Entra in scena Erode il tetrarca, in cerca di Salomè che non ha obbedito al suo comando di rientrare nella sala del banchetto, seguito da Erodiade che inutilmente lo richiama facendogli notare l'eccessiva insistenza del suo sguardo sulla figlia. Ma come abbiamo visto nelle scene precedenti, nessuno ascolta nessuno e soprattutto la voce del buonsenso rimane completamente ignorata da chi è in preda di un'ossessione erotica. È appena un ronzio che si ignora, un fastidioso rumore di fondo che non riuscirà a fermare la tragedia.
Anche Erode si accorge della luna e ne dà una visione ancora diversa: “Che aspetto ha la luna stasera! Non è una figura strana? Sembra una donna pazza che in ogni luogo vada in cerca di amanti... un'ubriaca che tra le nuvole barcolli...“. Non più la pallida e casta custode di misteri verginali, né la insanguinata e spettrale annunciatrice di sciagura, ma una ebbra e folle immagine di lussuria insoddisfatta. Ed è sotto questa luna che si svolge il resto del dramma, anche se Erodiade cerca di ridimensionare ogni fantasia riportando sempre a una piatta realtà: “No, la luna è la luna, nient'altro”.
La morte di Narraboth, passata completamente inosservata da Salomè, viene invece notata da Erode, che al primo disappunto per l'insubordinazione (“Non ho dato nessun comando di ucciderlo”) fa seguire una parola di rimpianto, anche se sembra lo avesse notato perché, come lui, fissava continuamente la principessa (”Il giovane di Siria, era bellissimo. Mi ricordo, vedevo i suoi languidi occhi, quando guardava Salome”). Condividevano quindi la stessa passione!
La sensibilità di Erode, attivata dalla sensuale attrazione per la figliastra, gli fa percepire quello che gli altri, soprattutto la moglie, non colgono: sente un brivido, come una fredda ala di morte, che passa sulla terrazza, un funesto presagio di qualcosa di imminente e inevitabile, qualcosa di misterioso che ha a che fare con la morte! Anche queste sensazioni, che si ripeteranno, vengono banalizzate e negate da Erodiade: “Non odo nulla. Sei malato, meglio rientrare”.
Seguono ripetuti inviti di Erode a Salomè affinché la fanciulla beva una coppa di vino o assaggi un frutto, ma sono inviti libidinosi a cui lei si sottrae dicendo di non aver sete e non aver fame. È questa l'atmosfera in cui è immersa Salomè, e bisogna farci molta attenzione perché l'ambiente seduttivo a cui sono esposti i bambini è molto più frequente di quanto si pensi. Tante attenzioni che possono sembrare innocenti “cure” da parte dei genitori sono cariche di sensualità che avvolgono il bambino come una rete da cui è impossibile sottrarsi e che ne deformano la personalità in modo decisivo, aprendo la strada ad ogni possibile caratteropatia e disturbo della personalità, con la più evidente conseguenza di non poter più distinguere un amore autentico da uno morboso e possessivo.
Salomè è ormai abbastanza grande da poter rifiutare ad Erode quel soddisfacimento libidico che si aspetta da lei: “Salome, vieni, bevi con me, è un vino squisito. Me l'ha mandato Cesare in persona. Le tue labbra piccole e rosse, bagnale qui, le tue rosse labbra, quindi io vuoterò la coppa”. E più avanti, quando lei rifiuta, insiste ancora: “Salome, vieni, mangia con me di questi frutti. Mi piace tanto il segno dei tuoi dentini bianchi. Mordi solo un poco, da questo frutto un poco, quindi mangerò io quello che resta”.
Inutile ricordare che Erodiade, che assiste alla scena, è del tutto impotente e senza alcuna vera ascendenza né sul marito, ormai disamorato, né sulla figlia, che ne ha visto da sempre il comportamento immorale e ne ha perso la stima e la fiducia. Il suo “buon senso” non ha protetto la figlia quando era il momento giusto ed ora è troppo tardi... Come siamo lontani dalla figlia che esegue gli ordini della madre, senza alcun senso critico, ma solo per una cieca obbedienza, un essere tutt'uno con i desideri materni, la scialba e passiva figura insomma che i Vangeli ci hanno consegnato.
Salomè non asseconda Erode, il potente tetrarca e incestuoso patrigno, non per obbedire alla madre, ma perché è ormai presa da un'altra situazione che ha catturato la sua libido ed è fuori dal potere di lui, anche se dalle richieste di Erode sembra che i due fossero abituati a tali “riti” (bere dalla stessa coppa e mangiare lo stesso frutto in modo da avere uno scambio erotico orale).
Il battibecco tra Erode e la moglie è tipico e sembra di assistere a una scena vista tante volte in tante famiglie in cui ci si rimpalla continuamente la colpa per la disobbedienza dei figli. Anche le famiglie “regali” ne sono tutt'altro che immuni...
