Il dramma, di cui abbiamo visto i presupposti, comincia ora inesorabilmente a prendere forma e a svilupparsi, come da un seme non può che crescere quella pianta che in potenzialità già conteneva.
Salomè esce tutta agitata dalla sala del banchetto, intollerante sia dello sguardo troppo fisso su di lei del tetrarca, sia delle continue polemiche degli ebrei (“che l'un l'altro si sbranano per quei culti sciocchi”), sia degli astuti egizi e dei romani (“zotici, brutali, di parola sguaiata...”).
Trova rifugio solo nella luna: ”È piacevole guardare la luna. La luna è un fiore d'argento, freddo e casto. Sì, è come la bellezza di una fanciulla che sia restata pura”. Ecco stabilita la corrispondenza tra la pura e intatta lontananza della luna e la casta freddezza della fanciulla ancora non toccata dalla passione (“...che sia restata pura”). Ma questa casta verginità durerà ben poco. Assediata dallo sguardo pieno di desiderio del giovane capitano e da quello carico di libidine incestuosa del tetrarca, la sognante fanciulla troverà presto un oggetto in grado di risvegliare potentemente la sua libido: un oggetto che sia l'opposto dei suoi troppo vicini e umani spasimanti, un oggetto freddo e lontano come la luna...
Salomè viene distolta dalla contemplazione della luna dalla voce tonante che sale dalla cisterna: “Ecco, il Signore è venuto, il Figlio dell'Uomo è vicino”. È una voce diversa da tutte quelle che ha udito finora, una voce che parla di eventi misteriosi che si proiettano in un futuro enigmatico e strano (“Non gioire, terra di Palestina, se è spezzato il bastone di colui che ti colpiva. Perché dal seme del serpente verrà un basilisco e la sua prole inghiottirà gli uccelli”).
Lei conosce benissimo sia l'oscura paura di Erode per quest'uomo (“Ah, il profeta! Quello di cui ha paura il tetrarca?") che il suo disprezzo e la condanna morale verso la madre (“Dice cose tremende di mia madre, non è così?”). anche se chi la circonda cerca di sviare e finge di ignorare la situazione; ma tutto questo non la tocca perché è immediatamente colpita dalla voce, come da una vera sferzata, un potente vento in grado di sradicarla e di scaraventarla in un terreno altro, lontano da tutto e da tutti... Da questo momento tutta l'attenzione e la tensione di Salomè sono dirette, come una freccia, all'uomo che parla in modo così potente e oscuro, un modo così diverso da tutto quello che ha udito fino ad ora nella corte dove il linguaggio è asservito al potere e alla compiacenza. Si presume che anche il tono della voce, non solo il contenuto, sia radicalmente diverso dalle modalità usate nel linguaggio comune e da quello celebrativo e falsamente adulatorio a cui è abituata, e questo tono, totalmente altro, la colpisce come una folgore.
Dopo aver ricevuto l'informazione che il profeta non è vecchio, anzi è giovanissimo (Giovanni Battista ha qualche mese più di Gesù, secondo le informazioni del Vangelo riguardo la visita di Maria a Santa Elisabetta incinta di Giovanni), Salomè vorrebbe vederlo subito, ma si scontra con il divieto posto dal tetrarca. Nessuno può vedere Jochanaan!
Come aggirare l'ostacolo e raggiungere quello che il desiderio messo in moto indica?
Ecco che si rivolge a colui che fino ad ora sembrava ignorare completamente, tanto da non rispondere nemmeno alle pressanti sollecitazioni di mettersi al riparo dall'umidità della notte rientrando nella sala, e lo fa con la sicurezza di chi sa di avere un potere irresistibile sull'altro.
Quindi, pur essendo così lontana e sembrando del tutto sorda e indifferente alla passione del giovane, Salomè se ne era accorta benissimo; e ora è arrivato il momento di sfruttarla per i suoi scopi, di acuirla per meglio strumentalizzarla: ”Per me lo farai, Narraboth. Tu sai che per me lo farai. E domani mattina ti getterò uno sguardo di tra i veli di mussola, Narraboth, si, ti guarderò e forse ti sorriderò. Guardami, Narraboth, guardami. Ah! Sai bene che farai ciò che ti chiedo! Quanto lo sai bene!”.
Da questo punto in avanti la figura di Salomè si allontana definitivamente e totalmente dalla scarna narrazione biblica e storica, e prende la forma che gli artisti, maestri nell'esplorazione del desiderio e delle sue conseguenze più estreme, hanno immaginato per lei. Comincia l'esplorazione di uno degli aspetti più pericolosi (e perciò in genere rimosso) e affascinanti della psiche: realizzare una pulsione, un desiderio che si impossessa di tutto l'essere e che ci domina, con qualsiasi mezzo ed a tutti i costi, spesso manipolando gli altri senza alcuno scrupolo, saltando e non tenendo più in alcun conto qualsiasi richiamo alla realtà. La fanciulla finora innocente si trasforma in un'astuta manipolatrice, che sfrutta a proprio vantaggio la debolezza degli altri o la loro stessa passione nei suoi confronti...
