Durante la processione che conduce Elsa verso la cattedrale (una delle pagine musicali più mirabili dell'opera di Wagner), Ortruda – contraddicendo il suo precedente atteggiamento di apparente sottomissione, e rivelando la sua vera natura – sfida apertamente la ragazza, ponendosi di fronte a lei davanti alla porta della chiesa. Orgogliosa di conoscere bene il nome e la stirpe del marito, mentre Elsa non può fare lo stesso, comincia a instillare in lei l'angoscia di un possibile abbandono:
Puoi tu nomarlo? Puoi tu dirciQuesta scena è altamente drammatica e rivela in pieno l'odio accumulato dalla donna, che finalmente può riversarsi sull'unica persona inerme e vulnerabile. Infatti Ortruda non si rivolgerebbe mai con questi toni ad un uomo, consapevole che in pieno patriarcato agli uomini è opportuno rivolgersi con deferenza (anche se nel suo caso simulata), mentre non ha nessun riguardo verso Elsa che diventa il bersaglio privilegiato, una vera e propria vittima, il capro espiatorio classico quando la violenza deve essere deviata e scaricata su chi si mostra più debole ed indifeso.
se incontaminata è la sua schiatta, provata la sua nobiltà?
Donde le onde l'hanno portato a te,
quando e verso dove egli nuovamente partirà da te?
Elsa, coraggiosamente (anche se il dubbio sta ormai lavorando già dentro di lei), riconferma la sua fede nel cavaliere (“Così pura e nobile è la sua natura, / così ricco di virtù quell'uomo augusto, / che mai potrà recuperar salute, / chiunque dubiti della sua missione!"). Ma subito dopo, all'arrivo degli uomini, la vediamo chiedere aiuto e protezione (“Mio salvatore! Proteggimi da questa donna! / Rimproverami, se io t'ho disubbidito!”). Si rimette così, ancora una volta, esclusivamente alla protezione del suo campione.
La figura di Ortruda può essere paragonata a quella delle sorelle di Psiche, anch'esse figure d'ombra rispetto alla luminosa e bellissima giovane sorella, che nella favola di Apuleio hanno il compito di instigare Psiche contro il marito sconosciuto inducendola ad infrangere la promessa di non osare conoscerne l'aspetto e l'identità. Esse infatti, dietro l'apparente amore di sorella, covano invidie e gelosie che trovano il loro bersaglio quando la fanciulla sembra ormai felice e il pericolo passato. Psiche non solo non è stata divorata dal mostro a cui si pensava essere stata abbandonata in sacrificio, ma è felice in un mondo paradisiaco, come è felice ora Elsa che, finalmente riabilitata, sta per sposare con tutti gli onori il suo meraviglioso cavaliere-salvatore. Ma, quanto più alto è il livello di felicità, tanto più il pericolo che l'ombra possa agire e distruggerla è reale e mai la coscienza è tanto inerme e vulnerabile come quando si crede al sicuro dentro una felicità ormai raggiunta... (quando mai?). Il momento è dunque propizio, perché quando si è felici si abbassa la guardia!
Oltre che dall'invidia, motore sempre molto potente per distruggere la felicità degli altri, le sorelle di Psiche sono mosse – secondo la profonda e dettagliata interpretazione psicoanalitica di Neumann – da un bisogno inconscio, ma non per questo meno valido, di ostacolare il nuovo sviluppo che la relazione di Psiche con Eros sta determinando al posto del vecchio sistema relazionale in cui, secondo il mondo archetipico della Grande Madre rappresentato da Afrodite, la donna è solo uno strumento per la fecondità. Il piacere femminile, nonostante la grande enfasi data all'amore dalla dea, in realtà non ha niente a che fare con una relazione personale anche psicologica, e quindi non si può legittimamente parlare di vero amore ma solo di sessualità. In realtà, paradossalmente, proprio l'intervento delle sorelle spingerà Psiche ad una ricerca personale e alla scoperta della potenza di un amore diverso dal piacere dei sensi e si avvierà il bisogno di una relazione amorosa reciproca basata sulla “conoscenza” dell'altro e sull'innamoramento che nasce dalla visione e non alla cieca.
