15 dicembre 2011

4. Terzetto: "Le faccio un inchino"

Scritto da Daniele Ciccolo

Ci siamo lasciati nel post precedente con l'immagine di Geronimo che, tutto contento per il prossimo "matrimonio nobile" tra Elisetta e il Conte, esce di scena, lasciando da sole le tre donne, cioè Elisetta, Fidalma e Carolina.

Nel recitativo che precede il brano oggetto di questo post riusciamo a capire qualcosa di più circa il carattere dei nostri personaggi. Spicca, in particolar modo, quello di Elisetta.
Comprendiamo, innanzitutto, la sua inclinazione verso la superbia; troppo orgogliosa, infatti, si mostra sul fatto di stare per diventare contessa: è proprio questo atteggiamento che costituisce la causa dell'esistenza della successiva aria. Non solo, insomma, Elisetta è fierissima di sposare il Conte e di acquisire un titolo nobiliare, ma vorrebbe farlo pesare alla sorella minore, aizzandola in tutti i modi; la conseguenza è che ogni gesto, ogni parola di Carolina vengono malamente interpretati da Elisetta, la quale, pertanto, pensa di essere oggetto di invidia da parte della sorella "cadetta".
In questo recitativo si inserisce anche Fidalma, che appare come elemento pacificatore: tra poco mostrerò che si tratta, appunto, di mera apparenza.

Clicca qui per il testo del recitativo.

ELISETTA
Signora sorellina,
se io le rammenti un poco ella permetta,
ch'io sono la maggior, lei la cadetta:
che perciò le disdice
quell'invidia che mostra;
e che in questa occasion meglio faria
se mi pregasse della grazia mia.

CAROLINA
Ah, ah! della sua grazia,
quantunque singolare,
in verità non ne saprei che fare.

ELISETTA
Sentite la insolente?
Io son Contessa, e siete voi un niente.

FIDALMA
Eccoci qua: noi siamo sempre a quella.
Tra sorella e sorella,
chi per un po' di fumo,
chi per voler far troppo la vivace,
un solo giorno qui non si sta in pace.

ELISETTA
Qual fumo ho io? parlate.

CAROLINA
Qual io vivacità che condannate?

ELISETTA
Non ho fors'io ragione?

FIDALMA
Sì, deve rispettarvi.

CAROLINA
Ho dunque torto io?

FIDALMA
No, non deve incitarvi.

ELISETTA
Che? forse io la incito?

CAROLINA
Che? fors'io la strapazzo?

FIDALMA
No, niente no, non fate un tal schiamazzo.

CAROLINA
Io di lei non ho invidia;
non ho rincrescimento
del di lei ingrandimento:
sol mi dispiace che in questa occasione
ha di sè stessa troppa presunzione.
(per partire)

ELISETTA
Il voltarmi le spalle in questo modo
è un'altra impertinenza.

CAROLINA
Perdoni se ho mancato a Sua Eccellenza.


Rivolgendosi alla sorella definita come colei che "ha di se stessa troppa presunzione", Carolina apre questa nuova aria, con un evidente carattere ironico teso alla presa in giro dell'altezzosa Elisetta. Inizialmente fa riferimento ad un inchino doveroso nei confronti di Elisetta, ma l'affettazione con cui ciò avviene (e i registi attenti ne tengono conto) è resa dalla frase "per altro, lei rider mi fa".
Coloro che hanno letto l'accurata analisi di Christian de "Le Nozze di Figaro" non faranno fatica a notare la somiglianza della situazione con il brano "Via, resti servita"; in quel contesto sono Susanna e Marcellina a punzecchiarsi a vicenda, mentre qui vi troviamo Carolina ed Elisetta. Ma nel nostro caso è inserito un personaggio in più, cioè Fidalma. Ho accennato prima al suo ruolo all'interno della storia; cercherò di fornire maggiori dettagli nel post che segue, dove parlerò di un'aria cantata direttamente da lei, però qualcosa la posso dire anche adesso.
Ho parlato di lei come "apparente elemento pacificatore"; in effetti, nel recitativo, quando le due sorelle cominciano a scambiarsi le prime battute, sembra mantenersi "super partes". Ma in quest'aria riusciamo a cogliere qualcosa in più. Ed è proprio la musica, prima ancora che il testo del libretto, a rendercelo evidente. Alla fine dell'aria, infatti, è possibile notare che Fidalma risulta melodicamente coalizzata con Elisetta, costituendo un blocco che si contrappone a Carolina. Le prime due donne, cioè, presentano una linea melodica affine, mentre Carolina è, musicalmente parlando, "lasciata sola" e con un canto del tutto differente. Ciò indica molto chiaramente un particolare della storia che il testo del libretto rende manifesto solo nel secondo atto, cioè che Fidalma è schierata con Elisetta.
È, questo, un particolare musicale che mi colpisce sempre molto, perché, come ho specificato, rende palese la grandezza della musica e la sua capacità evocativa prima che intervengano le esplicitazioni del linguaggio parlato. Certo, non nascondo che questa sottigliezza emerga o con un ascolto attento oppure con la visione della partitura.
Detto questo, vi lascio ascoltare alcune versioni del brano, di cui segue anche il testo.

