L'opera comincia nella prateria lungo le sponde del fiume Schelda, nei pressi di Anversa (l'attuale Belgio), dove il re Enrico I di Sassonia è giunto a chiedere ai nobili brabantini un aiuto militare per la sua spedizione contro le popolazioni orientali, gli Ungari, che si stanno ribellando minacciosamente all'Impero. Federico di Telramondo, reggente del ducato del Brabante, rievoca davanti al re la confusa situazione del paese: Goffredo, il legittimo erede al trono, affidato alla tutela di Federico insieme alla sorella Elsa, è scomparso; e Federico, su testimonianza della moglie Ortruda, accusa proprio Elsa di fratricidio.
Abbiamo già detto come, negli anni in cui il "Lohengrin" fu composto e immediatamente prima della sua rappresentazione, Wagner fosse particolarmente attivo nella vita politica e sociale della Germania, al punto da partecipare ai moti di Dresda del 1949 (il che gli valse una condanna e lo costrinse a un lungo esilio: ecco perché non potè essere presente alla "prima" del 1850). Dunque, anche se la trama dell'opera è di chiara impronta fiabesca e leggendaria, il contesto storico della vicenda non può essere considerato semplicemente un dettaglio. Portando sul palcoscenico la figura di Enrico I, uno dei "padri fondatori" della nazione tedesca, e dando spazio alla sua invocazione all'unità dei tedeschi per contrapporsi alle "orde dell'est", Wagner intendeva da un lato criticare Federico Guglielmo IV di Prussia, che in quegli anni, invece di pensare a unire la Germania (nel 1849 l'Assemblea di Francoforte gli offerse la corona, ma lui rifiutò!) stava invece stipulando un'alleanza con lo zar Nicola I, e dall'altro auspicare l'avvento di un nuovo sovrano interessato a promuovere l'unificazione nazionale (pensava, per esempio, al giovane re di Baviera Ludovico II, che a sua volta era un grande ammiratore della sua musica).
Clicca qui per il testo.
Im Vordergrunde links sitzt König Heinrich unter einer mächtigen alten Gerichtseiche; ihm zunächst stehen sächsische und thüringische Grafen, Edle und Reisige, welche des Königs Heerbann bilden. Gegenüber stehen die brabantischen Grafen und Edlen, Reisige und Volk, an ihrer Spitze Friedrich von Telramund, zu dessen Seite Ortrud. Mannen und Knechte füllen die Räume im Hintergrunde. Die Mitte bildet einen offnen Kreis. Der Heerrufer des Königs und vier Hornbläser schreiten in die Mitte. Die Bläser blasen den Königsruf.)
DER HEERRUFER
Hört! Grafen, Edle, Freie von Brabant!
Heinrich, der Deutschen König, kam zur Statt,
mit euch zu dingen nach des Reiches Recht.
Gebt ihr nun Fried und Folge dem Gebot?
DIE BRABANTER
Wir geben Fried und Folge dem Gebot!
(an die Waffen schlagend)
Willkommen, willkommen, König, in Brabant!
KÖNIG HEINRICH
(erhebt sich)
Gott grüss euch, liebe Männer von Brabant!
Nicht müssig tat zu euch ich diese Fahrt;
(sehr wichtig)
der Not des Reiches seid von mir gemahnt!
(feierliche Aufmerksamkeit)
Soll ich euch erst der Drangsal Kunde sagen,
die deutsches Land so oft aus Osten traf?
In fernster Mark hiesst Weib und Kind ihr beten:
"Herr Gott, bewahr uns vor der Ungarn Wut!"
Doch mir, des Reiches Haupt, musst es geziemen,
solch wilder Schmach ein Ende zu ersinnen;
als Kampfes Preis gewann ich Frieden auf
neun Jahr, - ihn nützt ich zu des Reiches Wehr:
beschirmte Städt und Burgen liess ich baun,
den Heerbann übte ich zum Widerstand.
