La scena cambia: ci spostiamo in un giardino all'aperto, dove Pamina sta riposando sotto un pergolato di fiori, alla luce della luna. Il moro Monostatos si avvicina, la ammira e dichiara apertamente il suo amore per lei. E dopo aver rivendicato con veemenza il proprio diritto ad amare, in una breve aria chiede alla luna stessa il permesso di poter baciare la ragazza mentre dorme ("E se ti dovesse dare fastidio, allora chiudi gli occhi").

Pur trattandosi di un personaggio minore, al tempo stesso antagonista e macchietta comica, Monostatos è una figura complessa e ricca di sfumature. Oggi, in tempi di political correctness, c'è chi ritiene inaccettabili alcuni aspetti discriminatori legati al colore della sua pelle. In realtà, come abbiamo già detto, si tratta di un caratteristico "personaggio tipo" (o "stock character", per dirla all'inglese) come ce n'erano molti nel teatro e nella letteratura europea (basti pensare, per rimanere in ambito mozartiano, al turco Osmin de "Il ratto del serraglio"). Monostatos è cattivo, certo, per come ci è stato presentato. Ma è un cattivo fondamentalmente innocuo, mai malvagio o veramente pericoloso, tanto che anche Sarastro (a parte punirlo occasionalmente) non si preoccupa più di tanto che possa circolare in libertà all'interno del proprio regno. Lo stesso Mozart, nella sua partitura, non gli dà mai "gravità di accenti, anzi scherza con lui fino a farcelo apparire comico nel suo zelo interessato per Sarastro, nella sua avversione a Tamino, nel suo amore per Pamina" (Mario Labroca).

Quanto al colore della sua pelle: il termine "moro" (che deriva dal latino maurus, che indicava inizialmente gli abitanti della Mauretania, regione nordafricana corrispondente agli attuali Marocco e Algeria) era usato per riferirsi specificatamente alle popolazioni musulmane di origine berbera che avevano occupato parte dell'Europa (la penisola iberica e la Sicilia), ma anche più in generale (come in questo caso) a un individuo dalla pelle scura. Alcuni passaggi del libretto, che fanno riferimento diretto a questo aspetto ("E io dovrei astenermi dall'amore, perché un uomo nero è brutto? [...] Bianco è bello!"), potrebbero sembrare razzisti. In realtà siamo di fronte a uno dei più classici canoni di bellezza, che vanno al di là dell'appartenenza a un'etnia. Pamina è bella perché bianca, nel senso che ha la pelle pallida, lunare appunto (è la figlia della Regina della Notte, dopo tutto!), e tale carnagione, soprattutto nelle donne, è sempre stata associata alla fragilità e alla bellezza. Si pensi per esempio a Biancaneve, chiamata così perché aveva la pelle "bianca come la neve". E la stessa Pamina, quando Papageno l'aveva vista per la prima volta, era stata descritta "più bianca ancor del gesso". Chi lavora nei campi, sempre sotto il sole, è ovviamente abbronzato o ha la pelle bruciata. Chi è di nobile origine (una principessa, appunto) e può permettersi di curare il proprio aspetto, al contrario, è chiaro. Tale canone estetico è tuttora molto diffuso nei paesi dell'Estremo Oriente come la Cina o il Giappone, dove le donne addirittura si sbiancano la pelle con appositi cosmetici per risultare più attraenti e si proteggono dai raggi del sole con un ombrello estivo, a differenza dell'Occidente dove, dalla metà del ventesimo secolo in poi, lo status symbol è diventato quello di poter permettersi di andare in vacanza al mare e poi sfoggiare un'abbronzatura per dimostrarlo.

Vorrei infine sottolinare un passaggio dell'aria di Monostatos. Quando il moro dice

Ist mir denn kein Herz gegeben,
Bin ich nicht von Fleisch und Blut?
Non mi è dunque stato dato alcun cuore,
Non sono anch’io di carne e sangue?
non ci ricorda forse le parole di Shylock nel celebre monologo de "Il mercante di Venezia" di Shakespeare?
Hath not a Jew eyes? Hath not a Jew hands, organs, dimensions, senses, affections, passions; fed with the same food, hurt with the same weapons, subject to the same diseases, healed by the same means, warmed and cooled by the same winter and summer as a Christian is? If you prick us, do we not bleed? If you tickle us, do we not laugh? If you poison us, do we not die? And if you wrong us, shall we not revenge?
Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, statura, sensi, affetti, passioni? Non si nutre anche lui di cibo? Non sente anche lui le ferite? Non è soggetto anche lui ai malanni e sanato dalle medicine, scaldato e gelato anche lui dall'estate e dall'inverno come un cristiano? Se ci pungete non diamo sangue, noi? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate non moriamo? E se ci fate torto, non ci vendicheremo?
Tanto basta per sollevare Mozart e Schikaneder (come Shakespeare prima di loro) dalle accuse di razzismo, e dimostrare come abbiano voluto farci provare empatia anche per un personaggio come Monostatos: una figura piccola, meschina, cattiva, eppure in grado di smuoverci e commuoverci, e persino di farci comprendere – sia pure per un momento – i suoi sentimenti e il suo punto di vista.
La breve ed agile aria, simile ad una canzone, che Monostatos canta mentre si avvicina alla dormiente Pamina, è un bel pezzo di caratterizzazione musicale; sebbene sia piuttosto semplice melodicamente, il suo movimento pressante, senza pause, sempre in pianissimo, trasmette un senso di furtività accresciuto dall'insolito timbro dell'ottavino che raddoppia i primi violini. Questa è la sola comparsa dell'ottavino nello Zauberflöte.
(Charles Osborne)
Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano ("Ha, da find’ ich ja die spröde Schöne!").

