25 agosto 2020

Il flauto magico (6) - "O zittre nicht"

Scritto da Christian



La Regina della Notte, dopo Papageno, è il personaggio più caratteristico e popolare del "Flauto Magico". Merito non solo delle suggestioni della sua figura, a partire da questo nome così evocativo, Königin der Nacht (regna davvero sulla notte? è dunque più una divinità che una reale sovrana?), ma anche delle due arie che Mozart le dedica, una per ciascun atto, brani meravigliosi, virtuosistici e tremendamente difficili, che non lasciano indifferente nemmeno lo spettatore più a digiuno di musica lirica. Se nella seconda e più celebre, "Der Hölle Rache", la Regina si rivolge con ira e furore alla figlia Pamina, mostrando il suo lato oscuro e vendicativo, questa prima uscita sulla scena è invece indirizzata a Tamino, l'altro suo aspirante "erede" ("mein lieber Sohn", ovvero "mio caro figlio", è il modo in cui gli si rivolge), al quale si mostra invece fragile, compassionevole e colma di amore materno. Almeno all'apparenza, perché il suo arrivo in scena è in realtà accompagnato da tuoni minacciosi (il libretto specifica "un violento, impressionante accordo di note"), tanto che la Regina deve subito rassicurare Tamino ("O zittre nicht", "Non tremare"), e che lasciano intendere il carattere oscuro e pericoloso del personaggio, anche se finora è stato presentato in chiave positiva. Per questi motivi, il mutamento di ruolo nel secondo atto (quando diventerà l'antagonista) non sarà così imprevisto o campato per aria come molti critici del libretto spesso insinuano.

Una delle specialità del teatro popolare di Schikaneder, d'altronde, era proprio l'utilizzo di macchinari ed effetti speciali per stupire il pubblico. Ne abbiamo già un avuto esempio nella prima scena dell'opera, con il mostruoso serpente. Ed è quello che avviene anche in questa occasione: l'apparizione di Astrifiammante non è quella di una comune mortale: essa è una forza della natura, e come tale deve essere presentata. Le didascalie recitano: "I monti si squarciano e la scena si trasforma in una splendida sala. La Regina siede su un trono, adornato di stelle trasparenti". Il bozzetto del pittore e architetto Karl Friedrich Schinkel per un allestimento del 1815 è particolarmente celebre in tal senso.



Con un'introduzione orchestrale dai toni drammatici e "sinistri", che Mozart intendeva far corrispondere "all'effetto visivo della terrificante apparizione della Regina", l'aria deriva stilisticamente da quelle dell'opera seria italiana più che dal Singspiel tedesco: eppure è dotata di un'immediatezza e una semplicità che non possono non emozionare anche orecchie meno abituate a quei rigidi stilemi. Si comincia con una sorta di recitativo (in si bemolle maggiore), in cui la Regina si rivolge teneramente a Tamino, chiedendogli conforto. Segue una parte più lenta e lamentosa, in sol minore, nella quale viene rievocato il rapimento di Pamina da parte di "un essere malvagio" ("Ein Bösewicht"), contro il quale la stessa Astrifiammante non ha potuto far nulla ("Denn meine Hilfe war zu schwach", "il mio aiuto era troppo debole"). Ma a colpire, naturalmente, è soprattutto la coloratura finale, quella in cui la Regina riacquista improvvisamente fierezza e baldanza per invitare Tamino ad andare al salvataggio della principessa ("Du, du, du wirst sie zu befreien gehen", "Tu andrai a liberarla").

L'aria formale in due parti rivela l'ambiguità del carattere della Regina, perché il larghetto d'apertura è un lamento commovente, mentre l'allegro ha uno scintillio di ghiaccio che ci dovrebbe preparare alla sua manifesta malevolenza nell'Atto II. La coloratura è stranamente inumana sia nella sua rigidità sia nelle altezze vertiginose (fino al fa del soprano nell'ottava alta) a cui ascende. Questo, insieme con l'aria della Regina della notte dell'Atto II, è l'uso della coloratura più drammatico in tutte le opere di Mozart e, saremmo tentati di dire, di chiunque altro.
(Charles Osborne)
Mozart scrisse le arie della Regina della Notte avendo ben in mente chi ne sarebbe stato il primo interprete, ovvero sua cognata Josepha Hofer (la sorella maggiore di sua moglie Constanze). Hofer era nota per la sua tessitura vocale, ed era dunque in grado di eseguire brani molto impegnativi e che da allora sono diventati veri banchi di prova per molti soprano. Ne parleremo magari più in dettaglio quando ci occuperemo della seconda aria, ma vale la pena segnalare come l'intenzione del compositore non era soltanto quella di mettere in mostra le capacità virtuosistiche dell'interprete, ma di presentare la ricchezza di sfumature (e le contraddizioni) del personaggio della Regina della Notte, che si presenta al tempo stesso potente e debole, terribile e compassionevole, dominatrice ed afflitta. Se la descrizione del rapimento è quasi commovente, con la disperata lotta di Pamina e della stessa Astrifiammante accompagnata dalla "qualità elegiaca" di oboi, fagotti e viole, la conclusione ci comunica invece la grandiosità e la forza del personaggio: in Mozart, infatti, la coloratura è spesso sinonimo di fiera risoluzione, come anche nei casi di Fiordiligi e Donna Anna. A questo aggiungiamo quando già detto: la Regina della Notte non è un personaggio come gli altri, è una forza della natura, e dunque anche il suo canto deve distinguersi per un livello di difficoltà "ultraterreno".



