

Clicca qui per il testo del brano ("Der Vogelfänger bin ich ja").

(Papageno kommt den Fußsteig herunter, hat auf dem Rücken eine große Vogelsteige, die hoch über den Kopf geht, worin verschiedene Vögel sind; auch hält er mit beiden Händen ein Faunen-Flötchen, pfeift und singt.)

PAPAGENO
(pfeift von ferne - kommt heraus)
Der Vogelfänger bin ich ja -
Stets lustig, heißa, hopsasa!
Ich Vogelfänger bin bekannt
Bei Alt und Jung im ganzen Land.
Weiß mit dem Locken umzugehn
Und mich aufs Pfeifen zu verstehn.
(pfeift)
Drum kann ich froh und lustig sein,
Denn alle Vögel sind ja mein.
(pfeift)
Der Vogelfänger bin ich ja -
Sets lustig, heißa, hopsasa!
Ich Vogelfänger bin bekannt
Bei Alt und Jung im ganzen Land.
Ein Netz für Mädchen möchte ich,
Ich fing’ sie dutzendweis für mich.
(pfeift)
Dann sperrte ich sie bei mir ein,
Und alle Mädchen wären mein.
(pfeift)
Wenn alle Mädchen wären mein,
So tauschte ich brav Zucker ein,
Welche mir am liebsten wär’,
Der gäb’ ich gleich den Zucker her.
Und küßte sie mich zärtlich dann,
Wär’ sie mein Weib und ich ihr Mann.
(pfeift)
Sie schlief’ an meiner Seite ein,
Ich wiegte wie ein Kind sie ein.
(pfeift)
(Papageno scende dal sentiero, ha sulle spalle una grossa uccelliera, che gli arriva fin sopra la testa e nella quale si trovano uccelli diversi; tiene inoltre con entrambe le mani un flautino di Pan, zufola e canta.)

PAPAGENO
(zufola da lontano - entra)
L’uccellator ecco son io
Sempre allegro, olà, oplà!
Io son noto come uccellatore
A vecchi e giovani in tutto il paese.
So come attirare gli uccelli
E me ne intendo di zufoli!
(zufola)
Perciò posso essere felice e contento,
Ché tutti gli uccelli, ah sì, sono miei.
(zufola)
L’uccellator ecco son io
Sempre allegro, olà, oplà!
Io son noto come uccellatore
A vecchi e giovani in tutto il paese.
Vorrei una rete per ragazze,
Ne acchiapperei a dozzine per me.
(zufola)
Poi me le chiuderei in gabbia,
E tutte le ragazze sarebbero mie.
(zufola)
Se tutte le ragazze fossero mie,
Mi farei pagare in zucchero,
E a quella che fosse la mia preferita
Darei volentieri lo zuccherino.
Lei allora mi bacerebbe affettuosa,
Sarebbe mia moglie ed io suo marito.
(zufola)
Si addormenterebbe al mio fianco,
E io la cullerei come un bambino.
(zufola)


Clicca qui per il testo del recitativo che segue ("He da! - Was da?").

TAMINO
(nimmt ihn bei der Hand)
He da!

PAPAGENO
Was da?

TAMINO
Sag mir, du lustiger Freund, wer du seist?

PAPAGENO
Wer ich bin?
(für sich)
Dumme Frage!
(laut)
Ein Mensch wie du.- Wenn ich dich nun fragte, wer bist du?

TAMINO
Mein Vater ist Fürst, der über viele Länder und Menschen herrscht; darum nennt man mich Prinz. Nun sag du mir, in welcher Gegend wir sind. -

PAPAGENO
Das kann ich dir ebensowenig beantworten, als ich weiß, wie ich auf die Welt gekommen bin.

TAMINO
(lacht)
Wie? Du wüßtest nicht, wo du geboren oder wer deine Eltern waren?

PAPAGENO
Kein Wort! - Ich weiß nur so viel, daß nicht weit von hier meine Strohhütte steht, die mich vor Regen und Kälte schützt.

TAMINO
Aber wie lebst du?

PAPAGENO
Von Essen und Trinken, wie alle Menschen.

TAMINO
Wodurch erhältst du das?

PAPAGENO
Durch Tausch. - Ich fange für die sternflammende Königin und ihre Jungfrauen verschiedene Vögel; dafür erhalt’ ich täglich Speis’ und Trank von ihr.

TAMINO
(für sich)
Sternflammende Königin? -
(laut)
Sag mir, guter Freund! warst du schon so glücklich, diese Göttin der Nacht zu sehen?

PAPAGENO
Sehen? - Die sternflammende Königin sehen? - Welcher Sterbliche kann sich rühmen, sie je gesehen zu haben? -
(für sich)
Wie er mich so starr anblickt! bald fang’ ich an, mich vor ihm zu fürchten.
(laut)
Warum siehst du so verdächtig und schelmisch nach mir?

TAMINO
Weil - weil ich zweifle, ob du Mensch bist. -

PAPAGENO
Wie war das?