(Das Theater verwandelt sich in einen angenehmen Garten; Bäume, die nach Art eines Hufeisens gesetzt sind; in der Mitte steht eine Laube von Blumen und Rosen, worin Pamina schläft. Der Mond beleuchtet ihr Gesicht. Ganz vorn steht eine Rasenbank. Monostatos kommt, setzt sich nach einer Pause.)

MONOSTATOS
Ha, da find’ ich ja die spröde Schöne! - Und um einer so geringen Pflanze wegen wollte man meine Fußsohlen behämmern? - Was war denn eigentlich mein Verbrechen? - daß ich mich in eine Blume vergaffte, die auf fremden Boden versetzt war? - Und welcher Mensch würde bei so einem Anblick kalt und unempfindlich bleiben? - Bei allen Sternen! das Mädchen wird noch um meinen Verstand mich bringen. - Das Feuer, das in mir glimmt, wird mich noch verzehren.
(er sieht sich allenthalben um)

(La scena si muta in un piacevole giardino; alberi, che sono disposti a ferro di cavallo; nel mezzo si trova un pergolato di fiori e rose, in cui Pamina riposa. La luna illumina il suo volto. Sul davanti si trova un sedile erboso. Giunge Monostato, si siede dopo una pausa.)


MONOSTATO
Ah, ecco che trovo qui la bella ritrosa! - E per causa di un fiorellino così piccolo si volevan percuotere le mie piante dei piedi? - Qual era poi di fatto il mio delitto? - che avevo perso la testa per un fiore trapiantato in suol straniero? - E quale uomo rimarrebbe freddo e insensibile a una vista siffatta? - Per tutte le stelle! questa fanciulla mi farà di nuovo perdere la testa. - Il fuoco che arde in me mi consumerà ancora.

(si guarda intorno ovunque)

Clicca qui per il testo del brano ("Alles fühlt der Liebe Freuden").

MONOSTATOS
Alles fühlt der Liebe Freuden,
Schnäbelt, tändelt, herzt und küßt -
Und ich sollt’ die Liebe meiden,
Weil ein Schwarzer häßlich ist!
Ist mir denn kein Herz gegeben,
Bin ich nicht von Fleisch und Blut? -
Immer ohne Weibchen leben
Wäre wahrlich Höllenglut.
Drum so will ich, weil ich lebe,
Schnäbeln, küssen, zärtlich sein! -
Lieber guter Mond, vergebe,
Eine Weiße nahm mich ein.
Weiß ist schön - ich muß sie küssen.
Mond! verstecke dich dazu! -
Sollt’ es dich zu sehr verdrießen,
O so mach’ die Augen zu.
(er schleicht langsam und leise hin)
MONOSTATO
Chiunque prova le gioie dell’amore,
Scherza, amoreggia, accarezza, bacia -
Ed io dovrei astenermi dall’amore,
Perché un uomo nero è brutto!
Non mi è dunque stato dato alcun cuore,
Non sono anch’io di carne e sangue? -
Vivere sempre senza una donnetta
Sarebbe davvero il fuoco dell’inferno!
Perciò, poiché vivo, io voglio
Amoreggiare, baciare, essere affettuoso! -
Cara buona luna, perdona,
Una bianca m’ha conquistato!
Bianco è bello - io devo baciarla.
Luna! cèlati perciò! -
Se questo ti dovesse seccare troppo,
Oh, allora chiudi gli occhi.
(si avvicina strisciando, lento e sommesso)





Sergio Bertocchi (Monostatos)
dir: Riccardo Muti (1995)


Uwe Peper (Monostatos)
dir: Iván Fischer (2001)


Franz Grundheber (Monostatos)
dir: Horst Stein (1971)


Peter Bronder (Monostatos)
(2021)

1 commenti:

Marisa ha detto...

Che la parte del "Cattivo", ma soprattutto di colui che non sa resistere alle proprie pulsioni libidinose, sia affidata ad un "moro", ad uno cioè dall'aspetto scuro è una finezza psicologica. Il lato scuro dell'uomo, il suo aspetto "ombra" (come lo definisce Jung) è appunto sempre connotato di nero... Purtroppo è così, anche se questo può alimentare tentazioni razziste. In un lungo e bellissimo saggio Hillman parla diffusamente del fondamento archetipico del sentimento della superiorità del "Bianco" come colore e pertanto proiettato poi sul colore della pelle umana, associandolo al pulito, innocente, puro, bello, angelico...mentre al nero e allo scuro si associano inconsciamente termini quale sporco, brutto, cattico, demoniaco...
E' così anche nel vissuto psichico dei popoli di colore...