10 dicembre 2014

8. Aria: "Chi è colei che s'avvicina?"

Scritto da Christian

Con questa grande aria satirica, il giornalista Macrobio si vanta delle proprie capacità di "indirizzare" nel verso giusto le carriere di artisti, poeti, cantanti e ballerini: naturalmente sempre dietro lauto compenso. Cinico manifesto di uno scribacchino corrotto e prezzolato, l'aria pone sotto la lente della satira non solo il giornalista stesso (quasi orgoglioso del proprio potere) ma un po' tutte le figure che ruotano attorno al mondo del teatro, dai direttori d'orchestra ai compositori, dai librettisti agli interpreti (e chissà che alcune di queste figure così comicamente ritratte – come la "Fiammetta", il "maestro Don Pelagio", il poeta "Faccia Fresca" – non si rifacessero a personaggi reali e ben riconoscibili dal pubblico del 1812). Dal punto di vista della costruzione musicale, è impossibile non vedervi in nuce alcuni brani di successive opere rossiniane come "Il Barbiere di Siviglia" (mi riferisco tanto a "La calunnia" quanto a "Largo al factoctum") e "La Cenerentola" (l'aria di Don Magnifico "Sia qualunque delle figlie"). Da notare che, come nella precedente canzonetta di Pacuvio ("Ombretta sdegnosa del Missipipì"), anche qui Macrobio presta la voce – talvolta in falsetto – ad alcuni dei personaggi di cui riporta le parole, in una sorta di "monologo a più voci".

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

PACUVIO
Ma che sestina! che sestina!
Io penso d'esibirla a Macrobio:
il suo giornale concetto acquisterà.

FULVIA (in aria dubitativa)
Sarà bellissima, ma...

PACUVIO (con impazienza e dispetto)
Ma che?

FULVIA
Non capisco perché il Conte ridea.

PACUVIO
Quando si ride è segno che si gode.
Io faccio ridere quando voglio.
(parte)

BARONESSA
Come va, donna Fulvia?
Mi sembrate alquanto malinconica.

FULVIA
Io? no certo:
anzi sono allegrissima.
(Vorrebbe scoprir terreno.)
E voi mia cara, siete di buon umore?

BARONESSA
Altro che buono! Eppoi
mi si conosce in fronte.

FULVIA
(Che rabbia!)

BARONESSA
(Freme.)

FULVIA
Avete visto il Conte?

BARONESSA
(Oh! qui mi cascò l'asino.)
L'ho visto poco fa.

FULVIA
Sì? Che vi disse?

BARONESSA
Se l'aveste ascoltato! Era galante oltre il costume.

FULVIA
(Ah maledetto!)
Io sempre l'ho trovato così: gentile, ameno...

MACROBIO (entra, parlando con Pacuvio)
Non ho tempo, non posso; e il foglio è pieno.
La volete capir?
M'inchino a queste leggiadrissime dame.

BARONESSA
Io vi cercava per andare al passeggio.

PACUVIO (con enfasi)
È una sestina da stamparsi, o Macrobio, in carta pegola.

BARONESSA (ridendo di Pacuvio)
Ah, ah, ah...

FULVIA
(Che pettegola! Di tutto ride.)

MACROBIO (a Pacuvio che insiste)
È inutile: ho duecento
articoli pro e contra preparati,
che in sei mesi saran già consumati.
(ora ad esso, ora alle altre)
Son tanti i virtuosi
e di ballo, e di musica, clienti
del mio giornal, che diverrà fra poco
l'unico al mondo. Infatti figuratevi
d'essere in casa mia. Questo è il mio studio:
qui ricevo; e frattanto
nel cortil, per le scale, in anticamera,
un non so qual, come di mosche o pecchie,
strano ronzio si ascolta:
piano, piano, signori; un po' per volta.

Clicca qui per il testo del brano.

MACROBIO
Chi è colei che s'avvicina?
È una prima ballerina.
(finge che la ballerina parli ella stessa)
«Sul Teatro di Lugano
gran furor nel "Solimano"!»
(finge di prendere del denaro)
Mille grazie; siamo intesi;
il giornal ne parlerà.
D'una prima cantatrice
vien la mamma sola, sola.
(come sopra)
«Nel "Traiano" alla Fenice
gran furor la mia figliola!»
(come sopra)
Mille grazie; siamo intesi:
il giornal ne parlerà.
La Fiammetta col fratello,
altra prima sul cartello.
(come sopra)
Mille grazie; siamo intesi:
il giornal ne parlerà.
Ma la folla già s'accresce;
tutti udir non mi riesce.
Virtuosi d'ogni razza,
che ritornano alla piazza,
bassi, musici, ballerini,
cantatrici d'ogni razza:
osservate che scompiglio!
che bisbiglio qui si fa!
Largo, largo... ecco il maestro,
il maestro don Pelagio:
baci, amplessi... adagio, adagio...
ma chi è mai quest'altro qua?
È il poeta Faccia Fresca,
che non sa quel che si pesca.
Quante ciarle! Sì, signore,
voi farete un gran furore:
questa musica è divina:
più bel dramma non si dà.
Il poeta con le carte...
Il maestro con la parte...
Giusti dèi! che assedio è questo:
chi mi salva per pietà?



Joan Martin-Royo


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