TAMINO
Nach deinen Federn, die dich bedecken, halt’ ich dich -
(geht auf ihn zu)

PAPAGENO
Doch für keinen Vogel? - Bleib zurück, sag’ ich,und traue mir nicht; - denn ich habe Riesenkraft, wenn ich Jemand packe. -
(für sich)
Wenn er sich nicht bald von mir schrecken läßt, so lauf’ ich davon.

TAMINO
Riesenkfraft?
(er sieht auf die Schlange)
Also warst du wohl gar mein Erretter, der diese giftige Schlange bekämpfte?

PAPAGENO
Schlange?

TAMINO
Aber um alles in der Welt, Freund! wie hast du dieses Ungeheuer bekämpft? Du bist ohne Waffen.

PAPAGENO
Brauch’ keine! - Bei mir ist ein starker Druck mit der Hand mehr als Waffen.

TAMINO
Du hast sie also erdrosselt?

PAPAGENO
Erdrosselt!
(für sich)
Bin in meinem Leben nicht so stark gewesen als heute.

TAMINO
(lo prende per la mano)
Ehilà!

PAPAGENO
Che c’è?

TAMINO
Dimmi, amico buontempone, chi sei?

PAPAGENO
Chi sono?
(tra sé)
Che domanda stupida!
(forte)
Un uomo, come te. - E se io ti chiedessi ora chi sei tu?

TAMINO
Mio padre è un sovrano, che domina molte terre e uomini; perciò mi chiamano Principe. Ora dimmi tu in quale paese ci troviamo.

PAPAGENO
A ciò so risponderti altrettanto poco, quanto so come son venuto sulla terra.

TAMINO
(ride)
Che? Tu non sapresti dove sei nato, o chi erano i tuoi genitori?

PAPAGENO
Per nulla! - So bene solo che non lontano da qui c’è la mia capanna di paglia, che mi ripara da pioggia e freddo.

TAMINO
Ma come vivi?

PAPAGENO
Mangiando e bevendo, come tutti gli uomini.

TAMINO
E come te lo procuri?

PAPAGENO
Facendo degli scambi. - Io catturo vari uccelli per la Regina Astrifiammante e le sue dame; in cambio di ciò ricevo da lei ogni giorno cibo e bevande.

TAMINO
(fra sé)
Regina Astrifiammante? -
(forte)
Dimmi, buon amico, hai già avuto la fortuna di vedere questa dea della notte?

PAPAGENO
Vedere? - Vedere la Regina Astrifiammante? - Quale mortale può vantarsi di averla mai vista?

(tra sé)
Come mi guarda fisso! quasi comincio ad aver paura di lui.
(forte)
Perché mi guardi così sospettoso e malizioso?


TAMINO
Perché - perché io dubito che tu sia un uomo.

PAPAGENO
Come sarebbe?

TAMINO
Dalle penne che ti coprono mi sembri...
(gli si avvicina)


PAPAGENO
Mica un uccello? - Sta’ indietro, dico, e non azzardarti, perché io ho una forza da gigante, quando afferro qualcuno.
(tra sé)
Se non si spaventa subito, io me la batto.


TAMINO
Forza da gigante?
(guarda al serpente)
Sei stato allora certamente tu il mio salvatore, che ha combattuto contro questo serpente velenoso.

PAPAGENO
Serpente?

TAMINO
Ma a proposito, amico, come hai fatto a vincere questo mostro? - Tu sei senza armi.

PAPAGENO
Non ne ho bisogno! - Posseggo nelle mani una potenza più forte delle armi.

TAMINO
L’avresti dunque strangolato?

PAPAGENO
Strangolato!
(fra sé)
Nella mia vita non sono mai stato così forte come oggi.




Detlef Roth (Papageno)
dir: Ivan Fischer (2001)


Simon Keenlyside (Papageno)
dir: Colin Davis (2003)


Manfred Hemm (Papageno)
dir: James Levine (1991)


Christian Gerhaher (Papageno)
dir: Riccardo Muti (2006)


Hermann Prey (1952)

Walter Berry (1955)

13 agosto 2020

Il flauto magico (3) - "Zu Hilfe! Zu Hilfe!"

Scritto da Christian



L'opera si apre in uno scenario roccioso, con il principe Tamino inseguito da un mostruoso serpente gigante (o un drago, in alcuni allestimenti). La lotta con il drago è un tema chiave di molti miti e favole, ed è significativo che la situazione ci venga proposta subito all'inizio della storia, anziché alla fine: è un segno che stiamo per partire per un viaggio ricco di misteri e di pericoli. Ma il principe non è ancora degno di vincere il drago: anzi, quello che in teoria deve essere l'eroico protagonista dell'opera non ci fa proprio una bella figura, visto che chiede aiuto disperatamente ("Zu Hilfe! Zu Hilfe!") per poi svenire di fronte al pericolo. Come detto, è appena all'inizio del suo percorso iniziatico, e non ha ancora intrapreso le prove che lo porteranno in comunione con la natura (in seguito, infatti, lo vedremo capace di trionfare sugli elementi e, grazie al Flauto Magico, di entrare in sintonia con gli animali, ammansendoli: probabilmente avrebbe fatto lo stesso con il serpente). Per ora, però, a salvarlo da un nemico che simboleggia la parte minacciosa e sconosciuta di sé (e che forse è imparentato con le tre fiere che si pongono di fronte a Dante all'inizio della "Divina Commedia", un altro viaggio iniziatico!), è necessario un intervento esterno.

