La prima scena dell'opera ci scaraventa subito nella piena atmosfera in cui svolgerà il dramma, che occupa infatti poche ore e si consuma tutto sotto lo sguardo indifferente della luna che è già sorta.
Già, perché forse proprio la luna è la vera protagonista di tutta la vicenda, o per lo meno lo sono il suo influsso, il suo simbolismo e le analogie con gli stati d'animo dei protagonisti (ad esclusione di Giovanni, che nella sua concentrazione mistica e profetica, rimane impenetrabile a qualsiasi suggestione terrena).
L'atmosfera notturna è qui importantissima per dare sfondo e forma ai desideri indicibili alla chiara luce diurna della coscienza solare, ai suoi fantasmi e alle sue illusioni.
Potrebbe essere tutto un sogno, il che ci permetterebbe di continuare a pensare che sia tutto senza senso ed irreale, senonché sono proprio i sogni che ci svelano e possono metterci in contatto con ciò che la luce solare ci nasconde e che costituisce il nucleo più originario e profondo del nostro essere, la parte accuratamente rimossa e che torna come incubo notturno...
“Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”, ci ricordava Shakespeare ben tre secoli prima che fosse pubblicata “L'interpretazione dei sogni” di Freud.
E questa non è la prima né la sola opera in cui la notte e la luna dominano la scena e ne impregnano il significato. Ricordiamo “Turandot” (di cui ci siamo occupati diffusamente in questo blog, e a cui rimandiamo per il simbolismo sulla Luna), tutto il primo atto della "Norma" (opera anch'essa commentata nel blog), che si svolge sotto lo sguardo della Luna, dea casta e benigna in quel caso, e ancora tutto il "Tristano", che non si può capire a prescindere dalla esaltazione della notte come unica amica dell'anima amante...
Ma cominciamo ad entrare nel merito dell'opera.
Nella terrazza della reggia ci sono i soldati di guardia, il loro giovane capitano siriano Narraboth e il paggio, che ingannano le ore di guardia, ognuno a modo suo.
Narraboth è chiaramente innamorato della principessa e non può distogliere i suoi pensieri e lo sguardo da lei. La sovrapposizione con la luna compare immediatamente.
NARRABOTH Wie schön ist die Prinzessin Salome heute nacht! PAGE Sieh die Mondscheibe, wie sie seltsam aussieht. Wie eine Frau, die aufsteigt aus dem Grab. NARRABOTH Sie ist sehr seltsam. Wie eine kleine Prinzessin, deren Füße weiße Tauben sind. Man könnte meinen, sie tanzt. PAGE Wie eine Frau, die tot ist. Sie gleitet langsam dahin. |
NARRABOTH Quanto è bella la principessa Salome stasera! IL PAGGIO Guarda la luna, che aspetto strano. Sembra una donna che s'alza dalla tomba. NARRABOTH Sì, molto strano. Sembra una piccola principessa dai piedi come bianche colombe. Pare che stia danzando. IL PAGGIO Sembra una donna morta. E scivola via lentamente. |
Tutta l'opera infatti può essere letta all'insegna dell'isolamento dei protagonisti: ognuno prigioniero della propria ossessione, impenetrabile totalmente alla reale situazione e al vissuto dell'altro e a qualsiasi richiamo al buon senso. Il paggio cerca inutilmente più di una volta di distogliere l'attenzione di Narraboth, troppo concentrata sulla fascinazione della principessa, intuendone il pericolo, così come Erodiade cercherà di distogliere inutilmente l'attenzione di Erode dalla figlia. Il paggio ed Erodiade fungono ambedue da testimoni razionali ed oculati, ma perfettamente inutili e inefficaci perché non c'è nessun richiamo alla realtà e al buon senso che possa spezzare una fascinazione che diventa ossessione erotica, del tutto irrazionale e impermeabile quindi alla ragione. Siamo in un altro mondo...