Clicca qui per il testo del brano.

CAROLINA
Le faccio un inchino,
Contessa garbata;
per essere Dama
si vede ch'è nata;
per altro, per altro
lei rider mi fa.

ELISETTA
Strillate, crepate.
Son Dama e Contessa.
Beffar se volete,
beffate voi stessa.
Per altro, per altro
creanza non ha.

FIDALMA
(ad Elisetta)
Quel fumo, mia cara,
è troppo eccedente.
(a Carolina)
Voi siete, carina,
un poco insolente.
Vergogna! vergogna!
Finitela già.

CAROLINA
Sua serva non sono.

ELISETTA
Son vostra maggiore.

CAROLINA
Entrambe siam figlie
d'un sol genitore.

ELISETTA
Stizzosa...

CAROLINA
Fumosa...

FIDALMA
Finiam questa cosa,
tacetevi là.

FIDALMA, CAROLINA, ELISETTA
Non posso soffrire
la sua inciviltà.

FIDALMA
Codesto garrire
tra voi ben non sta.

Per aiutare la comprensione rispetto a quello che ho scritto riguardo a Fidalma e alla sua posizione rispetto alle nipoti, Vi segnalo che nel primo video tale momento ha inizio a partire da 3:27 fino a quasi la fine; se osservate bene dovreste riuscite anche visivamente ad individuare la coppia "Fidalma-Elisetta" contrapporsi melodicamente a Carolina. Ho scelto di esplicitare quest'idea in questo video perché mi è sembrato che l'inquadratura permetta di verificare (soprattutto visivamente) quanto ho tentato di spiegare a parole.


Valeria Baiano (Elisetta), Antonella Bandelli (Carolina) e Carmen Gonzales (Fidalma)


Ecco, inoltre, anche le altre versioni che tengo costantemente in considerazione, dirette rispettivamente da Hilary Griffiths e da Daniel Barenboim.


Barbara Daniels (Elisetta), Georgine Resick (Carolina) e Marta Szirmay (Fidalma)

Julia Varady (Elisetta), Arleen Augér (Carolina) e Julia Hamari (Fidalma)


Su YouTube esistono molte versioni di questo brano; ne potete trovare anche in lingue straniere, a testimonianza dell'universalità e della fama di cui quest'opera ha goduto in passato e continua a godere anche oggi. Però di queste ne posto solo due, visto che le altre non mi sono poi piaciute così tanto: lascio alla vostra curiosità la possibilità di "divertirvi" (tanto per non piangere!) con le altre versioni presenti su YouTube, spesso stravaganti ma non idonee, a mio avviso, ad essere inserite qui.


Amalia Ishak (Elisetta), Gladys Mayo (Carolina) e Lauretta Brovida (Fidalma)

Federica Giansanti (Elisetta), Kanae Fujitani (Carolina) e Anna Pennisi (Fidalma)

7 dicembre 2011

3. Aria: "Udite, tutti udite"

Scritto da Daniele Ciccolo

Nel giorno in cui il Don Giovanni apre la stagione operistica del Teatro alla Scala 2011/2012 sotto la guida di Daniel Barenboim ho sentito un impulso irrefrenabile a pubblicare un nuovo pezzo che ci permetta di continuare la nostra storia.

In questo post facciamo la conoscenza di Geronimo, un personaggio citato già numerose volte in precedenza.
Geronimo è un ricco mercante bolognese che, padre di Elisetta e Carolina, vuole compiere un'operazione non insolita all'epoca: usare il proprio denaro per acquistare il prestigio derivante da un titolo nobiliare.
Bertati lo rende un personaggio comico: è un signore già in avanti negli anni e per di più anche un po' sordo, anche se, ovviamente, non lo vuole ammettere.
La sfera semantica dell'udito è molto importante: si ripresenterà successivamente, accrescendo la comicità delle scene e, di riflesso, la presa in giro del ceto borghese che Geronimo rappresenta. E non è un caso, a tal proposito, che il testo dell'aria incominci con "Udite, tutti udite".
Questa particolare caratterizzazione ci conduce naturalmente a pensare alla commedia dell'arte, costruita sulla base di "tipi" con dei connotati ben definiti: nel caso di Geronimo lo si potrebbe definire "il vecchio duro d'orecchi".