Questo si manifesta sotto forma delle Tre Dame, misteriose donne velate, "ognuna armata di un giavellotto d'argento", che senza alcuna fatica uccidono il serpente. Alla faccia di chi accusa "Il flauto magico" di essere un'opera misogina! (Vedremo anche in futuro come Pamina, per fare un esempio, abbia molta più forza di volontà di personaggi maschili come Papageno). Dopo essersi fermate per un po' a rimirare la bellezza del giovane principe che hanno salvato, le tre donne partono per avvertire dell'accaduto la loro sovrana: come scopriremo più avanti, esse sono infatti le damigelle di Astrifiammante, la Regina della Notte, che regna in quei luoghi (l'argento delle loro armi poteva essere un indizio). A esse, personaggi secondari, Mozart dedica gran parte di questa introduzione, di fatto un terzetto nel quale battibeccano fra loro perché ciascuna delle tre vorrebbe che le altre due andassero dalla Regina per poter rimanere da sola con il bel giovane. Il contrasto fra di esse è sottolineato anche dai diversi registri vocali (benché tutte le tre cantanti fossero indicate sulla locandina della prima rappresentazione come soprano, com'era consuetudine all'epoca di Mozart, in realtà una delle tre canta nel registro più basso del mezzosoprano o addirittura del contralto). È quasi un peccato che questi aspetti della loro caratterizzazione (il conflitto interno e l'infatuamento per Tamino) non abbiano poi un grande seguito nel resto della vicenda.

La maggior parte dell'Introduzione è [...] un trio per le Damigelle ed il tono è di commedia lirica mentre esse litigano per il bel giovane. L'ouverture e questo primo numero devono aver sorpreso i primi spettatori di Schikaneder, perché qui la musica era di una complessità molto maggiore di quella che erano abituati a sentirsi offrire in uno «Zauberposse».
(Charles Osborne)
[Le tre damigelle], personaggio uno e trino, è fra le trovate più geniali dell'opera; trovata drammatica e trovata musicale per la facoltà che è nelle damigelle di farsi indipendenti (come nel primo terzetto) e di dar luogo a le più felici soluzioni timbriche ed armoniche allorché i loro caratteri si fondono nella unicità del personaggio. Care damigelle che la vista di Tamino fa di un subito sospirare d'amore, che sanno punire Papageno per le bugie che esso racconta, che forniscono le armi sonore della difesa e profetizzano il magico arrivo dei genietti che guideranno Tamino e Papageno contro il nemico. Dolci e care damigelle che d'un tratto, nel secondo quintetto, scoprite le inutilità dei vostri sforzi per ricondurre Tamino nel vostro regno e partite vergognose e dolenti, e che infine tentate appiccare il fuoco al tempio della verità, ma è già chiaro che il vostro tentativo non riuscirà perché vi mancano le armi della inesorabile cattiveria.
(Mario Labroca)


E Tamino? Dopo che le Tre Dame si sono allontanate, riacquista i sensi, meravigliandosi di essere ancora vivo e chiedendosi chi lo abbia salvato. Di lui non sappiamo – e non sapremo – nulla, se non il fatto che si tratta, appunto, di un "principe". La didascalia introduttiva si premura di dirci che indossa uno "splendido abito giapponese da caccia" (o "giavanese": la strana grafia del libretto originale, "javonischen", può infatti essere interpretata sia come "japonischen" che come "javanischen"). In effetto il nome Tamino suona quasi nipponico (anche se nel paese del Sol Levante sarebbe probabilmente un nome femminile). Tanto basta comunque per farci immaginare che provenga da un paese distante, da cui si è allontanato per curiosità e in cerca di avventure. È un personaggio fiabesco. I suoi pensieri vengono interrotti dal suono di un flauto silvano: qualcuno sta avvicinandosi, e per prudenza Tamino si nasconde dietro un arbusto.

Segnalo qui che, come già detto nel primo post, i dialoghi fra un numero cantato e l'altro sono recitati (parlati) senza alcun accompagnamento musicale, com'era consuetudine del genere Singspiel. Per questo motivo, in alcune rappresentazioni – soprattutto se il pubblico non conosce la lingua tedesca – l'opera è talvolta accorciata eliminando tali dialoghi e lasciando soltanto la musica di Mozart. Personalmente non trovo appropriato questo modo di fare, sia come forma di rispetto verso il lavoro originale (anche l'equilibrio fra musica e parola è importante per il "respiro" della vicenda) sia perché in alcuni casi la trama è portata avanti proprio dalle parti parlate: e anche se gli spettatori non le comprendono (e non hanno sottotitoli a disposizione), possono comunque intuirne il contenuto dal tono degli attori e dal linguaggio del corpo.

Clicca qui per il testo del brano ("Zu Hilfe! Zu Hilfe!").

