Invitata a discolparsi, Elsa compare trasognata e parla di un suo misterioso cavaliere difensore, visto in sogno. Il re propone un duello tra l'accusatore Federico di Telramondo e l'ipotetico campione disposto a battersi per Elsa. Dopo un drammatico momento di suspence, portato da una navicella condotta da uno splendido cigno, arriva un magnifico cavaliere in armatura argentea, che si dichiara pronto a sostenere l'innocenza di Elsa con le armi purché lei lo accetti poi come sposo senza però mai chiedergli chi sia o da dove venga. Elsa, commossa e prostrata ai suoi piedi, accetta con amore incondizionato.
Vediamo ora le principali linee guida di questa prima situazione.
Dal suo primo apparire, così trasognata e assorta, Elsa desta in tutti i presenti (e anche in noi spettatori, che attraverso la musica siamo subito catapultati nell'atmosfera quasi surreale dell'evento) una profonda impressione di empatia e pietà ("Ah! com'ella appare luminosa e pura!"). Ma ci meravigliamo altrettanto immediatamente come essa non si difenda in prima persona dall'accusa terribile di fratricidio proclamando la propria innocenza, e racconti invece il sogno in cui le si presenta, dopo tanto pregare, un luminoso cavaliere che dovrà discolparla. Perché?
Pur essendo di rango regale, evidentemente la condizione della donna non consente ad Elsa di poter affrontare alla pari le accuse di un uomo. Anche se il re in persona la sta invitando a discolparsi, sembra del tutto ovvio che il vero confronto può darsi solo tra due uomini e che il tutto dovrà decidersi col ricorso alla spada, una vittoria con le armi guidate dal giudizio divino...
Elsa sembra completamente intrisa di tale mentalità, e la sua fede è tale da non tentare nemmeno una difesa individuale, rimettendo il proprio destino nelle mani di un maschile “superiore” e soccorrevole.
Ricordiamo che la storia si svolge in pieno medioevo, nel X secolo, un periodo in cui la condizione femminile è di assoluta dipendenza dal maschile, e in un contesto antropologico di recente conversione al cristianesimo. Ma qui Elsa sembra che si stacchi da tutti e dalle aspettative comuni per elevare e spostare il confronto ad un piano ancora più alto e quasi spirituale. Infatti non cerca nessun testimone che la conosce e che potrebbe garantire per lei, pur avendo tutti i sudditi dalla sua parte a giudicare dall'impressione che suscita, ma punta direttamente ad una evocazione altissima.
L'asimmetria tra femminile bisognoso e maschile salvifico risulta ancor più evidente e sproporzionata.
È sicuramente molto importante, e un indizio prezioso, il fatto che Elsa non si aspetti un aiuto da un uomo qualsiasi ma da quello visto in sogno. Questo particolare ha dato adito alle interpretazioni che fanno di Elsa una povera allucinata e quindi un caso psichiatrico, una persona che è completamente fuori dalla realtà e vive solo nel suo mondo delirante, una psicotica insomma... Se invece rimaniamo più aderenti a come Wagner ci presenta la scena, possiamo osservare che nessuno prende Elsa per pazza, ma tutti restano impressionati dalla sua aria assorta, mistica e come rapita in una visione che diventa ben presto “preveggenza”, perché il cavaliere misterioso si manifesta veramente, a meno di non parlare di una psicosi collettiva... Questo ci conduce verso il riconoscimento di un mondo intrapsichico, una realtà dell'anima che opera e si rende manifesta nelle sue conseguenze anche sul piano della realtà fisica, una vera e propria corrispondenza tra interno ed esterno, microcosmo e macrocosmo...
In questo caso, ricorrendo a Jung, possiamo parlare di formazione di un Animus, l'aspetto maschile nella donna, che attraversa varie fasi di trasformazione (l'immagine del padre, del fratello e infine dell'amante e dello spirito) per confluire e dare forma a quell'ideale di uomo che ogni donna coltiva dentro di sé e che vorrebbe poi incontrare realmente.
Ma c'è anche un aspetto sovrapersonale e collettivo.