“Non devi guardarla. La guardi troppo. Può accadere una cosa orribile”, continua a ripetere il paggio al giovane capitano totalmente preso dalla sua visione: “È pallida la principessa. Così pallida non l'ho mai vista. È come l'ombra di una candida rosa in uno specchio d'argento”. Il pallore di Salomè ritorna costantemente ed è la prova del suo appartenere al mondo lunare, argentea e distante, inafferrabile. I piedi come “bianche colombe”, il volto come “ombra di candida rosa in uno specchio d'argento” sono tutte immagini che rimandano alla dea dell'amore, Afrodite, cui erano sacre le colombe e che vediamo spesso riflessa nello specchio circondata di rose, ma che qui si presentano spettrali ed esangui, ben lontane dal famoso “sorriso” che spande gioia in tutto l'universo...
È impressionante come in quest'opera, pur così breve, sia rappresentata in modo esemplare e sconvolgente la natura tragica di un certo aspetto dell'innamoramento: la sua impossibilità di raggiungere l'oggetto amato e la paradossalità dell'amore che invece di “unire” e causare gioia, distrugge e separa. L'amore si nutre sempre di proiezioni, ma quando queste sovrastano ogni possibile ritorno e rispecchiamento (un minimo di reciprocità) sfocia sempre nella catastrofe. Così vediamo come Narraboth si perda completamente in Salomè, che non si cura minimamente di lui e lo utilizzerà solo per accedere a Giovanni (Jochanaan), da cui viene irresistibilmente attratta e che a sua volta non la guarda nemmeno, tutto preso dalla sua visione interiore, per arrivare ad Erode che è affascinato dalla figliastra, che lo ignora totalmente, mentre non ascolta Erodiade che lo ama ancora, ma da cui ora lui è lontano... Ognuno insomma ama qualcuno che non lo ama e che ama a sua volta qualcuno a cui non può accedere...
Forse quest'aspetto paradossale dell'amore, che vuol unirsi all'impossibile e a ciò che è lontano, fonda l'atteggiamento “religioso” e “mistico”, a patto però di riconoscerne la radice dentro di noi e di spostare la tensione erotica (la psicoanalisi chiama questo processo “sublimazione”) sul divino, trasformandola in tensione spirituale. Finché si rimane imprigionati nell'innamoramento assoluto e “coatto” verso una singola persona e al suo corpo, non può che accadere “qualcosa di orribile”, come avverte il paggio.
Un mio giovane amico poeta ha scritto questi versi:
Io per amare ho bisogno della distanzaGrazie, Paolo!
Ed è per questo che le cose che amo
Sono prossime alle stelle.
Segue un breve anticipo – quasi un rumore di fondo – dell'atteggiamento degli ebrei, sempre in polemica tra di loro, impegnati in discussioni teologiche incomprensibili agli estranei, soprattutto ai soldati romani, abituati alla concretezza e all'ordine. “Sempre gli stessi. Litigano sulla loro religione”, dice un soldato, e un altro commenta: “Trovo che sia ridicolo litigare per questo”. Come non ricordare, a questo proposito, l'intelligente ironia dei Monty Python nel loro esilarante film del 1979 “Brian di Nazareth”?
Intanto si sente, proveniente dalla cisterna, la voce tuonante del profeta prigioniero, che preannuncia il Regno celeste: “Dopo di me verrà uno che di me è più forte, lo non sono degno di slacciare le cinghie dei suoi sandali. E quando viene, esulteranno le terre inaridite. Quando viene, gli occhi dei ciechi vedranno il giorno. Quando viene, ai sordi si apriranno le orecchie”. Anche questo sembra incomprensibile e ridicolo ai soldati (“Fallo tacere! Dice sempre cose ridicole”), anche se qualcuno riconosce che forse è un uomo santo e che tanta gente lo segue. Persino il tetrarca Erode, pur avendolo fatto imprigionare, ne ha una qualche paura e forse prova “rispetto” per lui, tanto che non ha dato ancora l'ordine di ucciderlo, cosa che aveva invece fatto con grande leggerezza per il fratello Filippo, a cui ha usurpato il regno e del quale sposato la moglie Erodiade (ed è proprio questo che ha scatenato gli anatemi di Giovanni/Jochanaan).
La scena si conclude con l'apparizione di Salomè, che esce dalla stanza del banchetto perché non sopporta più di essere guardata continuamente da Erode con lascivia, e cerca refrigerio sulla terrazza contemplando la luna, Narraboth, nonostante i continui richiami del paggio, non riesce a distogliere lo sguardo da lei, affascinato e calamitato: “La principessa si alza! Abbandona la tavola. È assai agitata. Viene da questa parte”... “È una colomba smarrita”.
