15 febbraio 2014

Don Giovanni (24) - "Riposate, vezzose ragazze"

Scritto da Christian

La grande festa nella sala da ballo del palazzo di Don Giovanni è finalmente iniziata. Il finale del primo atto ci mostra per la prima volta tutti i personaggi (tranne il Commendatore defunto, ovviamente) riuniti in un unico spazio scenico, cosa che Mozart sottolinea con una partitura ricolma di complessità e di maestria come quelle che aveva già presentato negli straordinari finali d'atto de "Le Nozze di Figaro". Definito dai critici come "un caos organizzato che poco a poco monta ed esplode", "un vortice ininterrotto di sorprese e di colpi di scena", il finale accumula situazioni e suggestioni una dopo l'altra. Si comincia con Don Giovanni e Leporello che si prendono cura dei contadini e delle contadine presenti alla festa, invitandoli a riposare fra un ballo e l'altro, offrendo rinfreschi e dolciumi. Se il nobiluomo, con gran scorno di Masetto, continua a fare la corte a Zerlina, anche Leporello imita il suo padrone con le altre ragazze, come già aveva provato a fare in precedenza alla festa nuziale. Don Giovanni e Leporello qui cantano addirittura all'unisono, o intrecciano le proprie linee melodiche con "democratica" simmetria.

Clicca qui per il testo da "Riposate, vezzose ragazze".

DON GIOVANNI
Riposate, vezzose ragazze!

LEPORELLO
Rinfrescatevi, bei giovinotti!

DON GIOVANNI E LEPORELLO
Tornerete a far presto le pazze,
tornerete a scherzar e ballar.

(si portano i rinfreschi)

DON GIOVANNI
Ehi, caffè!

LEPORELLO
Cioccolatte!

MASETTO
(sottovoce a Zerlina)
Ah, Zerlina: giudizio!

DON GIOVANNI
Sorbetti!

LEPORELLO
Confetti!

ZERLINA E MASETTO
(Troppo dolce comincia la scena:
in amaro potria terminar.)

DON GIOVANNI
(fa carezze a Zerlina)
Sei pur vaga, brillante Zerlina!

ZERLINA
Sua bontà...

MASETTO
(La briccona fa festa.)

LEPORELLO
(imita il padrone colle ragazze)
Sei pur cara, Giannotta, Sandrina!

MASETTO
(guardando Don Giovanni)
(Tocca pur, che ti cada la testa!)

ZERLINA
(Quel Masetto mi par stralunato:
brutto brutto si fa quest'affar.)

DON GIOVANNI E LEPORELLO
(Quel Masetto mi par stralunato:
qui bisogna cervello adoprar.)



Thomas Allen (Don Giovanni), Claudio Desderi (Leporello),
Patricia Schuman (Donna Elvira), Hans Peter Blochwitz (Don Ottavio), Carol Vaness (Donna Anna),
Bryn Terfel (Masetto), Marta Marquez (Zerlina),
dir: Bernard Haitink

L'ingresso delle tre "maschere" (ovvero Ottavio, Anna ed Elvira in costume) fa arrestare per un attimo la musica. Per invitare i tre misteriosi personaggi a farsi avanti e a partecipare alla sua festa, Don Giovanni si lancia in un celebre inno alla libertà ("Viva la libertà!"): se nel libretto di Da Ponte queste tre parole ricorrevano una volta sola, Mozart invece le sottolinea a dismisura, facendole ripetere da Leporello, dal coro e da tutti i presenti, non meno di dodici volte. Ricordiamo che l'opera era stata composta e messa in scena per la prima volta nel 1787, quando i fermenti rivoluzionari dell'Illuminismo erano al proprio culmine (siamo due anni prima della rivoluzione francese, e undici anni dopo quella americana), e gridare a squarciagola "Viva la libertà!" (sia pure in un contesto teatrale) non poteva non generare una certa risonanza fra il pubblico. Già il precedente lavoro di Da Ponte e Mozart, "Le nozze di Figaro", si faceva beffe della nobiltà ed elogiava invece la dignità, l'onestà e l'inventiva della gente comune; e il "Don Giovanni" prosegue su questa falsariga. Questo passaggio era talmente poco apprezzato dalle autorità che in Italia (al tempo in cui l'unità e l'indipendenza della Penisola era ancora al di là da venire) era frequente il suo cambiamento in "Viva la società!".