(Das Theater ist eine felsige Gegend, hie und da mit Bäumen überwachsen; auf beiden Seiten sind gangbare Berge, nebst einem runden Tempel.
Tamino kommt in einem prächtigen javonischen Jagdkleide rechts von einem Felsen herunter, mit einem Bogen, aber ohne Pfeil; eine Schlange verfolgt ihn.
)

TAMINO
Zu Hilfe! zu Hilfe! sonst bin ich verloren,
Der listigen Schlange zum Opfer erkoren -
Barmherzige Götter! Schon nahet sie sich,
Ach rettet mich,schützet mich!

(Er fällt in Ohnmacht; sogleich öffnet sich die Pforte des Tempels; drei verschleierte Damen kommen heraus, jede mit einem silbernen Wurfspieß)

DIE DREI DAMEN
Stirb Ungeheur,durch unsre Macht!
Triumph! Triumph! Sie ist vollbracht
Die Heldentat. Er ist befreit
Durch unsres Armes Tapferkeit.

ERSTE DAME (ihn betrachtend)
Ein holder Jüngling sanft und schön!

ZWEITE DAME
So schön, als ich noch nie gesehn.

DRITTE DAME
Ja ja gewiß! zum Malen schön.

ALLE DREI
Würd’ ich mein Herz der Liebe weihn,
So müßt’ es dieser Jüngling sein.
Laßt uns zu unsrer Fürstin eilen
Ihr diese Nachricht zu erteilen.
Vielleicht daß dieser schöne Mann
Die vor’ge Ruh’ ihr geben kann.

ERSTE DAME
So geht und sagt es ihr,
Ich bleib’ indessen hier.

ZWEITE DAME
Nein nein, geht ihr nur hin,
Ich wache hier für ihn!

DRITTE DAME
Nein nein, das kann nicht sein,
ich schütze ihn allein.

ALLE DREI (jede für sich)
Ich sollte fort! Ei ei! wie fein!
Sie wären gern bei ihm allein,
Nein nein, das kann nicht sein.
Was wollte ich darum nicht geben,
Könnt’ ich mit diesem Jüngling leben!
Hätt’ ich ihn doch so ganz allein!
Doch keine geht, es kann nicht sein.
Am besten ist es nun, ich geh’.
Du Jüngling, schön und liebevoll,
Du trauter Jüngling lebe wohl,
Bis ich dich wieder seh’.

(Sie gehen alle drei zur Pforte des Tempels ab, die sich selbst öffnet und schließt.)
(La scena rappresenta un paesaggio roccioso, qua e là ricoperto di alberi; ai lati vi sono balze praticabili, presso un tempio rotondo.
Tamino scende da una roccia in uno splendido abito da caccia giavanese, con un arco ma senza freccia; un serpente lo insegue.
)


TAMINO
Aiuto! aiuto! o io sarò perduto,
Vittima destinata dell’astuto serpente -
Dèi misericordiosi! Già si avvicina!
Ah, salvatemi, proteggetemi!

(Cade svenuto; s’apre improvvisamente il portale del tempio; escono tre dame velate, ognuna con una lancia d’argento)


LE TRE DAME
Muori, mostro, per nostro potere!
Trionfo! Trionfo! È compiuta
L’impresa eroica! Egli è libero
Grazie al valore del nostro braccio.

PRIMA DAMA (osservandolo)
Un giovane incantevole, soave e bello.

SECONDA DAMA
Così bello, come non ne ho mai visto uno.

TERZA DAMA
Sì, sì, veramente! bello da farne un quadro.

A TRE
Se consacrassi il mio cuore all’amore,
Allora dovrebbe essere di questo giovane.
Corriamo dalla nostra Sovrana,
Per comunicarle tale notizia.
Forse questo bel giovane
Può darle la serenità perduta.

PRIMA DAMA
Dunque andate a parlarle,
Mentre io rimango qui.

SECONDA DAMA
No, no, andateci voi,
Io veglio qui su lui!

TERZA DAMA
No, no, ciò non può essere.
Lo proteggo io sola!

A TRE (ognuna fra sé)
Io dovrei andarmene? Oh, oh! ma certo!
Starebbero volentieri da sole con lui,
No, no! Ciò non può essere.
Che cosa non darei
Per poter vivere con questo giovane!
Ah, lo avessi, così, tutto per me!
Ma nessuna se ne va, così non va bene.
È meglio allora che ci vada io.
A te, giovane, bello e amabile,
A te caro giovane, addio,
Fino a quando ti rivedrò.

(Partono tutte e tre verso il portale del tempio, che da solo si apre e si richiude)


Clicca qui per il testo del recitativo che segue ("Wo bin ich?").

