Avevamo lasciato Clarice mentre fingeva di recarsi in città per incontrare il suo gemello Lucindo e invitarlo nella villa del Conte. La ritroviamo ora in abiti militari, ovvero nei panni del "capitano Lucindo". Anche la marchesina, infatti, ha deciso di ricorrere a un travestimento per mettere alla prova i veri sentimenti del Conte, rendendogli dunque pan per focaccia. Accompagnata da una vivace marcia soldatesca, in un'aria scoppiettante e ricchissima di infiorettature, Clarice/Lucindo esprime la propria felicità per essere tornato in patria, frammista a quella per aver potuto rivedere finalmente la sorella, all'insegna del motto "Marte trionfi, e Amor".
L'aria patriottica di Clarice "Se per voi le care io torno" [...] anticipa il "Pensa alla Patria" dell'Italiana in Algeri. Il giovane musicista rivela così, per la prima volta, la sua sensibilità alla causa nazionale, in linea sia con l'ideologia liberale dominante nel napoleonico regno d'Italia, sia con le simpatie giacobine paterne.A osservare il tutto, c'è il quartetto composto da Macrobio, Pacuvio, Fulvia e Aspasia, con le due donne che si lasciano catturare dal fascino dell'uniforme e non perdono tempo ad abbandonare i rispettivi "cavalier serventi" per andare a corteggiare il nuovo venuto, ignorando naturalmente la sua vera identità. Il giornalista e il poeta non possono che commentare amaramente: "Il marzial aspetto / val più assai che un articolo e un sonetto".(da "Storia dell'opera italiana", di Fabrizio Dorsi e Giuseppe Rausa)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.
FABRIZIO
Eccolo.
FULVIA
Chi?
FABRIZIO
Lucindo.
BARONESSA
Il capitano?
PACUVIO
Il gemello germano?...
FABRIZIO
Sì, della marchesina.
MACROBIO
Io volentieri,
qualunque militar, l'avrei veduto
nel caso mio.
FULVIA
Le somiglianze rare
fra la sorella e lui
di veder son curiosa.
BARONESSA
Se a lei somiglia non avrà gran cosa.
FABRIZIO
(Che pettegole!)
Io vado per ordine del Conte ad incontrarlo.
(parte)
FULVIA
Che fai, Pacuvio?
PACUVIO
Io parlo con Demetrio Evergete.
BARONESSA (a Pacuvio)
Zitto: s'avanza il capitan.
FULVIA (al medesimo)
Tacete.
BARONESSA
Tiriamoci in disparte.
MACROBIO
Oggi d'esser mi sembra un altro Marte.
(si ritirano senza partir dalla scena)
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CLARICE(ai soldati)
Se l'itale contrade,
che in fanciullesca etade abbandonai,
preme il mio piè;
se vidi il ciel natio;
se dell'amata suora
sulle stanche pupille io tersi il pianto,
valorosi compagni, è vostro il vanto.
Se per voi le care io torno
patrie sponde a vagheggiar,
grato a voi di sì bel giorno
il mio cor saprò serbar.
CORO DI SOLDATI
L'esempio, il tuo periglio
a noi servi di sprone;
né bomba, né cannone
potevaci arrestar.
CLARICE
Viva il desio di gloria,
che all'alme amar non vieta.
Ciascuno con me ripeta:
«Marte trionfi, e Amor».
CORO
Ciascun di noi ripeta:
«Marte trionfi, e Amor».
CLARICE
(Sotto l'intrepida
viril sembianza
sento risorgere
la mia speranza:
fra i dolci palpiti
s'infiamma il cor.)
CORO
Qual volto amabile,
vivace e nobile!
Che ardir magnanimo
gl'infiamma il cor!
Clicca qui per il testo del recitativo che segue il brano.
BARONESSA
Che ne dite, Macrobio? io non ci trovo
questa gran somiglianza.
MACROBIO
Io son d'avviso,
che non v'è differenza in quanto al viso.
BARONESSA
Diamine! Siete cieco? Il capitano
è assai di lei più bello.
FULVIA (a Pacuvio)
Sembra che non le sia neppur fratello.
[PACUVIO
Eppur...
FULVIA
Non v'è confronto. Baronessa,
è ver, che non somigliano?
BARONESSA
Lo stesso dico anch'io.
FULVIA (a Pacuvio)
Lo sentite?
BARONESSA (a Macrobio)
Vedete, se ho ragion?
MACROBIO
Signora, sì.
FULVIA (a Pacuvio)
Siete convinto ancor?]
PACUVIO
Sarà così.
BARONESSA
Voglio a lui presentarmi
prima che torni il Conte.
(a Macrobio)
Con permesso.
MACROBIO
Si accomodi.
(la Baronessa entra in casa del Conte)
FULVIA (osservando la Baronessa)
(Ho capito.)
Addio, Pacuvio.
PACUVIO
Si serva.
FULVIA
(Anche a me piace il militare;
né mi lascio da un'altra soverchiare.)
(entra anch'essa in casa del Conte)
PACUVIO
Le nostre dame, amico,
ci hanno qui piantato.
MACROBIO
Il marziale aspetto
val più assai che un articolo e un sonetto.
(partono)
Sonia Prina
Marie-Ange Todorovich
Julia Hamari
Cecilia Bartoli | Agata Bienkowska |
Jennifer Larmore | Martine Dupuy |
In realtà anche la marcia e l'aria di Clarice nei panni di Lucindo, come molti altri brani di questo secondo atto, venne riciclata più o meno integralmente da Rossini (probabilmente per mancanza di tempo) da un pezzo analogo della sua precedente opera "L'equivoco stravagante", che aveva scritto appositamente per la sua musa di allora, la contralto Marietta Marcolini, prima interprete anche della "Pietra".
La Marcolini eccelleva nelle parti en travesti, e, nell’Equivoco stravagante, Rossini le dedica una pagina di parodia dell’opera seria. La protagonista dell’opera, Ernestina, è destinata in sposa a un uomo che non ama, il volgare Buralicchio: con la complicità dei servi, fa credere al promesso sposo ch’ella in realtà non sia una donna ma un castrato vestito da donna sin dalla più tenera età. Per ripicca, però, Buralicchio fa arrestare il supposto castrato, poiché, con questo stratagemma, ha disertato la leva militare. Ernestina viene però fatta scappare dall’amato Ermanno, che la fa uscire di carcere vestendola da soldato: l’aria “Se per te lieta torno” [...] mette in scena un’Ernestina, in veste militare, che pensa a ritornare tra le braccia dell’amato Ermanno, mentre il Coro la sprona a prodezze militari.(Martino Pinali)
Ann Hallenberg
da "L'equivoco stravagante"
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