Ma andiamo con ordine.

Rimasto solo, Paolino avverte ormai come imminente l'entrata di Geronimo.
Nel recitativo che precede l'aria, Paolino ci fa scoprire che "di sordità patisce assai sovente / ma dice di sentir s'anche non sente"; è per questo motivo che si propone di parlargli "in tuon sonoro", dal momento che deve consegnargli una lettera del Conte Robinson, per cui è molto importante che il vecchio presti massima attenzione.
Così Geronimo entra in scena: è nell'atto di litigare con dei servi per il fatto che non lo chiamano col titolo di "Illustrissimo". Paolino gli porge la lettera a lui indirizzata dal Conte Robinson. In essa è scritto che il Conte ha accettato di sposare Elisetta con la promessa di ricevere in contropartita una dote di 100.000 scudi e che sarebbe nella stessa giornata venuto per firmare il relativo contratto di nozze.
Geronimo è contento e tale felicità si trasmette anche a Paolino, il quale ha la speranza che questo possa giovare alla sua situazione; ma un inciso di Geronimo, in cui esprime la volontà di combinare un "matrimonio nobile" anche per Carolina, lo getta nello sconforto. E Paolino non fa in tempo a pensarci su che già è inviato "a stare in attenzione dell'arrivo del Conte", preparando quanto occorre per poterlo accogliere come si conviene ad un uomo del suo rango.
Non rimane che annunciare al resto della famiglia l'evento, e così comincia l'aria.

Clicca qui per il testo del recitativo che precede il brano.

PAOLINO
Ecco che qui sen vien. Bisogna intanto
ch'io mi avvezzi a parlar in tuon sonoro
per farmi intender bene.
Di sordità patisce assai sovente,
ma dice di sentir s'anche non sente.

GERONIMO
(ad alcuni servi)
Non dovete sbagliar, gente ignorante.
Che cosa è questo: lei, signor Geronimo!
In Italia, i mercanti
che han dei contanti han titol d'illustrissimo:
Illustrissimo io sono e va benissimo;
Se poi... (ad ogni costo
voglio avere un diploma
che della nobiltà mi metta al rango,
chè chi ha dell'oro ha da sortir dal fango.)
Oh! Paolino caro.

PAOLINO
Ecco una lettera
del conte Robinson, che, per espresso
inclusa in una mia, venuta è adesso.

GERONIMO
Sì, son venuto adesso. E questa lettera
di chi è? Chi la manda?

PAOLINO
(forte)
Il conte Robinsone.

GERONIMO
Il conte Robinson, sì, sì, ho capito.
La leggo volentieri.
(legge sottovoce)
Ah ah... comincia bene...
Oh oh... séguita meglio...
Ih... di gioia mi balza il cor in petto!

PAOLINO
Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto?

GERONIMO
Venite, Paolino,
venite, ch'io v'abbracci. È vostro merito
la buona rïuscita;
Io vi sono obbligato della vita.

PAOLINO
(Questo mi dà conforto.)

GERONIMO
Fra poco il conte genero
sarà qui a sottoscrivere il contratto:
Elisetta è contessa: il tutto è fatto.
Con Carolina or poi se mi riesce
di fare un matrimonio eguale a questo,
colla primaria nobiltà m'innesto.

PAOLINO
(Questo poi mi dà affanno.)

GERONIMO
Che avete voi? Siete di tristo umore?

PAOLINO
Io? Signor no.

GERONIMO
Che?

PAOLINO
Allegro anzi son io
per queste nozze.

GERONIMO
Bene. Andate dunque
a stare in attenzione
per l'arrivo del Conte; ed ordinate
tutto quel che vi par che vada bene
per poterlo trattar come conviene.
(Paolino parte)

GERONIMO
Orsù, più non si tardi
a dar sì lieta nuova alla famiglia.
Elisetta! Fidalma! Carolina!
Figlie, sorella, amici, servitori,
quanti in casa vi son, vengano fuori.

CAROLINA
Signor padre?

ELISETTA
Signor? ...

FIDALMA
Fratello amato? ...

CAROLINA
Che avvenne?

ELISETTA
Cosa c'è?

CAROLINA
Che cosa è stato?


