20 novembre 2014

2. Duetto: "Mille vati al suolo io stendo"

Scritto da Christian

Facciamo ora la conoscenza di altri due personaggi, anch'essi ospiti nella villa del Conte Asdrubale: Macrobio, cinico e venale giornalista che esalta il "quarto potere" della carta stampata di elevare sugli altari o di buttare giù nella polvere, a proprio piacimento, la carriera di qualsiasi artista; e il cavalier Giocondo, nobiluomo che si diletta di poesia ma che si mostra del tutto disinteressato a coltivare l'amicizia del primo, verso il quale manifesta anzi un totale disprezzo.

Il giornalista avvisa il cavaliere: "S'ella in zucca ha un po' di sale / non ricusi il mio favor". Ma Giocondo ribadisce di non avere alcuna intenzione di "comprare" il suo consenso ("Vo' far quel che mi piace"), e alternativamente lo prende in giro (con la metafora del "balsamo di bosco, / che adoprato in buona dose / dà cervello a chi non l'ha", ovvero una robusta dose di bastonate!) o lo insulta pesantemente ("bestia", "aborto di natura"). Nel personaggio di Macrobio, Rossini e Romanelli intendevano senza dubbio attaccare una critica letteraria e musicale che già allora, evidentemente, gli artisti percepivano come poco imparziale e utilizzata spesso per stroncare o incensare, a seconda dei casi, le opere e la reputazione degli "amici" e dei "nemici". Non è da escludere, anzi, che in Macrobio gli spettatori milanesi del 1812 potessero riconoscere qualche giornalista locale. Giocondo, d'altro canto, "insensibile alla vanità", non rappresenta solo il contraltare di Pacuvio (che, come vedremo più tardi, cerca in ogni modo di far pubblicare le proprie opere sul giornale di Macrobio) ma è il prototipo del poeta romantico che compone per l'arte e non per la gloria. Non gli interessa la fama, soprattutto al prezzo di piegarsi ai capricci di un giornalista con il quale continuerà ad altercare per tutta l'opera.

Il movimentato duetto che introduce questi due caratteri è sostenuto da gradevoli linee melodiche e da due voci (tenore e basso) che si intrecciano e "bisticciano" in maniera fresca e divertente, a tratti persino esilarante. Grazie anche al libretto, Rossini riesce così a caratterizzare i personaggi nel breve volgere di poche battute. Sul tema della critica letteraria, del suo ruolo e delle sua degenerazione, si tornerà a discutere più volte nel corso di questo primo atto (segnatamente nel recitativo che precede il quartetto "Voi volete, e non volete", per non parlare dell'aria buffa di Macrobio "Chi è colei che s'avvicina?").

Clicca qui per il testo del brano.

MACROBIO
Mille vati al suolo io stendo
con un colpo di giornale:
s'ella in zucca ha un po' di sale,
non ricusi il mio favor.

GIOCONDO
Vil timore ai versi miei
mai non fece alcun giornale:
ma una bestia come lei,
se mi loda, io ne ho rossor.

MACROBIO
Stamperò, signor Giocondo.

GIOCONDO
D'ordinario io non rispondo.

MACROBIO
Senza entrar nella materia
potrei metterla in ridicolo.

GIOCONDO
Forse allora in aria seria
rintuzzar potrei l'articolo.

MACROBIO
Rintuzzar?... cioè rispondere?

GIOCONDO
Senza dubbio, et toto pondere.

MACROBIO
Vale a dir?

GIOCONDO
Con tutto il peso.

MACROBIO
Somma grazia mi farà.

GIOCONDO
Ma in qual modo ella non sa.

MACROBIO
Che me 'l dica.

GIOCONDO
Venga qua.
(mostrando il suo bastone)
Per sua regola io conosco
certo balsamo di bosco,
che adoprato in buona dose
dà cervello a chi non l'ha.

MACROBIO
Io credea tutt'altra cosa
da trattarsi in versi o in prosa;
né la vera in lei conosco
letteraria nobiltà.

GIOCONDO (senza scaldarsi)
Vo' far quel che mi piace.

MACROBIO (con fuoco)
Patti chiari: o guerra, o pace.

GIOCONDO (deridendolo)
Più bel pazzo non si dà.

MACROBIO (come sopra)
Guerra vuole, e guerra avrà.

GIOCONDO (con disprezzo)
Voi siete un uom da niente.

MACROBIO
Ma guai se aguzzo il dente.

GIOCONDO (cominciando a scaldarsi)
Aborto di natura.

MACROBIO (in aria derisoria)
Ma stampo e fo paura.

GIOCONDO (con fuoco)
Hai spalle da bastone.

MACROBIO
Ho un becco da falcone.

GIOCONDO (con molto sdegno)
È un vile omai chi tollera
la tua temerità.

MACROBIO (deridendolo)
Non vada tanto in collera,
che insuperbir mi fa.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.

Nota: indico fra parentesi quadre le parti del libretto che vengono tradizionalmente omesse dalle rappresentazioni, vuoi perché ridondanti, vuoi perché escluse dalla "edizione critica". In questo caso, l'intero recitativo che segue il duetto viene di solito soppresso: in fondo non fa altro che ribadire i concetti espressi dal brano precedente, e l'unica informazione che fornisce in più è quella dell'invaghimento di Giocondo per Clarice, che verrà peraltro ribadito in seguito.

[MACROBIO
Signor Giocondo, io vedo
ch'ella vuol guerra, e guerra avrà.

GIOCONDO
Né guerra
voglio con voi, né pace.

MACROBIO
Il mio giornale...

GIOCONDO
Ha molta fame.

MACROBIO
I letterari articoli...

GIOCONDO
Io non compro all'incanto.

MACROBIO
Orsù, parliamo di cose allegre.
Il Conte è vostro amico.

GIOCONDO
Ebben?

MACROBIO
Dunque saprete a qual di queste vedove
la destra ei porgerà.

GIOCONDO
Che importa a voi?

MACROBIO
Saperlo mi giova.

GIOCONDO
Ed io non cerco mai, né svelo i fatti altrui.

MACROBIO
La marchesina, io credo, trionferà.

GIOCONDO (sospirando di soppiatto)
(Pur troppo lo temo anch'io!)

MACROBIO (osservandolo)
(Par che sospiri.)
Un colpo sarebbe questo al vostro cor.

GIOCONDO
Che dici?
Al mio cor? tu deliri.

MACROBIO
Eh, via, che serve
farne un mistero? Ella vi piace...

GIOCONDO (interrompendolo con sommo impeto)
Insomma, vuoi tu finirla, o no?

MACROBIO (con affettata commiserazione)
Sa il ciel, se i vostri
non corrisposti affetti io compatisco!

GIOCONDO
Quando teco questiono, io m'avvilisco.
(partono per bande opposte)]




Joan Martin-Royo (Macrobio), José Manuel Zapata (Giocondo)


Pietro Spagnoli (Macrobio), Raul Giménez (Giocondo)


Claudio Desderi (Macrobio), Ugo Benelli (Giocondo)

La seguente clip è tratta dal film "Lo sceicco d'Arabia", versione filmata de "La pietra del paragone". Peccato che il duetto sia stato pesantemente tagliato nella parte centrale.


Alfredo Mariotti (Macrobio), Ugo Benelli (Giocondo)