Con "Ricominciate il suono", Don Giovanni ordina ai musicisti di riprendere ad accompagnare le danze. Siamo di fronte a uno dei casi più celebri di musica diegetica nella storia del teatro lirico: Mozart prevede infatti la presenza di ben tre distinte orchestre sul palcoscenico, che attaccano una dopo l'altra tre danze separate, con ritmi e melodie differenti fra loro, intrecciate dapprima in sincronia e poi, man mano che la scena procede e che la situazione si fa più caotica, in dissonante confusione. Come Don Giovanni stesso aveva preannunciato nell'aria dello champagne ("Senza alcun ordine la danza sia: / chi il minuetto, chi la follia, chi l'alemanna farai ballar"), abbiamo un minuetto in 3/4 (suonato da un'orchestra più ampia, con oboi, corni, violini, viole e bassi, che accompagna il ballo degli aristocratici Ottavio, Anna ed Elvira), una contraddanza, o danza contadina, in 2/4 (violini e bassi, per Don Giovanni e Zerlina) e una veloce danza popolare ("Teitsch", il nome dialettale del Ländler, ossia del valzer campagnolo tedesco) in 3/8 (violini e bassi, per Leporello, Masetto e i contadini). La distinzione delle tre danze (che corrispondono ciascuna a una classe sociale, con Don Giovanni che volontariamente si "abbassa" al livello di Zerlina nel tentativo di sedurla) e la confusione che porta poi a mescolarle e a rendere l'una irriconoscibile dall'altra è, ovviamente, un modo con cui Mozart veicola il suo messaggio politico-sociale attravero la musica e non semplicemente attraverso le parole.

Da notare che anche in questa sequenza Leporello è complice in tutto e per tutto di Don Giovanni, esaudendo i suoi ordini di "distrarre" Masetto ballando con lui il valzer, per dare al libertino la possibilità di appartarsi indisturbato con Zerlina. Il tentativo però fallisce: Zerlina, che finora ha tollerato (sia pur malvolentieri) le attenzioni di Don Giovanni, una volta trascinata dal cavaliere dietro le quinte, si ribella e invoca aiuto. Leporello non riesce più a trattenere Masetto, e anche le tre maschere si precipitano in soccorso della ragazza.
La poliritmia che si viene a creare quando le tre danze risuonano insieme sortisce appunto l'effetto di una strana concitazione, tuttavia inquadrata in un preciso ordine sociale. L'improvviso scoppio delle invocazioni di aiuto di Zerlina "di dentro" [...] trancia di netto questa atmosfera quasi surreale e riporta bruscamente alla realtà con una violenta esplosione dell'intera orchestra, che lascia a mezzo, come per aria, le danze. Non si potrebbe immaginare ora un contrasto più drastico: la convulsione raggiunge l'acme quando Don Ottavio, Donna Anna e Donna Elvira, soccorrendo Zerlina, si tolgono le maschere e svelandosi accusano Don Giovanni.
(Sergio Sablich)

Clicca qui per il testo da "Venite pur avanti, vezzose mascherette".

LEPORELLO
Venite pur avanti,
vezzose mascherette!

DON GIOVANNI
È aperto a tutti quanti:
viva la libertà!

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA E DON OTTAVIO
Siam grati a tanti segni
di generosità!

DON GIOVANNI
(ai suonatori)
Ricominciate il suono.
(a Leporello)
Tu accoppia i ballerini.

LEPORELLO
Da bravi, via, ballate.

DONNA ELVIRA
(sottovoce a Donna Anna, indicando Zerlina)
Quella è la contadina.

DONNA ANNA
Io moro!

DON OTTAVIO
Simulate.

DON GIOVANNI E LEPORELLO
Va bene, in verità!

MASETTO
(ironicamente)
Va bene, in verità!

DON GIOVANNI
(sottovoce a Leporello)
A bada tien Masetto.

LEPORELLO
(a Masetto)
Non balli, poveretto?
Vien qua, Masetto caro:
facciam quel ch'altri fa.

DON GIOVANNI
(a Zerlina)
Il tuo compagno io sono,
Zerlina, vien pur qua!

MASETTO
No, no, ballar non voglio.

LEPORELLO
Eh, balla, amico mio!

DONNA ANNA
Resister non poss'io!

DONNA ELVIRA E DON OTTAVIO
Fingete, per pietà.

DON GIOVANNI
(a Zerlina)
Vieni con me, mia vita...
(ballando conduce Zerlina presso una porta, e la fa entrare quasi per forza)

MASETTO
(a Leporello)
Lasciami... Ah... no... Zerlina!

ZERLINA
Oh, numi! Son tradita!...

(Masetto si cava dalle mani di Leporello e segue Zerlina)

LEPORELLO
(Qui nasce una ruina.)
(segue in fretta Don Giovanni)

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA E DON OTTAVIO
L'iniquo da sé stesso
nel laccio se ne va.

ZERLINA
(di dentro, ad alta voce)
Gente! Aiuto!... Aiuto, gente!

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA E DON OTTAVIO
Soccorriamo l'innocente!

MASETTO
Ah, Zerlina!...

ZERLINA
(di dentro)
Scellerato!

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA E DON OTTAVIO
Ora grida da quel lato...
Ah! Gettiamo giù la porta...

