11 giugno 2012

11. Duetto: "Se fiato in corpo avete"

Scritto da Daniele Ciccolo

Il primo atto dell'opera si è concluso in modo davvero impressionante. Secondo i meccanismi dell'accumulazione e dell'accelerazione tanto cari a Da Ponte, Cimarosa e Bertati sono riusciti a creare un finale degno di questo nome. Nella scena precedente, infatti, abbiamo assistito al trionfo dell'imbarazzo e del caos di fronte alla rivelazione della verità da parte del Conte, che ha comunicato a Geronimo di non volere sposare Elisetta, preferendo Carolina, sorella minore di quest'ultima.

È, questo, un punto importante, che permette di agganciarmi alla scena oggetto di questo post. Infatti, la verità è stata sì svelata, ma non poteva in quella situazione essere "capita", perché ciò avrebbe reso vani gli espedienti formali usati per creare un Finale primo conforme al carattere di un'opera buffa. Nel nostro caso l'incertezza è stata favorita grazie alla durezza d'orecchi di Geronimo.

Adesso, però, è venuto il momento di far capire questa verità al diretto interessato. Il Conte, cioè, è chiamato ad assumersi le sue responsabilità di fronte a Geronimo, con tutte le conseguenze del caso, che descriverò fra breve. Ma andiamo con ordine. Nel recitativo che precede l'aria Geronimo è inizialmente solo. Invece che ammettere la sua sordità dichiara che sono gli altri a "masticar parole" perch'egli non le possa intendere. Ma ecco che il Conte entra in scena, così il vecchio mercante porge a lui la fatidica domanda: "mi volete ora dir quello che è stato?".

Senza troppi giri di parole il Conte rivela di non volere più sposare Elisetta, ma stavolta Geronimo lo ha inteso così bene da urtarne l'animo suscettibile e da mandarlo letteralmente su tutte le furie. Il Conte tenta di proseguire accennando ad un generico "accomodamento", cioè ad una risoluzione amichevole della situazione, che Geronimo dimostra di non volere accogliere in alcun modo. È su questo contrasto (il Conte che rifiuta di adempiere all'originario impegno ma che propone un accomodamento e Geronimo che non ne vuole sentir parlare) che si chiude il recitativo per dar spazio all'aria successiva.

È singolare che il vecchio parli di se stesso usando la terza persona. È un elemento testuale molto interessante. Egli in tal modo rivela la sua vera natura, di avaro mercante interessato agli scambi. Perché un rifiuto del Conte significa prima di tutto il fallimento di quel suo personale progetto di elevarsi al rango nobiliare: sarebbe, insomma, una dura sconfitta per il suo ego. 

Clicca qui per il testo del recitativo.

GERONIMO
Questa invero è curiosa:
sembran d'accordo in masticar parole
perché io non intenda.
Ma voglio ben scoprir questa faccenda.
Venite, sì, venite, o conte amato;
Mi volete ora dir quello ch'è stato?

CONTE
Anzi men vengo apposta,
e dico il tutto
senza riguardo alcuno.

GERONIMO
No, non c'è alcuno.

CONTE
Alcun riguardo, ho detto,
non ho di dirvi il tutto, e parlo schietto.
Vi dirò in primo luogo in stil laconico,
che Elisetta sposar più non intendo.

GERONIMO
Che? Cosa avete detto?

CONTE
Ho detto, che non trovo
cosa in lei che mi piaccia,
e che più non la voglio.

GERONIMO
Non la volete più, mia figlia?
Quella per cui steso è il contratto?
Non la volete più?
Voi siete matto!
La vorrete benissimo,
la sposerete. Signor sì. A Geronimo
non se ne fan di queste.
E non è un uomo Geronimo da prendersi
per un qualche babbeo.
E Geronimo dice e vi ripete,
che la vorrete, e che la sposerete.

CONTE
Ed al signor Geronimo
io pur dico e ripeto
che non la sposerò; ma che lo prego
di mostrarsi contento
che fra noi segua un accomodamento.

GERONIMO
Ed io vi torno a dire in brevi accenti
che non si parli di accomodamenti.


