Il Conte Asdrubale è pronto per un altro dei suoi scherzi: con la complicità del cavalier Giocondo, questa volta intende prendersi gioco di Macrobio, che aveva promesso alla Baronessa Aspasia di battersi a duello con lui. Sapendo che il pavido giornalista non ne avrà mai il coraggio ("Io far duelli?"), tanto il Conte quanto Giocondo fingono di volerlo sfidare contemporaneamente, litigandosi addirittura il diritto di affrontarlo per primo. In un divertente terzetto, Macrobio propone loro una soluzione: dapprima dovranno battersi fra loro; lui poi duellerà "con quel che resta ucciso"!
Boutade a parte, il Conte e Giocondo sembrano accettare la proposta, con gran sollievo del giornalista che spera che si feriscano a vicenda per evitare così di battersi. Ma quasi subito i due finti contendenti depongono le armi, accordandosi tra loro: tocca a Giocondo, in quanto ospite del Conte, affrontare per primo Macrobio. Questi, terrorizzato, si domanda se "un mezzo non vi sia / d'aggiustar questa faccenda"; e infine, pur di evitare il duello, rinuncia al proprio orgoglio e accetta di dichiararsi non solo sconfitto, ma pure "un poltrone", "un uom venale", "un cicisbeo ridicolo", e "il fior degli ignoranti".
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MACROBIO
Io far duelli? io, che a' miei giorni mai
né pistola adoprai, né spada o stocco
per onor di nessuno? io, che una sola
volta, né mi sovvien se bene o male,
mi son battuto a pugni
per onor del giornale?
Io?...
GIOCONDO (in aria fiera)
Macrobio.
MACROBIO
Signor.
GIOCONDO (gli dà una pistola)
Prendi.
MACROBIO (incomincia a sgomentarsi)
Obbligato.
Che n'ho da far?
GIOCONDO
Sopra di me spararla quando ti toccherà,
come io quest'altra sopra te sparerò.
(gli mostra un'altra pistola)
MACROBIO
(Lupus in fabula.)
Ma non veggo il perché...
GIOCONDO
Perch'hai tu sparso
che a Pacuvio io cercai la vita in dono.
MACROBIO
L'ho detto senza crederlo.
GIOCONDO
Peggio! Su via...
MACROBIO
Se vi calmate, io sempre
dirò bene di voi sul mio giornale.
GIOCONDO
Potentissimi dèi! Sarebbe questa
una ragion più forte per ammazzarti subito.
Alle corte!
[MACROBIO
Vengo... aspettate... (Il Conte è fuor di casa...
altro scampo non v'è... tempo si prenda...)
(Macrobio va pensando, e frattanto Giocondo fa dei cenni a qualcuno che si suppone dentro la scena)
GIOCONDO (a Macrobio)
Terminiamo sì o no, questa faccenda?
MACROBIO
Lo volete saper?... Da uom d'onore
qual mi dichiaro e sono...
GIOCONDO
Salvo errore.
MACROBIO
Io non posso accettar, perché un impegno
egual mi sono assunto col Conte, e l'ho sfidato.
GIOCONDO (osservandolo)
Eccolo appunto.
MACROBIO
Maledetta fortuna!]
CONTE
Olà, Macrobio.
Giacché tu di sfidarmi non hai coraggio, io te disfido.
GIOCONDO (a Macrobio fingendo meraviglia)
Come? Dunque...
MACROBIO (sommamente imbarazzato)
Dirò...
GIOCONDO
Conte, scusate; il primo son io.
CONTE
Non cedo: ad ogni costo ei deve battersi meco.
GIOCONDO
A' miei diritti invano, ch'io rinunzi, sperate.
MACROBIO
(Oh bella! a gara fanno per ammazzarmi.)
(al Conte)
Una parola...
CONTE (voltandogli le spalle)
Io non desisto.
MACROBIO (a Giocondo)
Udite...
GIOCONDO (egualmente)
Non serve.
MACROBIO
Io comporrò la vostra lite.
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MACROBIO
Prima fra voi coll'armi
il punto sia deciso:
con quel che resta ucciso,
io poi mi batterò.
GIOCONDO (al Conte accennando Macrobio)
Quando quel cor malnato
dal sen gli avrò diviso,
fra noi vedrem se ucciso
a torto io l'abbia o no.