TAMINO
(erwacht, sieht furchtsam umher)
Wo bin ich? Ist’s Phantasie, daß ich noch lebe? oder hat eine höhere Macht mich gerettet?
(steht auf, sieht umher)

(Man hört von fern ein Waldflötchen, worunter das Orchester piano accompagniert. Tamino spricht unter dem Ritornell)

Was hör’ich? - Wo bin ich?
Welch unbekannter Ort!
(versteckt sich hinter einem Baum)

TAMINO
(si sveglia, guarda attorno intimorito)
Dove sono? È un sogno ch’io viva ancora? o una forza superiore mi ha salvato?
(si alza, guarda intorno)

(S’ode di lontano un piccolo flauto silvano, accompagnato leggermente dall’orchestra. Tamino parla sul ritornello)

Cosa sento? Dove sono?
Che luogo ignoto è questo?
(si nasconde dietro un albero)




Paul Groves (Tamino), Adina Nitescu (Prima Dama),
Petra Lang (Seconda Dama), Lioba Braun (Terza Dama)
dir: Riccardo Muti (1995)


Francisco Araiza (Tamino), Juliana Gondek (Prima Dama),
Mimi Lerner (Seconda Dama), Judith Christin (Terza Dama)
dir: James Levine (1991)


Paul Groves (Tamino), Inga Kalna (Prima Dama),
Karine Deshayes (Seconda Dama), Ekaterina Gubanova (Terza Dama)
dir: Riccardo Muti (2006)


Fritz Wunderlich, Corry van Beckum,
Cora Canne-Meijer, Anny Delorie
dir: Bernard Haitink (1958)

Hans-Peter Blochwitz, Pamela Coburn,
Delores Ziegler, Marjana Lipovsek
dir: Nikolaus Harnoncourt (1987)

10 agosto 2020

Il flauto magico (2) - Ouverture

Scritto da Christian

Fra gli ultimi brani dell'opera a essere stati composti, l'ouverture del "Flauto magico" rispecchia al suo interno la molteplicità di suggestioni e di stati d'animo che pervaderà anche l'opera stessa. L'apertura lenta e solenne (adagio) suggerisce che stiamo per inoltrarci in un mondo magico e misterioso, ricco di simboli e di significati allegorici. La sezione principale (allegro), invece, è vivace e finanche frenetica (a seconda delle esecuzioni), in stile contrappuntistico e fugato, come una fiaba indiavolata che segue personaggi che non stanno mai fermi e situazioni che si avvicendano.

Da notare inoltre il triplice accordo (anzi, si tratta di tre gruppi di tre accordi!) che a un certo punto interrompe l'azione, e che sembra quasi dare una conclusione anticipata al brano, prima che questo riprenda con il tema dell'allegro. Il numero tre (che ricorrerà in molteplici modi in tutta l'opera, sia nella musica – che in gran parte è scritta nella tonalità di mi bemolle maggiore, ovvero con tre bemolle nell'armatura di chiave – sia nel testo del libretto: tre sono le porte del Tempio della Saggezza, e a guidarci nella storia ci sono addirittura "terne" di personaggi, come i Tre Fanciulli o le Tre Dame), naturalmente portatore di numerosi significati simbolici, era particolarmente importante per la massoneria e i suoi rituali: tre, per esempio, sono i colpi con cui i membri della setta vengono ammessi alla cerimonia di iniziazione. Nel secondo atto, in particolare, sentiremo più volte esempi di triplici accordi.


dir: Colin Davis


dir: Riccardo Muti


Il critico musicale Charles Osborne associa la severità dell'adagio iniziale a uno degli aspetti dell'opera, la sua "serietà morale", e la vivacità dell'allegro all'elemento "clownesco Schikanederiano che costituisce ugualmente una parte dello Zauberflöte". Nel film "Amadeus", il passaggio improvviso dalla solennità dell'uno alla vivacità dell'altro viene utilizzato per sottolineare dinamicamente la varietà di stati d'animo (ai limiti della pazzia) del compositore:


dal film "Amadeus" (1984) di Miloš Forman

Nelle trasposizioni cinematografiche, la scelta di come rendere sullo schermo l'ouverture (in cui, di fatto, l'azione scenica non è ancora cominciata) è sempre molto interessante. Ingmar Bergman, nel suo film del 1975, ha scelto di mostrare i primi piani del pubblico che, nella sala di un teatro, sta assistendo all'esecuzione. Kenneth Branagh, invece, ne approfitta per introdurre il particolare setting che ha scelto per la sua pellicola, quello di un conflitto fiabesco (fra eserciti immaginari) che ricorda nell'iconografia la prima guerra mondiale e le sue trincee. La scena è degna di nota perché si tratta di un unico, elaborato piano sequenza (sia pure realizzato digitalmente).


