Nell'allegro coro nuziale del primo atto a Masetto spettava la seconda strofa, quella che invita i ragazzi a non disperdere le energie “girando qua e là...” ma a vivere in pieno “la festa” perché questa dura poco. C'è già tutto un programma da cui partire per inquadrare il personaggio e studiarne l'evoluzione.
Mentre per Zerlina la disponibilità è a non lasciar passare l'età assecondando quello che “bulica il core”, cioè la seduzione del momento (e abbiamo visto come questo apra la porta a Don Giovanni), per Masetto la gioia (“che piacer, che piacer che sarà!”) è nella possibilità di non disperdere le energie giovanili sfarfalleggiando, ma cercare di vivere la propria festa fino in fondo, cioè dentro la propria storia d'amore, sposando la sua amata e cercando di formare una vera famiglia.
Questa visione della vita (mettere la testa a posto e incanalare le proprie energie in un progetto stabile di relazione) lo pone subito in contrasto con Don Giovanni, la cui filosofia è invece proprio quella di sfarfalleggiare e di cogliere il piacere qua e là (“con questa e quella vò amoreggiar..."), e fa di Masetto il vero portatore di un modello umano, con un progetto che può sembrare mediocre alla luce dello scintillio delle imprese del libertino, ma alla portata dell'impegno e del sentimento dell'uomo comune.
Questo progetto sembra fallire, distrutto dall'illusione di Zerlina di aver trovato la via verso una felicità più grande e che la elevi anche socialmente, ma viene ricostruito e reso più concreto e solido dalla stessa Zerlina, pentita e realmente decisa a non perdere più quel Masetto che lei stessa aveva definito “uom d'ottimo core”.
Egli si contrappone a Don Giovanni anche per condizione sociale: è un popolano, un contadino, ed è ben consapevole che di fronte alla nobiltà deve chinare la testa (“Ho capito, signor sì, chino il capo e me ne vò...”). Ma lo fa col cuore pesante, e freme per tutto il tempo che è costretto a subire le prepotenze, covando un desiderio di vendetta che cercherà di realizzare, anche se le circostanze non lo aiutano e fallirà, cosa che in compenso gli procurerà le cure amorevoli di una Zerlina riconquistata.
A differenza dell'altro rappresentante della classe inferiore, Leporello, che si accoda servilmente ai nobili scimmiottandoli e cercando il proprio tornaconto rimanendo attaccato ad essi, Masetto prende coscienza dei privilegi ingiusti ed anticipa la rivolta del popolo che sfocerà ben presto nella grande rivoluzione. Il vero rivoluzionario, anche se mosso per ora solo dalla gelosia, non è quindi Don Giovanni, a cui la libertà serve solo per i propri capricci, ma Masetto, che organizza i contadini per dare una lezione al nobile signore.
Masetto è l'unico a passare veramente all'azione, anche se sembra che Mozart ci rida un po' sopra vanificando i suoi piani (ma questo fa parte dell'invulnerabilità archetipica di Don Giovanni, che potrà essere punito solo dal cielo), in netto contrasto anche con l'altro nobile, Don Ottavio, che pur continuando a proclamare ad alta voce l'intenzione di andare a far vendetta, in realtà non agisce mai.
L'incontro casuale con Don Giovanni in definitiva accelera la maturazione di Masetto, come abbiamo visto quella di Zerlina, e lo trasforma da giovane entusiasta che sta ancora preparandosi a vivere la propria vita come una festa (“per me cominciata non ha...") a uomo che attraverso la gelosia, la frustrazione e la rabbia impara a superare le difficoltà e ritrova un'alleanza con la propria compagna, più solida e collaudata dalla crisi superata.
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