23 ottobre 2011

1. Introduzione (Duetto): "Cara, non dubitar"

Scritto da Daniele Ciccolo

Eccoci con il primo brano effettivo dell'opera. Con esso facciamo conoscenza dei due protagonisti che, come da titolo, si sono sposati segretamente. I loro nomi sono Carolina e Paolino.
Non sarà inutile richiamare il fatto che l'unione è tenuta segreta per una ragione ben precisa: Carolina è, infatti, la figlia minore di Geronimo, un ricco borghese che vorrebbe combinare per le figlie due matrimoni in modo da imparentarsi col ceto nobiliare e divenire esso stesso un nobile.
Nel complesso, il testo esprime la concorde volontà dei due innamorati nel voler svelare la loro unione clandestina; unione che costituisce l'antefatto su cui l'intera vicenda è costruita.

Come pensate che reagirebbe Geronimo se, mentre è totalmente assorbito dai suoi progetti su queste unioni, scoprisse che in realtà Carolina si è già segretamente sposata con Paolino, giovane di negozio suo dipendente?

È in questo contesto che si inserisce il primo brano dell'opera. Insolitamente, esso si chiama "Introduzione". Questo termine, infatti, era generalmente utilizzato quando un'opera del Settecento si apriva con più di due personaggi, ma qui lo troviamo in riferimento agli sposi colti in medias res.
C'è però una importante considerazione da fare. La spiegazione che ho appena dato sull'antefatto su cui si innesta questa "Introduzione" non si trae direttamente dal testo di questo brano, ma in quello del recitativo che segue; qui, invece, si parla genericamente del fatto che sono sposi e ci si riferisce ad un indefinito "arcano" da svelare.
Insomma, a parte la vaghezza dell'espressione che sentiamo in questo primo brano, noi nulla sappiamo circa la vicenda che lega questi due personaggi. Sottolineo questo punto perché vorrei cercare di dimostrare il modo con cui la musica abbia un'efficacia evocativa talvolta superiore a quella propria della parola.

Come si potrebbe esprimere musicalmente il fatto che Paolino e Carolina sono una coppia innamorata?
È la forma musicale utilizzata che ce lo spiega. Infatti, quella che ho finora chiamato genericamente "Introduzione" altro non è che un duetto.
È vero che quando si parla di "duetto" ci si riferisce a qualsiasi brano con due personaggi; ma è altrettanto vero (ad anche arcinoto a tutti) che il duetto è la forma principe del canto fra innamorati. Si tratta di una forma musicale che all'epoca di Cimarosa aveva raggiunto una impostazione ben definita, che si ritrova matura già in Metastasio. Ed infatti la struttura del duetto di cui stiamo parlando ricalca molto da vicino un famoso duetto mozartiano, cioè "Là ci darem la mano". Se proviamo ad ascoltare con attenzione in successione entrambi i brani ci rendiamo conto che hanno molto in comune.

Nel "Là ci darem la mano" possiamo osservare che:
- i personaggi si presentano separatamente, ciascuno con una strofa di quattro versi: Don Giovanni prima ("Là ci darem la mano / là mi dirai di sì / Vedi, non è lontano, /partiam, ben mio, da qui") e Zerlina poi ("Vorrei e non vorrei / mi trema un poco il cor; / Felice, è ver, sarei / ma può burlarmi ancor");
- in secondo luogo, i personaggi si alternano, ciascuno pronunciando un verso: il che esprime la titubanza di Zerlina nell'accettare le avances di Don Giovanni;
- infine, i personaggi cantano insieme (nella partitura si trova scritto "a 2"), a simboleggiare il cedimento di Zerlina e il raggiungimento di una comunione d'intenti.

Nel nostro caso, la struttura è analoga, con una particolarità in più: nella fase in cui i personaggi cantano separatamente Cimarosa ha scelto esattamente lo stesso motivo melodico: il che indica, appunto, che l'unione è già avvenuta. Il matrimonio, insomma, è premessa e non conseguenza del contenuto del duetto.
Inoltre, i dubbi che hanno i personaggi derivanti dalla loro situazione clandestina sono espressi ancora una volta nello stesso tema iniziale: infatti, in corrispondenza delle parole "dubitar" e "fai sperar" il testo musicale presenta una sincope; si tratta di una combinazione ritmica che si presta bene ad essere usata per esprimere perplessità.