Ortruda, a differenza delle sorelle di Psiche, agisce in piena consapevolezza anche rispetto al bisogno di vendicare il vecchio sistema di valori e la religione ormai bandita e repressa, e questa motivazione è forse maggiore anche rispetto alla frustrazione personale di vedere l'innocente Elsa trionfare. Elsa rimane solo uno strumento nelle sue mani, così come lo è Federico, verso cui non prova nessun amore, tant'è vero che non la vedremo provare alcun dolore per la sua morte.
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(Ein langer Zug von Frauen in prächtigen Gewändern schreitet langsam aus der Pforte der Kemenate auf den Söller; er wendet sich links auf dem Hauptwege am Palas vorbei und von da wieder nach vorn dem Münster zu, auf dessen Stufen die zuerst Gekommenen sich aufstellen.) DIE EDLEN UND MANNEN (während des Aufzugs) Gesegnet soll sie schreiten, die lang in Demut litt! Gott möge sie geleiten, Gott hüte ihren Schritt! - (Die Edlen, die unwillkürlich die Gasse wieder vertreten hatten, weichen hier vor den Edelknaben aufs neue zurück, welche dem Zuge, da er bereits vor dem Palas angekommen ist, Bahn machen. Elsa ist, prächtig geschmückt, im Zuge aufgetreten und hier auf der Erhöhung vor dem Palas angelangt; die Gasse ist wieder offen, alle können Elsa sehen, welche eine Zeitlang verweilt.) DIE EDLEN UND MANNEN Sie naht, die Engelgleiche, von keuscher Glut entbrannt! (Elsa schreitet aus dem Hintergrunde langsam nach vorn durch die Gasse der Männer) Heil dir, o Tugendreiche! Heil Elsa von Brabant! (Hier sind ausser den Edelknaben auch die vordersten Frauen bereits auf der Treppe des Münsters angelangt, wo sie sich aufstellen, um Elsa den Vortritt in die Kirche zu lassen; unter den Frauen, welche ihr noch folgen und den Zug schliessen, geht Ortrud, ebenfalls reich gekleidet; die Frauen, die dieser zunächst gehen, halten sich voll Scheu und wenig verhaltenem Unwillen von ihr entfernt, so dass sie sehr einzeln erscheint: in ihren Mienen drückt sich immer steigender Ingrimm aus. Als Elsa unter dem lauten Zurufe des Volkes eben den Fuss auf die erste Stufe zum Münster setzen will, tritt Ortrud, welche bisher unter den letzten Frauen des Zuges gegangen heftig hervor, schreitet auf Elsa zu, stellt sich auf derselben Stufe ihr entgegen und zwingt sie so, vor ihr wieder zurückzutreten.) ORTRUD Zurück, Elsa! Nicht länger will ich dulden, dass ich gleich einer Magd dir folgen soll! Den Vortritt sollst du überall mir schulden, vor mir dich beugen sollst du demutsvoll! DIE EDELKNABEN UND DIE MÄNNER Was will das Weib? ELSA (heftig erschrocken) Um Gott! Was muss ich sehn? Welch jäher Wechsel ist mit dir geschehn? (Ortrud wird von den Edelknaben nach der Mitte der Bühne zurückgedrängt.) ORTRUD Weil eine Stund ich meines Werts vergessen, glaubst du, ich müsste dir nur kriechend nahn? Mein Leid zu rächen will ich mich vermessen, was mir gebührt, das will ich nun empfahn! (Lebhaftes Staunen und Bewegung aller) ELSA Weh, liess ich durch dein Heucheln mich verleiten! Die diese Nacht sich jammernd zu mir stahl: wie willst du nun in Hochmut vor mir schreiten, - du, eines Gottgerichteten Gemahl! ORTRUD (mit dem Anschein tiefer Gekränktheit und stolz) Wenn falsch Gericht mir den Gemahl verbannte, war doch sein Nam im Lande hoch geehrt; als aller Tugend Preis man ihn nur