23 novembre 2014

3. Cavatina: "Quel dirmi, oh Dio!" - "Eco pietosa"

Scritto da Christian

Continuiamo con la presentazione dei vari ospiti della dimora del Conte Asdrubale. È la volta della Marchesa Clarice, terza delle tre "vedovelle" (dopo la Baronessa Aspasia e Donna Fulvia) che aspirano, senza certo nasconderlo, a sposare il loro anfitrione. A differenza delle altre due, che vogliono maritarsi per puro interesse, Clarice è invece sinceramente innamorata del Conte, e proprio per questo si strugge per i suoi continui rifiuti e il suo "rigore" nei confronti del gentil sesso.

Non abbiamo ancora conosciuto Asdrubale, e capiremo meglio più tardi per quale motivo sia così refrattario a prendere moglie: nel frattempo, però, in questa scena lo intravediamo dietro le quinte e scopriamo uno dei tratti salienti del suo carattere: la leggerezza e la voglia di far scherzi. In maniera anche un po' infantile, il Conte si diverte infatti a "fare l'eco" alle frasi di Clarice, ripetendo le ultime parole di ogni verso della donna (e imitandone anche, con effetti comici, le "infiorettature" del canto). Clarice, naturalmente, se ne accorge: e non può fare a meno di notare ("ei con quest'arte / si scoperse abbastanza") che le parole pronunciate dall'eco, messe in fila tutte insieme, recitano "Bramo amor, mento rigor"!

L'introduzione di Clarice culmina con una breve cavatina assai gradevole, "Eco pietosa" (momentaneamente interrotta dalla donna quando si attende di udire ancora una volta l'eco, che però non risponde perché nel frattempo il Conte se n'è andato), in cui si rivolge direttamente all'eco invocandola come confidente e consolatrice. Musicalmente il brano sembra anticipare la celebre aria "Di tanti palpiti" che Rossini scriverà l'anno dopo per il "Tancredi". Stendhal amava molto questo brano, come scrive nel suo "Vita di Rossini":

Si sente qui quale possibilità abbia la musica di dipingere un amore disperato [...]. Si tratta di un amore non più ostacolato dall'opposizione banale di un padre o di un tutore, bensì dal timore, assai più crudele, di apparire agli occhi dell'amato dotata di un'anima bassa e volgare. [...] "Eco pietosa", dice Clarice, "tu sei la sola / che mi consoli nel mio dolor": infatti, dove trovare, nella situazione di Clarice, una confidente? Non ve ne sono per le anime nobili. Tutte le possibili amiche avrebbero detto a Clarice: "Sposatevi, sposatevi in fretta, con qualsiasi mezzo; sarete amata dopo, se sarà possibile".
Nell'immagine in alto, Marietta Marcolini, prima interprete del ruolo di Clarice.

Clicca qui per il testo del brano.

CLARICE
Quel dirmi, oh dio!, «non t'amo»...

CONTE (di dentro, a imitazione dell'eco)
T'amo.

(Clarice manifesta la sua sorpresa)

CLARICE
«Pietà di te non sento»...

CONTE
Sento.

CLARICE
(È il Conte... ah! sì...
proviamo se mi risponde ancor.)
È pena tal, ch'io bramo...

CONTE
Bramo...

CLARICE
...che alfin m'uccida amor.

CONTE
Amor.

CLARICE
Al fiero mio tormento...

CONTE
Mento...

CLARICE
Deh! ceda il tuo rigor.

CONTE
Rigor.

CLARICE
Eco pietosa...
(tendendo l'orecchio)
Su queste sponde...
(come sopra)
(Più non risponde.)
Eco pietosa,
tu sei la sola,
che mi consola
nel mio dolor.

Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.

CLARICE
[Quella che l'eco mi facea, del Conte
era certo la voce: ei con quest'arte
si scoperse abbastanza.]
«Amo, sento», egli disse, e «bramo amore»;
e quel che assai più val, «mento rigore».
Là fra quei rami, per meglio assicurarmi
degli andamenti suoi, vado a celarmi.
(parte)




Sonia Prina (Clarice), François Lis (Asdrubale)


Marie-Ange Todorovich (Clarice), Marco Vinco (Asdrubale)


Julia Hamari, Justino Diaz

Martine Dupuy, Simone Alaimo