Zu End ist nun die Frist, der Zins versagt, -
mit wildem Drohen rüstet sich der Feind.
Nun ist es Zeit, des Reiches Ehr zu wahren;
ob Ost, ob West, das gelte allen gleich!
Was deutsches Land heisst, stelle Kampfesscharen,
dann schmäht wohl niemand mehr das Deutsche Reich!
DIE SACHSEN UND THÜRINGER
(an die Waffen schlagend)
Wohlauf! Mit Gott für Deutschen Reiches Ehr!
KÖNIG
(hat sich wieder gesetzt)
Komm ich zu euch nun, Männer von Brabant,
zur Heeresfolg nach Mainz euch zu entbieten,
wie muss mit Schmerz und Klagen ich ersehn,
dass ohne Fürsten ihr in Zwietracht lebt!
Verwirrung, wilde Fehde wird mir kund;
drum ruf ich dich, Friedrich von Telramund!
Ich kenne dich als aller Tugend Preis,
jetzt rede, dass der Drangsal Grund ich weiss.
FRIEDRICH
(feierlich)
Dank, König, dir, dass du zu richten kamst!
Die Wahrheit künd ich, Untreu ist mir fremd -
Zum Sterben kam der Herzog von Brabant,
und meinem Schutz empfahl er seine Kinder,
Elsa, die Jungfrau, und Gottfried, den Knaben;
mit Treue pflag ich seiner grossen Jugend,
sein Leben war das Kleinod meiner Ehre.
Ermiss nun, König, meinen grimmen Schmerz,
als meiner Ehre Kleinod mir geraubt!
Lustwandelnd führte Elsa den Knaben einst
zum Wald, doch ohne ihn kehrte sie zurück;
mit falscher Sorge frug sie nach dem Bruder,
da sie, von ungefähr von ihm verirrt,
bald seine Spur - so sprach sie - nicht mehr fand.
Fruchtlos war all Bemühn um den Verlornen;
als ich mit Drohen nun in Elsa drang,
da liess in bleichem Zagen und Erbeben
der grässlichen Schuld Bekenntnis sie uns sehn.
(sehr lebhaft)
Es fasste mich Entsetzen vor der Magd;
dem Recht auf ihre Hand, vom Vater mir
verliehn, entsagt ich willig da und gern,
und nahm ein Weib, das meinem Sinn gefiel:
(Er stellt Ortrud vor,
diese verneigt sich vor dem Könige)
Ortrud, Radbods, des Friesenfürsten, Spross.
(Er schreitet feierlich einige Schritte vor)
Nun führ ich Klage wider Elsa von
Brabant; des Brudermordes zeih ich sie.
Dies Land doch sprech ich für mich an mit Recht,
da ich der Nächste von des Herzogs Blut,
mein Weib dazu aus dem Geschlecht, das einst
auch diesen Landen seine Fürsten gab. -
Du hörst die Klage, König! Richte recht!
ALLE MÄNNER
(in feierlichem Grauen)
Ha, schwerer Schuld zeiht Telramund!
Mit Grausen werd ich der Klage kund!
KÖNIG
Welch fürchterliche Klage sprichst du aus!
Wie wäre möglich solche grosse Schuld?
FRIEDRICH
(immer heftiger)
O Herr, traumselig ist die eitle Magd,
die meine Hand voll Hochmut von sich stiess.
Geheimer Buhlschaft klag ich drum sie an:
(immer mehr einen bitter
gereizten Zustand verratend)
Sie wähnte wohl, wenn sie des Bruders ledig,
dann könnte sie als Herrin von Brabant
mit Recht dem Lehnsmann ihre Hand verwehren,
und offen des geheimen Buhlen pflegen.
KÖNIG
(durch eine ernste Gebärde
Friedrichs Eifer unterbrechend)
Ruft die Beklagte her!
(sehr feierlich)
Beginnen soll nun das Gericht!
Gott lass mich weise sein!
