13 dicembre 2020

I miti nel flauto magico/2 - Demetra e Kore

Scritto da Marisa

Ed eccoci al fatto che sottende tutta l'opera, il motore che attiva l'azione, come ci viene presentato nella versione delle Tre Dame, che per prime ne informano il principe Tamino. Pamina, figlia amatissima della regina della Notte, Astrifiammante, è stata fatta rapire da un uomo potente, il malvagio Sarastro, che la tiene prigioniera contro la sua volontà nei sotterranei del castello. La madre, non potendo raggiungere personalmente il regno di Sarastro, addolorata e furente per la perdita della figlia amata, vuole incaricare del suo salvataggio Tamino, il giovane principe bello e virtuoso. A tale scopo, smarritosi nel suo regno, gli manda contro il dragone-serpente e, dopo averlo fatto salvare dalle Tre Dame, sue ancelle, gli fa consegnare una immagine della figlia, di cui Tamino si innamora immediatamente. Subito dopo lei stessa, in una celeberrima apparizione, gli ordina di liberare la figlia promettendogliela in moglie. L'intreccio ripropone dunque (per lo meno nella prima parte, perché vedremo che l'evoluzione segue poi uno schema diverso) il tema fondamentale del celebre mito del ratto di Kore, che tanta parte ha nella mitologia e in tutta la cultura del mondo greco, essendo il mito fondante dei Misteri Eleusini, centro iniziatico e spirituale di tutta l'antichità.

Brevemente riassumiamo il mito: Kore, la “fanciulla”, figlia amatissima di Demetra, la grande dea della fecondità della terra e delle messi, è rapita dal potente dio degli inferi Ade, fratello di Zeus e della stessa Demetra, per farla sua sposa. Il rapimento avviene mentre Kore sta cogliendo fiori, e sprofonda la madre in un dolore terribile e un desiderio di vendetta che attua facendo inaridire e rendendo sterile la terra con tutti i suoi frutti e gli animali. Finalmente Demetra, nel suo vagabondaggio in cerca della figlia, accompagnata da Ecate, la terribile e triplice dea della notte, riesce a sapere del ratto da Elio, il sole che tutto vede, e chiede a Zeus di costringere Ade a restituirle la figlia. Per placare la furia della dea e riportare sulla terra la fertilità Zeus acconsente, ma il ritorno è parziale perché, avendo la fanciulla mangiato tre chicchi di melograno offerti da Ade, sarà costretta a passare comunque una parte dell'anno nel mondo infero con lo sposo: e da allora il suo nome sarà Persefone, la potente dea degli inferi. Il ritorno sulla terra della figlia sarà celebrato con l'istituzione dei celebri misteri di Eleusi, in cui le due dee, madre e figlia, saranno per sempre riunite nelle iniziazioni più segrete e sacre dell'antichità, quelle che hanno come tema centrale i segreti della vita, della morte e della beatitudine eterna...

Come si vede, il tema della figlia legata alla madre e rapita da un potere maschile è centrale, e prosegue con la madre addolorata e vendicativa che si mette in moto. Sono altresì evidenti la passività e l'innocenza iniziale delle due fanciulle, la loro totale dedizione e dipendenza dalla madre, la dea potente, e la segregazione forzata in un mondo tenebroso da parte di maschile strapotente. Si delinea quindi un conflitto terribile tra i due princìpi fondamentali, il materno-femminile e il maschile-patriarcale che reclama la fanciulla per sé. Ad una prima lettura naturalistica che vede nel mito una semplice rappresentazione dei cicli della natura, l'inaridimento invernale e il ritorno della fecondità segnata dal ricongiungimento della figlia con la madre, ovvero l'eterno ciclo di morte e rinascita della vegetazione, si è sovrapposto un significato simbolico psichico e spirituale, che ha fatto dell'iniziazione ad Eleusi l'esperienza misterica di morte e rinascita universale, con la speranza di una vita oltre la morte e la beatitudine eterna.

Analogie e differenze fondamentali rendono “Il flauto magico” archetipicamente fedele, ma anche portatore di uno sviluppo inaudito e moderno. Demetra è una grande dea-madre anche con caratteristiche diurne, perché presiede la crescita e la fecondità che hanno bisogno del calore solare, ed è infatti amica del sole, Elio, che le rivela il ratto, mentre la regina Astrifiammante ha tutte le caratteristiche che la renderanno celebre come “Regina della Notte”, e la parte solare è rappresentata soltanto dall'uomo rapitore, Sarastro. Ma tale differenza è ingannevole, perché gli aspetti positivi e negativi, luminosi e oscuri, si invertono continuamente e si sovrappongono. Demetra, nella sua ricerca, è infatti accompagnata da una potente dea notturna, Ecate, che con le sue torce le indica il cammino. Ecate, antica dea di origine tracia (“Colei che detiene le chiavi del cosmo”, secondo Epiteto), è sempre rappresentata nel suo triplice aspetto (celeste, terrestre e marino) e spesso con tre teste e con una fiaccola in mano. Regnava sulla notte, i fantasmi, i demoni e i morti. Era anche la dea della negromanzia e del parto e, conservando pur sempre l'aspetto della Luna nella sua fase calante, è stata poi sostituita da Artemide nel suo aspetto di Luna crescente e da Selene come Luna piena. Il numero tre legato ad Ecate ritorna nelle tre ancelle della regina e nei tre fanciulli. Dunque la simbologia notturna e lunare del femminile viene riconfermata, così come la fecondità ritorna nel mondo della Regina del “Flauto magico” attraverso la figura di Papageno e il suo legame con la natura.

