4 novembre 2019

Il barbiere di Siviglia (17) - Il temporale

Scritto da Christian

Prima del gran finale, c'è una parentesi strumentale. Si tratta di un temporale notturno, brano autonomo di grande suggestione che il compositore “ricicla” da una sua opera precedente, “La pietra del paragone” (sia pure con qualche modifica alla partitura), e che ha qui una precisa funzione drammaturgica, quella di rappresentare il momento in cui l'intreccio degli eventi ha raggiunto l'istante di massima tensione, in attesa di una risoluzione che riporti finalmente il sereno. In quanto tale, come intermezzo che punta a posticipare di qualche minuto il progredire della vicenda, il temporale è un vero e proprio topos ricorrente in molte opere liriche di Rossini: si pensi alla "Cenerentola", ma anche al "Guglielmo Tell" e molti altri.

Rossini separa [i precedenti] eventi dal finale scrivendo un intermezzo strumentale di una certa ampiezza ed elaborazione, che descrive con 'realismo musicale’ l’arrivo, il culmine e il placarsi di un violento temporale (anche Paisiello aveva piazzato un temporale fra gli atti terzo e quarto, così come accadeva nella pièce di Beaumarchais). Non è certo questo l’unico caso in cui appare un temporale nelle opere rossiniane: un anno dopo il compositore utilizzerà lo stesso espediente nella “Cenerentola”, mentre qualcosa di simile aveva già fatto quattro anni prima nella “Pietra del paragone” in una scena la cui musica viene in gran parte qui riciclata (non mancano ovviamente neppure i temporali ‘seri’, da quello di “Otello” fino al “Guillaume Tell”). Alle prime gocce di pioggia, descritte nella parte iniziale del brano da semiminime staccate sottovoce degli archi, segue la parte centrale, in do, dove il crescere e l’infuriare del temporale sono descritti con folate di semicrome, prima in piano poi in fortissimo, a cui si aggiunge in scena la presenza della macchina del tuono (in partitura appare ad un certo punto l’indicazione “Tuono”). Quando la forza del temporale scema, riappare la figurazione iniziale, che ora descrive le ultime gocce, e nel contempo il discorso musicale si riporta sul Do che chiude il brano.
(Stefano Piana)


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