Similmente all'inizio del primo atto, l'aria in questione è un duetto. Come sempre, occorre distinguere tra il piano testuale (cioè delle parole così come risultano dal libretto) e quello strettamente musicale.

Parlando del testo si può dire quanto segue. Da un lato osserviamo un Geronimo arrabbiatissimo che non vuole farsi prendere in giro (lui, che di professione fa il mercante!) e che vorrebbe imporre le sue intenzioni al Conte; dall'altro abbiamo quest'ultimo che non intende in alcun modo firmare un contratto di matrimonio già steso: egli ha un "aggiustamento" da proporre, ma il vecchio sembra non voler sentire ragioni. Ad un certo punto, dopo che i personaggi si sono ritirati a pensare con se stessi sull'accaduto riaffermando il proprio punto di vista, il clima si fa più disteso: ciascuno si apre all'ascolto dell'altro. Così il Conte ha finalmente occasione per calmare Geronimo col suo discorso. Egli vorrebbe sì non adempiere al contratto sposando Elisetta, ma si dichiara disposto ad accettare metà della dote promessagli (cioè 50.000 scudi in luogo di 100.000) nel caso in cui Geronimo accetti di fargli sposare Carolina, sulla quale il nostro nobile aveva messo gli occhi fin dalla sua prima entrata in scena.

Geronimo fa finta di pensarci, ma ha già preso la sua decisione: accetterà il patto, impressionato com'è dalla possibilità di risparmiare ben metà della somma che aveva preventivato di spendere per l'evento; il Conte, com'è prevedibile, intuisce i pensieri dell'amico che "al risparmio va pensando". Geronimo, così, comunica il suo assenso allo scambio, "ma col patto che Elisetta ancor essa accorderà". Se questa frase può indurre a pensare che parli un padre effettivamente preoccupato per la figlia che in questo matrimonio aveva sperato tanto (vi ricordate con quale altezzosità Elisetta tratta Carolina in questo post?), in realtà non è così. Ci troviamo di fronte ad un vero do ut des, dove i nostri personaggi scambiano qualcosa con un'altra essendone consapevoli; è quel ragionamento di prevalenza degli interessi sugli affetti di cui ho parlato agli inizi del nostro viaggio nell'opera. Il duetto si conclude con frasi eloquenti: "Siamo, siamo accomodati / e ritorniam di buon umore. / Abbracciamoci di core / e speriam felicità".

A questo punto la tensione accumulatasi nel finale primo sembra quasi ad un tratto venire meno per merito del felice accordo raggiunto da Geronimo e dal Conte: vedremo in seguito cosa succederà.

Per quanto riguarda l'aspetto musicale si possono fare le seguenti annotazioni. Osservando la partitura ci si accorge che il duetto è costruito su quattro sezioni, in corrispondenza delle quali si verificano dei cambi di tempo. La prima può definirsi del contrasto e finisce grosso modo in corrispondenza del testo "Con questo uom frenetico / sfiatare io non mi vò". Il contrasto sfocia ben presto in scontro aperto: è la seconda sezione, nella quale le parti commentano con se stessi (cioè ciascuno singolarmente) il comportamento dell'altro. Nella transizione dalla seconda alla terza sezione le parti si propongono di ascoltarsi reciprocamente; Geronimo dice "via, dite pur quel che vi par" e allo stesso tempo il Conte dice "il mio discorso vi può calmar". Si entra nel pieno della terza sezione, nella quale ciascuna parte spiega all'altra il proprio punto di vista sulla faccenda del matrimonio. Per finire, la quarta sezione vede i personaggi ormai riconciliati e tornati di buon umore.

Nelle prime tre sezioni i personaggi si oppongono l'uno all'altro (intendo da un punto di vista melodico), a simboleggiare il contrasto che esiste tra di essi. Però, il fatto che si oppongano con gli stessi incisi melodici ci rivela in realtà che essi si riferiscono agli stessi contenuti, appunto a quel do ut des cui ho fatto riferimento qualche riga fa. Inoltre, la pace ritrovata tra i due uomini è resa evidente dalla sovrapposizione delle voci ad intervallo di terza a partire dalle parole "Siamo, siamo accomodati / e ritorniam di buon umore"; si indica, insomma, quella ritrovata comunione di propositi che musicalmente è resa in modo del tutto analogo ad alcune scene precedenti (ad esempio, nel primo duetto iniziale tra Carolina e Paolino, oppure nel terzetto tra Fidalma, Carolina ed Elisetta).

