L'inizio del secondo atto (ambientato a inizio pomeriggio, dopo gli eventi caotici della mattina) sembra voler riproporre pari pari lo scenario del finale del primo, come se il fallimento del piano precedente non avesse affatto scoraggiato il Conte dai suoi propositi di farsi accogliere in casa per poter rimanere da solo con l'amata Rosina. Lo vediamo infatti presentarsi nuovamente travestito davanti al portone di Don Bartolo: questa volta i panni da lui indossati sono quelli di Don Alonso, improbabile maestro di musica giunto fin lì per dare lezione alla ragazza in sostituzione di Don Basilio (che dice essere “malato”), del quale scimmiotta l'abito (da prete gesuita) e i modi servili. L'apparizione di Almaviva sotto queste false vesti giunge improvvisa e inaspettata non solo per Bartolo ma anche per lo spettatore, il quale – a differenza del caso precedente – non ha assistito al momento in cui l'inganno è stato congegnato (e dunque non sappiamo se anche stavolta, come è probabile, questo sia il frutto di una “invenzione prelibata” di Figaro, oppure se è tutta farina del sacco del Conte, che ha già dimostrato di non essere uno sprovveduto).
Don Alonso (già la terza falsa identità assunta da Almaviva nel corso dell'opera, dopo quelle di Lindoro e del soldato ubriaco!) si annuncia con un “untuoso salmodiare ecclesiastico” (“Pace e gioia sia con voi”), che ripete decine e decine di volte, esasperando il povero Don Bartolo con effetti estremamente comici. Ancora una volta siamo di fronte a una scena decisamente poco realistica (Almaviva avrebbe tutto l'interesse a guadagnarsi la fiducia e il favore di Bartolo, anziché indisporlo così nei propri confronti), ma si sa che l'utilizzo della ripetizione e delle vie ossessive è uno dei metodi più efficaci per raggiungere la comicità. La scena può anche essere letta in chiave satirica, per prendersi gioco delle eccessive riverenze e formalità di alcune cerchie ecclesiastiche. Don Bartolo (che non riconosce minimamente il Conte, anche se fra sé e sé commenta: “Questo volto non m'è ignoto”) cerca inizialmente di rispondere a tono e con gentilezza, ma finisce ben presto per perdere la pazienza (“Che noia! Ma basta!”).
Come negli altri casi, a un travestimento scenico equivale per Rossini un analogo travestimento musicale: pochi tocchi, quelli della noiosa e untuosa nenia con cui saluta Bartolo (con quel monotono pedale dei contrabbassi), bastano per disegnarne musicalmente il profilo. Librettista e compositore rendono scenicamente ancor più evidente il travestimento che nasconde questo cantilenante inciso (ripetuto talmente tante volte da spazientire Bartolo) facendo in modo di introdurre ancora una volta quel doppio livello scenico-musicale presente in maniera così massiccia nel finale dell’atto precedente: la nenia è infatti interrotta a più riprese da un a parte nel quale i personaggi esprimono i loro veri pensieri e i loro reali obiettivi, e per il quale Rossini utilizza musica completamente diversa, dal ritmo assai più rapido, sulla quale il Conte, quasi riprendendo la sua dignità musicale, riesce addirittura a distendersi in ampie frasi cantabili. [...] L’irresistibile comicità di questo scambio è di conio quasi surreale.Terminato il duetto (ma molti allestimenti prolungano la “tortura” del saluto anche nelle prime battute del recitativo, con ulteriori effetti comici), Almaviva/Don Alonso si presenta finalmente al suo interlocutore. Visti i precedenti, il sospettoso Bartolo non sembra disposto a fidarsi di uno sconosciuto. Per conquistare la sua fiducia, il Conte è allora costretto a improvvisare, giocandosi un'altra carta: gli mostra il biglietto ricevuto da Rosina e afferma di esserne entrato in possesso per caso, nella stessa locanda in cui alloggerebbe Almaviva. Suggerisce dunque a Bartolo di sfruttare il biglietto per mettere in cattiva luce il Conte agli occhi di Rosina (fingendo che il nobiluomo lo abbia passato, come segno di scherno, a un'altra sua amante): e la trovata sembra piacere al dottore, che pure in precedenza aveva rifiutato simili consigli da Basilio (ma la proposta di Alonso coinvolgerebbe solo Rosina, non l'intera opinione pubblica, e dunque richiede meno tempo e sforzi per essere attuata). Su questo espediente drammatico si baserà gran parte dell'azione del secondo atto. Naturalmente Bartolo non sa nulla di “Lindoro”, e ignora anche che il soldato ubriaco fosse proprio il Conte, convinto che si trattasse semplicemente di qualcuno da lui inviato “per esplorar della Rosina il core”.(Stefano Piana)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano (“Ma vedi il mio destino!”).