In tutta l'antichità ed ancora nel medioevo, a certi sogni veniva data particolare importanza, come se la divinità stessa si manifestasse attraverso essi e comunicasse con i mortali. Le chiamate vocazionali per adempiere particolari compiti assegnati da Dio stesso avvenivano attraverso i sogni, come nel caso di Samuele, risvegliato in piena notte dalla voce di Dio. Jung darà a questi sogni un significato archetipico perché si tratta di grandi sogni che coinvolgono non solo il destino personale, ma fanno da risonanza a tutto quello che confusamente si agita anche nell'inconscio deli altri e svelano delle tracce nascoste e latenti in tutta la comunità e nel suo sistema di valori. Il sogno di Elsa è sicuramente un grande sogno e rispecchia il sentimento profondo di tutti che la salvezza, individuale e collettiva (perché il disordine del regno riguarda tutta la collettività) non può che venire dall'alto, da un inviato del cielo.
Nella favola di Apuleio, Psiche non viene calunniata già dall'inizio come Elsa, ma è presentata come una fanciulla bellissima a cui tutti prestano omaggio, tanto da ingelosire Afrodite che pensa di punirla. Ed è qui che comincia il suo percorso e l'ammirazione si trasforma in espiazione. Il femminile è dunque inizialmente esaltato al massimo e il confronto parte subito tra una fanciulla e una grande dea.
Elsa vive in una società ormai completamente patriarcale e deve far ricorso al suo mondo interiore, dove l'immagine di un maschile amorevole e soccorrevole vive ancora, mentre Psiche si muove in un mondo di grandi dee, dove quindi il femminile e il matriarcato hanno ancora un grande potere.
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DIE MÄNNER
Seht hin! Sie naht, die hart Beklagte!
Ha! wie erscheint sie so licht und rein!
Der sie so schwer zu zeihen wagte,
wie sicher muss der Schuld er sein!
KÖNIG
Bist du es, Elsa von Brabant?
(Elsa neigt das Haupt bejahend)
Erkennst du mich als deinen Richter an?
(Elsa wendet ihr Haupt nach dem König,
blickt ihm ins Auge und bejaht dann
mit vertrauensvoller Gebärde)
So frage ich weiter: Ist die Klage dir bekannt,
die schwer hier wider dich erhoben?
(Elsa erblickt Friedrich und Ortrud, erbebt,
neigt traurig das Haupt und bejaht)
Was entgegnest du der Klage?
(Elsa durch eine Gebärde: "Nichts!")
KÖNIG
(lebhaft)
So bekennst du deine Schuld?
ELSA
(blickt eine Zeitlang
traurig vor sich hin)
Mein armer Bruder!
ALLE MÄNNER
(flüsternd)
Wie wunderbar! Welch seltsames Gebaren!
KÖNIG
(ergriffen)
Sag, Elsa! Was hast du mir zu vertraun?
(Erwartungsvolles Schweigen)
ELSA
(in ruhiger Verklärung
vor sich hinblickend)
Einsam in trüben Tagen
hab ich zu Gott gefleht,
des Herzens tiefstes Klagen
ergoss ich im Gebet. -
Da drang aus meinem Stöhnen
ein Laut so klagevoll,
der zu gewalt'gem Tönen
weit in die Lüfte schwoll: -
Ich hört ihn fernhin hallen,
bis kaum mein Ohr er traf;
mein Aug ist zugefallen,
ich sank in süssen Schlaf.
ALLE MÄNNER
(leise)
Wie sonderbar! Träumt sie? Ist sie entrückt?
KÖNIG
(als wolle er Elsa aus dem Traume wecken)
Elsa, verteid'ge dich vor dem Gericht!
(Elsas Mienen gehen von dem Ausdruck träumerischen Entrücktseins zu dem schwärmerischer Verklärung über.)
ELSA
In Lichter Waffen Scheine
ein Ritter nahte da,
so tugendlicher Reine
ich keinen noch ersah:
Ein golden Horn zur Hüften,
gelehnet auf sein Schwert, -
so trat er aus den Lüften
zu mir, der Recke wert;
mit züchtigem Gebaren
gab Tröstung er mir ein; -
des Ritters will ich wahren,
er soll mein Streiter sein!
ALLE MÄNNER
(sehr gerührt)
Bewahre uns des Himmels Huld,
dass klar wir sehen, wer hier schuld!
KÖNIG
Friedrich, du ehrenwerter Mann,
(lebhafter)
bedenke wohl, wen klagst du an?