"So sei sie dann auf ewig dein" ("Allora sarà tua per sempre"):
la parola "dann" viene prolungata per ben 13 battute e una trentina di secondi!

I passaggi invece in cui una figura così forte come la Regina si presenta debole e fragile (un aspetto comunque che potrebbe benissimo far parte di lei) ci sembrano ovviamente finalizzati al volver persuadere il principe a intraprendere la missione di soccorso. E forse non ce ne sarebbe nemmeno stato bisogno: dopo aver visto il ritratto di Pamina e udito le parole delle Tre Dame, Tamino era già pienamente convinto ad andare a salvarla. Aggiungiamoci poi che, come in ogni fiaba che si rispetti, è quasi scontato attendersi che il principe vada a salvare la principessa (per poi sposarla), e dunque i presupposti (e le parole delle Dame e della stessa Regina) si sposano perfettamente ocn le aspettative del pubblico. Il tema della figlia rapita, naturalmente, è molto comune nelle fiabe e nei miti (basti pensare a quello di Kore/Persefone, di cui ci parlerà Marisa in un post più avanti).

Concludo facendo notare come in questa scena non ci sia un vero dialogo fra la Regina e Tamino. Il principe è forse troppo scosso e impressionato per rivolgere alla sovrana anche una sola parola. A parlare è dunque soltanto lei. E quando se ne va, terminata l'aria e affidato l'incarico, l'intera scena ritorna alla sua forma precedente, mentre Tamino resta a interrogarsi sulla meraviglia cui ha appena assistito.

Clicca qui per il testo di "O zittre nicht, mein lieber Sohn".

KÖNIGIN
O zittre nicht, mein lieber Sohn,
Du bist unschuldig, weise, fromm -
Ein Jüngling so wie du, vermag am besten,
Dies tiefbetrübte Mutterherz zu trösten.

Zum Leiden bin ich auserkoren,
Denn meine Tochter fehlet mir -.
Durch sie ging all mein Glück verloren:
Ein Bösewicht entfloh mit ihr.
Noch seh’ ich ihr Zittern
Mit bangem Erschüttern,
Ihr ängstliches Beben,
Ihr schüchternes Streben.
Ich mußte sie mir rauben sehen,
Ach, helft! - war alles, was sie sprach
Allein vergebens war ihr Flehen,
Denn meine Hilfe war zu schwach.

Du wirst sie zu befreien gehen,
Du wirst der Tochter Retter sein!
Und werd’ ich dich als Sieger sehen,
So sei sie dann auf ewig dein.

REGINA
O non tremar, mio caro figliolo,
Tu sei puro, saggio, devoto
Un giovane come te saprà al meglio
Confortar questo cuor materno afflitto.

Al dolore sono stata eletta,
Da che la mia figliola mi è lontana -.
Con lei se n’è andata ogni mia felicità:
Un malvagio fuggì portandola via.
Ancora vedo il suo tremare
D’impressionante terrore,
I suoi palpiti impauriti,
I suoi sforzi atterriti.
Dovevo vedermela rapire,
Ah, aiutatemi! - è tutto ciò che disse
Ma inutile fu il suo supplicare,
Poiché il mio aiuto era troppo debole.

Tu andrai a liberarla,
Tu sarai il salvatore di mia figlia
E se ti rivedrò trionfatore,
Allora lei sarà tua per sempre.






Diana Damrau (2003)


Luciana Serra (1991)


Natalie Dessay (1994)


Sabine Devieilhe (2013)


Désirée Rancatore (2001)


Cristina Deutekom (1968)

Sumi Jo (1990)



confronto fra 20 diversi soprano nella coloratura finale