dal film "Il flauto magico" (2006) di Kenneth Branagh

Il tema principale dell'ouverture sembra rifarsi a quello della sonata per pianoforte in si bemolle maggiore (op. 24 n. 2) di Muzio Clementi, su cui Mozart costruisce una ricca serie di variazioni. Il compositore salisburghese aveva conosciuto Clementi dieci anni prima, nel 1781, quando l'italiano, in tourneé per le corti europee, aveva raggiunto Vienna. Il 24 dicembre di quell'anno, infatti, i due si resero protagonisti di un "duello pianistico" alla presenza dell'imperatore Giuseppe II. Queste sfide erano competizioni assai frequenti all'epoca, un modo per mettere a confronto due musicisti nell'interpretazione di brani più o meno virtuosistici o nell'esibizione delle proprie capacità compositive o di improvvisazione. Cito da Wikipedia:
In una [...] lettera al padre datata 16 gennaio 1782 Mozart racconta come si è svolto il duello con Clementi. I due, dopo essersi scambiati reciprocamente i complimenti di rito, assecondarono le richieste da parte dei reali. L'Imperatore Giuseppe II decise che a cominciare sarebbe stato Clementi, il quale preludiò ed eseguì per intero una sonata. A seguire Mozart suonò una serie di variazioni su un tema. Al termine delle due esibizioni la granduchessa Sofia Dorotea di Württemburg presentò ai due sfidanti lo spartito da lei trascritto di alcune sonate di Giovanni Paisiello, suo maestro di musica a San Pietroburgo. Mozart dovette suonare il tempo Allegro della sonata mentre Clementi l'Andante e il Rondò. Infine i due si alternarono su due pianoforti nell'esecuzione di una serie di variazioni sul tema. Nella lettera Mozart sottolinea come l'imperatore avesse voluto mettere alla prova il maestro italiano assegnandogli uno strumento scordato e con tre tasti bloccati. Secondo il compositore austriaco l'unica dote di Clementi era una solida capacità tecnica. Al contrario Clementi si espresse in termini più generosi. Sebbene Mozart fosse considerato il vincitore del duello ciò non lo aiutò ad ottenere lo sperato incarico presso la corte viennese.
Non è chiaro se la sonata eseguita da Clementi fosse quella in si bemolle maggiore: se così fosse, evidentemente rimase impressa a Mozart al punto da riutilizzarne le battute iniziali nell'ouverture del "Flauto magico".


Sonata in si bemolle maggiore, op. 24 n. 2, di Muzio Clementi

5 agosto 2020

Il flauto magico (1) - Introduzione

Scritto da Christian

Die Zauberflöte (Il flauto magico)
Singspiel in due atti
Libretto di Emanuel Schikaneder
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart (K. 620)

Prima rappresentazione: Vienna (Theater auf der Wieden),
30 settembre 1791

Personaggi e voci:
- Tamino (tenore), giovane principe
- Papageno (baritono), uccellatore
- Pamina (soprano), giovane amata da Tamino
- Königin der Nacht/Regina della Notte (soprano di coloratura), madre di Pamina
- Sarastro (basso), gran sacerdote del Regno della Saggezza
- Drei Damen/Le tre dame (due soprano, un contralto), damigelle della Regina
- Drei Knaben/I tre fanciulli (voci bianche o soprano), genietti
- Monostatos/Monostato (tenore), moro, capo degli schiavi
- Papagena (soprano)
- Sprecher/Oratore del tempio (basso o baritono)
- Drei Priester/Tre sacerdoti (un basso, un tenore, un ruolo parlato)
- Zwei Geharnischten/Due armigeri (un tenore, un basso)
- Drei Sklaven/Tre schiavi (ruoli parlati)
- Coro di sacerdoti, schiavi, seguito di Sarastro


A fianco delle tre opere "italiane" composte sui libretti di Lorenzo Da Ponte ("Le nozze di Figaro", "Don Giovanni" e "Così fan tutte"), "Il flauto magico" è considerato il capolavoro operistico di Wolfgang Amadeus Mozart, superbo musicalmente e affascinante a livello di contenuti, con la sua fusione fra favola (ci sono principi, draghi, magia), scenario esotico (un Egitto fiabesco), comicità, solennità, teatro popolare e l'incredibile ricchezza di letture simboliche e psicanalitiche, senza parlare dei molti rimandi alla massoneria (di cui Mozart faceva parte: era entrato nella Loggia poco dopo il suo arrivo a Vienna). In effetti, una semplice esposizione della trama non può rendergli giustizia (il principe Tamino, inviato – in compagnia dell'uccellatore Papageno – dalla regina Astrifiammante a salvare sua figlia Pamina dalla prigionia di Sarastro, scopre che quest'ultimo è invece il custode del Tempio della Saggezza: e insieme alla fanciulla, si sottopone alle prove di elevamento spirituale per essere ammesso ai suoi misteri): sono troppe le sfaccettature musicali e le suggestioni che si nascondono in ogni cantuccio del testo e della partitura. Nei prossimi post cercheremo di far luce su alcune di queste.