CONTE (a Giocondo accennando Macrobio)
Quando l'avrò mandato
a passeggiar l'Eliso,
fra noi vedrem se ucciso
a torto io l'abbia o no.
CONTE (risoluto a Macrobio)
Andiam.
MACROBIO (a Giocondo per ischernirsi dell'altro)
Voi che ne dite?
GIOCONDO (risoluto a Macrobio)
Su via.
MACROBIO (al Conte come sopra)
Voi lo soffrite?
CONTE (prendendolo per un braccio)
Orsù...
MACROBIO (al Conte accennando Giocondo)
Quest'altro freme.
GIOCONDO (prendendolo egualmente per un braccio)
Non più...
MACROBIO (a Giocondo accennando il Conte)
Quest'altro grida.
CONTE E GIOCONDO (l'uno all'altro dopo avere alquanto pensato)
Ebben; l'acciar decida
chi primo ha da pugnar.
MACROBIO (tirandosi da parte)
Comincio a respirar.
(ad un cenno del Conte si avanzano i due domestici, uno verso il Conte medesimo, l'altro verso Giocondo, presentando loro le rispettive spade)
CONTE E GIOCONDO (con le spade medesime)
Ecco i soliti saluti.
(Del duello inaspettato
si consola il maledetto;
e non sa che per diletto
lo faremo ancor tremar.)
MACROBIO
(Son quei ferri molto acuti;
far potriano un bell'effetto:
sol due colpi in mezzo al petto,
e finisco di tremar.)
CONTE (dopo essersi messi in positura, ed incrocicchiate le spade il Conte volge la punta a terra)
Con permesso...
GIOCONDO (egualmente)
Io fo lo stesso...
MACROBIO (titubante)
Che vuol dir? Che nuova c'è?
CONTE
Il padrone della casa
ceder deve al forestiero:
(a Giocondo accennando Macrobio)
e con lui pugnar primiero
tocca a voi, non tocca a me.
MACROBIO
Non è vero, non è vero;
io protesto, per mia fé.
GIOCONDO
Quest'è vero, quest'è vero;
senza dubbio tocca a me.
MACROBIO (al Conte in aria supplichevole)
Ma che un mezzo non vi sia
d'aggiustar questa faccenda?
CONTE (fingendo di pensare)
Per esempio... si potria...
GIOCONDO (invitando Macrobio)
Presto, a noi; che più pensar?
MACROBIO (a Giocondo)
Via, lasciatelo pensar.
CONTE (al medesimo)
Quando il forte a noi si arrenda,
si potria capitolar.
GIOCONDO (fingendo di rifletterci)
Capitolar?
MACROBIO (applaudendo al Conte con sommo trasporto)
Bravissimo!
GIOCONDO
Per me son contentissimo
d'usar facilità.
CONTE
In termine brevissimo
l'affar si aggiusterà.
MACROBIO
Ripiego arcibellissimo!
Di meglio non si dà.
CONTE (a Giocondo accennando Macrobio)
Per prima condizione
fissiam ch'egli è un poltrone.
MACROBIO
Si accorda.
GIOCONDO
Un uom venale.
MACROBIO
Si accorda; non c'è male.
CONTE
Un cicisbeo ridicolo.
MACROBIO
Si accorda il terzo articolo.
GIOCONDO
Il fior degli ignoranti.
MACROBIO (offeso)
Adagio...
CONTE E GIOCONDO (con forza)
Avanti!
MACROBIO
Distinguo: in versi, o in prosa?
CONTE E GIOCONDO
S'intende in ogni cosa.
MACROBIO
Eppur...
CONTE E GIOCONDO (minacciando)
Che dir vorresti?
MACROBIO
Che articoli sì onesti
non posso ricusar.
CONTE E GIOCONDO
Gli articoli son questi;
non v'è da replicar.
(il Conte e Giocondo rendono le spade ai rispettivi domestici)
CONTE, GIOCONDO E MACROBIO
Fra tante disfide
la piazza è già resa.
Giammai non si vide
più nobile impresa;
d'accordo noi siamo;
cantiamo, balliamo:
la gioia sul viso
ritorni a brillar.
Joan Martin-Royo (Macrobio), François Lis (Conte), José Manuel Zapata (Giocondo)
Pietro Spagnoli (Macrobio), Marco Vinco (Conte), Raul Giménez (Giocondo)
Claudio Desderi (Macrobio), Justino Diaz (Conte), Ugo Benelli (Giocondo)
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