2 gennaio 2017

Carmen (15) - La proposta

Scritto da Marisa

All'accorata dichiarazione d'amore di Don José, Carmen risponde rilanciando la sfida. Non solo non si lascia commuovere, ma approfitta del fatto di vedere l'uomo ai suoi piedi per rincarare la dose e gettarlo veramente nel più tormentoso dei conflitti. E qui comincia uno dei duetti più drammatici di tutto il repertorio lirico. Carmen, impassibile e con freddezza calcolata, mette in dubbio l'amore dell'uomo prostrato ai suoi piedi, anzi lo nega e chiede immediatamente una prova assoluta:

No! non m’ami! No!
Se tu m’amassi,
Laggiù, laggiù, mi seguiresti!
Sembra di assistere alla “Ballata dell'amore cieco” di Fabrizio de André, in cui l'amata chiede gelidamente e progressivamente prove d'amore sempre più alte, fino alla morte davanti a lei (per dissanguamento, ovviamente)... E non è un caso che la richiesta precedente alla morte sia quella del cuore della madre, a riprova che simili amori basati sulla dipendenza assoluta esigono il sacrificio dell'amore per la madre, sacrificio che non è altro che il trasferimento dell'attaccamento e della dipendenza dal mondo materno al volere dell'amata.

A un Don José sbalordito lei avanza quella proposta che sembra un invito alla libertà e un inno di liberazione, ma per lui non è che una richiesta di schiavitù molto più pesante delle regole della vita militare e dell'obbligo della ritirata. Esaminiamola meglio:
Là-bas, là-bas tu me suivrais!
Sur ton cheval tu me prendrais,
Et comme un brave à travers la campagne,
En croupe tu m’emporterais!
Là-bas, là-bas, dans la montagne!
[...]
Là-bas, là-bas, tu me suivrais!
Tu me suivrais, si tu m’aimais!...
Tu n’y dépendrais de personne;
Point d’officier à qui tu doives obéir,
Et point de retraite qui sonne
Pour dire à l’amoureux qu’il est temps de partir!
Le ciel ouvert, la vie errante,
Pour pays l’univers; pour loi ta volonté!
Et surtout la chose enivrante:
La liberté! la liberté!
Laggiù, laggiù mi seguiresti!
Sul tuo cavallo mi prenderesti,
Come un prode traverso la campagna,
In groppa mi porteresti!
Laggiù, laggiù, sulla montagna!
[...]
Laggiù, laggiù, mi seguiresti!
Se tu m’amassi!...
Non dipenderesti da nessuno;
Nessun ufficiale cui obbedire,
Nessuna ritirata che suona
Per dire all’amante ch’è tempo di partire!
Il cielo aperto, la vita errante,
Per patria l’universo; e per legge la tua volontà!
E soprattutto la cosa inebriante:
La libertà! la libertà!
Non c'è dubbio che, a prima vista, questa sia una proposta molto seducente, destinata a far vibrare corde profonde e suscitare arcane risonanze di nostalgia per una vita libera e pura, quella libertà quasi assoluta che l'uomo ha perso per sempre con la nascita della civiltà e delle regole sociali, ma che rimane nell'inconscio collettivo come sfondo e patria originaria, sede di ogni vaga reminiscenza del paradiso perduto...

Sul tuo cavallo mi prenderesti...”. In tante favole il cavaliere prende l'amata sul suo cavallo, possibilmente bianco, e la porta, attraverso valli e monti, verso una meta sconosciuta, lontano dai fastidi e dalle noie del quotidiano, verso la felicità... Spesso si tratta di un principe o addirittura di un re, che compare quasi miracolosamente e libera la fanciulla da qualche grave pericolo, che sia una principessa in incognito o semplicemente una bellissima fanciulla innocente persa nella foresta, di cui si innamora immediatamente e la porta lontano nel suo regno. Potenza delle immagini legate ai desideri sepolti in ogni inconscio... Certo, Carmen non è la principessa che ha bisogno del cavaliere per essere salvata dal drago o l'innocente fanciulla che vaga nel bosco raccogliendo fiori, né tantomeno Don José è l'ardito principe in sella ad un cavallo bianco... Però l'archetipo è più forte delle situazioni concrete e il fascino rimane.