In ogni caso, il contesto in cui nacque "Die Zauberflöte" è molto diverso da quello dei lavori precedenti. Realizzato per conto dell'amico e impresario Emanuel Schikaneder (anche librettista e primo interprete del personaggio di Papageno), da rappresentarsi nel teatro di periferia Auf der Wieden, da lui gestito e aperto a un pubblico assai più "ordinario" rispetto a quello che frequentava i luoghi di corte o le sedi più nobili o istituzionali come il Burgtheater, il teatro nazionale voluto degli Asburgo, "Il flauto magico" poteva sembrare all'apparenza un lavoro di poche pretese. A parte il soggetto favolistico, la forma stessa non è quella dell'opera colta italiana: si tratta di un Singspiel, una sorta di teatro musicale "popolare" in lingua tedesca, che unisce parti recitate (parlate, ovvero senza accompagnamento musicale, come nel teatro di prosa, a differenza dei recitativi dell'opera italiana che erano invece sempre accompagnati dal clavicembalo se non dall'ìntera orchestra) e brani cantati, di solito assai orecchiabili e strutturati in strofe. Spesso di genere comico, fiabesco o parodistico, può essere considerato un antesignano dell'operetta. Proprio le opere di Mozart (ricordiamo anche "Il ratto del serraglio") contribuirono però a dargli dignità, rendendolo la forma per antonomasia del teatro lirico tedesco (come dimostreranno i lavori successivi di Beethoven, "Fidelio", e Weber, "Il franco cacciatore"), almeno fino all'avvento di Wagner. Nel "Flauto magico", comunque, il compositore salisburghese contamina il genere con citazioni e riferimenti a numerose altre forme musicali: dai virtuosismi dell'opera italiana, sia quella seria che quella buffa (si pensi per esempio alle arie della Regina della Notte e di Monostatos), alla musica sacra (il coro dei sacerdoti) e ai corali luterani alla Bach (il duetto degli armigeri), dal Lied bipartito di stampo viennese (le arie di Papageno, il duetto con Pamina) alla forma sonata (l'Ouverture).

Mozart aveva conosciuto Schikaneder già nel 1780, quando questi era passato per Salisburgo con la sua compagnia teatrale in tournée. E lo aveva ritrovato a Vienna, dove dal 1789 aveva preso in gestione il teatro Auf der Wieden. Fra i membri della troupe spiccava il tenore e compositore Benedikt Schack, grande amico di Mozart (sarà anche il primo Tamino). Tramite lui, Amadeus cominciò a frequentare sempre di più il teatro, la cui atmosfera popolaresca e giocosa, così distante da quella di corte, gli piaceva molto, al punto da contribuire occasionalmente alle sue rappresentazioni (nel 1790 scrisse per esempio un duetto per l'opera collaborativa "La pietra filosofale", una favola che per molti versi anticipa proprio "Il flauto magico"). Si trattava di spettacoli dove "si mescolavano elementi popolari come le «macchine» teatrali, la comicità dialettale e naturalmente la musica. Vi si raccoglievano gli ultimi rivoli di una tradizione molto antica, risalente al secolo precedente, in cui le «macchine» avevano costituito una meraviglia del teatro barocco" (Claudio Casini). I maggiori successi di Schikaneder furono del resto "quei lavori teatrali nei quali poté spiegare effetti scenici grandiosi, sia facendo appello attraverso i suoi attori e attrici alle reazioni emotive del pubblico, di cui immediatamente e ovunque indovinava i desideri, sia anche con l'uso dei più svariati macchinari, di giochi di luce, fuochi d'artificio, effetti sonori" (Wolfgang Hildesheimer).

Quando Schikaneder propose a Mozart di comporre per lui una "Zauberoper" (opera magica), inserì nel libretto suggestioni provenienti dalle fonti più disparate, spesso senza badare troppo alla coerenza dell'insieme: dal legame fra i misteri egizi e i rituali di iniziazione alla massoneria, alle citazioni dalle molte opere a carattere favolistico che aveva già portato in scena (su tutti "Oberon" di Paul Wranitzky, il cui libretto di Karl Ludwig Giesecke – in realtà plagiato da quello di Friederike Sophie Seyler – era tratto da un poema del massone Christoph Martin Wieland, che Mozart aveva conosciuto di persona). Altre fonti di ispirazione furono le raccolte di fiabe pubblicate dallo stesso Wieland (fra cui "Lulu, o il flauto magico" di August Jacob Liebeskind) e il romanzo francese "Séthos" di Jean Terrasson. Nonostante non manchino critici che sostengono che il vero valore del "Flauto magico" sia dato dalla musica e non dal libretto, è indubbio che questa contaminazione di elementi popolari ed esotici, quotidiani e fiabeschi, un collage di allegorie e situazioni che prendono da più culture (Papageno, per esempio, è una sorta di Hanswurst, personaggio comico del teatro popolare viennese, mentre la musica che incanta gli uomini e gli animali ricorda sia il mito greco di Orfeo che quello indù di Krishna) può contribuire a spiegare il suo duraturo successo. Forse da un insieme di cose diverse è venuto fuori (casualmente?) un capolavoro. In fondo le contaminazioni sono sempre esistite nel mondo dell'arte, da Omero ad Ariosto, da Shakespeare a "Guerre stellari".