nannte, gekannt, gefürchtet war sein tapfres Schwert. Der deine, sag, wer sollte hier ihn kennen, vermagst du selbst den Namen nicht zu nennen! MÄNNER, FRAUEN UND KNABEN (in grosser Bewegung) Was sagt sie? Ha, was tut sie kund? Sie lästert! Wehret ihrem Mund! ORTRUD Kannst du ihn nennen, kannst du uns es sagen, ob sein Geschlecht, sein Adel wohl bewährt? Woher die Fluten ihn zu dir getragen, wann und wohin er wieder von dir fährt? Ha, nein! (mit grosser Kraft) Wohl brächte es ihm schlimme Not, - der kluge Held (etwas gedehnt) die Frage drum verbot! MÄNNER, FRAUEN UND KNABEN Ha, spricht sie wahr? Welch schwere Klagen! - Sie schmähet ihn! Darf sie es wagen? - ELSA (nach grosser Betroffenheit sich ermannend) Du Lästerin! Ruchlose Frau! Hör, ob ich Antwort mir getrau! (mit grosser Wärme) So rein und edel ist sein Wesen, so tugendreich der hehre Mann, dass nie des Unheils soll genesen, wer seiner Sendung zweifeln kann! DIE MÄNNER Gewiss! Gewiss! ELSA Hat nicht durch Gott im Kampf geschlagen mein teurer Held den Gatten dein? (zum Volke) Nun sollt nach Recht ihr alle sagen, wer kann da nur der Reine sein? MÄNNER, FRAUEN UND KNABEN Nur er! nur er! Dein Held allein! ORTRUD (Elsa verspottend) Ha, diese Reine deines Helden, wie wäre sie so bald getrübt, müsst er des Zaubers Wesen melden, durch den hier solche Macht er übt! Wagst du ihn nicht darum zu fragen, (sehr bestimmt) so glauben alle wir mit Recht, du müsstest selbst in Sorge zagen, um seine Reine steh es schlecht! DIE FRAUEN (Elsa unterstützend) Helft ihr vor der Verruchten Hass! (Der Palas wird geöffnet, die vier Heerhornbläser des Königs schreiten heraus und blasen.) DIE MÄNNER (dem Hintergrunde zu blickend) Macht Platz! Macht Platz! Der König naht! |
(Un lungo corteo di Donne in abiti sfarzosi esce lentamente dalla parte della Caminata sul balcone; si volge quindi a sinistra sulla principale strada d'accesso davanti al Palazzo, e di là nuovamente avanza verso la chiesa, sui gradini della quale si dispongono le prime arrivate.) I NOBILI ED I VASSALLI (durante il corteo) Avanzi benedetta, colei che lungamente sofferse in umiltà! Che Dio l'accompagni, Che Dio protegga il suo passo!... (I Nobili, che involontariamente hanno invaso lo spazio riservato al corteo, nuovamente si ritraggono davanti ai Paggi, i quali, poiché il corteo è già arrivato davanti al Palazzo, fan largo. Elsa, magnificamente vestita, è apparsa nel corteo, ed a questo punto ha raggiunto l'altana davanti al Palazzo. La strada d'accesso è nuovamente aperta; tutti possono vedere Elsa, che indugia qualche istante.) I NOBILI ED I VASSALLI Ella s'appressa, la simile agli angeli, accesa d'un casto ardore! (Da questo momento, ella avanza lentamente dal fondo sulla strada, tra gli uomini che fanno ala) Salute a te, o virtuosissima! Salute ad Elsa di Brabante! (A questo punto, non solo i Paggi, ma anche le Donne che sono in testa al corteo, sono già arrivate sulla gradinata della chiesa, ed ivi fanno ala per lasciare ad Elsa libero accesso in chiesa. Tra le Donne che ancora la seguono e chiudono il corteo, si trova Ortruda anch'essa riccamente vestita. Le Donne che camminano a lei vicine, si tengono discoste da lei, piene d'orrore e di mal dissimulato dispetto. Nei loro visi si esprime uno sdegno sempre crescente. Quando Elsa tra le alte acclamazioni del popolo