25 marzo 2011

La traviata (1) - Introduzione

Scritto da Christian

La traviata
Opera in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi

Prima rappresentazione:
Venezia (Teatro La Fenice), 6 marzo 1853

Personaggi e voci:
Violetta Valéry (soprano), una cortigiana
Alfredo Germont (tenore), giovane aristocratico
Giorgio Germont (baritono), padre di Alfredo
Flora Bervoix (mezzosoprano), amica di Violetta
Annina (soprano), cameriera di Violetta
Gastone (tenore), visconte e amico di Alfredo
Barone Douphol (baritono), amante di Violetta
Marchese d'Obigny (basso)
Dottore Grenvil (basso)
Giuseppe (tenore), domestico di Violetta
Un domestico di Flora (basso)
Un commissionario (basso)
Servi e signori amici di Violetta e Flora, Piccadori e mattadori, zingare, servi di Violetta e Flora, maschere


"La traviata", storia di un amore romantico e tragico, è una delle opere più celebri di Verdi (forse la più celebre): è quella che insieme al "Rigoletto" e a "Il trovatore" forma la cosiddetta trilogia popolare, nonché tuttora una delle più rappresentate nei teatri di tutto il mondo. Si tratta di un adattamento del romanzo "La signora delle camelie" di Alexandre Dumas figlio, che era stato pubblicato soltanto pochi anni prima (nel 1848, seguito da un dramma teatrale nel 1852, al quale Verdi potrebbe aver assistito durante uno dei suoi soggiorni parigini). Per il suo personaggio, Dumas si era ispirato alla cortigiana Marie Duplessis (alias Alphonsine Rose Plessis), che lui stesso aveva conosciuto e di cui pare fosse stato amante, morta nel 1847 a soli 23 anni. Alla ricerca di soggetti originali (diversi da "quei soggetti comuni che si trovano a centinaia", come scriveva in una lettera all'impresario Guglielmo Brenna), Verdi scelse questa storia non solo per la sua contemporaneità (si era stancato di drammi in costume) ma anche per l'insolito conflitto fra i tre personaggi principali, il tenore, il soprano e il baritono: non un consueto triangolo sentimentale, perché il baritono non è un rivale del tenore bensì suo padre, rappresentante della società convenzionale che si oppone all'amore fra i due protagonisti. In più, il compositore fu forse affascinato dalla vicenda perché il tema dell'amore contrastato dalle regole e dalle ipocrisie della società borghese lo toccava in prima persona, visto che la sua convivenza con Giuseppina Strepponi suscitava qualche riprovazione anche in pubblico (per esempio da parte del suo ex suocero Antonio Barezzi, padre della sua prima moglie). Che la vicenda smuovesse le corde giuste lo dimostra non solo il successo dell'opera ma il numero di volte che il testo di Dumas è stato reinterpretato e adattato in diversi media. Si pensi, per esempio, alle numerose trasposizioni cinematografiche: su tutte, sono da ricordare quella del 1921 (muta, con Alla Nazimova e Rodolfo Valentino) e quella del 1936 (diretta da George Cukor, con Greta Garbo come protagonista).

Pur incontrando relativamente meno problemi con la censura dell'epoca rispetto ad altri suoi lavori precedenti (come il "Rigoletto"), anche durante la lavorazione de "La traviata" Verdi dovette però affrontare alcuni incidenti di percorso, quasi tutti legati alla presunta immoralità della vicenda. Il principale fu l'imposizione degli impresari a Francesco Maria Piave, il librettista, di spostare indietro nel tempo l'ambientazione dell'opera: contro il desiderio dello stesso Verdi, che avrebbe desiderato un setting contemporaneo, venne scelto il "1700 circa", costringendo i cantanti a esibirsi in costume e parrucche: fortunatamente nelle rappresentazioni odierne l'intenzione originaria degli autori viene tradizionalmente ripristinata e il dramma è ambientato in effetti a metà del diciannovesimo secolo (quando non addirittura ai giorni nostri). Verdi e Piave furono costretti a cambiare il titolo, sempre su suggerimento degli impresari veneziani che avevano commissionato il lavoro: in originale l'opera avrebbe dovuto intitolarsi "Amore e morte". Altri minori cambiamenti si verificarono negli anni successivi alla prima, quando l'opera fu allestita negli allora Stati Pontifici: il titolo venne ulteriormente modificato in "Violetta" e alcuni frammenti di dialogo (in particolare le esclamazioni "Gran Dio!") furono eliminate.