Vorrei concludere con un'annotazione, per favorire la comprensione di chi si introduce per le prime volte nel mondo dell'opera.
In riferimento alla struttura di un'opera lirica possiamo genericamente individuare due momenti:
- il recitativo;
- l'aria.

Il recitativo ha la caratteristica di essere privo dell'accompagnamento orchestrale: per buona parte delle opere troviamo il solo sostegno del clavicembalo, talvolta accompagnato dal violoncello (pensiamo, ad esempio, al recitativo "Bravo, signor padrone" tratto dalle "Nozze di Figaro"). Il recitativo rappresenta, per così dire, il momento "dinamico" di un opera: ogni storia si evolve nei recitativi; allo stesso modo, è sempre nei recitativi che riceviamo le informazioni più importanti sulle personalità e i caratteri dei personaggi.

L'aria, invece, è quella parte dell'opera che presenta l'accompagnamento orchestrale a sostegno dei cantanti. In realtà, il termine "aria" è alquanto generico, dal momento che ne esistono diverse tipologie. In questa sede, però, mi interessa precisare il suo carattere "statico" rispetto all'architettura complessiva di un'opera: l'azione si ferma e permette ai cantanti si sfoggiare le proprie abilità canore.

Generalmente, un'opera inizia con un'aria e successivamente vi è un'alternanza tra "recitativo ed aria", che insieme formano una "scena". Tale alternanza è motivata dall'esigenza di evitare di far suonare in modo continuativo l'orchestra (con conseguente stanchezza degli esecutori) e di evitare che il pubblico si annoi a causa della "omogeneità" prolungata di ciò che sta ascoltando.
È vero che l'opera si evolverà ed assumerà diverse caratteristiche, ma questo può bastare perché siate maggiormente consapevoli di cosa state ascoltando.

Concludo precisando che ho deciso di postare quasi sempre solo i video contenenti le arie, ritenendo che i recitativi potessero in qualche modo "appesantire" il vostro ascolto.


PAOLINO
Cara, non dubitar,
mostrati pur serena.
Presto avrà fin la pena
che va a turbarti il cor.

CAROLINA
Caro, mi fai sperar.
Mi mostrerò più lieta.
Ma sposa tua segreta
nasconderò il dolor.

PAOLINO
Forse ne sei pentita?

CAROLINA
No, sposo mio, mia vita.

PAOLINO
Dunque perché non mostri
il tuo primier contento?

CAROLINA
Perché vieppiù pavento
quello che può arrivar.
Se m'ami, deh! t'affretta
l'arcano a palesar.

PAOLINO
Sì, sposa mia diletta,
ti voglio contentar.

(a 2)
Se amor si gode in pace
non v'è maggior contento;
ma non v'è egual tormento
se ognor s'ha da tremar.

Ecco, di seguito, alcune versioni di questo duetto.

Personalmente, sono molto attratto dalla versione diretta da Francis Travis. Non è un caso, infatti, che essa sia collocata in pole position in ogni post. Spero che la troviate appassionante quanto la trovo io!


Paolo Barbacini e Antonella Bandelli



David Kuebler e Georgine Resick

Ryland Davies e Arleen Augér

Quanto al primo dei due video che seguono, a me piace chiudere gli occhi e ascoltare; diversamente rischierei che la mia attenzione sia traviata da una scenografia e da una regia che non convincono proprio, anzi, che giudico addirittura offensive per un'opera del genere: è, questo, un piccolo sfogo personale che ho voluto condividere con voi!


Enrico Iviglia e Kanae Fujitani

Leopold Simoneau e Pierrette Alarie

2 commenti:

giacy.nta ha detto...

Grazie anche per le precisazioni.:-)


Marisa ha detto...

Inzio molto simpatico e brillante che lascia ben sperare. Il duetto rispecchia perfettamente i due toni emotivi e si sviluppa nel trovare un accordo perfetto per la possibile soluzione.
Aspetto il resto...