Breve, fulminea, priva di ouverture, l’opera inizia in medias res e attanaglia a ogni modo l’ascoltatore, quale che sia il suo convincimento estetico sull’autenticità della drammaturgia straussiana, in un vortice, quando di inaudita violenza fonica e quando di tagliente leggerezza. È un fuoco che si consuma in un attimo, ma non senza aver prima evidenziato la necessaria varietà di modi d’essere, vocali e drammatici, dei personaggi: la vacuità tenorile dell’inconsistente e superstizioso Erode, la composta e quasi fatalistica tragicità di Erodiade, l’esterrefatta umanità di Narraboth, l’agghiacciante e stentoreo diatonismo di Jochanaan e la sensualità, la corporeità animalesca di Salome.(Dizionario dell'Opera, ed. Baldini & Castoldi)
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(Eine grosse Terrasse im Palast des Herodes, die an den Bankettsaal stösst. Einige Soldaten lehnen sich über die Brüstung. Rechts eine mächtige Treppe, links im Hintergrund eine alte Zisterne mit einer Einfassung aus grüner Bronze. Der Mond scheint sehr hell.) NARRABOTH Wie schön ist die Prinzessin Salome heute nacht! PAGE Sieh die Mondscheibe, wie sie seltsam aussieht. Wie eine Frau, die aufsteigt aus dem Grab. NARRABOTH Sie ist sehr seltsam. Wie eine kleine Prinzessin, deren Füße weiße Tauben sind. Man könnte meinen, sie tanzt. PAGE Wie eine Frau, die tot ist. Sie gleitet langsam dahin. (Lärm im Bankettsaal.) ERSTER SOLDAT Was für ein Aufruhr! Was sind das für wilde Tiere, die da heulen? ZWEITER SOLDAT Die Juden. (Trocken) Sie sind immer so. Sie streiten über ihre Religion. ERSTER SOLDAT Ich finde es lächerlich, über solche Dinge zu streiten. NARRABOTH Wie schön ist die Prinzessin Salome heute abend! PAGE (unruhig) Du siehst sie immer an. Du siehst sie zuviel an. Es ist gefärlich, Menschen auf diese Art anzusehn. Schreckliches kann geschehn. NARRABOTH Sie ist sehr schön heute abend. ERSTER SOLDAT Der Tetrach sieht finster drein. ZWEITER SOLDAT Ja, er sieht finster drein. ERSTER SOLDAT Auf wen blickt er? ZWEITER SOLDAT Ich weiß nicht. NARRABOTH Wie blaß die Prinzessin ist. Niemals habe ich sie so blaß gesehn. Sie ist wie der Schatten einer weißen Rose in einem silbernen Spiegel. PAGE (sehr unruhig) Du mußt sie nicht ansehn. Du siehst sie zuviel an. Schreckliches kann geschehn. STIMME DES JOCHANAAN (aus der Cisterne) Nach mir wird Einer kommen, der ist stärker als ich. Ich bin nicht wert, ihm zu lösen den Riemen an seinen Schuh'n. Wenn er kommt, werden die verödeten Stätten frohlocken. Wenn er kommt, werden die Augen der Blinden den Tag sehn. Wenn er kommt, die Ohren der Tauben geöffnet. ZWEITER SOLDAT Heiß' ihn schweigen! Er sagt immer lächerliche Dinge. ERSTER SOLDAT Er ist ein heil'ger Mann. Er ist sehr sanft. Jeden Tag, den ich ihm zu essen gebe, dankt er mir. EIN KAPPADOZIER Wer ist es? ERSTER SOLDAT Ein Prophet. EIN KAPPADOZIER Wie ist sein Name? ERSTER SOLDAT Jochanaan. EIN KAPPADOZIER Woher kommt er? ERSTER SOLDAT Aus der Wüste. Eine Schar von Jüngern war dort immer um ihn. EIN KAPPADOZIER Wovon redet er? ERSTER SOLDAT Unmöglich ist's, zu verstehn, was er sagt. EIN KAPPADOZIER Kann man ihn sehn? ERSTER SOLDAT Nein, der Tetrarch hat es verboten. NARRABOTH (sehr erregt) Die Prinzessin erhebt sich! Sie verläßt die Tafel. Sie ist sehr erregt. Sie kommt hierher. PAGE Sieh sie nicht an! NARRABOTH Ja, sie kommt auf uns zu. PAGE Ich bitte dich, sie sie nicht an! NARRABOTH Sie ist wie eine verirrte Taube. |