FRIEDRICH
Mich irret nicht ihr träumerischer Mut;
(immer leidenschaftlicher)
ihr hört, sie schwärmt von einem Buhlen!
Wes ich sie zeih, des hab ich sichren Grund.
Glaubwürdig ward ihr Frevel mir bezeugt;
doch eurem Zweifel durch ein Zeugnis wehren,
das stünde wahrlich übel meinem Stolz!
Hier steh ich, hier mein Schwert! - Wer wagt von euch /
zu streiten wider meiner Ehre Preis!
DIE BRABANTER
(sehr lebhaft)
Keiner von uns! Wir streiten nur für dich!
FRIEDRICH
Und, König, du! Gedenkst du meiner Dienste,
wie ich im Kampf den wilden Dänen schlug?
KÖNIG
(lebhaft)
Wie schlimm, liess ich von dir daran mich mahnen!
Gern geb ich dir der höchsten Tugend Preis;
in keiner andern Hut, als in der deinen,
möcht ich die Lande wissen. -
(Mit feierlichem Entschluss)
Gott allein
soll jetzt in dieser Sache noch entscheiden!
ALLE MÄNNER
Zum Gottesgericht! Zum Gottesgericht! Wohlan!
KÖNIG
(zieht sein Schwert und stösst
feierlich vor sich in die Erde)
Dich frag ich, Friedrich, Graf von Telramund!
Willst du durch Kampf auf Leben und auf Tod
im Gottesgericht vertreten deine Klage?
FRIEDRICH
Ja!
KÖNIG
Und dich nun frag ich, Elsa von Brabant!
Willst du, dass hier auf Leben und auf Tod
im Gottesgericht ein Kämpe für dich streite?
ELSA
(ohne die Augen aufzuschlagen)
Ja!
KÖNIG
Wen wählest du zum Streiter?
FRIEDRICH
(hastig)
Vernehmet jetzt
den Namen ihres Buhlen!
DIE BRABANTER
Merket auf!
ELSA
(hat Stellung und schwärmerische
Miene nicht verlassen, alles blickt mit
Gespanntheit auf sie; fest)
Des Ritters will ich wahren,
er soll mein Streiter sein!
(ohne sich umzublicken)
Hört, was dem Gottgesandten
ich biete für Gewähr: -
In meines Vaters Landen
die Krone trage er;
mich glücklich soll ich preisen,
nimmt er mein Gut dahin, -
will er Gemahl mich heissen,
geb ich ihm, was ich bin!
ALLE MÄNNER
(für sich)
Ein schöner Preis, stünd er in Gottes Hand!
Wer für ihn stritt, wohl setzt er schweres Pfand!
KÖNIG
Im Mittag hoch steht schon die Sonne:
So ist es Zeit, dass nun der Ruf ergeh!
(Der Heerrufer tritt mit den vier Heerhornbläsern vor, die er den Himmelsgegenden zugewendet an die äussersten Grenzen des Gerichtskreises vorschreiten und so den Ruf blasen lässt.)
DER HEERRUFER
Wer hier im Gotteskampf zu streiten kam
für Elsa von Brabant, der trete vor!
(Langes Stillschweigen.
Elsa, welche bisher in ununterbrochen ruhiger Haltung verweilt, zeigt entstehende Unruhe der Erwartung.)
ALLE MÄNNER
Ohn Antwort ist der Ruf verhallt!
Um ihre Sache steht es schlecht!
FRIEDRICH
(auf Elsa deutend)
Gewahrt, ob ich sie fälschlich schalt?
Auf meiner Seite bleibt das Recht!
ELSA
(etwas näher zum König tretend)
Mein lieber König, lass dich bitten,
noch einen Ruf an meinen Ritter!
(sehr unschuldig)
Wohl weilt er fern und hört ihn nicht.
KÖNIG
(zum Heerrufer)
Noch einmal rufe zum Gericht!
(Auf das Zeichen des Heerrufers richten die Heerhornbläser sich wieder nach den vier Himmelsgegenden.)
DER HEERRUFER
Wer hier im Gotteskampf zu streiten kam
für Elsa von Brabant, der trete vor!
(Wiederum langes, gespanntes Stillschweigen)
ALLE MÄNNER
In düstrem Schweigen richtet Gott!
(Elsa sinkt zu inbrünstigem Gebet auf die Knie. Die Frauen, in Besorgnis um ihre Herrin, treten etwas näher in den Vordergrund.)