(Der Heerrufer schreitet feierlich in die Mitte)
DER HEERRUFER
Soll hier nach Recht und Macht Gericht gehalten sein?
(Der König hängt mit Feierlichkeit den Schild an der Eiche auf)
KÖNIG
Nicht eh'r soll bergen mich der Schild,
bis ich gerichtet streng und mild!
ALLE MÄNNER
(die Schwerter entblössend,
welche die Sachsen und Thüringer vor sich
in die Erde stossen, die Brabanter
flach vor sich niederstrecken)
Nicht eh'r zur Scheide kehr das Schwert,
bis ihm durch Urteil Recht gewährt!
HEERRUFER
Wo ihr des Königs Schild gewahrt,
dort Recht durch Urteil nun erfahrt!
Drum ruf ich klagend laut und hell:
Elsa, erscheine hier zur Stell!
Sul proscenio, a sinistra, siede Re Enrico sotto una quercia antica e poderosa, ad uso di tribunale; a lui più prossimi stanno Conti, Nobili e cavalieri sassoni e turingi, che formano il seguito guerresco del Re. Di fronte stanno i brabantini, Conti e Nobili, cavalieri e popolo, con alla loro testa Federico di Telramondo, ed al fianco di lui, Ortruda. Vassalli e servi riempiono il fondo della scena. Il centro forma un cerchio aperto. L'Araldo di guerra del Re e quattro Trombettieri suonano il saluto reale.)
L'ARALDO DI GUERRA
Udite! Conti, nobili e uomini liberi del Brabante!
Enrico, il re tedesco, in questo luogo è venuto,
per trattar con voi secondo il diritto dell'impero.
Or promettete pace ed obbedienza al suo comando?
I BRABANTINI
Promettiamo pace ed obbedienza al suo comando!
(battendo sugli scudi)
Benvenuto, benvenuto, o Re, in Brabante!
RE ENRICO
(si alza)
Che Dio vi guardi, o cari uomini di Brabante!
Non per ozio io compii a voi questo viaggio;
(molto solenne)
del periglio dell'Impero da me siate informati!
(religiosa attenzione)
Debbo io anzitutto di quella calamità darvi novella,
che alla terra tedesca così spesso venne d'oriente?
Nella marca più lontana voi faceste donna e fanciullo pregare: /
Signore Iddio, guardaci dal furore degli Ungari! /
Pure a me, capo dell'Impero, necessariamente convenne
escogitare una fine ad onta sì selvaggia;
premio alla mia guerra, pace io guadagnai
per nove anni... ne profittai a difesa dell'Impero:
fortificai città, e feci costruir fortezze,
e l'oste esercitai alla resistenza.
Spirato ormai è il termine, e il tributo si nega...
e s'arma il nemico con minaccia selvaggia.
Ora è giunto il tempo di salvaguardare l'onore dell'impero; /
ad oriente o ad occidente, la causa valga per tutti! /
Quel che si chiama terra tedesca, levi schiere a battaglia; /
allora per certo nessuno più insulterà all'Impero tedesco!
I SASSONI E I TURINGI
(battendo sugli scudi)
Avanti! Con l'aiuto di Dio, per l'onore dell'impero tedesco!
IL RE
(s'è nuovamente messo a sedere)
Io vengo ora tra voi, uomini di Brabante, /
a notificarvi, che mi facciate scorta fino a Magonza.
Ma con qual dolore e lamento debbo io vedere,
che senza príncipi voi vivete in discordia!
Confusione e selvaggia contesa mi si fa manifesta;
e perciò io ti chiamo, o Federico di Telramondo!
Io ti conosco come il fiore di tutte le virtù;
parla dunque, ch'io sappia la ragione della sciagura.
FEDERICO
(con solennità)
Io ti ringrazio, o Re, d'esser venuto al giudizio!
Verità io ti manifesto, m'è lungi fellonia...