È un passaggio molto importante, su cui la psicoanalisi ha ovviamente richiamato l'attenzione, soprattutto per la ricostruzione degli aspetti perversi della personalità.
Quello che sembra un enigma e rende inquietante al massimo la figura di Salomè, così come viene fuori dalle fantasie degli artisti, è la compresenza della fanciulla, quasi una bambina, con la donna crudele, determinata e irremovibile. Ma è proprio questa compresenza la chiave di lettura, secondo la psicoanalisi! Le fantasie di “onnipotenza narcisistica” presenti in ogni bambino, a compensazione del suo reale stato di debolezza e dipendenza assoluta dalle cure e dall'amore degli altri (soprattutto, ovviamente, dalla madre, che è la prima fonte di vita), si scontrano e vengono ridimensionate dalle inevitabili frustrazioni che, se dosate con amorevolezza, rendono possibile uno sviluppo equilibrato e l'accesso ad uno stadio adulto in cui la stima di sé si coniuga con l'accettazione della realtà (il famoso passaggio dallo stadio del piacere a quello della realtà). Ma nel caso di un eccessivo investimento narcisistico da parte della madre o altre circostanze analoghe (bambini abituati ad essere sempre “idealizzati” e assecondati in qualsiasi desiderio, come nel caso di alcuni “principi e principesse”), specie se a questa situazione si accompagna un'eccessiva esposizione alla seduzione e alle sregolatezze della sessualità degli adulti che lo circondano, per il bambino è difficilissimo sfuggire ad un destino di perversione e di disturbo della personalità, perché rimarrà fissato alla fase di “onnipotenza” in cui continua a vivere come se tutto gli fosse possibile, non conoscendo alcun limite e distinzione tra bene e male. Il suo Super-Io (riassunto nel famoso detto kantiano “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”) infatti non si è formato e rimarrà sempre il bambino che può ottenere tutto, specialmente se arriva a una posizione di reale potere (gli “imperatori folli” Caligola, Nerone, Eliogabalo...) o se potrà disporre del potere altrui, com'è il caso di Salomè che per giungere al proprio scopo fa leva sul giovane capitano e poi sul potere reale del tetrarca. La stessa cosa, un uso eccessivo e perverso del potere, può avvenire anche in chi nell'infanzia ha avuto eccessivi traumi dovuti a maltrattamenti, svalutazioni e umiliazioni, e cova quindi profondi bisogni di rivalsa e risarcimento che preparano, da adulti, azioni distruttive e sadiche sugli altri, su larga scala in chi arriva al potere (dittatori psicopatici come Hitler o Stalin...) o solo sfoghi sistematici sui propri figli o dipendenti per le persone di più comune destino.
Una parte del “bambino perverso onnipotente” rimane comunque sepolto dentro di noi, rimosso più o meno accuratamente ma in grado di entrare in risonanza e di permetterci di essere affascinati – pur prendendo ogni possibile distanza grazie soprattutto agli artifici dell'arte e del teatro – e di riavvicinarci a tali profonde zone della psiche che gli artisti hanno il coraggio di “guardare” anche per noi.
“Stai attento a quello che desideri, potrebbe avverarsi!”, ci ammonisce proprio Oscar Wilde in un suo famoso e folgorante aforisma...
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SALOME
Ich will nicht bleiben. Ich kann nicht bleiben. Warum sieht mich der Tetrarch fortwährend so an mit seinen Maulwurfsaugen unter den zuckenden Lidern? Es ist seltsam, daß der Mann meiner Mutter mich so ansieht. Wie süß ist hier die Luft! Hier kann ich atmen... Da drinnen sitzen Juden aus Jerusalem, die einander über ihre närrischen Gebräuche in Stücke reißen... Schweigsame, list'ge Ägypter und brutale ungeschlachte Römer mit ihrer plumpen Sprache... Oh, wie ich diese Römer hasse!
PAGE
(zu Narraboth)
Schreckliches wird geschehn. Warum siehst du sie so an?
SALOME
Wie gut ist's, in den Mond zu sehn. Er ist wie eine silberne Blume, kühl und keusch. Ja, wie die Schönheit einer Jungfrau, die rein geblieben ist.
DIE STIMME DES JOCHANAAN
Siehe, der Herr ist gekommen, des Menschen Sohn ist nahe.
SALOME
Wer war das, der hier gerufen hat?
ZWEITER SOLDAT
Der Prophet, Prinzessin.