ELSA
Du trugest zu ihm meine Klage,
zu mir trat er auf dein Gebot: -
o Herr, nun meinem Ritter sage,
dass er mir helf in meiner Not!
(in wachsender Begeisterung)
Lass mich ihn sehn, wie ich ihn sah,
(mit freudig verklärter Miene)
wie ich ihn sah, sei er mir nah!
DIE FRAUEN
(kniend)
Herr! Sende Hilfe ihr!
Herr Gott, höre uns!
GLI UOMINI
Guardate! Ella s'avvicina la duramente accusata!
Ah! com'ella appare luminosa e pura!
Colui che così gravemente osò accusarla,
Come sicuro dev'essere della colpa!
IL RE
Sei tu Elsa di Brabante?
(Elsa accenna affermativamente col capo)
Mi riconosci tu come tuo giudice?
(Elsa volge il capo verso il Re,
lo guarda negli occhi, quindi afferma
con gesto pieno di fiducia)
Dunque ancora ti chiedo: conosci l'accusa,
che grave qui contro di te si leva?
(Elsa guarda Federico e Ortruda, trema,
ed afferma chinando tristemente il capo)
Che opponi all'accusa?
(Elsa con un gesto: "niente!")
IL RE
(vivamente)
Dunque riconosci la tua colpa?
ELSA
(guarda un certo tempo
avanti a sé con tristezza)
Mio povero fratello!
TUTTI GLI UOMINI
(sussurrando)
Quale caso meraviglioso! Quale strano contegno!
IL RE
(commosso)
Dimmi Elsa! Che hai tu a confidarmi?
(Silenzio pieno d'attesa)
ELSA
(in tranquillo rapimento,
lo sguardo fisso innanzi a sé)
Sola, in tristi giorni,
io supplicai il Signore;
il più profondo lamento del cuore
versai nella preghiera...
Allora uscì dal mio gemito
un così alto lamento,
che in suono potente
lungi crebbe per l'aria:...
Io l'udii lontano, lontano risuonare,
finché appena lo colse il mio orecchio;
il mio occhio si chiuse,
e caddi in dolce sonno.
TUTTI GLI UOMINI
(sommessamente)
Com'è strano! Sogna? È folle?
IL RE
(come volendo svegliare Elsa dal suo sogno)
Elsa, difenditi innanzi al Giudizio!
(L'espressione del viso di Elsa passa dall'estasi sognante ad un sovrumano esaltamento)
ELSA
Nello splendore delle armi lucenti,
s'appressò un cavaliere;
di così virtuosa purezza
nessuno ancora mai vidi:
un corno d'oro ai fianchi,
poggiato sulla spada...
così m'apparve, aerea visione,
a me il valoroso eroe;
con gesto rispettoso
conforto ei m'ispirò;...
quel cavaliere io attendo,
egli sarà il mio campione!
TUTTI GLI UOMINI
(molto commossi)
A noi conceda la clemenza del cielo,
che chiaro apprendiamo, chi sia qui il colpevole!
IL RE
Federico, uomo onorando,
(più vivacemente)
pensa bene, chi accusi tu?
FEDERICO
Non m'illude il suo animo delirante;
(con sempre maggiore passione)
voi l'udite, di un drudo ella s'esalta!
Della mia accusa, fondamento sicuro io ho.
Il suo delitto mi fu provato in modo degno di fede;
Ma una testimonianza opporre al vostro dubbio,
male davvero si converrebbe al mio orgoglio!
Eccomi qui; qui è la mia spada!... Chi osa tra voi
di combattere contro la posta del mio onore?
I BRABANTINI
(con molta vivacità)
Nessuno di noi! Solo per te noi combattiamo!
FEDERICO
E tu, Re, ricordi tu dei miei servigi,
come ruppi in battaglia il selvaggio danese?
IL RE
(vivamente)
Quale torto, se io da te me lo lasciassi ricordare!
Volentieri t'accordo il premio del più alto valore;
sotto la protezione di nessun altro, meglio che sotto la tua,
vorrei sapere questi paesi...
(con decisione solenne)
Dio solo
può ormai decidere ancora in questa causa!
TUTTI GLI UOMINI
Al giudizio di Dio! Al giudizio di Dio! Su via!