A morte venne il duca di Brabante,
ed alla mia protezione affidò i suoi figli:
Elsa, la vergine, e Goffredo il garzoncello;
fedelmente io mi curai della sua tenera giovinezza,
la sua vita era la perla del mio onore.
Misura dunque, o Re, l'aspro mio dolore,
quando la perla del mio onore mi fu rapita!
Elsa condusse un giorno il fanciullo per diletto a zonzo /
nella foresta; ma senza di lui tornò.
Con finta angoscia ella chiese del fratello,
perché ella, per caso smarritasi da lui,
-così ella disse- presto di lui non aveva trovato più traccia. /
Vana fu ogni ricerca del perduto.
Quando io premetti con le minaccie Elsa,
ella lasciò pallida, smarrita, tremante, /
a noi intravedere la confessione della colpa orrenda.
(con molta vivacità)
Orrore mi prese di fronte alla fanciulla;
al diritto sulla sua mano, a me dal padre
trasmesso, rinunziai io allora con pronta volontà,
e tolsi moglie, quale io ne avevo talento:
(Presenta Ortruda, la quale
s'inchina davanti al Re)
Ortruda, la nata da Radbod, il principe dei Frisii.
(Egli avanza solennemente di qualche passo)
Ora io porto accusa contro Elsa di
Brabante; di fratricidio io l'accuso. /
Ma anche a questa terra con diritto io pretendo /
perché di sangue io sono il più congiunto al duca, /
e per soprappiù è la mia donna di quella schiatta che un giorno
dette i suoi príncipi anche a questa terra.
Tu odi l'accusa, o Re! Giudica giusto!
TUTTI GLI UOMINI
(con sacro orrore)
Ah! d'un grave delitto accusa Telramondo!
Con orrore io ascolto il piato!
IL RE
Quale terribile accusa tu pronunzi mai!
Come sarebbe possibile una sì grave colpa?
FEDERICO
(con sempre maggior forza)
O Signore, rapita in sogni è la vanitosa fanciulla,
che piena d'orgoglio da sé la mia mano respinse.
E perciò io l'accuso d'un amore segreto:
(tradendo sempre più uno stato d'animo
amaramente esasperato)
ella certo pensò, se si fosse liberata del fratello,
che avrebbe potuto, quale signora del Brabante,
con diritto rifiutare la mano al proprio vassallo,
ed apertamente godersi l'amante suo segreto.
IL RE
(interrompendo con gesto severo
l'ardore di Federico)
Chiamate qui l'accusata!
(con molta solennità)
Senz'altro deve il giudizio incominciare!
Dio, fa' ch'io sia saggio!
(L'Araldo s'avanza solennemente verso il centro)
L'ARALDO DI GUERRA
Dev'essere qui tenuto giudizio secondo potestà e diritto?
(Il Re appende con solennità lo scudo alla quercia)
IL RE
Non mi proteggerà lo scudo, prima
che con rigore e clemenza io abbia giudicato!
TUTTI GLI UOMINI
(snudando le spade, che i Sassoni
ed i Turingi conficcano nella terra
avanti a sé, ed i Brabantini posano
di piatto sul suolo avanti a sé)
Non torni la spada entro il fodero,
prima che per sentenza a lui si renda giustizia!
L'ARALDO DI GUERRA
Dove voi vediate lo scudo del Re,
apprendete là pure diritto per sentenza!
E perciò io chiamo accusando a voce alta e spiegata: /
Elsa, qui senza indugio appaia!
dir: Claudio Abbado (1990)
Georg Tichy (Der Heerrufer), Robert Lloyd (König Heinrich), Hartmut Welker (Friedrich)
dir: Wolfgang Sawallisch (1962) Tom Krause (Der Heerrufer), Franz Crass (König Heinrich), Ramon Vinay (Friedrich) | dir: Rudolf Kempe (1963) Gottlob Frick (Der Heerrufer), Otto Wiener (König Heinrich), Dietrich Fischer-Dieskau (Friedrich) |
0 commenti:
Posta un commento