SALOME
Ach, der Prophet! Der, vor dem der Tetrarch Angst hat?
ZWEITER SOLDAT
Wir wissen davon nichts, Prinzessin. Es war der Prophet Jochanaan, der hier rief.
NARRABOTH
(zu Salome)
Beliebt es Euch, daß ich Eure Sänfte holen lasse, Prinzessin? Die Nacht ist schön im Garten.
SALOME
Er sagt schreckliche Dinge über meine Mutter, nicht wahr?
ZWEITER SOLDAT
Wir verstehn nie, was er sagt, Prinzessin.
SALOME
Ja, er sagt schreckliche Dinge über sie.
(Ein Sklave tritt ein.)
SKLAVE
Prinzessin, der Tetrarch ersucht Euch, wieder zum Fest hineinzugehn.
SALOME
(heftig)
Ich will nicht hineingehn.
(Der Sklave geht ab.)
Ist dieser Prophet ein alter Mann?
NARRABOTH
(dringender)
Prinzessin, es wäre besser hineinzugehen. Gestattet, daß ich Euch führe.
SALOME
(gesteigert)
Ist der Prophet ein alter Mann?
ERSTER SOLDAT
Nein, Prinzessin, er ist ganz jung.
DIE STIMME DES JOCHANAAN
Jauchze nicht, du Land Palästina, weil der Stab dessen, der dich schlug, gebrochen ist. Denn aus dem Samen der Schlange wird ein Basilisk kommen, und seine Brut wird die Vögel verschlingen.
SALOME
Welch seltsame Stimme! Ich möchte mit ihm sprechen...
ZWEITER SOLDAT
Prinzessin, der Tetrarch duldet nicht, daß irgend wer mit ihm spricht. Er hat selbst dem Hohenpriester verboten, mit ihm zu sprechen.
SALOME
Ich wünsche mit ihm zu sprechen.
ZWEITER SOLDAT
Es ist unmöglich, Prinzessin.
SALOME
(immer heftiger)
Ich will mit ihm sprechen...
Bringt diesen Propheten heraus!
ZWEITER SOLDAT
Wir dürfen nicht, Prinzessin.
SALOME
(tritt an die Cisterne heran und blickt hinunter)
Wie schwarz es da drunten ist! Es muß schrecklich sein, in so einer schwarzen Höhle zu leben... Es ist wie eine Gruft...
(wild)
Habt ihr nicht gehört? Bringt den Propheten heraus! Ich möchte ihn sehn!
ERSTER SOLDAT
Prinzessin, wir dürfen nicht tun, was Ihr von uns begehrt!
SALOME
(erblickt Narraboth)
Ah!
PAGE
Oh, was wird geschehn? Ich weiß, es wird Schreckliches geschehn.
SALOME
(tritt an Narraboth heran, leise und lebhaft sprechend)
Du wirst das für mich tun, Narraboth, nicht wahr? Ich war dir immer gewogen. Du wirst das für mich tun. Ich möchte ihn bloß sehn, diesen seltsamen Propheten. Die Leute haben soviel von ihm gesprochen. Ich glaube, der Tetrach hat Angst vor ihm.
NARRABOTH
Der Tetrarch hat es ausdrücklich verboten, daß irgend wer den Deckel zu diesem Brunnen aufhebt.
SALOME
Du wirst das für mich tun, Narraboth,
(sehr hastig)
und morgen, wenn ich in meiner Sänfte an dem Torweg, wo die Göt-zenbilder stehn, vorbeikomme, werde ich eine kleine Blume für dich fallen lassen, ein kleines grünes Blümchen.
NARRABOTH
Prinzessin, ich kann nicht, ich kann nicht.
SALOME
(bestimmter)
Du wirst das für mich tun, Narraboth. Du weißt, daß du das für mich tun wirst. Und morgen früh werde ich unter den Muss'linschleiern dir einen Blick zuwerfen, Narraboth, ich werde dich ansehn, kann sein, ich werde dir ulächeln. Sieh mich an, Narraboth, sieh mich an. Ah! wiegut du weißt, daß du tun wirst, um was ich dich bitte! Wie du es weißt!
(Stark)
Ich weiß, du wirst das tun.
NARRABOTH
(gibt den Soldaten ein Zeichen)
Laßt den Propheten herauskommen... die Prinzessin Salome wünscht ihn zu sehn.
SALOME
Ah!
(Der Prophet kommt aus der Cisterne.)
SALOME
Non voglio restarci. Non posso. Perché il tetrarca sta continuamente a guardarmi con quegli occhi di talpa sotto le palpebre convulse? È strano che lo sposo di mia madre mi guardi in quel modo. Quanto dolce è qui l'aria! Qui mi torna il respiro... Là dentro siedono Ebrei di Gerusalemme che l'un l'altro si sbranano per quei culti sciocchi... Taciti, astuti Egizi, e Romani zotici, brutali, di parola sguaiata... Oh, questi Romani, come li odio!