Seguono, come di consueto, il testo del duetto ed alcune versioni dello stesso.

Clicca qui per il testo del brano.

GERONIMO
Se fiato in corpo avete,
Sì, sì, la sposerete.
Un bambolo non sono,
Veder ve la farò.

CONTE
Se mi ascoltate un poco,
si calmerà quel fuoco;
Ma poi se vi ostinate,
anch'io mi ostinerò.

GERONIMO
La sposerete, amico.

CONTE
Io non la sposerò.

GERONIMO
Sì, sì, sì, sì, io dico.

CONTE
Io dico: no, no, no.

GERONIMO, CONTE
Con questo uom frenetico
sfiatare non mi vo'.
(Si mettono a sedere, uno da una parte e l'altro dall'altra.)

GERONIMO
(Ora vedete che bricconata!
Chi se l'avrebbe mai immaginata;
Questa è un'azione – da mascalzone:
Ed al suo impegno non dee mancar.)

CONTE
(Ora vedete che uom bilioso!
Come s'accende, com'è impetuoso!
Non vuol sentire – quel che vo' dire,
d'aggiustamento non vuol parlar!)

GERONIMO
(Vediamo un poco se ci ha pensato.)
(Si alza)

CONTE
(Vediamo un poco se si è calmato.)
(Si alza)

GERONIMO
Ebben, signore, la sposerete?

CONTE
Ebben, signore, m'ascolterete?
Il mio discorso vi può calmar.

GERONIMO
Via, dite pure quel che vi par.

CONTE
Se invece di Elisetta
mi date la cadetta,
cinquanta mila scudi
vi voglio rilasciar.

GERONIMO
Quest'è per quel ch'io sento,
quell'accomodamento
che voi vorreste far?
Lasciatemi, mio caro,
lasciatemi pensar.
(Va di nuovo a sedere)

CONTE
Vi lascio, sì, pensar.

GERONIMO
(Qua risparmio del bell'oro,
Qua si salva anche il decoro;
Col baratto – che vien fatto,
sì, signor, che bene andrà.)

CONTE
(Va l'amico ruminando,
al risparmio va pensando;
il boccone – è da ghiottone,
né scappar lo lascerà.)

GERONIMO
Ci ho pensato, ci ho pensato.
(Si alza)

CONTE
Sentiremo, sentiremo.
(Si alza)

GERONIMO
Il baratto, sì, faremo,
Ma con patto ch'Elisetta
ancor essa accorderà.

CONTE
S'è per questo, vado in fretta
a far sì che m'odierà.

GERONIMO, CONTE
Siamo, siamo accomodati:
ritorniam di buon umore.
Abbracciamoci di cuore,
e speriam felicità.
(Geronimo parte)


Come sapete, in genere il primo video che pubblico è sempre dedicato all'interpretazione dell'opera in cui Francis Travis dirige l'orchestra della Svizzera italiana; non è un caso, visto che considero questo allestimento come di grande valore.
Però stavolta vorrei fare un cambiamento. Infatti, dedico questo post alla memoria di Dietrich Fischer-Dieskau, grande baritono tedesco scomparso circa tre settimane fa. Magari alcuni di voi se lo ricorderanno per averlo visto nei video pubblicati da Christian nei post relativi alle Nozze di Figaro, dove Fischer-Dieskau ha interpretato il ruolo del Conte d'Almaviva nella fortunata registrazione sotto la direzione d'orchestra di Böhm e la regia di Ponnelle. Qui alcuni dati essenziali tratti da Wikipedia, per chi volesse leggere informazioni più approfondite su di lui.

Per quel che ci interessa, nel video seguente il grande baritono interpreta il ruolo di Geronimo.


Dietrich Fischer-Dieskau e Alberto Rinaldi


Enrico Fissore e Roberto Coviello


Carlos Feller e Claudio Nicolai

Concludo in bellezza con un video tratto dall'allestimento recentemente apparso su Rai 5:


Sesto Bruscantini e Franco Calabrese