IL RE
(trae la sua spada, e la conficca
solennemente entro la terra avanti a sé)
Io ti domando, Federico di conte di Telramondo!
Vuoi tu combattendo per la vita e per la morte
sostener la tua accusa nel giudizio di Dio?
FEDERICO
Sì!
IL RE
Ed ora io ti domando, Elsa di Brabante!
Vuoi tu, che qui per la vita e per la morte
nel giudizio di Dio per te si batta un campione?
ELSA
(senza aprire gli occhi)
Sì!
IL RE
Chi scegli tu per campione?
FEDERICO
(impetuosamente)
Udite ora
il nome del suo drudo!
I BRABANTINI
Fate attenzione!
ELSA
(non ha mutato né posizione né
espressione estatica; tutti guardano
a lei ansiosamente; con fermezza)
Il cavaliere io voglio attendere
che sarà il mio campione!
(senza guardare intorno a sé)
Udite quel che al messo di Dio
io offro qual posta:...
che nelle terre dei miei padri
egli porti corona;
felice io mi chiamerò,
s'egli prenderà ogni mio avere...
se sua consorte mi vorrà chiamare,
a lui, quale io mi sia, mi dono!
TUTTI GLI UOMINI
(tra sé)
Bel premio, se fosse nelle mani di Dio
Bene chi per esso combattesse, grave posta arrischierebbe!
IL RE
Sul mezzogiorno già alto sta il sole!
È tempo dunque che si bandisca l'appello!
(L'Araldo di guerra s'avanza coi quattro Trombettieri, che fa procedere fino agli estremi limiti della Corte di Giustizia e volge verso i punti cardinali, facendo loro suonare l'appello in cotesta posizione.)
L'ARALDO DI GUERRA
Chi qui è venuto in campo, al giudizio di Dio,
per Elsa di Brabante, fuori s'avanzi!
(Lungo silenzio.
Elsa, che fin qui ha atteso in atteggiamento costantemente tranquillo, mostra la sorgente inquietudine dell'attesa.)
TUTTI GLI UOMINI
Senza risposta si è spento l'appello!
La causa d'Elsa sta in pericolo!
FEDERICO
(accennando ad Elsa)
Osservate s'io falsamente l'ho accusata?
Sta dalla mia parte il diritto!
ELSA
(avvicinandosi un poco al Re)
Re mio caro, lascia ch'io ti preghi,
ancora un appello al mio cavaliere!
(molto ingenuamente)
Se ne sta così lontano, e non l'ha udito!
IL RE
(all'Araldo di guerra)
Ancora una volta chiama al giudizio!
(Ad un cenno dell'Araldo di guerra, i Trombettieri si volgono nuovamente verso i quattro punti cardinali.)
L'ARALDO DI GUERRA
Chi qui è venuto in campo, al giudizio di Dio
per Elsa di Brabante, fuori s'avanzi!
(Ancora una volta lungo, ansioso silenzio)
TUTTI GLI UOMINI
In cupo silenzio giudica Iddio!
(Elsa cade in ginocchio ardentemente pregando. Le Donne, in apprensione per la loro signora, s'avvicinano alquanto al proscenio.)
ELSA
Tu a lui hai portato il mio lamento,
per il tuo comando egli apparve a me:...
o Signore, di' dunque al mio cavaliere,
ch'egli m'aiuti nel mio periglio!
(con crescente esaltazione)
Fa' ch'io lo veda, come lo vidi,
(con viso trasfigurato dalla gioia)
come io lo vidi, così mi stia vicino!
LE DONNE
(inginocchiandosi)
Signore, inviale soccorso!
Signore Iddio, ascoltaci!
dir: Claudio Abbado (1990)
Cheryl Studer (Elsa), Robert Lloyd (König Heinrich),
Hartmut Welker (Friedrich), Georg Tichy (Der Heerrufer)
"Einsam in trüben Tagen" dir: Walter Susskind (1956) Elisabeth Schwarzkopf (Elsa) | "Einsam in trüben Tagen" dir: Peter Schneider (1991) Cheryl Studer (Elsa), Manfred Schenk (König) |
"Einsam in trüben Tagen" dir: Thomas Schuback (1973) Catarina Ligendza (Elsa) | "Einsam in trüben Tagen" dir: Leopold Ludwig (1958) Birgit Nilsson (Elsa) |
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