IL PAGGIO
(zu Narraboth)
Accadrà una cosa orribile. Perché la guardi così?
SALOME
È piacevole guardare la luna. La luna è un fiore d'argento, freddo e casto. Si, è come la bellezza di una fanciulla che sia restata pura.
LA VOCE DI JOCHANAAN
Ecco, il Signore è venuto, il Figlio dell'Uomo è vicino.
SALOME
Chi era che ha gridato?
IL SECONDO SOLDATO
Principessa, era il profeta.
SALOME
Ah, il profeta! Quello di cui ha paura il tetrarca?
IL SECONDO SOLDATO
Di ciò noi non sappiamo nulla, principessa. Colui che qui ha gridato, era il profeta Jochanaan.
NARRABOTH
(a Salome)
Comandate, principessa, ch'io chiami la lettiga? Nel giardino la notte è bella.
SALOME
Dice cose tremende di mia madre, non è così?
IL SECONDO SOLDATO
Non comprendiamo mai, principessa, ciò che dice.
SALOME
Si, ne dice cose tremende.
(Entra uno schiavo)
LO SCHIAVO
Principessa, il tetrarca vi chiede di tornare alla festa.
SALOME
(con violenza)
Non voglio tornarci.
(Lo schiavo va via)
Questo profeta è vecchio?
NARRABOTH
(con insistenza)
Principessa, sarebbe meglio tornare dentro. Concedete che vi accompagni.
SALOME
(decisa)
È vecchio il profeta?
IL PRIMO SOLDATO
No, principessa, è giovanissimo.
LA VOCE DI JOCHANAAN
Non gioire, terra di Palestina, se è spezzato il bastone di colui che ti colpiva. Perché dal seme del serpente verrà un basilisco e la sua prole inghiottirà gli uccelli.
SALOME
Che strana voce! Mi piacerebbe parlargli...
IL SECONDO SOLDATO
Principessa, il tetrarca non consente che gli parli alcuno. Perfino al Gran Sacerdote egli ha vietato di parlargli.
SALOME
Desidero parlargli.
IL SECONDO SOLDATO
Principessa, è impossibile.
SALOME
(con impeto sempre maggiore)
Voglio parlargli...
Traete fuori questo profeta!
IL SECONDO SOLDATO
Non possiamo, principessa.
SALOME
(si avvicina alla cisterna e guarda giù)
Come è scuro là in fondo! Deve essere orribile vivere in una grotta così nera... È come una tomba...
(feroce)
Non avete sentito? Traete fuori il profeta! Desidero vederlo!
IL PRIMO SOLDATO
Principessa, quello che ci chiedete, noi non possiamo farlo.
SALOME
(vede Narraboth)
Ah!
IL PAGGIO
Oh, che accadrà? Lo so, accadrà una cosa orribile.
SALOME
(si avvicina a Narraboth e gli parla sottovoce e con animazione)
Tu lo farai per me, Narraboth, non è così? lo ti voglio bene da sempre. Tu lo farai per me. Lo strano profeta, voglio solo vederlo. La gente ne ha parlato tanto. Penso che il tetrarca lo tema.
NARRABOTH
Il tetrarca ha vietato che alzi alcuno il coperchio del pozzo.
SALOME
Tu lo farai per me, Narraboth,
(in gran fretta)
e domani, quando passerò con la lettiga lungo l'atrio degli idoli, per te farò cadere un piccolo fiore, un fiorellino verde.
NARRABOTH
Principessa, non posso, no, non posso.
SALOME
(con decisione maggiore)
Per me lo farai, Narraboth. Tu sai che per me lo farai. E domani mattina ti getterò uno sguardo di tra i veli di mussola, Narraboth, si, ti guarderò e forse ti sorriderò. Guardami, Narraboth, guardami. Ah! Sai bene che farai ciò che ti chiedo! Quanto lo sai bene!
(con forza)
Io so che lo farai.
NARRABOTH
(con un cenno ai soldati)
Conducete fuori il profeta... La principessa Salome desidera vederlo.
SALOME
Ah!
(Il profeta esce dalla cisterna)
Teresa Stratas (Salomè), Wieslaw Ochman (Narraboth), Hanna Schwarz (Paggio)
dir: Karl Böhm (1974)
Catherine Malfitano (Salomè), Clemens Bieber (Narraboth), Camille Capasso (Paggio)
dir: Giuseppe Sinopoli (1990)
Catherine Naglestad, Norbert Ernst, Ulrike Helzel dir: Simone Young (2015) | Astrid Varnay, Hans Hopf, Hertha Topper dir: Hermann Weigert (1953) |
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