E dopo la suggestiva immagine del cavaliere che porta l'amata in groppa al suo destriero, la proposta più concreta: quella di abbandonare l'esercito e la sua disciplina a favore del brigantaggio, della vita nomade e fuori dalla legge dei contrabbandieri, sempre come prova d'amore (”Se tu mi amassi...”). La richiesta viene avanzata come proposta di libertà, vera e inebriante quintessenza e scopo finale della vita errante, che non riconosce altra patria che l'universo stesso e altra volontà se non la propria. Vedremo nel terzo atto che le cose non stanno proprio così, anche se si vive sulle montagne sotto le stelle, perché la vita del contrabbandiere è sottoposta a regole molto ferree, pena la cattura e la prigione: bisogna stare in guardia dai posti di controllo, spostarsi continuamente come belve braccate, imparare a sorridere per distrarre e a volte sedurre le guardie (per le donne), rispettare la rigida gerarchia dei capibanda (per gli uomini).

Ma c'è ben altro. Qualsiasi sia la vita che si conduce, in città o sulle montagne, la libertà non dipende dal luogo in cui siamo ma dalla nostra situazione interiore; è uno stato psichico da conquistare faticosamente, che presuppone una intima adesione alla propria identità, alla propria vocazione originaria sganciata e liberata da convenzioni, pressioni, richieste esterne, ma anche dalle passioni e dalle paure che ci condizionano dall'interno. Dante lo sa bene ed intraprende l'arduo cammino attraverso l'inferno delle passioni e la faticosa presa di coscienza del purgatorio proprio per cercare quella “libertà che è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”, come dice, per voce di Virgilio (sua guida e personificazione della mente illuminata), a Catone, guardiano del purgatorio e campione di virtù proprio per aver sacrificato anche la vita pur di non arrendersi alla tirannia di Cesare e perdere la propria libertà interiore, il libero pensiero e l'adesione ai valori repubblicani che aveva eletto a sua norma. Libertà non di fare qualsiasi cosa il nostro piacere o capriccio ci suggerisca (sarebbe obbedienza alle parti più incontrollabili della psiche), ma libertà come liberazione proprio da ogni costrizione sia esterna che interna. E alla fine del viaggio, riconoscerà a Beatrice, guida interiore e immagine personificata della sua “anima superiore”, il merito di averlo tratto da “servitude” in “libertà”.

Come siamo lontani, per Don José, da questa concezione di libertà! Quello che gli si propone, lungi dall'essere un cammino di liberazione interiore dalle passioni e dagli obblighi esterni, è proprio un asservimento ancora più radicale e irreversibile sia al volere della donna che lo ha irretito, sia ad una vita da fuorilegge che non ha scelto lui e che non sceglierebbe mai in altra condizione.
La libertà di cui parla Carmen è simile alla libertà propugnata da Don Giovanni: una libertà a suo uso e consumo, per niente estesa ai suoi sottoposti, che devono accettare i suoi piaceri e fare di tutto per assecondarli. Il proclama di Don Giovanni “È aperto a tutti quanti. Viva la libertà!” si riferisce solo alla festa che ha organizzato nel suo palazzo, e l'apertura è momentanea e finalizzata a procurargli maggior piacere allargando il campo di predazione... Altro che democratica presa di coscienza di pari diritti e libertà!

Inoltre si può parlare di libertà solo se la scelta è consapevole e individuale, non forzata da nessuno. I contrabbandieri e Carmen stessa possono parlare della bellezza, nonostante i pericoli, della vita del brigante perché è pur sempre una loro scelta, un tipo di vita che si confà alla loro natura ribelle e nomade, ma non è così per Don José, che non ha mai desiderato o pensato a tale stile di vita... E infatti, nonostante l'irresistibile fascino di Carmen, egli cerca di sottrarsi con tutte le sue forze a quello che gli sembra il tradimento più infame che si possa chiedere ad un uomo.
No! non ti voglio più ascoltare!
Lasciare la mia bandiera... disertare...
è la vergogna... è l’infamia!...
Non voglio!
José sente chiaramente di non trovarsi di fronte a una proposta di libertà, ma ad un ulteriore passo verso la schiavitù e la dipendenza che lo lega a lei, e sembra trovare la forza di sottrarsi, sopportando anche il capovolgimento repentino dei sentimenti di Carmen: “No! non t’amo più! Va, ti odio!“. Siamo al culmine della tensione e dell'angoscia, ma anche della lucidità che permette a Don José di accettare la separazione, un addio voluto ed imposto da lei a chi non accetta il suo volere: "Addio! ma addio per sempre!" – "Ebbene! sia!... addio! addio per sempre!".