Nel mito, Kore viene rapita per diventare la sposa del dio rapitore, mentre lo scopo di Sarastro è solo quello di allontanarla dalla madre e da un rapporto troppo esclusivo e dipendente. In realtà, però, nel regno luminoso e virtuoso di Sarastro vediamo che Pamina è insidiata e molestata dalle attenzioni erotiche di Monostatos. Quindi la sessualità non solo non è esclusa, ma compare in modo ambiguo e minaccioso, come “ombra”, il servo nero. Di fronte a tale assalto la passività di Pamina comincia a diminuire e la fanciulla oppone una netta resistenza, mentre Kore rimane nell'assoluto dominio di Ade e solo l'azione della madre riuscirà a liberarla parzialmente. Nell'opera di Mozart si delinea quindi un possibile sviluppo diverso, in cui la fanciulla potrà giocare una parte attiva e non essere una semplice pedina di scambio.

Il mito è tutto volto alla riunificazione del femminile nel suo aspetto di madre e figlia, e culmina nella celebrazione dell'unità fondamentale delle due dee, in quanto riconoscimento della pienezza del femminile nel mistero della nascita: la madre che contiene la figlia, e la figlia che diventando madre essa stessa (il culmine dei misteri eleusini era rappresentato dalla nascita di Jacco da Persefone, con le tre spighe di grano mostrate ai fedeli) si identifica con lei. Nel “Flauto magico” alla situazione iniziale simile fa invece seguito uno svolgimento molto diverso. Pamina non solo non viene riconsegnata alla madre, ma essa stessa – dopo una dura lotta interiore, lacerata dall'amore verso la madre e da un inizio di consapevolezza della giustezza del mondo di Sarastro che la madre le ordina di uccidere – sceglie di seguire comunque il proprio amore per il giovane principe. Dopo aver superato persino un tentativo di suicidio per la disperazione di non sentirsi amata, viene a sua volta resa degna di accedere all'iniziazione insieme a lui, per concludere a pari merito il cammino. A giusto riconoscimento della regina Astrifiammante c'è da dire che è lei stessa a individuare il giovane che può diventare il partner della figlia: non è quindi del tutto ostile a un possibile matrimonio, purché si faccia come vuole lei... Diventa decisamente ostile e rappresentante a pieno titolo della parte negativa del materno solo quando la situazione le sfugge dalle mani.

La fanciulla strappata alla madre con la quale viveva simbioticamente, per crescere deve comunque sperimentare il dolore della frattura dal mondo protettivo e la possibile violenza di un maschile che si presenta con richieste sessuali a cui non è preparata. Ma se esiste un universo paterno superiore e diversamente protettivo dall'esclusivo e totalizzante amore materno, riesce a trovare quella via di sviluppo che la rende una degna compagna dell'uomo amato e non semplicemente una replica del modello femminile di sola figlia o madre... Il mito, modello archetipico dell'antichità e, purtroppo, ancora di tante donne schiacciate dal passaggio dalla madre a un matrimonio di stampo patriarcale, viene qui riproposto con un possibile sviluppo della donna in piena sintonia con la sempre crescente esigenza di una parità non fittizia e un superamento del conflitto uomo-donna, sempre ancora in agguato.



Il fascino che ancora tante donne, fanciulle o non più, subiscono da parte di un uomo potente e molto più anziano, parla purtroppo e pur sempre della possibilità di un novello Ade che, con il suo potere, riesce ad impossessarsi di Kore, soprattutto se la fanciulla è rimasta per troppo tempo legata a una madre, anch'essa potente, che la mantiene in uno stato di “beata ignoranza”... o se comunque conosce solo rapporti di forza tra femminile e maschile. Il nuovo modello che permette alla coppia di affrontare insieme un percorso di maturazione, dopo una crisi in cui ognuno dei due ha potuto sperimentare l'impossibilità di aderire completamente ai propri desideri e a quelli dell'amata o dell'amato, resta ancora da introiettare e maturare. E sicuramente una lettura più profonda del “Flauto magico” potrebbe aiutare, perché simile capolavori non sono solo un godimento estetico ma motori di sviluppo psicologico in quanto portatori di intuizioni che i grandi artisti hanno sempre saputo cogliere, anticipando i grandi movimenti della coscienza.