sta appunto per mettere il piede sul primo gradino verso la chiesa, Ortruda, che fino ad ora ha camminato fra le ultime Donne del corteo, esce impetuosamente, s'avanza verso Elsa, le si pone di contro sullo stesso gradino, e così la costringe nuovamente a ritirarsi davanti a lei.) ORTRUDA Indietro Elsa! Non più io voglio soffrire, che simile ad ancella io ti debba seguire! Il passo ovunque a me devi cedere, avanti a me curvarti umilmente tu devi! I PAGGI E GLI UOMINI Che vuole questa donna? ELSA (fortemente spaventata) Mio Dio! Che debbo vedere? Quale mutamento improvviso in te è avvenuto? (Ortruda viene respinta dai Paggi verso il mezzo della scena.) ORTRUDA Perché io fui dimentica un'ora della mia dignità, credi tu, che solo strisciando io dovrei accostarti? Osare io voglio la vendetta della mia offesa; quel che mi spetta, ora io voglio ricevere! (Grande stupore e commozione di tutti) ELSA Ahimè! Dalla tua ipocrisia mi son lasciata sedurre! La quale stanotte, coi lamenti a me s'insinuò! Come vuoi tu ora orgogliosamente precedermi,... tu, la moglie d'un condannato da Dio? ORTRUDA (con l'aspetto di persona profondamente offesa, e superbamente) Se un falso giudizio m'ha bandito il consorte, pure fu il suo nome in questa terra onorato; fiore di tutte le virtù, così soltanto era chiamato: conosciuto, temuto fu il suo valoroso brando. Il tuo, dimmi, chi dovrebbe qui conoscerlo, se tu stessa non puoi dire il suo nome! UOMINI, DONNE E FANCIULLI (in grande commozione) Che disce mai? Ah! che cosa svela? Ella insulta? Chiudetele la bocca! ORTRUDA Puoi tu nomarlo? Puoi tu dirci / se incontaminata è la sua schiatta, provata la sua nobiltà? Donde le onde l'hanno portato a te, / quando e verso dove egli nuovamente partirà da te? Ah, no! (con gran forza) Tutto questo a mal partito lo metterebbe,... e perciò il prudente eroe (strascicando un poco) proibì la domanda! UOMINI, DONNE E FANCIULLI Ah! Dice ella il vero? Quali gravi accuse! Ella lo accusa! Gli è permesso d'osarlo?... ELSA (rimettendosi dal grave sbalordimento) Calunniatrice! Scellerata donna, odi, com'io oso risponderti! (con gran calore) Così pura e nobile è la sua natura, così ricco di virtù quell'uomo augusto, che mai potrà recuperar salute, chiunque dubiti della sua missione! GLI UOMINI Certo! Certo! ELSA Non ha forse, con l'aiuto di Dio, battuto in campo l'amato mio eroe il tuo consorte? (al popolo) Ora voi tutti, secondo giustizia, voi dovete dire, chi può essere qui il solo puro? UOMINI, DONNE E FANCIULLI Egli soltanto! Egli soltanto! Solo il tuo eroe! ORTRUDA (schernendo Elsa) Ah! questa purezza del tuo eroe, come d'un subito si turberebbe, dovesse egli palesare la natura della magia, ond'egli esercita il suo potere! Se tu non osi di questo interrogarlo, (molto decisa) noi tutti di buon diritto crederemo, che tu stessa tremi dall'apprensione, che la sua purezza si trovi a mal partito! LE DONNE (sorreggendo Elsa) Soccorretela contro l'odio dell'infame! (Il Palazzo s'apre, i quattro Trombettieri del Re escono e suonano) GLI UOMINI (guardando verso il fondo) Fate largo! Fate largo! Viene il Re! |
dir: Claudio Abbado (1990)
Dunja Vejzovic (Ortrud), Cheryl Studer (Elsa)
Processione di Elsa (orchestra e coro) | Processione di Elsa (versione per banda musicale) |
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