4 gennaio 2015

14. Coro: "A caccia, o mio signore!"

Scritto da Christian

Il Conte ha accettato le scuse di Macrobio e Pacuvio (anche perché "io co' buffoni mi diverto", confessa all'amico Giocondo): a questo punto, l'incidente sarebbe chiuso... ma non per Aspasia e Fulvia, che esigono che i loro due "cavalier serventi" vendichino il proprio onore ferito, sfidando a duello il Conte o Giocondo. Naturalmente il giornalista e il poeta, più per vigliaccheria che per altro, non hanno alcuna intenzione di esaudirle: se Macrobio si limita a prendere tempo (fingendo che chiedere perdono al posto di battersi sia "una moda novissima, venuta dalla Cina": già allora all'estremo oriente, con la scusa della distanza, si attribuivano le cose più strane!), Pacuvio addirittura mente alla sua dama, affermando di averlo già fatto ("La scusa è finta: / il duello seguì: la vita in dono / [Giocondo] mi domandò con le ginocchia a terra"), e naturalmente chiedendo alla donna di mantenere l'assoluto segreto (per paura che la notizia giunga all'orecchio dello stesso Giocondo!).

L'ingenua Fulvia crede alle parole di Pacuvio, ma ovviamente non può tenersi la notizia per sé: per vantarsi, la rivela alla Baronessa Aspasia, che di conseguenza se la prende con Macrobio, reo di non aver sfidato a sua volta il Conte a duello. Il giornalista promette che adempirà, ma intanto, pur con qualche dubbio ("Quando mai Pacuvio disse una verità?"), medita di pubblicare quanto prima la notizia della sconfitta di Giocondo.

Nel frattempo, tutti gli ospiti della tenuta si apprestano a dilettarsi con una battuta di caccia: fra questi c'è Pacuvio, che per una volta ha deciso di provare a cimentarsi nell'arte venatoria. Data la sua incapacità, viene preso bonariamente in giro dagli altri cacciatori in un coro che Rossini ha ripreso pari pari da un'altra sua opera, "L'equivoco stravagante" (il riciclo di altri brani sarà un po' una costante di questo secondo atto, sicuramente meno originale del primo, indice forse della fretta con cui il compositore pesarese dovette terminare il lavoro in tempo per la "prima").


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

GIOCONDO (al Conte)
Eppur ciascun di loro alla sua dama
avea promesso di sfidarci.

CONTE
E invece si son scusati.

GIOCONDO
Oh, che vigliacchi!

BARONESSA (a Macrobio)
Oh bella!
vuoi cimentarlo, e gli domandi scusa?

MACROBIO
Certo.

BARONESSA
Fra noi non s'usa...

MACROBIO
È una moda novissima, venuta dalla Cina,
che quanto prima
pubblicherò sul mio giornale.

PACUVIO (a donna Fulvia)
Insomma, lo volete saper? la scusa è finta:
il duello seguì: la vita in dono
mi domandò con le ginocchia a terra.

FULVIA (a Pacuvio con sorpresa)
Chi?

PACUVIO
Giocondo; ma zitto.

FULVIA (a voce alta in atto di volerlo palesare)
Anzi...

PACUVIO (a donna Fulvia, opponendosi)
No; zitto: giacché per suo decoro
di non farne parola ei m'ha pregato:
ed io gliel'ho promesso, anzi giurato.

GIOCONDO (al Conte, osservando gli uni e gli altri)
Gran contrasto han fra loro.

CONTE (a Giocondo)
Io co' buffoni mi diverto.

GIOCONDO
Io m'annoio.

BARONESSA (a Macrobio)
Ebben?...

MACROBIO (alla Baronessa)
Senz'altro la disfida io farò.

PACUVIO (a donna Fulvia)
L'avrei potuto come un tordo infilzar;
ma troppo io sono tenero per natura e sensuale.

FULVIA (a Pacuvio)
S'è così, son contenta.

PACUVIO
È tal e quale.

CONTE
Nel vicin bosco, amici, a divertirci andiamo.

MACROBIO
Il moto giova all'appetito.

GIOCONDO
I cacciatori, io credo, partiranno a momenti.

CONTE
(ad un domestico)
Ehi, vanne tosto la marchesina ad avvertir.
(a tutti)
Se poi volesse alcun di voi dar prova di bravura,
prenda il fucil.

PACUVIO
Voglio provarmi.
(parte in fretta)

FULVIA
In casa per alcune faccende io resterò.

CONTE
Come vi aggrada. Andiamo.
(parte col cavalier Giocondo)

FULVIA
Baronessa, ascoltate.
(le parla all'orecchio)

BARONESSA
Possibile?

FULVIA (partendo con brio)
Senz'altro. Addio.

BARONESSA (a Macrobio)
Che intesi! Per vostro e mio rossor,
già donna Fulvia è vendicata, ed io...

MACROBIO
Che dite?

BARONESSA
Or sappi, che vinto il cavalier
la vita in dono da Pacuvio impetrò.

MACROBIO
Bu, bu... che bomba!

BARONESSA
Pacuvio il disse.

MACROBIO
E quando mai Pacuvio disse una verità?

BARONESSA
Pretesti a parte...

MACROBIO
Io pretesti? Stupisco.

BARONESSA
O sfida il Conte,
o non sperar ch'io più ti guardi in faccia.
L'esige l'onor mio.

MACROBIO
Dopo la caccia.

Clicca qui per il testo del brano.

CORO (a Pacuvio)
A caccia, o mio signore,
poeta eccellentissimo:
se siete cacciatore,
tirate, e si vedrà.
(Pacuvio appoggia sgarbatamente il fucile ora alla spalla sinistra, ora alla destra)
Ma bravo!... anzi bravissimo!
Gran preda si farà.
Gli uccelli andranno al diavolo
in piena sanità.



dir: Jean-Christophe Spinosi


dir: Alberto Zedda


Qui sotto "Allegri, compagnoni", la prima versione del coro, composta per l'opera "L'equivoco stravagante".


dir: Bruno Rigacci