ZERLINA
Soccorretemi, son morta!...

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA, DON OTTAVIO E MASETTO
Siam qui noi per tua difesa.



Thomas Allen (Don Giovanni), Claudio Desderi (Leporello),
Patricia Schuman (Donna Elvira), Hans Peter Blochwitz (Don Ottavio), Carol Vaness (Donna Anna),
Bryn Terfel (Masetto), Marta Marquez (Zerlina),
dir: Bernard Haitink

Don Giovanni cerca di scamparla ancora una volta, accusando Leporello di essere lui quello che ha tentato di insidiare Zerlina. Ovviamente, tanto il servitore quanto la ragazza (nonché Masetto, che stava ballando con Leporello) sanno benissimo che questo non è vero: ma normalmente la loro parola, trattandosi di gente del popolo, non avrebbe alcun valore contro quella di un nobiluomo, e dunque Don Giovanni sarebbe ragionevolmente sicuro di farla franca. In questo caso, però, ci sono tre rappresentanti della nobiltà (Don Ottavio, Donna Anna e Donna Elvira) che intervengono contro un membro della loro stessa classe sociale, accusandolo apertamente di essere colpevole e ponendosi al fianco della contadina. Che i "pregiudizi" di classe fossero all'epoca ancora così forti, lo dimostra il fatto che lo stesso Don Ottavio paleserà in seguito di avere ancora qualche dubbio sulla colpevolezza di Don Giovanni (nonostante, in questa scena, si unisca senza esitazione all'accusa di Anna ed Elvira verso di lui).

Clicca qui per il testo da "Ecco il birbo che t'ha offesa".

(Don Giovanni esce con spada in mano. Conduce seco per un braccio Leporello, e finge di voler ferirlo; ma la spada non esce dal fodero)

DON GIOVANNI
(a Zerlina)
Ecco il birbo che t'ha offesa,
ma da me la pena avrà.
(a Leporello)
Mori, iniquo!

LEPORELLO
Ah! Cosa fate?...

DON GIOVANNI
Mori, dico!

DON OTTAVIO
No 'l sperate!

DON OTTAVIO, DONNA ANNA E DONNA ELVIRA
(cavandosi la maschera)
L'empio crede con tal frode
di nasconder l'empietà.

DON GIOVANNI
(riconoscendoli)
Donna Elvira!

DONNA ELVIRA
Sì, malvagio!

DON GIOVANNI
Don Ottavio!

DON OTTAVIO
Sì, signore.

DON GIOVANNI
(a Donna Anna)
Ah! credete...

DONNA ANNA
Traditore!

ZERLINA, MASETTO, DONNA ANNA, DONNA ELVIRA E DON OTTAVIO
Traditore!
Tutto, tutto, già si sa.



Thomas Allen (Don Giovanni), Claudio Desderi (Leporello),
Patricia Schuman (Donna Elvira), Hans Peter Blochwitz (Don Ottavio), Carol Vaness (Donna Anna),
Bryn Terfel (Masetto), Marta Marquez (Zerlina),
dir: Bernard Haitink

La frase "Tutto, tutto già si sà", mormorata inizialmente da Zerlina sola, alla quale però si aggiungono gli altri accusatori, segna la condanna per Don Giovanni, la cui condotta immorale è da questo momento finalmente chiara a tutti. Sembrerebbe la fine per il cavaliere, momentaneamente sperso e colpito da paure e da dubbi. Il concertato finale ("Trema, trema scellerato") è vibrante e vorticoso, proprio come il gorgo in cui il protagonista sembra essere precipitato. Ma, con un colpo di coda, Don Giovanni dimostra che "non si perde o si confonde", riesce a riprendersi e a sfuggire dalla folla infuriata. L'atto si chiude infatti con la sua precipitosa fuga, seguito da Leporello.

Clicca qui per il testo da "Trema, trema, scellerato!".

DONNA ANNA, DONNA ELVIRA, ZERLINA, DON OTTAVIO E MASETTO
Trema, trema scellerato!
Saprà tosto il mondo intero
il misfatto orrendo e nero,
la tua fiera crudeltà.
Odi il tuon della vendetta
che ti fischia intorno intorno:
sul tuo capo, in questo giorno,
il suo fulmine cadrà.

DON GIOVANNI
È confusa la mia testa,
non so più quel ch'io mi faccia,
e un'orribile tempesta
minacciando, oddio! mi va!

LEPORELLO
È confusa la sua testa,
non sa più quel ch'ei si faccia,
e un'orribile tempesta
minacciando, oddio! lo va!

DON GIOVANNI
Ma non manca in me coraggio:
non mi perdo o mi confondo.
Se cadesse ancora il mondo
nulla mai temer mi fa!

