Se il quartetto degli "scrocconi" (Macrobio, Pacuvio, Aspasia e Fulvia) si è preoccupato per prima cosa di far bella figura con il nuovo proprietario della villa, ossia il finto mercante turco, la Marchesa Clarice invece si strugge per la disgrazia capitata al Conte. In un bel terzetto lirico (alla Marchesa si aggiungono le voci del cavalier Giocondo e dello stesso Conte Asdrubale), si enuncia la morale dell'intera vicenda: "Del paragon la pietra / sono i contrari eventi; / nei giorni più ridenti / è dubbia l'amistà".
Come a dimostrarlo, ecco che i quattro falsi amici si presentano, valigie in mano, pronti ad abbandonare al più presto la tenuta. La Baronessa Aspasia e Donna Fulvia danno ironicamente il via libera a Clarice per la mano di Asdrubale ("Ora il Conte è tutto vostro"), rinunciando al loro interesse a sposarlo, adesso che è ridotto in povertà. A completamento della prova, il Conte chiede esplicitamente un aiuto ai presenti. Se quello che offrono Macrobio (un articolo sul suo giornale) e Pacuvio (una "flebile elegia") è trascurabile, Aspasia e Fulvia si trincerano addirittura dietro un "Non saprei". Ben diversa è invece la risposta del fedele Giocondo ("La casa mia!") e naturalmente di Clarice ("La mia mano, l'entrata e il cor").
A questo punto le carte sono scoperte e la burla può completarsi. Arriva Fabrizio, il maggiordomo del Conte, recando la notizia che è stato trovato il "controvaglia" che dimostra che il debito era già stato estinto: il "turco" non può rivendicare nulla, Asdrubale è nuovamente in possesso di tutti i suoi beni. Fra la sorpresa e l'euforia generale, i quattro voltagabbana non possono nascondere la vergogna per il proprio comportamento (che cercano di dissimulare: "Il mio cor l'avea predetto"). Tornano a professarsi amiconi, ma la rabbia per la brutta figura commessa non mancherà di farsi sentire all'inizio del secondo atto. Frattanto, il primo si conclude con un concertato finale "di confusione", tipicamente rossiniano.
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CLARICE
Non serve a vil politica 
chi vanta un cor fedele: 
quando la sorte è critica, 
l'onor non volta vele: 
eppoi nessun mi dice, 
ch'ella non può cangiar.
(intanto comparisce il Conte nei suoi propri abiti fingendo mestizia, e il cavalier Giocondo, che di buona fede lo conforta) 
CONTE
Lasciate un infelice, 
vicino a naufragar.
GIOCONDO
Alla virtù non lice 
gli oppressi abbandonar. 
CLARICE, CONTE E GIOCONDO
(Del paragon la pietra 
sono i contrari eventi: 
nei giorni più ridenti 
più dubbia è l'amistà.)
(entrano Macrobio, Pacuvio, la Baronessa Aspasia e Donna Fulvia, rivolgendosi a Clarice in aria di scherno)
MACROBIO E PACUVIO
Marchesina... 
BARONESSA E FULVIA
Contessina... 
BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO 
Mi consolo, e a voi mi prostro: 
ora il Conte è tutto vostro. 
CLARICE (con disinvoltura e brio) 
Tanto meglio! 
BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO (come sopra) 
Già si sa. 
GIOCONDO (al Conte) 
Li vedete? Li ascoltate? 
CONTE (a Giocondo) 
Ci vuol flemma. 
CLARICE  
Canzonate. 
MACROBIO E PACUVIO 
Che fortuna! 
CLARICE 
Io sono in ballo; 
bene o mal si ballerà.
 
CONTE (avanzandosi con Giocondo e scoprendosi) 
Cari amici, or che il destino 
mi privò d'ogni sostanza, 
qual voi date a me speranza 
di soccorso e di favor? 
MACROBIO
Un articolo sul foglio. 
PACUVIO
Una flebile elegia. 
BARONESSA E FULVIA (stringendosi nelle spalle) 
Non saprei... 
GIOCONDO (con franchezza e cordialità) 
La casa mia. 
CLARICE (con vivacità e dolcezza) 
La mia man, l'entrata e il cor. 
MACROBIO E PACUVIO (fra loro guardando il Conte, ed allontanandosi da lui) 
Scappa, scappa...
BARONESSA E FULVIA (egualmente) 
Oh com'è brutto!
GIOCONDO (al Conte) 
Osservate. 
MACROBIO E PACUVIO (come sopra) 
È cosa seria. 
CLARICE, CONTE E GIOCONDO
(Dove regna la miseria 
tutto è noia e tutto è orror.) 
BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO 
(Meglio assai nella miseria 
si distingue un seccator.) 
(Fabrizio entra con un antico foglio in mano, saltando per l'allegrezza)
FABRIZIO E CORO 
Viva, viva! 
FABRIZIO
In un cantone 
d'un armadio abbandonato, 
fra la polve... 
CONTE (interrompendolo con impazienza) 
L'hai trovato? 
FABRIZIO
L'ho trovato!
CONTE
Il controvaglia? 
FABRIZIO E CORO
Legga, legga. 
CONTE (abbracciando Fabrizio) 
Uh! Benedetto! 
CLARICE E GIOCONDO (con vera cordialità) 
Oh, che gioia! 
BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO (attorniando il Conte con affettata compiacenza) 
Oh, che diletto! 
CLARICE E GIOCONDO (fra loro accennandosi gli altri quattro) 
Come cambiano d'aspetto! 
BARONESSA E FULVIA
Il mio cor l'avea predetto. 
CONTE
In momenti sì felici... 
(fingendo di svenire) 
Ah! Ch'io manco... Ah! Dove sono?... 
MACROBIO E PACUVIO (volendo sostenerlo) 
Fra le braccia degli amici. 
BARONESSA E FULVIA (avvicinandosi anch'esse) 
Poverino! 
CLARICE E GIOCONDO (respingendoli e sostenendo il Conte) 
Eh, andate là.
TUTTI 
Qual chi dorme e in sogno crede 
di veder quel che non vede, 
se uno strepito improvviso 
tronca il sonno, egli è indeciso 
nel contrasto delle vere 
colle immagini primiere... 
Fra la calma e la tempesta 
corre, vola e poi s'arresta... 
tal son io col mio cervello 
fra l'incudine e il martello 
sbalordito, sbigottito, 
agitato, spaventato, 
condannato a palpitar. 
Dal passato e dal presente, 
non so come, alternamente... 
CLARICE, CONTE, GIOCONDO, FABRIZIO E CORO 
Dalla gioia e dal timore 
io mi sento a trasportar. 
BARONESSA, FULVIA, MACROBIO E PACUVIO 
Dalla rabbia e dal rossore 
io mi sento a lacerar. 
Sonia Prina, François Lis, José Manuel Zapata, Jennifer Holloway, Laura Giordano,
Joan Martin-Royo, Christian Senn, Filippo Polinelli
Marie-Ange Todorovich, Marco Vinco, Raul Giménez, Laura Brioli, Patrizia Biccirè,
Pietro Spagnoli, Paolo Bordogna, Tomeu Bibiloni
Julia Hamari, Justino Diaz, Ugo Benelli, Antonella Pianezzola, Daniela Dessì,
Claudio Desderi, Alessandro Corbelli, Armando Ariostini





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