La protagonista della storia, che nel libro di Dumas si chiamava Marguerite Gautier (ma nei paesi di lingua inglese è nota anche come Camille), nell'opera viene ribattezzata Violetta Valéry (ed è curioso quanti nomi di fiori ricorrano in lei: rose, margherite, violette... e naturalmente camelie!). La trama, comunque, è essenzialmente la stessa del romanzo: cortigiana parigina gaudente e dai numerosi amanti, abituale frequentatrice di feste e di salotti, Violetta cede alla forza dell'amore puro e disinteressato del giovane Alfredo Germont. Si trasferisce con lui in una casa di campagna, lontano da Parigi e dalle tentazioni della vita mondana. Ma Giorgio, il padre di Alfredo, le fa visita all'insaputa del figlio e le chiede di abbandonare l'amato per il bene della sua famiglia: il matrimonio della sorella di Alfredo rischia infatti di saltare se il fratello continuerà a macchiare il proprio nome convivendo con la cortigiana. Violetta, che già sa che le resta poco da vivere (è malata di tubercolosi), accetta con dolore di farsi da parte e finge di lasciare Alfredo per tornare con un suo vecchio amante, il barone Douphol. Alfredo, che ignora il sacrificio che la donna sta facendo per lui, la tratta con disprezzo davanti a tutti. In seguito, venuto a conoscenza della verità, accorrerà al suo capezzale, dove anche il vecchio Germont le chiederà perdono: ma è troppo tardi.

L'opera è divisa in tre atti, distanziati fra loro nel tempo: il primo si svolge a Parigi, durante una festa in casa di Violetta, e mostra la dichiarazione d'amore di Alfredo e i primi turbamenti della donna, che tuttavia cerca ancora di convincere sé stessa che la vita mondana è l'unica adatta a lei. Il secondo atto è diviso in due scene: la prima, ambientata nella casa di campagna di Violetta, narra dell'incontro fra la ragazza e il vecchio Germont; la seconda, nuovamente a Parigi, racconta il confronto e la separazione dei due amanti. Il terzo atto, infine, è quello della morte di Violetta: e non pochi spunti ne riecheggeranno nell'atto conclusivo de "La bohéme" di Giacomo Puccini.

Commissionata dal teatro La Fenice di Venezia (di cui Brenna era segretario), l'opera venne scritta a cavallo fra il 1852 e il 1853. La prima rappresentazione andò in scena il 6 marzo 1853, senza riscuotere particolare successo. Il giorno dopo Verdi scrisse a un amico: "La Traviata, ieri sera, fiasco. La colpa è mia o dei cantanti?... non so nulla. Il tempo giudicherà". L'opera venne comunque ripresa nel 1854, con alcuni ritocchi anche alla partitura (soprattutto nel secondo e nel terzo atto), e questa volta incontrò il pieno gradimento del pubblico: negli anni successivi fu allestita in numerosi altri teatri in Italia e in Europa, e da allora non ha mai più abbandonato i cartelloni. Alcuni brani, come il brindisi del primo atto ("Libiamo ne' lieti calici"), si sono rivelati talmente popolari da essere ormai ben conosciuti anche dal grande pubblico e da coloro che di opera sono a digiuno.

Violetta è la tipica eroica tragica del romanticismo, uno dei personaggi più caratteristici del melodramma ottocentesco. Ha tutto: un passato non privo di macchia, un'enorme bontà d'animo, la capacità di compiere un sacrificio disinteressato, lo struggimento d'amore, la lotta contro il conformismo della tradizionale società borghese, l'inevitabile morte finale. È dunque forse la figura che più di tutti può simboleggiare l'opera lirica del diciannovesimo secolo e in particolare l'opera di Giuseppe Verdi, che infatti veniva spesso accusato di eccessiva melodrammaticità da parte dei suoi detrattori.


Alcune delle incisioni più celebri:















Link utili:

Articolo su Wikipedia in italiano
Articolo su Wikipedia in inglese
Libretto completo
Partitura per voce
Partitura per orchestra