L'inaspettato arrivo di Edgardo sembra quasi arrestare il tempo. Come congelati nei rispettivi sentimenti (furore, spavento o stupore), i personaggi si bloccano per dare vita a un sestetto (talvolta chiamato semplicemente quartetto: in effetti, dopo Enrico, Edgardo, Lucia e Raimondo, i restanti personaggi – ovvero Arturo e Alisa – formano insieme al coro e a Normanno quasi uno sfondo unico) che è sicuramente fra i brani più celebri dell'opera. Tra l'altro il grande concertato a più voci con cui i personaggi si fermano assorti in sé stessi, a commentare il proprio e l'altrui stato d'animo, è uno dei luoghi più tipici del melodramma italiano, buffo o serio che sia: basti pensare a certe pagine di Rossini ("Freddo e immobile come una statua" dal Barbiere di Siviglia) o di Verdi ("S'appressan gli istanti" dal Nabucco).

In una connessione tanto embricata di luoghi, episodi e tempi scenici, inclinata in modo da far rotolare a valanga gli eventi, il tableau improvvisamente statico del sestetto, col colpo di scena dell’arrivo di Edgardo, vira controcorrente e impone un arresto "innaturale": non solo il consueto distillato delle emozioni in campo, bloccate in un tempo sospeso, ma l’unico momento in cui la vicenda è immobilizzata (a forza), invece di precipitare.
(Paolo Fabbri)


Il sestetto si apre con il canto all'unisono dei due rivali, Enrico ("Chi raffrena il mio furore") ed Edgardo ("Chi mi frena in tal momento"): cosa curiosa, visto che la musica sembra volerli accomunare anziché porli su piani contrapposti. In effetti, più che rivolgersi l'uno all'altro, entrambi vanno con il pensiero a Lucia: Enrico, per la prima volta, sembra pentirsi delle proprie azioni e provare pietà per la sorella ("È mio sangue! L’ho tradita!"). Edgardo, nonostante ritenga di trovarsi di fronte a un tradimento da parte della donna, è contrastato ("T’amo, ingrata, t’amo ancor!"). Pian piano si aggiungono poi gli altri personaggi, da Lucia stessa a Raimondo (che intonano la seconda strofa), e infine da Arturo ad Alisa, accompagnati dal coro (che ripete alcuni dei versi di Edgardo: "Come rosa inaridita / ella sta fra morte e vita!").
L’arrivo di Edgardo crea «scompiglio», dando luogo al celebratissimo concertato, tradizionalmente noto come quartetto o sestetto. Ognuno rimane paralizzato nei propri pensieri, tutti rivolti, però, verso Lucia. Per un attimo i vari personaggi si rendono conto di avere passato il segno: dopo che Lucia si è sposata gli eventi non possono che precipitare, uscendo da qualsivoglia controllo umano. Tutti sembrano presagire un epilogo tragico e Donizetti dilata tale percezione in questo straordinario momento di sospensione. Il cuore drammatico non è dunque individuabile nelle singole reazioni suscitate dall’arrivo del tenore, bensì nel senso di pietà nei confronti della protagonista, ormai distrutta dal comportamento di quanti la circondano. C’è un afflato comune nel brano, perfettamente realizzato dal compositore che ne affida l’apertura ai due grandi rivali le cui voci procedono in sintonia, pressoché parallele. Certo un avvio inaspettato non tanto per il confronto diretto fra i due, ma per il fatto che tale confronto non si configuri come scontro, cosa che sarebbe legittimo aspettarsi. La medesima melodia viene ripresa da Lucia e da Raimondo, mentre tenore e baritono si producono in figure contrappuntistiche. Segue il crescendo lirico condotto dai violini primi e, da prassi, ripetuto. Qui entrano anche Arturo, Alisa e il coro. Tutti sembrano trascinati da un unico impeto. Ulteriore elemento di unità è l’accompagnamento pizzicato degli archi che permane intatto lungo l’intero pezzo. Un concertato in qualche modo anomalo, perché, se la situazione avrebbe potuto originare posizioni fra loro in conflitto, la musica conferisce invece un senso di comunanza a figure totalmente opposte. È la classica quiete prima della tempesta, che imprime alla successiva catastrofe una forza ancora maggiore.
(Federico Fornoni)

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ENRICO
(Chi raffrena il mio furore,
e la man che al brando corse?
Della misera in favore
nel mio petto un grido sorse!
È mio sangue! L’ho tradita!
Ella sta fra morte e vita!…
Ahi! che spegnere non posso
i rimorsi del mio cor!)

EDGARDO
(Chi mi frena in tal momento?…
Chi troncò dell’ire il corso?
Il suo duolo, il suo spavento
son la prova d’un rimorso!…
Ma, qual rosa inaridita,
ella sta fra morte e vita!…
Io son vinto… son commosso…
t’amo, ingrata, t’amo ancor!)

LUCIA (riavendosi, ad Alisa)
(Io sperai che a me la vita
tronca avesse il mio spavento…
ma la morte non m’aita…
vivo ancor per mio tormento!
Da’ miei lumi cadde il velo…
mi tradì la terra e il cielo!…
Vorrei piangere e non posso…
m'abbandona il pianto ancor!)

RAIMONDO, ARTURO, ALISA, NORMANNO E CORO
(Qual terribile momento!…
Più formar non so parole!…
Densa nube di spavento
par che copra i rai del sole!
Come rosa inaridita
ella sta fra morte e vita!…
Chi per lei non è commosso
ha di tigre in petto il cor.)




Alfredo Kraus (Edgardo), Pablo Elvira (Enrico), Joan Sutherland (Lucia),
Paul Plishka (Raimondo), Jeffrey Stamm (Arturo), Ariel Bybee (Alisa)
dir: Richard Bonynge (1982)


Joseph Calleja (Edgardo), Ludovic Tézier (Enrico), Natalie Dessay (Lucia),
Yuon Kwangchul (Raimondo), Matthew Plenk (Arturo), Theodora Hanslowe (Alisa)
dir: Patrick Summers (2011)


Giuseppe Di Stefano, Tito Gobbi, Maria Callas, Raffaele Arié, Valiano Natali, Anna Maria Canali
dir: Tullio Serafin (1953)


Giuseppe Di Stefano, Rolando Panerai, Maria Callas, Nicola Zaccaria, Giuseppe Zampieri, Luisa Villa
dir: Herbert von Karajan (1955), con bis!


Renato Cioni, Robert Merrill, Joan Sutherland, Cesare Siepi, Kenneth MacDonald, Ana Raquel Satre
dir: John Pritchard (1961)

Carlo Bergonzi, Piero Cappuccilli, Beverly Sills,
Justino Diaz, Adolf Dallapozza, Patricia Kern
dir: Thomas Schippers (1970)



Un vero e proprio documento storico: una registrazione del sestetto con Enrico Caruso, sincronizzato con un video del 1908 (opera di Georges Mendel, pioniere del cinema sonoro, il cui phono-cinématographe, o phono-cinéthéâtre, permetteva di riprodurre insieme le registrazioni del cinematografo e del grammofono)



Una scena dal film "Il grande Caruso" (1951) di Richard Thorpe: il tenore, che apprende della nascita della figlia proprio mentre è impegnato nel sestetto, è interpretato da Mario Lanza.



Una scena dal film "The Departed - Il bene e il male" (2006) di Martin Scorsese, in cui il personaggio interpretato da Jack Nicholson assiste alla "Lucia di Lammermoor". Più tardi nel film, la suoneria del suo cellulare è appunto la melodia del sestetto.