6 dicembre 2019

16. Quintetto: "Deh, lasciate ch'io respiri"

Scritto da Daniele Ciccolo

1) Recitativo (Geronimo, Carolina)

Lasciato solo, Geronimo, ancora stordito dalle voci femminili dell'aria precedente, cerca di razionalizzare la situazione. Non ha ancora compreso, infatti, il vero motivo per cui Elisetta e Fidalma vogliano mandare in un ritiro Carolina, quando anzi il suo interesse economico, cioè il risparmio che il Conte gli ha proposto all'inizio di questo secondo atto, gli suggerirebbe diversamente.
Ma, ancora una volta, sono ragioni prettamente egoistiche a guidare le scelte del vecchio mercante. Infatti, se Fidalma, come ha minacciato in precedenza, togliesse i suoi capitali dall'impresa del fratello, sarebbe un bel problema, una "scossa ch'oggi io non so se sostener la possa".

La decisione che ne consegue è scontata: "Dunque anderà in un ritiro".

Mentre Geronimo comincia a riflettere su un possibile modo per comunicare la notizia alla figlia, ecco che Carolina entra in scena. È turbata, agitata, ma vuole avere l'opportunità di spiegare al padre la sua difficile situazione.

Il padre non è tenero con lei: le intima di "ubbidire al genitore" e, infine, le comunica la notizia: dovrà andare in un ritiro, in convento. A nulla valgono le obiezioni della donna, tra cui il fatto che "fuor di tempo è un ritiro per me". Geronimo non ha, né può avere, argomenti convincenti da proporre, quindi, prima di uscire di scena, si impone d'autorità: "Signora fraschettina, / nel ritiro anderai doman mattina".

Clicca qui per il testo del recitativo.

GERONIMO
(solo)
In un ritiro! E perché in un ritiro
la devo far passar? Se l'interesse
anzi vuol ch'io permetta
che il Conte se la sposi?
No. Piano. E mia sorella,
se sdegnata perciò dal mio negozio
leva i suoi capitali? Ella è una scossa,
ch'oggi io non so se sostener la possa...
Dunque anderà in ritiro.
Pensiamo or dunque in qual miglior maniera
devo darle la nuova innanzi sera.

CAROLINA
(in disparte) Son risoluta io stessa
di vincer il rossor. Io sudo... io gelo...
Ma farlo, oh Dio! convien... M'aiuta, o cielo!
Ah, signore! A' pie' vostri ecco una figlia...

GERONIMO
Che cos'hai? Cosa c'è? Cos'è accaduto?
Alzati, e parla in piedi...

CAROLINA
Ah! no, signore...

GERONIMO
Alzati, ed ubbidisci al genitore.
Io però ti prevengo
In quello che vuoi dirmi.
Tua sorella e tua zia t'hanno già detto,
che devi in un ritiro
passar doman mattina; e tu ten vieni
tremante e sbigottita,
quasi ci avessi da restar in vita.

CAROLINA
Io in un ritiro? Ah! mio signor...

GERONIMO
Tu devi
far la mia volontà.

CAROLINA
Fuori di tempo
è un ritiro per me...

GERONIMO
Soli due mesi,
ci starai e non più.

CAROLINA
Deh! padre mio,
altro è quel che mi affanna...

GERONIMO
Il mio interesse
lo vuole, e la mia pace...

CAROLINA
Ah! permettete
che a' vostri pie' mi getti e che implorando
la pietade paterna...

GERONIMO
Orsù, mi secchi.
Signora fraschettina,
nel ritiro anderai doman mattina.
(parte)



2) Recitativo accompagnato (Carolina sola)

Rimasta sola, Carolina non può far altro che sfogare tutta la sua frustrazione e i suoi sentimenti negativi a se stessa e, ovviamente, al pubblico. È, questo, un momento drammaturgico di grande intensità. La forma che qui Cimarosa utilizza è quella del recitativo accompagnato, dove qui l'accompagnamento è dato dall'utilizzo dell'intera orchestra. Quando il recitativo è accompagnato, gli strumenti utilizzati servono a dar maggior rilievo emozionale alle parole; ma, non essendo un'aria, cioè un brano con voci e strumenti di più ampio respiro, il recitativo accompagnato ha durata generalmente limitata.
Mentre da un lato Carolina invoca il cielo per ritrovare un po' di speranza, nel suo intimo si sente sconfitta, abbandonata, disperata.

Clicca qui per il testo del recitativo accompagnato.

CAROLINA
E possono mai nascere
contrattempi peggiori!
Il padre mio sedotto,
mia sorella e mia zia con me alterate,
tutti in orgasmo. E come mai poss'io
svelar in tai momenti il fallo mio!