“Vedi come l'hai educata, questa tua figlia!”, dice il padre, e la madre velenosamente ribatte: “Mia figlia e io veniamo da stirpe regale. Tuo padre era cammelliere, tuo padre era ladro e predone per giunta”. Fatte le differenze dovute, non sembra un copione già visto?
Invece di interrogarsi sulle reali motivazioni delle disobbedienze e dei “capricci”, ci si rimpalla la colpa senza assumersi nessuna vera responsabilità e soprattutto pensando che l'educazione non abbia niente a che fare con l'esempio a cui sono esposti i bambini, il reale comportamento dei genitori e non quello che dicono o pretendono dai figli.
Il tentativo di seduzione di Erode continua fino ad offrire alla fanciulla il posto della madre: “Salome, vieni, siediti qua vicino. Puoi sederti sul trono di tua madre”. Come si può procedere più scopertamente di così nella seduzione della figlia alimentandone e assecondando le tendenze edipiche? “Puoi prendere il posto di tua madre!”: al bambino viene offerta la possibilità di sostituire realmente il partner adulto. Non c'è bisogno che egli cresca e impari a distinguere il bene dal male e conquistarsi poi le mete libidiche adeguate, perché già così piccolo può sostituire l'adulto, anzi è meglio di lui e più apprezzato come partner sessuale! È il blocco di ogni possibile maturazione, la conferma al bambino che la sua volontà è “onnipotente” perché, attraverso la seduzione, gli si concede tutto!
Salomè elude l'invito, come aveva eluso i precedenti, con delle banali scuse (“Non ho sete, non ho fame, non sono stanca”) e non entrando in merito al significato reale delle proposte, di cui forse è solo confusamente e inconsciamente consapevole, visto che è abituata a essere trattata così.
Clicca qui per il testo.
HERODES
Wo ist Salome? Wo ist die Prinzessin? Warum kam sie nicht wieder zum Bankett, wie ich ihr befohlen hatte? Ah! Da ist sie!
HERODIAS
Du sollst sie nicht ansehn. Fortwährend siehst du sie an!
HERODES
Wie der Mond heute nacht aussieht! Ist es nicht ein seltsames Bild? Es sieht aus wie ein wahnwitziges Weib, das überall nach Buhlen sucht..., wie ein betrunkenes Weib, das durch Wolken taumelt...
HERODIAS
Nein, der Mond ist wie der Mond, das ist alles. Wir wollen hineingehn.
HERODES
Ich will hier bleiben. Manassah, leg Teppiche hierher! Zündet Fackeln an! Ich will noch Wein mit meinen Gästen trinken! Ah! Ich bin ausgeglitten. Ich bin in Blut getreten, das ist ein böses Zeichen. Warum ist hier Blut? Und dieser Tote? Wer ist dieser Tote hier? Wer ist dieser Tote? Ich will ihn nicht sehn.
ERSTER SOLDAT
Es ist unser Hauptmann, Herr.
HERODES
Ich erließ keinen Befehl, daß er getötet werde.
IL PRIMO SOLDATO
Er hat sich selbst getötet, Herr.
HERODES
Das scheint mir seltsam. Der junge Syrier, er war sehr schön. Ich erinnere mich, ich sah seine schmachtenden Augen, wenn er Salome ansah. - Fort mit ihm.
(Sie tragen den Leichnam weg.)
Es ist kalt hier. Es weht ein Wind... Weht nicht ein Wind?
HERODIAS
(trocken)
Nein, es weht kein Wind.
HERODES
Ich sage euch, es weht ein Wind. - Und in der Luft höre ich etwas wie das Rauschen von mächtigen Flügeln... Hört ihr es nicht?
HERODIAS
Ich höre nichts.
HERODES
Jetzt höre ich es nicht mehr. Aber ich habe es gehört, es war das Wehn des Windes. Es ist vorüber. Horch! Hört ihres nicht? Das Rauschen von mächt'gen Flügeln...
HERODIAS
Du bist krank, wir wollen hineingehn.
HERODES
Ich bin nicht krank. Aber deine Tochter ist krank zu Tode. Niemals hab' ich sie so blaß gesehn.
HERODIAS
Ich habe dir gesagt, du sollst sie nicht ansehn.
HERODES
Schenkt mir Wein ein.
(Es wird Wein gebracht.)
Salome, komm, trink Wein mit mir, einen köstlichen Wein. Cäsar selbst hat ihn mir geschickt. Tauche deine kleinen roten Lippen hinein, deine kleinen roten Lippen, dann will ich den Becher leeren.
SALOME
Ich bin nicht durstig, Tetrarch.
HERODES
Hörst du, wie sie mir antwortet, diese deine Tochter?
HERODIAS
Sie hat recht. Warum starrst du sie immer an?
