14 dicembre 2019

18. Duetto: "Il parlar di Carolina"

Scritto da Daniele Ciccolo

L'ultimo tassello prima dell'epilogo finale prevede che vengano concretizzate le intenzioni manifestate in precedenza. È per questo motivo che Geronimo incarica Paolino di inviare nelle prime ore mattutine una lettera indirizzata alla "Madama Intendente" del ritiro in cui ha intenzione di spedire Carolina e, contestualmente, di predisporre una carrozza pronta alla partenza. Paolino si dichiara disposto ad eseguire gli ordini ricevuti, ma, una volta che Geronimo è uscito di scena, capisce che non c'è più tempo da perdere e che occorre dar seguito alla fuga che all'inizio dell'atto aveva pianificato con Carolina (mi riferisco all'aria "Pria che spunti in ciel l'aurora"): per tale motivo si reca nella sua stanza.


Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

(Sala, tavolino con lumi accesi; Geronimo e Paolino.)

GERONIMO
Venite qua, Paolino. Questa lettera
spedite per espresso
a Madama Intendente del ritiro
che vedete qui scritto, acciò le arrivi
domani di buon'ora.
Sia cura vostra ancora,
prima di andar a letto
d'avvertire la posta, acciò non manchi
di qui mandarmi all'alba
quattro buoni cavalli... Eh? cosa dite?

PAOLINO
Io non parlo, signor.

GERONIMO
Bene, eseguite,
io mi ritiro adesso. Andate pure.
Stanco oggi son di tante seccature.
(prende un lume ed entra nella sua stanza)

PAOLINO
(solo)
E a risolversi adesso
ad una pronta fuga,
forse ancor tarderà la sposa mia?
Forse ancora potria
in queste circostanze
lusingarsi, e sperar favore, o aiuto?
Da chi? come? in qual modo? ... Io son perduto!
No, no, risolverà. Per affrettarnela,
vado nella sua stanza.
Non v'è più tempo: più non v'è speranza.
(prende un lume, ed entra nella stanza di Carolina)



L'ultima aria che precede il finale del'opera vede nuovamente il Conte in scena. Il brano si mostra costituito da tre parti. Nella prima, il Conte chiarisce a se stesso che le parole di Carolina hanno fatto breccia nel suo cuore ed egli si chiede quale potrebbe essere il segreto che la donna nasconde e che le causa tanto turbamento: se lo sapesse farebbe di tutto per trarla in salvo "dal domestico livor". La vicinanza del Conte è, ancora una volta, espressa dalla musica oltre che dalle parole. A tale riguardo, è interessante notare che la musica pensata da Cimarosa in corrispondenza delle parole "per sì amabile ragazza / io non so quel che farei " è melodicamente molto vicina ad una sezione della precedente aria di Carolina che abbiamo ascoltato nel primo atto, cioè "Perdonate signor mio" (in particolare, quando la donna pronuncia le parole "io meschina vo alla buona, / io cammino alla carlona"). Di questa prima parte dell'aria fa parte anche l'intervento "a parte" di Elisetta, che manifesta a se stessa preoccupazione per il fatto di ritrovare il Conte ancora in giro per la casa, piuttosto che nella sua stanza, soprattutto in considerazione dell'approssimarsi della notte. La parte si conclude con l'affermazione da parte del Conte del desiderio di andare a trovare Carolina direttamente nella sua stanza.

La seconda sezione dell'aria vede un confronto diretto tra Elisetta e il Conte. La donna chiede spiegazioni del suo trovarsi in giro a quell'ora, ma il Conte la liquida rapidamente concludendo che "tempo è già di riposar", cui consegue un reciproco scambio della buona notte.

La terza ed ultima parte vede le due voci esprimere le rispettive considerazioni: se da un lato è vero che si sovrappongono melodicamente, dall'altro lato non si può non notare che ciò avviene mediante interventi verbalmente tra loro scollegati, a indicare sia la non avvenuta conciliazione che la diffidenza reciproca ancora persistente.

Clicca qui per il testo del brano.

CONTE
Il parlar di Carolina
penetrato m'è nel seno;
Ah, saper potessi almeno
il segreto del suo cor!
Per sì amabile ragazza
io non so quel che farei;
E salvarla ben vorrei
dal domestico livor.

ELISETTA
(Ritirato io lo credeva
e lo trovo or qui vagante.
Un sospetto stravagante
mi fa nascere nel sen.)

CONTE
(A trovarla me ne andrei,
se credessi di far ben.)

ELISETTA
Signor Conte, serva a lei.
Che vuol dir che qui la trovo?

CONTE
Vuol dir questo, ch'io mi movo.

ELISETTA
Che stia solo non convien.

CONTE
Grazie, grazie, mia signora:
vada pur, ch'io vado ancora;
tempo è già di riposar.
(ciascuno si prende un lume)

ELISETTA
Buona notte, signor Conte.

CONTE
Dorma bene, Madamina.

ELISETTA
(Finchè venga la mattina
in sospetto devo star.)

CONTE
(Questa furba sopraffina,
non vo' farla sospettar.)

(Si ritirano nelle loro stanze; la scena resta oscura.)




Roberto Coviello, Valeria Baiano



Claudio Nicolai, Barbara Daniels

Alberto Rinaldi, Julia Varady