Don Giovanni ha appena terminato di intonare la sua serenata che viene sorpreso dal sopraggiungere di Masetto e di un gruppo di contadini, alla sua ricerca in una sorta di "spedizione punitiva" per dargli una sonora lezione dopo gli eventi del ballo di poco prima (a differenza di Don Ottavio, che parla tanto ma non conclude mai niente, Masetto non ha infatti timore a "sporcarsi" le mani per difendere Zerlina). Approfittando del buio e del fatto che sta indossando gli abiti di Leporello, il cavaliere riesce a farsi passare per il proprio servitore e lascia credere a Masetto di essere disposto a unirsi a lui "per fargliela a quel birbo di padrone". Dopo aver abilmente diviso in due i contadini, mandandone metà da un lato e metà dall'altra parte, Don Giovanni rimane solo con l'ingenuo Masetto, si fa consegnare le armi che questi aveva portato con sé, e gli dà una violenta "ripassata" per punirlo delle sue intenzioni. Da notare che, nonostante Masetto progettasse addirittura di "trucidarlo", il cavaliere si limita a dargli delle botte ("con il rovescio della spada", spiega il libretto) e lo lascia in vita: segno che, nonostante le proprie malefatte, Don Giovanni non uccide a cuor leggero (persino di fronte al Commendatore, all'inizio dell'opera, aveva cercato di evitare il duello e di convincere il vecchio a lasciar perdere, ben sapendo di essere più giovane e più forte di lui).
Un po' ignorata dai critici e considerata un'aria minore, poco importante per definire il carattere di Don Giovanni (forse perché la canta mentre è nei falsi panni di Leporello), in realtà questo pezzo ne mette in luce diversi elementi, a partire dal narcisismo, evidente dal modo in cui descrive sé stesso a Masetto e al netto della feroce ironia che pervade tutto il testo. E poi la solita noncuranza per le proprie azioni (con la sua descrizione mette in pericolo Leporello, che si sta aggirando nei dintorni vestito proprio come lui!).
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.
DON GIOVANNI
V'è gente alla finestra: forse è dessa.
MASETTO
(entrando coi contadini)
Non ci stanchiamo: il cor mi dice
che trovarlo dobbiam.
DON GIOVANNI
(Qualcuno parla.)
MASETTO
Fermatevi: mi pare
che alcuno qui si muova.
DON GIOVANNI
(Se non fallo è Masetto.)
MASETTO
(a voce alta)
Chi va là?
(ai contadini)
Non risponde.
Animo: schioppo al muso!
(a voce più alta)
Chi va là?
DON GIOVANNI
(Non è solo: ci vuol giudizio.)
(cerca d'imitar la voce di Leporello)
Amici...
(Non mi voglio scoprir.)
Sei tu, Masetto?
MASETTO
Appunto quello. E tu?
DON GIOVANNI
Non mi conosci?
Il servo son io di Don Giovanni.
MASETTO
Leporello!
Servo di quell’indegno cavaliere!
DON GIOVANNI
Certo. Di quel briccone!
MASETTO
Di quell'uom senza onore!
Ah, dimmi un poco
dove possiam trovarlo:
lo cerco con costor per trucidarlo.
DON GIOVANNI
(Bagattelle!)
Bravissimo, Masetto!
Anch'io con voi m'unisco
per fargliela a quel birbo di padrone.
Ma udite un po' qual è la mia intenzione.
Clicca qui per il testo del brano.
DON GIOVANNI
Metà di voi qua vadano,
e gli altri vadan là,
e pian pianin lo cerchino:
lontan non fia di qua.
Se un uom e una ragazza
passeggian per la piazza;
se sotto a una finestra
fare all'amor sentite,
ferite pur, ferite:
il mio padron sarà!
In testa egli ha un cappello
con candidi pennacchi;
addosso un gran mantello,
e spada al fianco egli ha.
Andate, fate presto!
Tu sol verrai con me.
Noi far dobbiamo il resto;
e già vedrai cos'è.
Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.
(i contadini partono)
DON GIOVANNI
Zitto... Lascia ch'io senta...
Ottimamente.
Dunque, dobbiam ucciderlo?
MASETTO
Sicuro.
DON GIOVANNI
E non ti basteria rompergli l'ossa,
fracassargli le spalle...?
MASETTO
No, no: voglio ammazzarlo,
vo' farlo in cento brani.
DON GIOVANNI
Hai buone armi?
MASETTO
Cospetto!
Ho pria questo moschetto
e poi questa pistola.
(dà il moschetto e la pistola a Don Giovanni)
DON GIOVANNI
E poi?
MASETTO
Non basta?
DON GIOVANNI
Eh, basta, certo! Or prendi:
(batte col rovescio della spada Masetto)
questo per la pistola...
questo per il moschetto...
MASETTO
Ahi, ahi!...
DON GIOVANNI
Taci, o t'uccido!
Questa per l'ammazzarlo,
questa per farlo in brani.
Villano, mascalzon, ceffo da cani!
(parte)
Thomas Allen | Ildebrando D'Arcangelo |
Nicolai Ghiaurov | Ezio Pinza |
2 commenti:
Effettivamente non c'è niente di superfluo nell'opera di Mozart ed è importante capire che il tratto dominante di Don Giovanni è la sua dipendenza dall'erotismo. Le donne gli sono necessarie "più dell'aria che respiro", mentre gli altri tratti sono "effetti collaterali" per far fronte alle consegueze spiacevoli che le sue spavalde conquiste gli procurano. La sua infatti non è una crudeltà fine a se stessa, ma non esita a usarla quando viene intralciato. Come un bambino viziato che è contento se le sue scappatelle sono sempre perdonate e non debba mai pagarne le conseguenze...
Tra l'altro sembra proprio curarsi poco o nulla di queste "conseguenze spiacevoli". In questo secondo atto, per esempio, non si preoccupa nemmeno per un momento del fatto che Donna Anna, Don Ottavio e gli altri abbiano scoperto che è stato lui a uccidere il Commendatore, e continua ad "andare a caccia di ragazze" come se nulla fosse. Davvero "non si perde o si confonde. / Se cadesse ancora il mondo / nulla mai temer lo fa!".
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