Prima del gran finale in casa di Don Giovanni, c'è ancora tempo per un interludio che vede protagonisti Donna Anna e Don Ottavio. Quest'ultimo, come sempre, cerca di consolare la sua amata, assicurandole che ben presto otterrà la giusta vendetta, e prova a convincerla ad abbandonare finalmente il lutto, proponendole di sposarlo. Ma Donna Anna è davvero inconsolabile. Per la prima volta Ottavio sembra perdere la pazienza, e sbotta: "E che! Vorresti, con indugi novelli, accrescer le mie pene? Crudele!". Con dolcezza Anna rifiuta quell'epiteto, e spiega ad Ottavio il proprio tormento interiore: il dolore per la morte del padre non è ancora placato, e le impedisce di dare sfogo al proprio amore per lui (c'è anche un accenno alle convenzioni sociali, o forse semplicemente alle circostanze infauste volute dal destino: "Il mondo... oddio..."). A suo modo l'aria che intona è un'aria d'amore, oltre che un modo per comunicare la propria sofferenza e la propria inquietudine.
L'atmosfera oppressiva si protrae nella "camera tetra" in cui Donna Anna e Don Ottavio, ormai essi stessi quasi simulacri di morte, meditano ancora sulla vendetta e sull'illusione del loro triste amore: la grande aria di Donna Anna "Non mi dir, bell'idol mio", preceduta da un recitativo accompagnato non meno che scultoreo, ha il sapore di un definitivo congedo dalle speranze di questo mondo. Nient'affatto esiziale per la costruzione architettonica complessiva, essa ha la funzione di separare la scena del cimitero dalla scena ultima non solo per motivi di banale verosimiglianza drammatica (permettere a Don Giovanni di rincasare) ma anche per accrescere l'attesa della inevitabile resa dei conti, incrementando la tensione con un episodio apparentemente estraneo, se non straniante: curioso che molti commentatori illustri, a cominciare da Hector Berlioz, l'abbiano giudicata addirittura con indignazione.Preceduta per l'appunto da un recitativo accompagnato (con l'orchestra che ne anticipa il tema melodico), l'aria di Donna Anna è grandiosa, un vero pezzo di bravura per soprano che musicalmente ricorda la sacralità delle arie introspettive della Contessa ne "Le nozze di Figaro", in particolare "Dove sono i bei momenti". Come quella, è divisa in due sezioni: la prima lenta e solenne, la seconda (con cadenza virtuosistica) più rapida e ricca di colorature. Gli ultimi due minuti del brano (da 6:02 in poi, nel primo video qui sotto), che tessono a dismisura la breve frase "Forse un giorno il cielo ancora / sentirà pietà di me", trascinando per oltre venti secondi la singola parola "sentirà" (6:41-7:02) e culminando nel vibrato finale (a 7:38), fanno davvero venire i brividi!(Sergio Sablich)
A dire il vero, fu proprio questa "cavatina" finale a provocare lo sdegno di Berlioz, che nelle sue memorie la definì come "una macchia sul brillante lavoro [di Mozart]", perché "un brano di intensa tristezza, dove tutta la poesia dell'amore trova sfogo nel lamento e nelle lacrime [...] degenera senza preavviso in musica di tale inanità e volgarità da far dubitare che sia opera della stessa persona. Sembra quasi che Donna Anna asciughi improvvisamente le sue lacrime ed esploda in una secca buffonaggine". Berlioz probabilmente condivideva il parere dei critici francesi suoi contemporanei, che fra l'altro ritenevano plausibile che Mozart avesse inserito la coloratura soltanto per soddisfare le ambiziose esigenze della soprano di turno. In realtà si tratta di un fraintendimento che mette in luce la diversa concezione della musica operistica a distanza di oltre mezzo secolo. Come spiega bene Benjamin Perl nel suo saggio "Mozartian Undercurrents in Berlioz", per Mozart e il suo pubblico (e in un certo senso, anche per il pubblico odierno) le colorature di Donna Anna non erano passaggi di virtuosismo fini a sé stessi ma rappresentavano "l'espressione di emozioni profonde e inesprimibili, di voglie insoddisfatte, e forse persino (in un'interpretazione Hoffmaniana) di un inconscio desiderio di morte". Come cambia il linguaggio dell'opera! Oggi possiamo apprezzare allo stesso modo Mozart e Rossini, Verdi e Puccini; ma dalla seconda metà dell'ottocento il "bel canto", i suoi barocchismi e le sue astrazioni avevano perso decisamente il favore del pubblico e della critica a favore del realismo romantico e poi del verismo drammatico, e l'opinione di Berlioz ne è una testimonianza.
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.
DON OTTAVIO
Calmatevi, idol mio: di quel ribaldo
vedrem puniti in breve i gravi eccessi.
Vendicati sarem.
DONNA ANNA
Ma il padre, oddio!...
DON OTTAVIO
Convien chinare il ciglio
al volere del cielo.
Respira, o cara!
Di tua perdita amara
fia domani, se vuoi, dolce compenso
questo cor, questa mano...
che il mio tenero amor...
DONNA ANNA
Oh, dèi! che dite...
In sì tristi momenti...
DON OTTAVIO
E che! Vorresti,
con indugi novelli,
accrescer le mie pene?
Crudele!
DONNA ANNA
Crudele?
Ah, no, mio bene!
Troppo mi spiace
allontanarti un ben che lungamente
la nostr'alma desia...
Ma il mondo... oddio...
Non sedur la mia costanza
del sensibil mio core!
Abbastanza per te mi parla amore.
Clicca qui per il testo del brano.
DONNA ANNANon mi dir, bell'idol mio,
che son io crudel con te:
tu ben sai quant'io t'amai,
tu conosci la mia fé.
Calma, calma il tuo tormento,
se di duol non vuoi ch'io mora.
Forse un giorno il cielo ancora
sentirà pietà di me.
(parte)
Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.
DON OTTAVIO
Ah, si segua il suo passo:
io vo con lei dividere i martìri.
Saran meco men gravi i suoi sospiri.
(parte)
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