L'azione a questo punto si ferma e la musica si preoccupa di far risaltare la gioia incontenibile di Geronimo.
Addentrandoci meglio nell'analisi della partitura notiamo, infatti, che quest'aria, al pari di altre nell'opera, è divisa in due parti. Ascoltando attentamente, infatti, possiamo distinguere una prima sezione lenta e poi una veloce. Naturalmente tutto questo non è casuale, ma è funzionale all'esigenza di rinforzare con la musica quanto espresso dal testo. Infatti, ad un'attenta analisi sono solo tre le note che accompagnano il grido di gioia "Udite, tutti udite", in corrispondenza dei tempo forti di ciascuna battuta: il resto sono solo abbellimenti.
Il che equivale a dire che un annuncio del genere va fatto, mutuando un'espressione delle Nozze di Figaro, "con la più ricca pompa" ed è l'andamento lento ed allo stesso tempo ornato che conferisce solennità a tale dichiarazione! La notizia non è per niente banale: si annuncia addirittura un "matrimonio nobile". Ecco, a tale riguardo mi viene in mente che Geronimo ripete quest'espressione un buon numero di volte (quattro, se non vado errato), quasi a voler convincere se stesso, gli altri personaggi e gli spettatori dell'eccezionalità della situazione; della serie: "un matrimonio nobile, mica roba da poco!".
Nell'aria si inserisce anche un rimprovero di Geronimo verso Carolina. Egli, infatti, pensa che la figlia sia invidiosa per la notizia e la rassicura che anche per lei verrà il momento di sposare un nobile; a questo punto si giustifica come Carolina stia "col ciglio basso", perché in cuor suo pensa alla sua unione con Paolino: il che viene nuovamente frainteso e scambiato per un comportamento sciocco.
Dopo questa breve parentesi l'aria si può concludere nel massimo della felicità per Geronimo, che lascia la scena pieno di soddisfazione.

Clicca qui per il testo del brano.

GERONIMO
Udite, tutti udite,
le orecchie spalancate,
di giubilo saltate:
un matrimonio nobile
per lei concluso è già.
Signora Contessina
quest'oggi ella sarà.
Via, bacia, mia carina,
la mano al tuo papà.
Che saltino i denari:
la festa si prepari.
Godete tutti quanti
di mia felicità.
Sorella mia, che dite?
Che dici tu, Elisetta?
(A Carolina)
Con quella bocca stretta
per cosa stai tu là?
Via, via, che per te ancora
tuo padre ha già pensato:
un altro titolato
sua sposa ti farà.
E stai col ciglio basso?
Non muovi ancor la bocca?
Che sciocca! ohimè, che sciocca!
Fai rabbia in verità.
L'invidia fai conoscere,
che dentro il cor ti sta.


Seguono alcune versioni dell'aria.


Enrico Fissore



Carlos Feller

Salvatore Salvaggio

Potrete notare tra di essi una stretta somiglianza. In questo caso è giusto emendare uno sbaglio che ho fatto peccando di superficialità. Ho infatti accusato il cantante Salvaggio di aver copiato in modo spudorato le movenze di Feller; per di più, la scenografia e la regia sono praticamente le stesse. Questo fatto non è dipeso in nessun modo dalle scelte del cantante.
In questi casi, infatti, si verifica che una determinata produzione (scenografia più regia) sia esportata ed utilizzata in diversi teatri. Era una cosa che mi era ignota fino a non molto tempo fa! E' possibile, insomma, che due teatri mettano in scena un'opera acquistando una determinata produzione. Se questo sia giusto o sbagliato lo lascio giudicare a voi. Secondo il mio parere, ci introduciamo in un complesso discorso dell'originalità dell'arte e del suo ridursi a merce per il mercato, considerando che le produzioni artistiche di questo tipo hanno determinati costi, dunque il discorso economico ha la sua rilevanza.
Detto questo, concludo dicendo che il secondo video contiene anche il recitativo che precede l'aria.

Devo anche dire che del primo dei prossimi due video non sono riuscito a rintracciare il nome del cantante; spero, allo stesso modo, di non trovare né quello dello scenografo e né quello del regista, che altrimenti potrei diventare violento nei loro confronti: spero non ci sia bisogno di spiegarne i motivi! Qui potrebbe partire un interessantissimo discorso sulle modalità con cui un'opera lirica dovrebbe essere messa in scena, però questa non è la sede adatta!



Carmine Monaco

Concludo in bellezza con il grande Fischer-Dieskau, sotto la bacchetta di Daniel Barenboim.


Dietrich Fischer-Dieskau