15 gennaio 2014

Don Giovanni (18) - “Dalla sua pace”

Scritto da Christian

Come dicevamo, a differenza della sua promessa sposa Anna, Don Ottavio non è ancora convinto al cento per cento della colpevolezza di Don Giovanni ("Come mai creder deggio / di sì nero delitto / capace un cavaliero?"), e si propone di tenere prudentemente il piede in due scarpe. Le opzioni sono due: dimostrare all'amata che ha torto nell'accusare il nobiluomo, oppure – se avesse ragione – esaudire il suo desiderio di vendetta ("Disingannarla voglio / o vendicarla").

Delle due arie di Don Ottavio, solo la seconda (la più celebre "Il mio tesoro intanto") era presente nel libretto originale al tempo della "prima" di Praga nel 1787. Quando l'anno seguente il "Don Giovanni" fu rappresentato al Burgtheater di Vienna su espresso desiderio dell’imperatore Giuseppe II, Mozart apportò alcune modifiche alla partitura e in particolare, per venire incontro alle esigenze del tenore Francesco Morella, sostituì quel pezzo con un'altra aria, meno impegnativa, che è appunto "Dalla sua pace" (K. 540a). Oggi si tende a conservare entrambi i brani, uno nel primo atto e uno nel secondo, anche perché si tratta delle uniche due arie per tenore dell'intera opera (gli altri personaggi maschili sono tutti baritoni o bassi). E ciò nonostante siano due pezzi – pur bellissimi! – narrativamente "statici", ovvero che impongono delle "ingiustificate battute d'arresto al ritmo drammatico" (lo stesso si può dire per l’aria "Mi tradì quell’alma ingrata" di Donna Elvira, composta parimenti in occasione della ripresa viennese dell'opera). In fin dei conti è difficile rinunciare, pur in nome della "teatralità", a pagine così sublimi dal punto di vista musicale. Particolarmente dolce, in questo caso, il momento in cui il cantante riprende per la seconda volta il tema principale "Dalla sua pace".

A questo punto dovremmo parlare un po' del personaggio di Don Ottavio, sul quale c'è moltissimo da dire. In attesa che se ne occupi in maniera più approfondita Marisa nel prossimo post, io lascio ancora la parola a un critico che ne sa più di me.

Accanto alla maestà tragica di Donna Anna, il suo promesso sposo Don Ottavio ha sempre fatto la figura dell’inetto, giungendo a sembrare a Giovanni Macchia «la figura più femminile di tutta l’opera». In realtà sul personaggio si è incrostata una cattiva tradizione esecutiva, che ha trasformato un ruolo di tenore nobile (non si dimentichi che il primo interprete Morella quattro anni dopo avrebbe vestito i panni davidiani dell’imperatore Tito) in un tenorino di grazia [...]. Inoltre sul povero Don Ottavio non cesseranno mai di pesare quei quasi comici interventi nello straordinario recitativo accompagnato con cui Donna Anna gli narra della tentata violenza da parte di Don Giovanni (in particolare, è la sua reazione «Ohimè respiro» a scatenare giuste ironie). Invece, Don Ottavio è lo strumento della vendetta di Donna Anna, e la sua unica colpa consiste nella pretesa di fermare Don Giovanni per via legale («un ricorso vo’ fare a chi si deve»), ignorando che con le carte bollate non si punisce la ybris degli eroi. Il duca Ottavio appartiene insomma alla stessa razza dei Commendatori, ma senza poter esibire un mandato celeste di fronte al suo antagonista, ed è quindi costretto a rappresentare i limiti della legge razionale, come l’abate Sieyès di fronte al generale Bonaparte.
(Alberto Batisti)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

DON OTTAVIO
Come mai creder deggio
di sì nero delitto
capace un cavaliero!
Ah, di scoprire il vero
ogni mezzo si cerchi!
Io sento in petto
e di sposo e d'amico
il dover che mi parla:
disingannarla voglio, o vendicarla.

Clicca qui per il testo del brano.

DON OTTAVIO
Dalla sua pace
la mia dipende,
quel che a lei piace
vita mi rende,
quel che le incresce
morte mi dà.
S'ella sospira,
sospiro anch'io;
è mia quell'ira,
quel pianto è mio;
e non ho bene,
s'ella non l'ha.



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