14 novembre 2014

La pietra del paragone - Ouverture

Scritto da Christian

La sinfonia che apre l'opera è allegra e animata da due temi che si alternano in una consueta struttura bipartita. Come capita spesso con Rossini, l'ouverture non è legata tematicamente o musicalmente con il resto dell'opera: questo permise al compositore di riutilizzarla pochi mesi dopo per un altro melodramma, il "Tancredi", andato in scena per la prima volta alla Fenice di Venezia nel febbraio del 1813.

La consuetudine rossiniana di prendere in prestito brani delle proprie composizioni per spostarli da un'opera all'altra non era dovuta solo alla pigrizia o alla mancanza di tempo (nei primi anni della sua carriera, il compositore lavorava a getto continuo, sfornando un lavoro dietro l'altro), ma è anche un chiaro indizio della "intercambiabilità" con cui venivano considerati certi brani. Era persino consuetudine, da parte di alcuni teatri, di prendere un'aria di un'opera del tutto diversa (magari anche di un altro compositore) e di inserirla – con il testo, a volte, debitamente modificato – all'interno di una determinata rappresentazione perché si confaceva meglio alle esigenze di uno dei cantanti. Le ouverture, in particolare, erano viste come semplici introduzioni da suonare mentre gli ultimi spettatori prendevano posto in sala, e dunque poco male se si riciclavano da un'opera all'altra. Spesso l'operazione passava anche del tutto inosservata (nel caso del "Tancredi", erano pochi i veneziani che avevano potuto già udire la musica della "Pietra del paragone" andata in scena a Milano pochi mesi prima).


dir: Riccardo Chailly

dir: Christian Benda

Le due versioni che presento qui sotto sono relative agli allestimenti che ci accompagneranno sul blog durante l'intera trattazione della "Pietra del paragone". La prima, in particolare, è graziata da una scenografia veramente sui generis (di Giorgio Barberio Corsetti e Pierrick Sorin), che fa uso del "blue back" tanto noto agli appassionati di effetti speciali cinematografici: vedremo in seguito come questa trovata arricchirà la messa in scena. La seconda è diretta da Alberto Zedda, uno dei massimi esperti della musica di Rossini, avendo curato le "edizioni critiche" di molte sue opere, sfrondandole dalle aggiunte o dalle modifiche apposte nel corso dei secoli alle partiture originali.


Ensemble Matheus, dir: Jean-Christophe Spinosi


Teatro Real (Madrid), dir: Alberto Zedda

Ecco infine una curiosa riduzione per violino e chitarra:


Matteo Colombo (violino), Maurizio Mancini (chitarra)