BARTOLO
Ma vedi il mio destino! Quel soldato,
per quanto abbia cercato,
niun lo conosce in tutto il reggimento.
Io dubito... eh, cospetto! Che dubitar?
Scommetto che dal conte Almaviva
è stato qui spedito quel signore
ad esplorar della Rosina il core.
Nemmen in casa propria
sicuri si puo' star! Ma io...
(Battono.)
Chi batte?
Ehi, chi e' di là?
Battono, non sentite?
In casa io son; non v'è timore, aprite.
Clicca qui per il testo di "Pace e gioia sia con voi".
CONTE (vestito da maestro di musica)Pace e gioia sia con voi.
BARTOLO
Mille grazie, non s'incomodi.
CONTE
Gioia e pace per mill'anni.
BARTOLO
Obbligato in verità.
(Questo volto non m'e' ignoto,
non ravviso, non ricordo.
Ma quel volto... ma quel volto...
non capisco, chi sarà?)
CONTE
(Ah, se un colpo è andato a vuoto
a gabbar questo balordo,
un novel travestimento
più propizio a me sarà.)
Gioia e pace, pace e gioia!
BARTOLO
Ho capito. (Oh! ciel! che noia!)
CONTE
Gioia e pace, ben di core.
BARTOLO
Basta, basta, per pietà!
(Ma che perfido destino!
Ma che barbara giornata!
Tutti quanti a me davanti!
Che crudel fatalità!)
CONTE
(Il vecchion non mi conosce:
oh, mia sorte fortunata!
Ah, mio ben! Fra pochi istanti
parlerem con libertà.)
Clicca qui per il testo del recitativo che segue ("Insomma, mio signore").
BARTOLO
Insomma, mio signore,
chi è lei si può sapere?
CONTE
Don Alonso,
professore di musica
ed allievo di Don Basilio.
BARTOLO
Ebbene?
CONTE
Don Basilio sta male, il poverino,
ed in sua vece...
BARTOLO (in atto di partire)
Sta mal? Corro a vederlo!
CONTE (trattenendolo)
Piano, piano.
Non è mal così grave.
BARTOLO
(Di costui non mi fido.)
(risoluto)
Andiam, andiamo.
CONTE
Ma signore...
BARTOLO (brusco)
Che c'è?
CONTE (tirandolo a parte)
Voleva dirvi...
BARTOLO
Parlate forte.
CONTE (sottovoce)
Ma...
BARTOLO (sdegnato)
Forte, vi dico.
CONTE (sdegnato anch'esso e alzando la voce)
Ebben, come volete,
ma chi sia Don Alonso apprenderete.
(in atto di partire)
Vo dal conte Almaviva...
BARTOLO (trattenendolo con dolcezza)
Piano, piano.
Dite, dite, v'ascolto.
CONTE (a voce alta e sdegnato)
Il Conte...
BARTOLO
Piano, per carità.
CONTE (calmandosi)
Stamane nella stessa locanda
era meco d'alloggio, ed in mie mani
per caso capitò questo biglietto
(mostrando un biglietto)
dalla vostra pupilla a lui diretto.
BARTOLO (prendendo il biglietto e guardandolo)
Che vedo! È sua scrittura!
CONTE
Don Basilio
nulla sa di quel foglio: ed io, per lui
venendo a dar lezione alla ragazza,
volea farmene un merito con voi,
perché con quel biglietto...
(mendicando un ripiego con qualche imbarazzo)
si potrebbe...
BARTOLO
Che cosa?
CONTE
Vi dirò:
s'io potessi parlare alla ragazza,
io creder verbigrazia le farei
che me lo die' del conte un'altra amante,
prova significante
che il conte di Rosina si fa gioco.
E perciò...
BARTOLO
Piano un poco.
Una calunnia! Oh bravo!
Degno e vero scolar di Don Basilio!
(lo abbraccia, e mette in tasca il biglietto)
Io saprò come merita
ricompensar sì bel suggerimento.
Vo a chiamar la ragazza;
poiché tanto per me v'interessate,
mi raccomando a voi.
CONTE
Non dubitate.
(Bartolo entra nella camera di Rosina)
L'affare del biglietto
dalla bocca m'è uscito non volendo.
Ma come far? Senza d'un tal ripiego
mi toccava andar via come un baggiano.
Il mio disegno a lei
ora paleserò; s'ella acconsente,
io son felice appieno.
Eccola. Ah, il cor sento balzarmi in seno.
Luigi Alva (Conte), Enzo Dara (Bartolo)
dir: Claudio Abbado (1971)
David Kuebler, Carlos Feller | Raul Giménez, Alfonso Antoniozzi |
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