Come tacerlo poi, se in un ritiro
ad entrar son costretta!
Misera, in qual contrasto
di pensieri mi trovo; io son smarrita.
Cielo! deh! tu m'addita
il consiglio miglior; qualche speranza
rendi al cor mio; ma il core, oh Dio! mi dice:
Carolina infelice,
pietà di te non sente il ciel tiranno.
Ah! disperata io vo a morir d'affanno!



Antonella Bandelli

Edda Vincenzi


3) Recitativo (Conte, Carolina)

Rientra in scena il Conte. Coglie Carolina turbata e le chiede spiegazioni. Lei sembra volere raccontare al Conte la sua situazione, ma non ne è del tutto convinta. L'uomo, che le dichiara apertamente il suo amore, ne deduce che ci sia un rivale arrivato prima di lui.
Carolina, a questo punto, decide di far leva su questo sentimento per fare del Conte un alleato, dicendogli, press'a poco: se mi amate davvero potete, con una vostra azione eroica, procurarmi consolazione, io che vivo in una situazione del genere? La risposta del Conte è positiva, perché il suo amore è così forte che "d'ogni più bella azion sarà capace": chiede, quindi, alla donna di svelargli l'arcano.
Proprio in questo momento rientrano in scena gli altri personaggi, Elisetta, Fidalma, Geronimo. Leggono la situazione secondo il più banale degli equivoci: pensano sia la prova del tradimento di entrambi verso la famiglia: "colti vi abbiam sul fatto". Ciò finisce per convincere Geronimo della necessità che Carolina vada senza indugio in un ritiro. Naturalmente, a nulla servono le spiegazioni che entrambi cercano di dare. La situazione è in stallo: c'è imbarazzo, tensione, ira, mentre una conclusione positiva della vicenda sembra lontana dal realizzarsi.

Clicca qui per il testo del recitativo.

CONTE
Dove? dove, mia cara,
con tanta agitazione? Ohimè! parlate.
Che avete? che chiedete? Io son per voi
col cor, col sangue, colla vita istessa;
più di voi nulla al mondo or m'interessa,

CAROLINA
Ah, potessi parlar!

CONTE
Chi vi trattiene?

CAROLINA
Mi trattiene il decoro,
e quella diffidenza
che deggio aver nel caso mio importante:
d'uno che già mi si è scoperto amante.

CONTE
Diffidar d'un che v'ama!
Oh, questo caso esser non può che quello
di scoprirgli un rival. Ma udite, o cara:
un uom di mondo io sono:
s'egli è prima di me, ve lo perdono.
D'esser tardi arrivato incolperò
la sorte mia rubella.

CAROLINA
E dareste la mano a mia sorella?

CONTE
Questo poi no.

CAROLINA
Sposata pur l'avreste
senza contraddizion, s'io più di lei,
per un gioco del caso, in quel momento,
non vi fossi piaciuta?

CONTE
Sì, è ver; ma mi piaceste, ed il cor mio
or non vorria che voi.

CAROLINA
Ma però tutto quello che il cor vorrebbe
non è sempre possibil.

CONTE
Ve l'accordo anche questo.

CAROLINA
Dunque se l'ottenermi
impossibile fosse, ah! signor mio,
perché coltivereste un tal desio?
Perché, se voi m'amaste,
mi vorreste infelice,
quando potreste invece
rendermi voi con un'eroica azione
oggi la vita e la consolazione?

CONTE
In orgasmo mi mette
questo vostro parlar, che par d'incanto.
Però non mi confondo;
sì, v'amo; e questo amor, se a voi ciò piace,
d'ogni più bella azion sarà capace.

CAROLINA
Giuratemelo, Conte.

CONTE
Io ve lo giuro
(In questo compariscono Elisetta, Fidalma ed il signor Geronimo, che osservano)
Sull'onor mio, su questa bella mano,
ch'io vo' baciar. Sentiamo ora l'arcano.

ELISETTA
Côlti vi abbiam.

FIDALMA
Côlti vi abbiam sul fatto.

ELISETTA
(a Geronimo)
Vedete la sguaiata?

FIDALMA
Vedete la fraschetta?
Tutti gli uomini alletta;
e la mano si lascia
baciar da ognun che amore a lei protesta.

GERONIMO
Ora da dubitar più non mi resta.

CAROLINA
Ma signor...

GERONIMO
Taci là.

CONTE
Ma non sapete...

ELISETTA
Tacete voi, che ben vi sta.

FIDALMA
Tacete.

GERONIMO
Domani nel ritiro. E voi, signore,
o doman sposerete
quella cui prometteste, o dell'affronto
noi la vedrem se mi farò dar conto.

