Furibondo per essere stato ingannato, Don Bartolo decide di passare al contrattacco: ordina al servo Ambrogio di andare a richiamare Don Basilio, per vederci meglio a proposito della situazione precedente (“Don Basilio sa certo qualche cosa”), e all'anziana domestica Berta di mettersi di guardia davanti alla porta, prima di cambiare subito idea e piazzarcisi lui stesso.

In scena rimane dunque Berta da sola, che ha l'occasione di commentare la situazione e di lanciarsi in una breve aria un po' marginale rispetto al centro dell'azione, nella quale lamenta le sofferenze dell'amore e confessa di non esserne immune nemmeno lei, nonostante l'età (“Poverina, anch'io lo sento...”).

Resta il dubbio su chi sia l'oggetto, non esplicitato, degli slanci amorosi di Berta: alcuni allestimenti suggeriscono Ambrogio, mentre altri (compreso il film di Jean-Pierre Ponnelle) lasciano intendere che si tratti dello stesso Bartolo. E la cosa è curiosa, visto che – come abbiamo già detto – il personaggio di Berta non esisteva nella commedia di Beaumarchais o nell'opera di Paisiello (il suo ruolo era rivestito dal “Giovinetto”, un vecchio domestico di sesso maschile), dove invece la governante della casa era Marcellina, sempre assente dalla scena ma che ritroveremo nel sequel “Le nozze di Figaro”: e lì scopriremo che ha avuto una tresca proprio con Bartolo.

In una posizione un po’ defilata rispetto al fuoco drammatico principale (che nella scena precedente aveva toccato uno dei suoi apici), librettista e compositore collocano quella che nel linguaggio dell’epoca si era soliti chiamare «aria del sorbetto», ossia riservata a un personaggio secondario, la quale sia come difficoltà esecutive che come sostanza musicale non può certo competere con i brani solistici dei protagonisti. L’aria di Berta, serva di Bartolo, presenta formalmente una semplice struttura tripartita di tipo A-B-A (con la sezione B alla tonalità della dominante) che è piuttosto consueta in questo tipo di brani; Rossini però non rinuncia a dotare il pezzo (che istituzionalmente sarebbe un po’ ai margini) di una certa caratterizzazione e di una apprezzabile eleganza musicale. La melodia sillabata sulle crome staccate e la modulazione verso do diesis (terzo grado della tonalità d’impianto) sono le armi musicali che utilizza il compositore per ritrarre la vecchia serva che pure sente anch’ella un tardivo pizzicore amoroso; ne esce un quadretto musicale scorrevole ed elegante; ideale intermezzo tra l’impegnativa scena precedente e gli avvenimenti che di qui a breve porteranno l’intreccio allo scioglimento.
(Stefano Piana)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano (“Ah! Disgraziato me!”).

BARTOLO
Ah! Disgraziato me!
Ma come? Ed io non mi accorsi di nulla!
Ah! Don Basilio sa certo qualcosa.
Ehi! Chi è di là? Chi è di là?
(compare Ambrogio)
Senti, Ambrogio:
corri da Don Basilio qui rimpetto,
digli ch'io qua l'aspetto,
che venga immantinente,
che ho gran cose da dirgli
e ch'io non vado perché... perché...
perché ho di gran ragioni.
Và subito.

(Ambrogio parte ed entra Berta.)

BARTOLO
(a Berta)
Di guardia tu piantati alla porta, e poi...
No, no, non me ne fido. Io stesso ci starò.
(parte)

BERTA
Che vecchio sospettoso!
Vada pure, e ci stia finché crepi.
Sempre gridi e tumulti in questa casa;
si litiga, si piange, si minaccia,
non v'è un'ora di pace
con questo vecchio avaro, brontolone!
Oh, che casa! Oh, che casa in confusione!

Clicca qui per il testo de "Il vecchiotto cerca moglie".

BERTA
Il vecchiotto cerca moglie,
vuol marito la ragazza;
quello freme, questa è pazza.
Tutti e due son da legar.
Ma che cosa è questo amore
che fa tutti delirar?
Egli è un male universale,
una smania, un pizzicore
un solletico, un tormento.
Poverina, anch'io lo sento,
né so come finirà.
Oh, vecchiaia maledetta!
Son da tutti disprezzata,
e vecchietta disperata
mi convien così crepar.




Gabriella Corsaro (Berta)


Susana Cordon

Daniela Dessì