Clicca qui per il testo di "Non, tu ne m’aimes pas".

CARMEN
Non, tu ne m’aimes pas!

JOSÉ
Que dis-tu?

CARMEN
Non, tu ne m’aimes pas,
non! Car si tu m’aimais,
là-bas, là-bas,
tu me suivrais.

JOSÉ
Carmen!

CARMEN
Oui! –
Là-bas, là-bas, dans la montagne,
là-bas, là-bas, tu me suivrais.
Sur ton cheval tu me prendrais,
et comme un brave à travers la campagne,
en croupe, tu m’emporterais!
Là-bas, là-bas dans la montagne!

JOSÉ
Carmen!

CARMEN
Là-bas, là-bas, tu me suivrais,
si tu m’aimais!
Tu n’y dépendrais de personne;
point d’officier à qui tu doives obéir
et point de retraite qui sonne
pour dire à l’amoureux
qu’il est temps de partir!
Le ciel ouvert, la vie errante,
pour pays l’univers;
et pour loi sa volonté,
et surtout la chose enivrante:
la liberté! la liberté!

JOSÉ
Mon Dieu!

CARMEN
Là-bas, là-bas dans la montagne, etc.

JOSÉ
Ah! Carmen, hélas! tais-toi! pitié!

CARMEN
Oui, n’est-ce pas,
là-bas, là-bas, tu me suivras,
tu m’aimes et tu me suivras!
Là-bas, là-bas, emporte-moi!

JOSÉ
Ah! tais-toi, tais-toi!
Non! Je ne veux plus t’écouter!
Quitter mon drapeau… déserter…
c’est la honte, c’est l’infamie!
Je n’en veux pas!

CARMEN
Eh bien, pars!

JOSÉ
Carmen, je t’en prie!

CARMEN
Non! je ne t’aime plus!

JOSÉ
Écoute!

CARMEN
Va! je te hais!
Adieu! mais adieu pour jamais!

JOSÉ
Eh bien, soit – adieu, adieu pour jamais!

CARMEN
Va-t’en!

JOSÉ
Carmen! adieu! adieu pour jamais!

CARMEN
Adieu!
(Don José va en courant jusqu’à la porte ; au moment où il y arrive, on frappe.)

CARMEN
No, tu non mi ami!

JOSÉ
Che dici?

CARMEN
No, tu non mi ami,
no! Perché se tu mi amassi,
laggiù, laggiù,
mi seguiresti.

JOSÉ
Carmen!

CARMEN
Sì!
Laggiù, laggiù, sulla montagna,
laggiù, laggiù mi seguiresti.
Sul tuo cavallo mi prenderesti,
e, come un prode cavaliere, per la campagna,
in groppa, tu mi porteresti!
Laggiù, laggiù sulla montagna!

JOSÉ
Carmen!

CARMEN
Laggiù, laggiù tu mi seguiresti,
se tu mi amassi!
Non dipenderesti da nessuno;
nessun ufficiale a cui dovresti obbedire
e niente ritirata che suona
per dire all’innamorato
che è ora di partire!
L’aria aperta, la vita errabonda,
come paese l’Universo;
e per legge la propria volontà,
e soprattutto la cosa più inebriante:
la libertà! la libertà!

JOSÉ
Mio Dio!

CARMEN
Laggiù, laggiù, sulla montagna, ecc.

JOSÉ
Ah! Carmen, ahimè! Taci! Pietà!

CARMEN
Sì, non è vero?
Laggiù, laggiù, tu me seguirai,
tu mi ami, e tu mi seguirai!
Laggiù, laggiù, portami via!

JOSÉ
Ah! Taci, taci!
No! Non ti voglio più ascoltare!
Lasciare il mio reggimento… disertare…
È una vergogna, un’infamia!
Non voglio!

CARMEN
E allora vai!

JOSÉ
Carmen, ti prego!

CARMEN
No! Non ti amo più!

JOSÉ
Ascoltami!

CARMEN
Vattene! Ti odio!
Addio! Ma addio per sempre!

JOSÉ
E va bene, allora! Addio, addio per sempre!

CARMEN
Vattene!

JOSÉ
Carmen! Addio, addio per sempre!

CARMEN
Addio!
(Don José corre verso la porta; nel momento in cui la raggiunge, si ode bussare.)



Elena Obraztsova (Carmen), Placido Domingo (Don José)
dir: Carlos Kleiber (1978)



Leontyne Price, Franco Corelli

Agnes Baltsa, José Carreras