CONTE
Ma se...

GERONIMO
Non vi do ascolto.

CAROLINA
Ma io...

ELISETTA
Voi in un ritiro.

FIDALMA
In un ritiro.

CAROLINA
(Ah, ch'io pazza divento! Io già deliro.)



4) Quintetto (Carolina, Conte, Fidalma, Elisetta, Geronimo)

La stasi che paralizza la vicenda fornisce a Cimarosa il pretesto per scrivere un quintetto molto interessante. Ciò che è possibile ricavare è il carattere non paritario delle voci per quello che riguarda il loro trattamento musicale. Carolina è l'unica protagonista della prima parte del brano, in cui gli interventi delle altre voci sono alquanto limitati. Questa sezione, che in partitura è un Andante con moto, è caratterizzata dalla più sincera e commovente dichiarazione di innocenza di Carolina: di particolare rilevanza, a mio avviso, è il clarinetto che ne evidenzia più volte il tono malinconico, quasi rassegnato. La voce del Conte tenta inizialmente di difendere Carolina, ma poi si estranea musicalmente quando egli finisce per proclamare "Io divengo fuoribondo / s'anche un poco resto qua". Un terzo blocco è costituito dalle voci di Geronimo, Elisetta e Fidalma, che oppongono una ferma resistenza. Inizialmente Carolina cerca di prendere tempo, chiedendo tre giorni per avere l'opportunità di discolparsi. Ma, in un crescendo di drammaticità, il rifiuto è netto: in corrispondenza del cambio di indicazione agogica (si passa all'Allegro giusto), le tre voci si inseriscono prima separatamente a mo' di falso canone, per poi allearsi musicalmente nel proclama "il ritiro è preparato. / Se cadesse ancora il mondo / deve andarci e ci anderà". A Carolina non resta che sfogare la sua frustrazione, non curante di contribuire a rinvigorire l'alterco familiare. Non ha infatti alcun timore a definire i suoi familiari chiamandoli "cani", poiché non solo non hanno compreso la situazione, ma si ostinano a non volerla comprendere, rimanendo fermi nelle loro posizioni.

Concludo sottolineando che la struttura generale dei quattro episodi appena analizzati sembra essere stata concepita per esaltare il clima drammatico della situazione di impasse. Prova ne è la constatazione per cui al posto di avere l'usuale alternanza tra recitativo e brano qui si ha: un recitativo, un recitativo accompagnato, un altro recitativo e infine il quintetto. La sostituzione dell'aria con il recitativo accompagnato ha, quindi, un duplice scopo: rimarcare la posizione di primato di Carolina, il che giova ad esprimere tutta la sua liricità; accrescere la tensione in vista del successivo quintetto.

*Nota: una breve annotazione per chiarire un punto. Il libretto originario è molto lungo, motivo per cui alcune produzioni scelgono di effettuare dei tagli nei testi sia dei recitativi che dei brani. Poiché queste scelte sono discrezionali, può accadere, come si può notare ad esempio in questo quintetto, che tra il testo del libretto postato (originale) e quanto si può vedere e sentire dai video postati ci siano delle discrepanze dovute alle parti che si è scelto di tagliare.

Clicca qui per il testo del brano.

CAROLINA
Deh! lasciate ch'io respiri,
disgraziata, meschinella.
Io rival di mia sorella?
No, non sono, il ciel lo sa.
Incolpata sono a torto;
Deh! parlate voi, signore,
sincerate il genitore,
che a voi più si crederà.

CONTE
Quest'amabile ragazza...

FIDALMA ED ELISETTA
È un'astuta, una sguaiata.
Siete parte interessata.

GERONIMO
Nel ritiro andar dovrà.

CAROLINA
Sol tre giorni alla partenza
io vi chiedo per pietà.
Palesar la mia innocenza
qualche cosa vi potrà.

FIDALMA, ELISETTA, GERONIMO
No, il ritiro è preparato / destinato.
Se cadesse ancora il mondo
deve andarci e ci anderà.

CONTE
Io divengo furibondo
s'anche un poco resto qua.

CAROLINA
Ma voi siete tanti cani,
senza amor, né carità.
Ah, mi perdo, mi confondo,
il cervel da me sen va.
(Carolina, il Conte e Geronimo partono)




Antonella Bandelli (Carolina), Roberto Coviello (Conte Robinson), Carmen Gonzales (Fidalma),
Valeria Baiano (Elisetta), Enrico Fissore (Geronimo)



Georgine Resick, Claudio Nicolai, Marta Szirmay, Barbara Daniels, Carlos Feller

Arleen Augér, Alberto Rinaldi, Julia Hamari,
Julia Varady, Dietrich Fisher-Dieskau