LEPORELLO
Ma non manca in lui coraggio:
non si perde o si confonde.
Se cadesse ancora il mondo
nulla mai temer lo fa!



Thomas Allen (Don Giovanni), Claudio Desderi (Leporello),
Patricia Schuman (Donna Elvira), Hans Peter Blochwitz (Don Ottavio), Carol Vaness (Donna Anna),
Bryn Terfel (Masetto), Marta Marquez (Zerlina),
dir: Bernard Haitink

Il primo dei video qui sotto è la "famigerata" produzione di Peter Sellars, che presenta un allestimento davvero particolare, ambientato ad Harlem, dove i personaggi di Don Giovanni e di Leporello sono interpretati da due gemelli identici! Oltre a rendere più efficace (è un eufemismo!) la scena del secondo atto in cui i due personaggi si scambiano di ruolo e di abito, questa scelta mette in evidenza come non mai il dualismo fra il padrone e il servitore.


Eugene Perry (Don Giovanni), Herbert Perry (Leporello),
Dominique Labelle (Donna Anna), Lorraine Hunt (Donna Elvira), Carroll Freeman (Don Ottavio),
Ai Lan Zhu (Zerlina), Elmore James (Masetto),
dir: Craig Smith


Bryn Terfel (Don Giovanni), René Pape (Leporello),
Annette Dasch (Donna Elvira), Michael Schade (Don Ottavio), Anna Samuil (Donna Anna),
Robert Gleadow (Masetto), Sylvia Schwartz (Zerlina),
dir: Manfred Honeck


Ildebrando D'Arcangelo (Don Giovanni), Andrea Concetti (Leporello),
Carmela Remigio (Donna Elvira), Marlin Miller (Don Ottavio), Myrtò Papatanasiu (Donna Anna),
William Corrò (Masetto), Manuela Bisceglie (Zerlina)


Gabriel Bacquier (Don Giovanni), Donald Gramm (Leporello), Pilar Lorengar (Donna Elvira), Werner Krenn (Don Ottavio), Joan Sutherland (Donna Anna), Leonardo Monreale (Masetto), Marilyn Horne (Zerlina), dir: Richard Bonynge

Dietrich Fischer-Dieskau (Don Giovanni), Karl Christian Kohn (Leporello), Maria Stader (Donna Elvira), Ernst Haefliger (Don Ottavio), Sena Jurinac (Donna Anna), Ivan Sardi (Masetto), Irmgard Seefried (Zerlina), dir: Ferenc Fricsay

4 commenti:

Marisa ha detto...

Due righe di commento a queste scene che sono più complesse di quel che sembrano. Mai come qui la simmetria tra Don Giovanni e Leporello è messa in risalto (molto esplicita nella rappresentazione di Harlem con addirittura due gemelli!) e l'inno alla libertà sembra che esalti la democraticità di Don Giovanni.
Ma ...la realtà non è mai come sembra ... e rapidamente vediamo la vera faccia del padrone che ristabilisce la gerarchia prendendosi addirittura il diritto di rovesciare sul servo la responsabilità delle sue malefatte e minacciarlo di morte. La simmetria è quindi solo apparente e chi vuol vedere in Leporello un "doppio" di Don Giovanni sbaglia. Rimane il servo che vorrebbe sì essere alla pari e godere degli stessi vantaggi, ma si tratta solo del desiderio e dell'emulazione della classe svantaggiata per cercare di carpire appena può gli stessi "privilegi" e ritrovarsi ben presto "beffata" a fare i conti con la forza imposta dall'arroganza della "casta"...
Mozart e Da Ponte sapevano molto bene come stanno le cose e quanto costi in termini sociali una vera conquista democratica, visto che siamo negli anni in cui si sta preparando la rivoluzione francese. Tra le righe quindi è di questo che si parla e il desiderio di libertà è un'autentica aspirazione dei due compositori,che amplificano il desiderio del popolo, mentre per Don Giovanni si tratta solo di un proclama a proprio uso e consumo, che sbeffeggia i diritti degli altri e serve solo a coprire i propri capricci, cosa tipica di chi gode veramente di privilegi e "libertà" legati alla posizione sociale. Basta dirlo e tutti credono che veramente si stia parlando di estendere l'uguaglianza e la libertà. Ma questa non è mai stata concessa da chi ne gode i privilegi perchè è sempre stata una conquista drammatica, non un regalo.


Christian ha detto...

Sì, la complessità di queste scene, e le loro molteplici letture (andando oltre la semplice apparenza del testo) mostrano come quest'opera sia davvero ricca di sottotesti e di sfumature, a tutti i livelli: psicologico e sociale in primis.


Anonimo ha detto...

avete scritto 1797 due anni prima della rivoluzione francese, allora è 1787, no?


Christian ha detto...

Sì, hai ragione, è il 1787. Ho corretto, grazie.