HERODES
Bringt reife Früchte.
(Es werden Früchte gebracht.)
Salome, komm, iß mit mir von diesen Früchten. Den Abdruck deiner kleinen, weißen Zähne in einer Frucht seh' ich so gern. Beiß nur ein wenig ab, nur ein wenig von dieser Frucht, dann will ich essen, was übrig ist.
SALOME
Ich bin nicht hungrig. Tetrarch.
HERODES
(zu Herodias)
Du siehst, wie du diese deine Tochter erzogen hast!
HERODIAS
Meine Tochter und ich stammen aus königlichem Blut. Dein Vater war Kameltreiber, dein Vater war ein Dieb und ein Räuber obendrein.
HERODES
Salome, komm, setz dich zu mir. Du sollst auf dem Thron deiner Mutter sitzen.
SALOME
Ich bin nicht müde, Tetrarch.
HERODIAS
Du siehst, wie sie dich achtet.
HERODES
Bringt mir - Was wünsche ich denn? Ich habe es vergessen. Ah! Ah! Ich erinnere mich -
ERODE
Dov'è Salome? Dov'è la principessa? Perché non è tornata al banchetto, come le avevo ordinato? Ah! È là!
ERODIADE
Non devi guardarla. La guardi continuamente!
ERODE
Che aspetto ha la luna stasera! Non è una figura strana? Sembra una donna pazza che in ogni luogo vada in cerca di amanti... un'ubriaca che tra le nuvole barcolli...
ERODIADE
No, la luna è la luna, nient'altro. Meglio rientrare.
ERODE
Voglio restare qui. Manassah, portaci tappeti! Accendete le torce! Voglio bere altro vino con gli ospiti! Ah! Scìvolo. Ho calpestato del sangue, è brutto segno. Perché c'è qui sangue? È un morto? Chi è il morto? Chi è questo morto? Non voglio vederlo.
IL PRIMO SOLDATO
Sire, è il nostro capitano.
ERODE
Non ho dato nessun comando di ucciderlo.
IL PRIMO SOLDATO
Sire, egli stesso si è ucciso.
ERODE
Mi sembra strano. Il giovane di Siria, era bellissimo. Mi ricordo, vedevo i suoi languidi occhi, quando guardava Salome. Portatelo via.
(I soldati allontanano il cadavere)
Qui fa freddo. C'è vento... Non c'è vento?
ERODIADE
(asciutta)
No, non c'è vento.
ERODE
Vi dico che c'è vento. - E nell'aria odo qualcosa, come il sibilo di ali possenti...
Voi non l'udite?
ERODIADE
Non odo nulla.
ERODE
Ora non l'odo più. Però l'ho udito, era il soffio del vento. È passato. Bada! Non l'udite?
Il sibilo di ali possenti...
ERODIADE
Sei malato, meglio rientrare.
ERODE
Non sono malato. Tua figlia invece mortalmente è malata. Non l'ho mai vista così pallida.
ERODIADE
Te l'ho detto, non devi guardarla.
ERODE
Versatemi vino.
(Portano il vino)
Salome, vieni, bevi con me, è un vino squisito. Me l'ha mandato Cesare in persona. Le tue labbra piccole e rosse, bagnale qui, le tue rosse labbra, quindi io vuoterò la coppa.
SALOME
Tetrarca, non ho sete.
ERODE
Lo senti come risponde, questa tua figlia?
ERODIADE
Ha ragione. Perché la fissi sempre?
ERODE
Portate frutta matura.
(Portano la frutta)
Salome, vieni, mangia con me di questi frutti. Mi piace tanto il segno dei tuoi dentini bianchi. Mordi solo un poco, da questo frutto un poco, quindi mangerò io quello che resta.
SALOME
Tetrarca, non ho fame.
ERODE
(a Erodiade)
Vedi come l'hai educata, questa tua figlia!
ERODIADE
Mia figlia ed io veniamo da stirpe regale. Tuo padre era cammelliere, tuo padre era ladro e predone per giunta.
ERODE
Salome, vieni, siediti qua vicino. Puoi sederti sul trono di tua madre.
SALOME
Tetrarca, non sono stanca.
ERODIADE
Vedi come t'ascolta.
ERODE
Portatemi... Ma che volevo? Non lo so più. Ah! Ah! Ecco, ricordo...
Hans Beirer (Erode), Astrid Varnay (Erodiade), Teresa Stratas (Salomè)
dir: Karl Böhm (1974)
Horst Hiestermann (Erode), Leonie Rysaner (Erodiade), Catherine Malfitano (Salomè)
dir: Giuseppe Sinopoli (1990)
Herwig Pecoraro (Erode), Elisabeth Kulman (Erodiade), Catherine Naglestad (Salomè)
dir: Simone Young (2015)
0 commenti:
Posta un commento