(Nella reggia di Erode, un'ampia terrazza attigua al salone del banchetto. Alcuni soldati si appoggiano alla balaustra. A destra un'imponente scalinata, a sinistra, verso il fondo, un'antica cisterna con una ringhiera di bronzo verdastro. La luna splende chiarissima.) NARRABOTH Quanto è bella la principessa Salome stasera! IL PAGGIO Guarda la luna, che aspetto strano. Sembra una donna che s'alza dalla tomba. NARRABOTH Sì, molto strano. Sembra una piccola principessa dai piedi come bianche colombe. Pare che stia danzando. IL PAGGIO Sembra una donna morta. E scivola via lentamente. (Strepito nel salone del banchetto.) IL PRIMO SOLDATO Quanto chiasso! Che bestie sono quelle là che urlano? IL SECONDO SOLDATO Ebrei. (secco) Sempre gli stessi. Litigano sulla loro religione. IL PRIMO SOLDATO Trovo che sia ridicolo litigare per questo. NARRABOTH Quanto è bella la principessa Salome stasera! IL PAGGIO (inquieto) Tu la guardi sempre. La guardi troppo. È pericoloso guardare qualcuno in questo modo. Può accadere una cosa orribile. NARRABOTH È bellissima stasera. IL PRIMO SOLDATO Il tetrarca ha lo sguardo torvo. IL SECONDO SOLDATO Sì, ha lo sguardo torvo. IL PRIMO SOLDATO Chi sta fissando? IL SECONDO SOLDATO Non so. NARRABOTH È pallida la principessa. Così pallida non l'ho mai vista. È come l'ombra di una candida rosa in uno specchio d'argento. IL PAGGIO (molto agitato) Non devi guardarla. La guardi troppo. Può accadere una cosa orribile. LA VOCE DI JOCHANAAN (dalla cisterna) Dopo di me verrà uno che di me è più forte, lo non sono degno di slacciare le cinghie dei suoi sandali. E quando viene, esulteranno le terre inaridite. Quando viene, gli occhi dei ciechi vedranno il giorno. Quando viene, ai sordi si apriranno le orecchie. IL SECONDO SOLDATO Fallo tacere! Dice sempre cose ridicole. IL PRIMO SOLDATO È un uomo santo. È molto mite. Ogni giorno, quando gli porto il cibo, mi ringrazia. UN UOMO DI CAPPADOCIA Chi è? IL PRIMO SOLDATO Un profeta. UN UOMO DI CAPPADOCIA Qual è il suo nome? IL PRIMO SOLDATO Jochanaan. UN UOMO DI CAPPADOCIA Da dove viene? IL PRIMO SOLDATO Dal deserto. Là aveva sempre intorno una folla di devoti. UN UOMO DI CAPPADOCIA E di che parla? IL PRIMO SOLDATO È impossibile intendere quel che dice. UN UOMO DI CAPPADOCIA Si può vederlo? IL PRIMO SOLDATO No, il tetrarca l'ha vietato. NARRABOTH (con grande agitazione) La principessa si alza! Abbandona la tavola. È assai agitata. Viene da questa parte. IL PAGGIO Non guardarla! NARRABOTH Sì, viene verso di noi. IL PAGGIO Ti prego, non guardarla! NARRABOTH È una colomba smarrita. |
Wieslaw Ochman (Narraboth), Hanna Schwarz (Paggio)
dir: Karl Böhm (1974)
Clemens Bieber (Narraboth), Camille Capasso (Paggio)
dir: Giuseppe Sinopoli (1990)
Norbert Ernst (Narraboth), Ulrike Helzel (Paggio)
dir: Simone Young (2015)
Hans Hopf, Hertha Topper dir: Hermann Weigert (1953) | Rudolf Schock dir: Franz Konwitschny (1947) |
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