Al carattere fiabesco contribuisce, inoltre, il suono strumentale: un suono soffice, liquido, una vera fantasmagoria di timbri trasparenti, che distinguono nettamente l'orchestrazione del "Flauto magico" da quella corposa e plastica del "Don Giovanni": voci di corni che si dischiudono come bolle iridescenti, cascatene di flauti che scrosciano come sprazzi di luce, il tintinnare dei campanelli che nasce improvviso, come da un tocco di bacchetta magica, il pulsare dei bassi, carico di mistero e di presagio, i violoncelli che dispensano carezze vellutate nelle pagine religiose, e così via.
(Paolo Gallarati)
Commissionata probabilmente nel maggio del 1791, l'opera venne composta durante l'estate. Molte parti furono scritte su misura per quelli che ne sarebbero stati i primi interpreti: in particolare Schikaneder per Papageno, uno ruolo comico e non particolarmente impegnativo, e Josepha Hofer, cognata del compositore (era la sorella di sua moglie Constanze), per la Regina della Notte, una parte difficile che richiedeva grande agilità ed estensione vocale. Si spiega così anche la forte differenza stilistica e strutturale fra i diversi brani al suo interno. Il 30 settembre lo stesso Mozart ne diresse la prima rappresentazione: il successo di pubblico fu subito notevolissimo, tanto che nei mesi successivi l'opera rimase in cartellone praticamente ogni sera. Dopo la replica del 7 ottobre, alla quale aveva assistito da un palco, Mozart scrisse a Constanze: «Sono appena ritornato dall'opera, che era piena come sempre. [...] Ma quello che mi dà più piacere è l'approvazione silenziosa. Si può vedere come quest'opera venga sempre più apprezzata».
Mozart morì due mesi dopo, il 5 dicembre, e non poté così assistere al successo anche critico del suo lavoro, mai venuto meno, tanto che da allora "Il flauto magico" non è più uscito dal repertorio. Goethe, che curò una produzione dell'opera a Weimar, l'amava moltissimo (dichiarò che solo Mozart avrebbe potuto scrivere una musica per il "Faust"), al punto da provare addirittura a scriverne un seguito, rimasto incompiuto. Lo stesso Schikaneder realizzò invece un sequel ufficiale, "Das Labyrinth, oder Der Kampf mit den Elementen", con musica di Peter von Winter, che mise in scena nel 1798.
Che «Die Zauberflöte» fosse qualcosa di più di una mera, sciocca pantomima, gratificata dalla sublime musica di Mozart, fu riconosciuto fin dall'inizio. Fin dal 1794 cominciarono ad apparire articoli sul significato del lavoro. Fu descritto come una parabola della lotta tra il bene e il male e come un'allegoria politica, con la Regina della Notte che rappresentava Luigi XIV, Tamino il popolo francese e Pamina "la liberté". Comunque non fu che verso la metà dell'Ottocento che si cominciò a discutere apertamente sui riferimenti massonici dell'opera e fu nel 1866 che Moritz Alexander Zille, un massone di Lipsia, decise che Pamina rappresentava il popolo austriaco, Maria Teresa la Regina della notte e Tamino (non Sarastro) l'imperatore Giuseppe II (anch'egli massone).
(Charles Osborne)
Molti dei brani più celebri dell'opera sono noti anche al grande pubblico. Chi non ha mai sentito la virtuosistica aria "Der Hölle Rache" della Regina della Notte, o il duetto "Pa-Pa-Pa-Pa" fra Papageno e Papagena, utilizzati frequentemente anche in pubblicità? Inoltre, essendo l'ambientazione dell'opera così fantastica e densa di significati allegorici universali, le varianti negli allestimenti e nelle regie che si possono vedere a teatro sono innumerevoli: si va da un'aula scolastica alla cucina di un albergo, da un setting fantascientifico alla prima guerra mondiale (come nel film di Kenneth Branagh del 2006, uno dei due celebri adattamenti cinematografici dell'opera: l'altro è quello firmato da Ingmar Bergman nel 1975, e curiosamente nessuno dei due è cantato nella versione originale tedesca, essendo rispettivamente in inglese e in svedese). Da ricordare anche il cartone animato di Emanuele Luzzati e Giulio Gianini del 1978. D'altronde, il Singspiel mozartiano in duecento anni non ha mai cessato di ispirare artisti di ogni tipo, da Beethoven (che scrisse delle variazioni per piano e violoncello su brani come "Ein Mädchen oder Weibchen" e "Bei Männern welche Liebe fühlen") a Sarasate (un cui brano per violino include molti temi dell'opera), dal citato Goethe al pittore Marc Chagall, da Lotte Reiniger ("Papageno", film d'animazione in silhouette del 1935) a Marion Zimmer Bradley (il romanzo di fantascienza "Night's Daughter", 1985).
È difficile affermare che «Il flauto magico» rappresenti soltanto una fase del teatro musicale tedesco; in realtà, è un'opera nazionale in virtù di tutti gli elementi popolareschi, fiabeschi, meravigliosi che sono anche strettamente legati alla lingua e alla forma del Singspiel; ma dal punto di vista musicale è il riepilogo dell'esperienza mozartiana, ne contiene tutti gli aspetti sublimati e, come la restante arte dell'ultimo Mozart, non ebbe eredi immediati né diretti. Rappresenta soltanto la perfezione di una breve e fulminante carriera d'artista, con la quale si conclude il secondo Settecento e se ne celebra la straordinaria varietà di generi musicali in una sintesi universale.
(Claudio Casini)

Alcune delle incisioni più celebri:















Link utili:

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Articolo su Wikipedia in inglese
Pagina con diversi saggi e articoli
Libretto (con traduzione in italiano) [in PDF]
Partitura